Quante dritte conosciamo per avere successo Instagram? Selezionare gli hashtag di tendenza, usare sempre lo stesso filtro ad esempio. I ragazzi dell’account Instagram @whatitalyis invece pubblicano semplicemente delle foto grandiose. Una banalità forse, che pure in due anni e mezzo - senza usare altro hashtag che #whatitalyis e pubblicando due volte a settimana - li ha portati ad avere più di 98mila follower. Un risultato raggiunto agli inizi soprattutto grazie alla notorietà del team sui social, una rete di circa un milione di contatti, che è poi cresciuto grazie all’estrema cura dei contenuti. Quello che fa questo collettivo di creativi digitali è portare avanti un’idea di bellezza basata sulla profondità dell’esperienza.
Ogni scatto è il lieto fine del rapporto tra un’autore e una storia che viene raccontata in didascalia, rigorosamente in inglese. Perché il progetto vuole portare alla luce una nuova narrazione dell’Italia, che cerca di intercettare la prospettiva straniera divisa tra “le icone come il Colosseo o il Duomo, e l’immagine di un’Italia stantia, brava solo a pizze e mandolino. Una cartolina consumata non rappresentativa della grande varietà che il nostro paese esprime dall’interno”. Giuseppe Mondì, fondatore del collettivo e content marketing manager, ci racconta come l’idea sia nata su Skype con il digital creative director Simone Bramante, entrambi fotografi. Un progetto seguito da un collettivo di dieci persone sparse per l’Italia. Sono loro gli autori che si occupano di selezionare e pubblicare alcune fra le oltre 733mila foto taggate su Instagram con #whatitalyis, seguendo una linea editoriale basata sul racconto dal basso “dalla signora che fa la pasta in casa ai ragazzini che giocano a biliardino a mare”.
“All’inizio quando eravamo io e Simone ad usare quell’hashtag cercavamo un luogo specifico, adesso seguiamo tre macro aree da sviluppare: food, place, portaits” spiega Giuseppe “e così incrociando il topic che vogliamo seguire con le foto taggate, troviamo la foto adatta”. Come una piccola redazione, ognuno va caccia di una storia, alternando l’attività di content curation con la produzione di contenuti originali. “Cerchiamo di fare qualche domanda all’autore della foto, creando un rapporto che non si limita a sapere dove o con che macchina ha scattato. Sul nostro profilo non si parla di tecnicismi, ma di empatia”.
Sulle storie originali invece ogni storyteller ha il proprio modus operandi: “Io scatto con macchina o smartphone ed edito prima da Vsco e poi Snapseed, Simone ad esempio lavora in maniera quasi identica”. Tutti però partono da un’esperienza vissuta in prima persona, come nel caso di Cinzia che pur essendo bolognese ha raccontato molte volte la Puglia durante i suoi viaggi e da allora cura i contenuti che provengono da quella regione. “Sotto questo punto di vista siamo molto diversi dagli Igers, non è detto che siccome io vivo in Toscana devo raccontare solo questo luogo”.
Le differenze con la community più conosciuta di Instagram non si fermano qui: “Loro sono un’associazione a cui basta iscriversi per farne parte e durante gli eventi ci possono essere anche decine di Igers che postano centinaia di foto facendo quasi un live. Noi puntiamo ad avere più un portfolio, e quindi magari in una serata portiamo via un solo scatto. Dipende da cosa cerchi”. E dipende anche da come intendi Instagram, dove ora “ci sono due mondi: l’utente medio che usa Instagram come diario personale, postando continuamente durante la giornata, un po’ come doveva essere Twitter. Poi c’è chi lo usa come portfolio mostrando la parte migliore di sé”.
L’autenticità della loro voce, ormai riconoscibile su Instagram, tra qualche settimana diventerà una piattaforma “multi-editoriale, con storie più corpose sia nel numero di foto che nella lunghezza del testo, aggiungendo anche i video.
Vogliamo aprire a persone che desiderano raccontare la loro storia, ma che siano capaci di entrare in sintonia con la nostra linea visiva. Con la possibilità anche di accostare le foto di un autore al testo di un altro”. La sfida è evidente, un canale nuovo con contenuti realizzati in maniera innovativa e complessa. Quella che resta sempre limpida è la voglia di offrire “una qualità anche oltre le regole prestabilite”.