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  • I 5 motivi del successo della serie TV “The Umbrella Academy”

    Dal fumetto allo schermo, ecco gli ingredienti della serie più chiacchierata del momento

    23 Marzo 2019

    Quanti film e serie TV sono state sfornate, negli ultimi anni, sui supereroi? Abbiamo visto eroi mascherati, senza macchia e senza paura, eroine super arrabbiate e indistruttibili, un mix di personaggi pieni di virtù ma anche mossi da fini non proprio nobili. Storie riprese da fumetti, disegni e parole su carta che prendono vita sullo schermo. Alcune di queste ci hanno entusiasmato, altre deluso, altre lasciato totalmente indifferenti, ma il fascino degli eroi e delle eroine non morirà mai, in qualunque chiave di lettura vengano proposte le loro gesta. Dai personaggi più conosciuti della Marvel e DC, a quelli meno noti e che hanno conquistato il cuore di tutti, fino a passare a quelle storie sconosciute o di  nicchia che ci hanno completamente spiazzato puntata dopo puntata. Alzi la mano chi non ha ancora ceduto ad una serata in totale relax su Netflix, magari avvolto in una coperta morbida, gustando una tazza di cioccolata calda. I titoli del catalogo sono tantissimi e le produzioni originali aumentano giorno dopo giorno. Tra queste, una serie supereroistica in particolare, ha catturato l’attenzione (e lo scetticismo) degli amanti del genere: “The Umbrella Accademy”. Come possiamo descrivervi in una sola parola 10 puntate? Ah si… bomba! La storia è intrigante, i personaggi sono fuori dagli schemi e probabilmente se non fosse per le loro particolari abilità, non trasuderebbero nemmeno un pizzico dello charme della figura dell’eroe a cui siamo stati abituati. Non è solo questione di un carattere burbero o di interessi, diciamo così, pericolosi, ma questi ragazzi affrontano la vita in maniera più disagiata possibile. Ed è impossibile non amarli già dal primo disastro. Ma partiamo con ordine.

    Il fenomeno The Umbrella Academy”

    Secondo i dati raccolti da Parrot Analytics, The Umbrella Academy è attualmente la serie originale digitale numero uno negli Stati Uniti. Il pubblico è cresciuto in modo esponenziale, come mostrato in questo grafico, che mette a confronto The Umbrella Academy con il resto della attuali top 10. La storia? Pianeta Terra, anno 1989. 43 bambini nascono in circostanze misteriose, 43 donne che non avevano nessuno sintomo di gravidanza, fino a quell’istante, si ritrovano con un figlio tra le braccia. Un uomo, Sir Reginald Hargreeves, un miliardario eccentrico e visionario, decide di recuperare questi bambini, ne trova e adotta sette. E così che comincia la storia. Sette bambini nati in circostanze misteriose, sette bambini con poteri speciali addestrati da quest’uomo come se fossero in un’accademia militare, per un fine superiore: salvare il mondo da ogni possibile minaccia. Scopriamo già dalla prima puntata che, i sette prodigi, hanno trascorso una vita infernale, privati della spensieratezza di un’infanzia normale. Nella prima puntata conosciamo tutta la famiglia e i loro drammi esistenziali. Li vediamo nei loro sfavillanti passeggini neri sfrecciare accompagnati da sette tate nel cortile di casa Hargreeves e, dopo qualche frame, li ritroviamo adulti. Giovani trentenni riuniti di nuovo sotto lo stesso tetto per una triste occasione: la morte di Sir Reginald. E da lì che le tensioni riemergono, le ferite si squarciano e il dolore straripa come un fiume in piena. LEGGI ANCHE: Netflix testa la funzione “rivedi scena” per i momenti epici di serie tv e show Abbiamo Numero Uno, Luther, grosso e forzuto, il più coscienzioso dei fratelli, il vero leader del gruppo, quello che porta sulle sue possenti spalle tutto il peso della famiglia. Venera profondamente suo padre e la sua morte lo turberà nel profondo. Numero DueDiego, l’animo ribelle della compagnia, l’unico che ha davvero a cuore l’incolumità delle persone, vigilante di notte, attaccabrighe di giorno. Ha l’abilità di curvare la traiettoria degli oggetti lanciati, soprattutto i coltelli, è molto abile nel combattimento. È quello che manifesta più apertamente il suo dissenso contro il padre. Numero TreAllison, attrice affermata, la tipica ragazza bella e dannata. Il suo potere è quello di tramutare a suo piacimento le parole, i pensieri e le azioni di chiunque, tramite una solo frase, “Ho sentito delle voci”. Giovane madre, ha un divorzio alle spalle che la tormenta giorno dopo giorno. Numero Quattro, Klaus, il personaggio più folle e più imprevedibile della famiglia. Ha il potere di vedere ed entrare in contatto con i morti e cerca di allontanare queste ingombranti presenze con lo smodato uso di alcol e droghe di ogni tipo. Numero Cinque, non conosciamo il suo nome, ha la capacità di spostarsi nel tempo. Quando aveva 13 anni è rimasto bloccato in uno dei suoi viaggi temporali ed è riapparso 17 anni dopo, invecchiato più velocemente rispetto agli altri, ma intrappolato nel suo corpo da tredicenne. Probabilmente è il personaggio più bizzarro e particolare della storia. Numero Sei, Ben, il più morto dei fratelli. Numero Sette, Vanya, la più fragile e complessa di tutti. Il suo potere? Non averli. Cresciuta in disparte, definita noiosamente normale, il suo unico interesse è suonare il violino, in modo discreto. Ogni eroe che si rispetti ha un grillo parlante, una voce fuori campo pronta a suggerire la retta via. I ragazzi in questione hanno una scimmia parlante, saggia e sempre pronta a consigliarli,  più o meno. Si tratta di Pogo, maggiordomo della famiglia e amico di Sir Reginald. L’unico porto sicuro per i ragazzi, l’unico contatto umano, dolce, sui cui possono contare ogni volta, è la loro “mamma”, Grace, un robot. È stata lei a dare dei veri nomi ai suoi piccoli. Un famiglia disfunzionale che dovrà avere a che fare non solo con i propri mostri interiori, ma dovrà impedire anche un’imminente apocalisse e tener a bada due personaggi misteriosi, Hazel e Cha Cha, comparsi dal nulla, improvvisamente (li amerete follemente). Come se non avessero abbastanza drammi da affrontare. Se la trama iniziale e gli strambi personaggi non vi hanno ancora fatto saltare sulla sedia dalla curiosità, allora vi suggeriamo cinque motivi per non perdervi assolutamente questa incredibile chicca.

