Non è certo un mistero. Gli ultimi anni sono stati senza alcun dubbio quelli dei Big Data, segnati dalla sempre crescente importanza dei dati e dei loro studi. Il continuo miglioramento tecnologico e le abitudini digitali degli utenti permettono oggi di raccogliere una quantità incredibile di elementi. Elementi che se analizzati ed interpretati correttamente possono raccontare molto, dando una grossa mano anche in chiave business.
Un settore, quello dei big data, che non vede limiti e confini, ormai ampiamente sdoganato e quindi utilizzato nei più disparati ambiti. Non è più un segreto: molto del successo delle aziende sta nella corretta interpretazione ed utilizzo dei dati stessi, chiave di volta per programmare, eseguire, misurare. Tracce luminose che possono guidare i brand nella direzione giusta.
Economia, produzione, travel sono solo alcuni dei settori che più hanno giovato in questi anni delle opportunità insite nei dati, facendone, in molte occasioni, base portante di strategie e progetti futuri.
Lo stato dell'arte dei big data
Importanti, basilari, un futuro che è già presente. Ma come è la situazione riguardo all'utilizzo dei big data?
Un recente sondaggio di Accenture Analytics ci racconta una situazione pronta a decollare. La maggior parte degli intervistati ha dichiarato di essere molto soddisfatta dei progetti che vedono coinvolti i Big Data. Il 92% è felice dei risultati di business ottenuti mentre il 94% risultano pienamente convinti del loro uso.
Una soddisfazione che diviene quasi certezza. Per l'89% i Big Data sono fondamentali per la transizione della loro azienda verso il digitale. Dati che vengono utilizzati in attività molto diverse: dall'identificazione di nuove fonti di reddito (54%) sino allo sviluppo di prodotti o servizi (50%).
Big Data e tecnologie: cosa aspettarci da questi mesi?
Il sempre maggior uso dei dati porta con sé nette migliorie tecnologiche, fondamentali per migliorare la raccolta degli stessi, ma in particolare, l'utilizzo. A seconda del "perché" si muove l'innovazione, e con lei gran parte delle novità che segnano questo 2016.
Ma quali sono i principali trend? Ecco i più rilevanti:
- Analisi predittive. Le soluzioni forse con il maggiore impatto immediato. Queste risorse permettono, attraverso la lettura di dati, di valutare e ottimizzare modelli predittivi al fine di rendere sempre più perfomanti le attività aziendali. Attività, queste, che in gran parte sfociano in una ormai fondamentale pratica: la business intelligence.
- Search and knowledge discovery. Tecnologie nate con il preciso scopo di permettere estrazioni self-service di informazioni che risiedono in piattaforme e repository diversi da parte degli utenti. File, database, API che rendono possibile agli utenti di accedere a informazioni utilissime. I tool che lavorano sulle metriche di performance dei social network rientrano in questa categoria.
- Stream analytics. Risorse che filtrano, aggregano e analizzano dati da data source diversi in real time. Molti dei social wall più utilizzati funzionano così.
- In-memory data fabric. Grazie a questa tecnologie è possibile avere accesso a quantità enormi di dati, riuscendo a processarli. Tutto ciò è possibile attraverso una distribuzione degli stessi su dynamic access memory (DRAM), flash o SSD.
- Distributed file stores. Network formati da più computer dove raccogliere i dati su uno o più nodi, così da renderne più performanti ricerche ed utilizzo.
- Data virtualization. Come detto, è la corretta e tempestiva gestione dei dati l'ago della bilancia del futuro. La data virtualization va in questa direzione, permettendo di integrare e fornire dati provenienti da fonti diverse. La differenza è che è possibile poi gestirli in un unico layer, avendone accesso al momento giusto e nel formato più utile.
La centralità dell'uomo? Resta.
I tool e l'innovazione di molti strumenti restano indubbiamente uno step chiave per migliorare le prestazioni aziendali. Così come la possibilità di avere a costante disposizione una serie di informazioni chiave, informazioni che nella maggior parte solo i dati possono darci. Detto ciò la premessa basilare resta però sempre la stessa: il valore dell'interpretazione umana.
A fare la differenza non è e non saranno mai i soli dati, quanto una corretta e adeguata lettura ed interpretazione degli stessi. Senza è difficile possano essere usati al meglio e conseguentemente divenire la risorsa rilevante che possono essere. Il 'tocco umano' resta nella maggior parte dei casi indispensabile, spartiacque per dar vita un progetto di qualità.
Insomma i dati ci parlano, basta saperli ascoltare.