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  • Storia di Theranos, la startup per le analisi del sangue rapide che si è rivelata un falso

    Un documentario al Sundance Festival svela i retroscena dietro l'ascesa e lo scandalo per frode della startup Theranos

    1 Marzo 2019

    È sempre molto affascinante come una startup possa cambiare il mondo. Come ciò che sino a ieri era quasi impossibile, improvvisamente diventi fattibile, realizzabile e alla portata di molti.  Ma ancora più interessante è studiare gli insuccessi di altre startup, soprattutto per poterne analizzare gli errori e le mancanze che le hanno condotte sull’orlo del fallimento. Al Sundance Film Festival di quest’anno il documentario The Inventor: Out for Blood in Silicon Valley di Alex Gibney ha riportato all’attenzione mondiale il caso di Theranos, azienda relativamente giovane (nata nel 2003) che nel campo della medicina diagnostica ha acquisito visibilità in poco tempo e che oggi rischia di chiudere i battenti definitivamente con l’accusa di frode.

    L’ascesa nella Silicon Valley

    Per chi non conosce Theranos, un po’ di storia: nel 2003 Elizabeth Holmes, classe 1984, CEO e fondatrice di Theranos, afferma di aver realizzato una tecnologia assolutamente innovativa. Si tratta di Edison, un dispositivo capace analizzare in soli 2 minuti e con pochissimi milligrammi di sangue i rischi di malattie comuni e pericolose, come la tubercolosi e il cancro aprendo di fatto un grande spiraglio non solo nella ricerca scientifica, ma anche nel campo della diagnostica internazionale.  La notizia fa subito il giro del mondo in pochissime ore e rimbalza su molti autorevoli magazine da Fortune al Wall Street Journal. Il settore farmaceutico viene completamente sconvolto dalla notizia, così come l’intera opinione pubblica che ama nutrirsi di belle speranze, specialmente quando si tratta di medicina e salute. Nel 2014, la società ha dunque già raggiunto un enorme successo ed Elizabeth Holmes è stata incoronata come la più giovane donna miliardaria del mondo. È lei la nuova Steve Jobs della Silicon Valley, mentre Theranos ottiene 900 milioni di dollari dagli investitori, che impegnano il capitale senza indagare sulla veridicità delle affermazioni della Holmes. theranos-scandalo

    La crisi e l’indagine del Wall Street Journal

    Ma il sistema Theranos in breve tempo si rivela troppo debole: la tecnologia sviluppata infatti non è all’altezza di quanto dichiarato da Holmes. I test in commercio per l’analisi del sangue impiegano molto più tempo rispetto ai due minuti dichiarati e spesso i risultati risultano non solo imprecisi, ma persino falsamente positivi. Tutto ciò spinge i giornalisti del Wall Street Journal a condurre ulteriori indagini sull’innovazione di Theranos, evidenziando non solo la frode ma anche alcuni aspetti inquietanti come l’inesistenza della tecnologia millantata da Elizabeth Holmes.  Il declino di Theranos è inevitabile. Molti milioni di dollari sprecati nella ricerca e nello sviluppo di questa tecnologia ‘rivoluzionaria’ e la truffa nei confronti di molti investitori: Theranos diventa sinonimo di flop e frode. theranos

    Il settore della diagnostica dopo Theranos

    Ma cosa c’era prima di Theranos e perché questa startup ha avuto un’ascesa così rapida?  Prima di Theranos negli USA c’erano la Labcorp e la Quest, le due major nel campo della diagnostica statunitense. Occorrevano settimane per ottenere dei risultati e i milligrammi di sangue necessari erano ben differenti da quelli richiesti dalla tecnologia firmata Theranos.  L’idea di farsi delle analisi del sangue tra le quattro mura domestiche e di ottenere i risultati in pochi minuti, era una visione allettante per molti, persino per le case farmaceutiche pronte all’impiego di questa nuova tecnologia in scenari e contesti difficili come catastrofi naturali e conflitti bellici. Così altre aziende americane si sono messe a lavoro per raggiungere il progresso promesso da Theranos: la Genalyte, ad esempio, è riuscita a sviluppare una metodologia più affidabile di analisi ematica grazie all’impiego di un sistema chiamato Maverick (un laboratorio portatile utilizzabile anche in ufficio) che in 15 minuti offriva ben 62 test del sangue.

    Il documentario investigativo della HBO

    L’ascesa rapidissima e il repentino fallimento di Theranos hanno ispirato non solo molti ricercatori, ma anche molte emittenti televisive proprio come la HBO, che il 18 marzo manderà in onda il documentario investigativo diretto da Alex Gibney che, come dicevamo all’inizio, è stato presentato a inizio febbraio al Suandance Film Festival. In The Inventor: Out for Blood in Silicon Valley sono stati utilizzati numerosi filmati interni per poter mostrare tutti i retroscena del caso, con numerose testimonianze e interviste a molte delle personalità direttamente coinvolte nello scandalo, come informatori, dipendenti e lo stesso giornalista del Wall Street Journal che ha scoperto l’intera vicenda.  Gibney è paradossalmente un sostenitore delle grandi abilità di Holmes non tanto in campo scientifico quanto come divulgatrice: come evidenzia il documentario, nonostante tutto, Holmes, grazie alle sue conoscenze nel campo dell’imprenditoria farmaceutica, è riuscita comunque ad ottenere finanziamenti milionari senza la ben che minima prova dell’efficacia della sua tecnologia.

    Cosa ereditiamo da questa vicenda

    Che Theranos abbia sconvolto l’intero mercato delle startup è ormai chiaro. Un fallimento di cui leggeremo a lungo e una truffa che gli investitori americani (e non solo) non dimenticheranno facilmente. Ma cosa ci lascia in eredità questa vicenda oltre alla sfiducia nel settore?  In primis, se questo scandalo ha messo in crisi la situazione dei finanziamenti, dall’altro lato ha spinto il settore a cercare nuove soluzioni tecnologiche più sicure e affidabili, capaci di rispondere ad esigenze cliniche specifiche. La tecnologia per le analisi del sangue in piccolissime quantità ha compiuto degli importanti passi in avanti, perfezionando la scomposizione del DNA, ma c’è ancora molto da fare, ad esempio nell’analisi e nella misurazione delle proteine. Si procede con molta cautela per non ripercorrere gli errori del passato, ma la ricerca non si è affatto fermata. In questi ultimi anni si è cercato di accantonare l’idea di utilizzare il sangue estratto da un dito per le analisi del sangue in quanto non contenente abbastanza DNA e privo di un numero tale di proteine da consentire una diagnosi affidabile. Dunque si è tornati all’idea di utilizzare un prelievo di sangue più consistente. Un seconda eredità è la comprensione dei rischi dell’entusiasmo: una nuova tecnologia, una rivoluzione in qualunque campo non deve solo essere testata, ma deve offrire dei risultati concreti, ripetibili e analizzabili indipendentemente dagli investimenti realizzati e dalla fiducia nella startup artefice dell’innovazione.