    1. Dal fumetto allo schermo

    La serie, realizzata da Steve Blackman è basata sull’omonimo fumetto scritto da Gerard  Way: il frontman dei My Chemical Romance,  dopo averci fatto scatenare e sognare per anni con la sua musica, ha voluto regalarci anche questa perla fumettistica. I disegni, invece, sono del talentuoso Gabriel Bá. Il fumetto fu pubblicato nel 2007 come miniserie di sei numeri, poi raccolta in un volume, The Umbrella Academy: Apocalypse Suite. Successivamente fu realizzata un’altra serie di altri sei numeri, raccolta in The Umbrella Academy: Dallas Ci sono delle differenze tra il progetto editoriale e la serie di Blackman, ma la trasposizione è molto fedele. La serie è stata scritta basandosi sul primo volume. Non ci troviamo di fronte ad una semplice storia di supereori, ma assistiamo a situazioni a volte surreali, declinate in chiave moderna in un racconto brillante e pieno di sorprese, con una forte attenzione all’aspetto umano dell’eroe e dell’antieroe. LEGGI ANCHE: Se i protagonisti delle nostre serie TV preferite fossero Social Media Manager

    2. La famiglia disfunzionale

    Non vogliamo assolutamente fare nessun tipo di spoiler, ma ormai si è capito che questa è una casa, anzi un’accademia di matti. Prendete sette ragazzini super dotati, insegnategli a combattere prima che a camminare, assegnategli incarichi da portare a termine, insegnategli dedizione, sacrificio, doveri su doveri. Metteteli in guardia su se stessi e sulle persone che hanno intorno, fateli crescere sfiduciati verso il mondo, ma soprattutto, non prendetevi la briga di dargli nemmeno un nome, ma affibbiategli solo dei numeri e metteteli sotto lo stesso tetto. È già tanto che la casa non sia implosa su se stessa fin da subito. Un concentrato di odio, tensione ma soprattutto tanta, tanta sofferenza. Ognuno di loro ha cercato di colmare la mancanza d’affetto, il vuoto dell’amore paterno e il bisogno di comprensione con la rabbia. La risposta è stata l’estraniarsi dalla realtà e dal mondo circostante, l’uso massiccio di sostanze stupefacenti fino a sfiorare la morte, o quello di antidepressivi per non conoscere nessun tipo di emozioni, per non pensare al fallimento della propria vita nemmeno per un minuto. Una superfamiglia con superproblemi, così surreale ma così vicina a ognuno di noi, una lettura della vita di molti giovani trentenni alle prese con i problemi quotidiani e le mille sfide, tra soddisfazioni personali, lavoro, amore e famiglia. A volte, arrivare illesi a fine giornata, sembra davvero un’impresa da supereroi. Ogni personaggio, nel corso della narrazione, subirà una crescita radicale, perché sarà anche vero che piove sempre sul bagnato, ma la famiglia può essere l’ombrello ideale per ripararsi da tutte le intemperie non previste.

