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  • Ecco perché i chip sotto pelle non erano complottismo

    Si parla di 30-50 mila persone che già possiedono un chip sottocutaneo

    20 Marzo 2019

    Da sempre l’uomo ha cercato di superare quelli che considera limiti “umani”: record sportivi, capacità intellettuali, esplorazione spaziale e tanto altro. Ma nel 2019, siamo pronti ad affrontare il cambiamento da uomini a cyborg? Il suo nome è Chip RFID, dove RFID significa Radio Frequency IDentification, ovvero identificazione a radiofrequenza. Questo chip, che con una semplice iniezione potrà essere impiantato sottopelle, può contenere tutte le nostre informazioni personali, dati anagrafici, coordinate bancarie, indirizzo di casa e tutto quello che la persona deciderà di memorizzare al suo interno. Chip Rfid impianto

    Come funziona un chip RFID

    L’installazione del chip RFID richiede una leggera puntura tra il dito indice e il pollice, al costo di circa 150 dollari e l’operazione può essere eseguita da tecnici specializzati o per i più temerari, anche in totale autonomia. Il chip non ha una batteria o una fonte di alimentazione. È un microchip passivo, il che significa che non fa nulla finché non interagisce con un dispositivo di lettura.  Si tratta cioè di dispositivi che emettono frequenze radio riconosciute da altri dispositivi con i quali sono in grado di comunicare. LEGGI ANCHE: RFID: cos’è, come funziona ed esempi dell’identificazione a radiofrequenze Chip Rfid

    Benefici e svantaggi di un chip sottocutaneo

    Lasciamo un attimo da parte le nostre più vive immaginazioni e tutte le paure legate alle nuove tecnologie e analizziamo come e in quali contesti questa tecnologia potrebbe aiutarci a vivere in un ambiente più smart e controllato. Non servirà mai più, ad esempio, esibire un documento di identità per verificare chi siamo. Potremo collegare le nostre carte di pagamento, così da non aver più bisogno di un portafogli. Non avremo più bisogno di cercare disperatamente le famigerate chiavi che scompaiono sempre nel momento del bisogno, in quanto già molti sistemi di apertura/chiusura porte adottano un sistema di lettura a radiofrequenza. Anche per timbrare il cartellino ogni mattina al lavoro non servirà esibire il badge, ma basterà avvicinare la mano al lettore per far capire al capo che siamo in perfetto orario. Per ogni lato positivo, naturalmente, esiste un lato negativo. Da quando avremo il nostro chip sottopelle, tutti i nostri spostamenti, pagamenti, orari e quant’altro saranno alla mercé di chiunque possa hackerare il sistema di sicurezza. Un po’ come già accade oggi utilizzando in maniera errata social network e simili, ma con l’aggiunta di non poter in nessun modo disattivare il dispositivo, se non eliminandolo fisicamente dal nostro corpo. Se, infatti, per un po’ di digital detox oggi abbiamo sempre la facoltà di spegnere il computer e lo smartphone e andare in giro liberi dai nostri device, un chip sottopelle ci costringerà ad un controllo h24 delle nostre vite. A beneficio di chi? Cyborg o Umani Il problema principale nel farsi impiantare un chip sottocutaneo è sostanzialmente legato alla privacy e alla libertà personale. Tutti i dati infatti saranno certamente registrati da aziende, che li tratteranno secondo politiche differenti che accetteremo in un modo in un certo senso passivo, dato che l’alternativa univoca, avendo un chip impiantato sotto pelle, sarà quella di non utilizzare i diversi servizi. Infine, l’impianto di chip sottocutanei potrebbero causare “infezioni o reazioni del sistema immunitario”, avvertono alcuni esperti, anche se il rischio maggiore resta attorno ai dati contenuti nel chip. Se al momento i dati raccolti e condivisi dagli impianti sono pochi, è probabile che in futuro aumenteranno e più dati sono memorizzati in un singolo posto (come un chip appunto), maggiore è il rischio che questo possa essere utilizzato contro di noi. Dunque, anche quando le potenzialità legate ai chip sottocutanei vengono legate al monitoraggio continuo di impianti medici e di condizioni cliniche (uno dei possibili utilizzi è ad esempio per il monitoraggio continuo dei livelli di glucosio nei diabetici), le persone continuano a storcere il naso e a non sentirsi sicure. La mancanza di un mercato reale per questi dispositivi, inoltre, porta con sé una diminuzione delle sperimentazioni e dunque della scoperta di nuove possibili applicazioni. Per qualcuno però il microchip sottocutaneo è già realtà. LEGGI ANCHE: Microchip sottopelle per i dipendenti di un’azienda americana Pagamento tramite Chip Rfid

    Quanti “cyborg” vivono già tra noi?

    Su circa 7 miliardi di abitanti del pianeta, tra noi ci sono 10 mila cyborg. Le stime, però, non sono chiare, e in alcuni casi si parla anche di 30-50 mila persone che ad oggi possiedono un chip sottocutaneo. Nei prossimi anni il fenomeno tenderà ad aumentare esponenzialmente, date le numerose possibilità di utilizzo degli impianti. Questo i numeri, secondo gli esperti, di persone che hanno deciso di utilizzare questa tecnologia. USA, Svezia, Regno Unito, Giappone e Germania gli stati in cui è più diffuso il chip. In Svezia, in particolare, il fenomeno sembra aver assunto contorni più importanti, con quasi 10.000 svedesi che ad oggi utilizzano il chip, tanto che le Ferrovie nazionali sono già in grado di “riconoscerli” e di avviare in automatico il pagamento dei ticket. Per entrare a lavoro, questi svedesi fanno semplicemente un cenno con la mano su una piccola scatola e digitano un codice prima che le porte si aprano. Il chip sostituisce la tessera della palestra o le chiavi per aprire la porta di casa. La Svezia, tuttavia, ha una comprovata esperienza nella condivisione di informazioni personali, che potrebbe aver contribuito ad agevolare l’accettazione del microchip tra i 10 milioni di abitanti del Paese. I cittadini hanno infatti da tempo accettato la condivisione dei loro dati personali, registrati dal sistema di sicurezza sociale, con altri organi amministrativi, mentre le persone possono scoprire gli stipendi degli altri attraverso una rapida telefonata alle autorità fiscali.