Il prossimo weekend, 27 - 28 giugno, in tutto il mondo si marcerà in onore dell'orgoglio LGBT in occasione del Gay Pride: quest'anno anche il mondo virtuale avrà la sua marcia grazie a Google. Big G, che ha dimostrato la sua solidarietà a questa causa più volte in passato ed ora anche in Italia come sponsor della Milano Pride 2015, invita tutti a partecipare ad un Androidify Gay Pride.
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Androidify è l'app che permette ai fan del robottino di creare il proprio avatar Android, personalizzandolo nell'abbigliamento e nelle caratteristiche e di condividerlo con gli amici e con il resto della community Android. L'ultima versione 4.0 dell'app aggiornata il 17 giugno offre la possibilità di personalizzare la propria mascotte con un set completo di accessori in stile Gay Pride: sciarpe e bandierine arcobaleno, magliette in tema, cappelli e scarpe colorate.
Tutto richiama lo spirito del Gay Pride: il desiderio di condividere la gioia e la libertà di amare e di essere se stessi, senza paura di giudizio. Google invita tutti a condividere la propria mascotte sui social network e a caricarla sul sito dedicato entro il 27 giugno: gli avatar parteciperanno così alla marcia virtuale dell'orgoglio Pride.
Il motto della parata di Google è "Insieme facciamo la differenza": a questa iniziativa si sono uniti personaggi famosi come Kylie Minogue, Conchita Wurst. Tom Daley, sir Ian McKellen. Jessy Tyler Ferguson, i cui avatar sono nel video promo di Androidify che vedete qui sotto:
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Potrete condividere il vostro avatar con l'hashtag #andproud: un modo diverso per esprimere la propria adesione al Gay Pride che ricorda anche quest'anno i moti di Stonewall del 27-28 giugno 1969. All'epoca nessuno avrebbe mai pensato che quella marcia di protesta potesse arrivare in tutte le piazze del mondo e diventare un evento annuale, né che potesse davvero unire tutti anche virtualmente come oggi è possibile grazie a Internet e ai social network.
Cambiano i metodi e i mezzi di espressioni, ma dopo più di 50 anni si marcia ancora per il Gay Pride, perché in molte parti del mondo, anche dietro l'angolo di casa nostra o in un post sulla nostra bacheca di Facebook, si offende, si umilia, si deride o si evita chi esprime semplicemente la libertà di amare.