Un luogo che, nonostante tutto, è in grado di sopravvivere al tempo, alle calamità naturali e alla storia a volte poco clemente: è questo e molto altro Pompei, uno dei siti archeologici più famosi di Italia e nel mondo. Una città sorpresa da una delle eruzioni, quella del 79 d.C., tra le più catastrofiche e violente del vecchio continente.
La città pompeiana fu sommersa da una pioggia di cenere e lapilli. Ma cosa sappiamo davvero delle persone che, quel giorno, si sono ritrovate a fare i conti con la furia del Vesuvio? A quali attività si stavano dedicando gli abitanti di Pompei in quei momenti? Quanti anni avevano le vittime? Di cosa si occupavano? Qual è la loro storia?
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Una delle sensazioni più disarmanti, da turista, è ritrovarsi davanti ai calchi delle persone sorprese dall’eruzione del vulcano: nelle espressioni dei volti e nelle posizioni contorte in cui i Pompeiani furono sorpresi dalla furia del Vesuvio ci si ritrova davanti al dolore di momenti tragici che sembrano essersi cristallizzati in quelle smorfie di dolore e in una fuga disperata.
I calchi, ottenuti prevalentemente dall’utilizzo del gesso, hanno preservato e restituito le sagome di animali, oggetti e persone dell’epoca. Lo stupore di ritrovarsi davanti al dolore immutato di quei corpi rannicchiati e contorti dei calchi pompeiani si mescola alla consapevolezza che in quel luogo sopravvissuto all’erosione del tempo e all’incuria dell’uomo, quegli angoli di strade e quei corpi che osserviamo, si celino storie che nessuno è stato in grado di raccontarci e che forse non conosceremo mai.
Questa consapevolezza è stata il motore che ha dato vita al progetto di restauro e valorizzazione del sito archeologico ad opera della Soprintendenza archeologica di Pompei e del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, grazie al supporto tecnologico del progetto Philips Spa Healthcare.
La tecnologia al servizio del passato
Cosa possono raccontare quei corpi e quel dolore sopravvissuti, come in un fermo immagine, allo scorrere del tempo? Lo scorso aprile di quest’anno un team di studiosi ed esperti ha dato il via ad un’indagine approfondita sulle abitudini e lo stile di vita degli abitanti dell’epoca.
Con l’allestimento di una sorta di ospedale da campo nel sito archeologico, i calchi delle vittime di Pompei si sono trasformati in veri e propri pazienti sottoposti a rilevamenti scientifici attraverso campionamenti del DNA, rilevamenti con scanner-laser e la tecnologia della TAC (Tomografia assiale computerizzata multi-strato). Grazie all’applicazione di questi strumenti e tecnologie, emergono dati in grado di restituire tasselli importanti per ricostruire il quadro di una società del passato. Età, sesso, patologie, abitudini alimentari, status e ceto sociale: ecco cosa è in grado di far emergere l'insieme di strumenti ideati per l’assistenza sanitaria applicati al mondo dell’archeologia.
Non una spettacolarizzazione della morte, ma un lavoro nel quale ricerca scientifica e tecnologia si intersecano per fare un passo in avanti nella conoscenza dell’antichità e in particolare di Pompei. Una guida in grado di restituirci un’immagine più veritiera di chi ci ha preceduti, di chi prima di noi ha camminato in quelle strade e ha vissuto quel giorno del 79 d.C.
I calchi di Pompei
Per identificare lo stile di vita dei pompeiani, i calchi sono sottoposti allo studio tomografico total body o alla scansione del torace e del cranio, per poter acquisire immagini volumetriche multistrato e osservare, quindi, l’interno dei calchi. Come ha aiutato Philips per l’analisi dei corpi degli abitanti di Pompei? Dover fare i conti con la densità del gesso dei calchi da analizzare, per poter condurre studi radiologici approfonditi, ha fatto comprendere quanto il ricorso ad una tecnologia più avanzata fosse necessario.
La TAC da 16 strati modello MX16, fornita da Philips, è sembrata la miglior risoluzione per effettuare scansioni volumetriche total body in soli 100 secondi. Grazie ad un algoritmo di acquisizione per eliminare gli artefatti causati da corpi metallici (M.A.R.) sulle immagini, l’ apparecchiatura solitamente utilizzata per esami su pazienti portatori di protesi è diventata un ottimo supporto anche nell’ospedale da campo allestito nel sito archeologico, per eliminare gli artefatti degli elementi metallici di rinforzo inseriti in passato dagli archeologi all'interno dei calchi. Con software dedicati alla post elaborazione Philips Intellispace Portal, inoltre, diventa possibile anche la ricostruzione 3D degli scheletri e delle arcate dentarie.
Con i rilievi scanner-laser eseguiti sui calchi, le tecnologie digitali hanno restituito una visione tridimensionale in grado di fornire dati anche sulle variazioni dello stato di conservazione, così da comprendere come poter conservare al meglio questi reperti storici che diventano sempre più oggetto di interesse non soltanto per archeologi e antropologi, ma anche per tantissimi altri esperti, come radiologi, odontoiatri, ingegneri, tecnici informatici e tutti gli studiosi in grado di guardare al passato in modo innovativo, con uno sguardo nuovo che si arricchisce delle potenzialità della tecnologia.
Il passato riscoperto dalla tecnologia Philips
Abbiamo riflettuto più di una volta su come la tecnologia sia in grado di reinventare la nostra vita. Philips ci sta dimostrando, con gli strumenti e le strumentazioni messe in campo a Pompei, che il progresso tecnologico non è una pulsione incontrollata che spinge l’uomo verso il futuro senza mai voltarsi indietro, ma rappresenta, piuttosto, la possibilità di poter acquisire uno sguardo nuovo, consapevole e maturo da volgere al passato. Un passato in grado di raccontarci storie ancora da scoprire.
“Perché dovremmo guardare al passato per prepararci al futuro? Perché non c'è nessun altro posto in cui cercare.”
(James Burke)