    3. Un cast super funzionale

    Trovare il cast perfetto non sarà stato per niente facile, ma ogni personaggio sembra aver trovato la sua giusta collocazione. Lo sguardo sognante e il fisico scolpito di Tom Hopper rappresentano l’animo buono e forte di Luther, la bellezza disarmante e il sorriso magnetico di  Emmy Raver-Lampman esaltano il personaggio di Allison, l’aria imbronciata di David Castañeda incarna  l’animo tormentato di Diego, così come la parte di Klaus sembra essere stata scritta per Robert Sheehan, già conosciuto per l’interpretazione folle di Nathan Young nella serie Misfits. E come non soffermarsi sulla bravura del giovanissimo Aidan Gallagher, il volto di Numero Cinque? Il giovanissimo attore porta avanti scene di un’intensità pazzesca, bucando letteralmente lo schermo. Vanya è interpretata da Ellen Page, un nome una garanzia, con un potenziale straordinario. Senza fare spoiler, mica vorreste perdervi l’interpretazione insolita di una Mary J. Blige da paura? Dicono che sul set era davvero una bomba di energia. Inoltre vi innamorerete della classe di Kate Walsh, ma non vi diremo come e quando la incontrerete.

    4. La colonna sonora, un personaggio a parte

    Una serie ispirata ad un fumetto scritto da un musicista non poteva assolutamente avere una colonna sonora mediocre, perché le canzoni scelte da Gerard Way e dallo showrunner Steve Blackman, sono a dir poco esaltanti. Un mix eclettico, si parte da scelte molto classiche, come The Doors e Nina Simone ai successi più recenti come ‘Run Boy Run’ di Woodkid. Ogni nota scandisce i momenti salienti degli episodi e il percorso dei personaggi, rendendosi protagonista della scena. Lo stesso Blackman ha dichiarato che la musica deve sublimare il momento, completare le sequenze e far vibrare le corde del cuore. La musica deve racchiudere lo stile della serie. Nella prima puntata, quando gli eroi entrano in scena, vengono accompagnati dalle note del violino di Vanya, un’esibizione che mette i brividi, resa ancora più dark dall’atmosfera cupa e dai toni freddi della scenografia. LEGGI ANCHE: Apple produrrà una serie TV tratta dal Ciclo della Fondazione di Asimov

    5. L’abito non fa l’eroe

    Siete arrivati all’ultimo punto ed è stata una scelta sofferta dover stilare solo cinque motivi, ma una nota di merito deve assolutamente essere fatta alla scenografia e ai costumi. La casa degli Hargreeves sembra essere sconnessa dalla realtà circostante. Ricorda un’abitazione di fine ‘800, piena di enormi librerie in legno, oggetti preziosi sparpagliati in ogni angolo della casa, quadri di paesaggi, ritratti di nobildonne. Riflette tutto ciò che rappresenta Sir Reginald, un uomo austero, colto, che vuole tenere lontano tutto e tutti. Le camere dei ragazzi, invece, sono la trasposizione dei loro caratteri e interessi. La camera di Klaus, piena di poster, di caos, lo stesso caos che ha nella testa e nel cuore, si contrappone a quella ordinata di Luther, rimasta così  piccola dopo la sua partenza, ma così accogliente. La stanza di Allison, con le sue sciarpe estrose, lo specchio enorme ai piedi del letto, i vestiti stilosi che sbucano dalla valigia, incarna il bisogno della ragazza di voler tutti i riflettori puntati su di sé. Tutti elementi che delineano ancora meglio le caratteristiche di ogni personaggio. Inoltre resterete incantanti dalla raffinatezza di Grace, “mamma”. I suoi abiti anni ’50, l’eleganza dei gesti, il make up impeccabile, mai un capello fuori posto, anche nelle situazioni più estreme. Abbiamo tante donne diverse in questa serie, che vanno a rispecchiare la forza d’animo, la tenacia, la caparbietà e la dolcezza di essere ciò che ci si sente di essere e che a volte fa fatica ad emergere.
    via GIPHY Un piccolo avvertimento, questa serie vi porterà in epoche diverse, avrete incontri ravvicinati del terzo tipo, ma soprattutto vi farà riflettere sui clichè e stavolta non parliamo solo della figura del supereroe, ma degli esseri umani. Magari spesso dietro un uomo che sembra una montagna c’è un bambino che ha bisogno di un abbraccio e un sorriso o dietro una donna malinconica, c’è una vita intera da scoprire. A volte la tempesta è necessaria per risvegliare la natura e vivere davvero. Allora, vi serve altro?

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