Eppur si muove! Nel 2015 la situazione economica degli italiani sembra cominciare a spostarsi dopo la grande crisi, eccome.
Pare infatti che l’Italia stia gradualmente tornando di moda per gli investitori esteri. Una notizia che colpisce, dato che nel 2012 il Belpaese non viveva esattamente una situazione di questo tipo.
Appena tre anni fa, rispetto agli altri principali Stati Ue, l’Italia aveva grandi difficoltà ad attrarre investimenti esteri diretti. Se nel 2010 la sua economia valeva il 13% del Pil dell’Unione, il suo stock d’investimenti in entrata era pari solo al 4,9% del totale Ue.
Se non fosse stato per gli stati europei che hanno investito con grande caparbietà (l'85% rispetto al totale degli investitori), la situazione sarebbe stata decisamente meno favorevole, poiché Paesi come Giappone, India e Cina erano lontani anni luce.
Investitori esteri, s’intravede uno spiraglio di luce
Notizie incoraggianti arrivano dal rapporto Italia Multinazionale dell’agenzia Ice, ente che ha lo scopo di internazionalizzare e promuovere all’estero le imprese italiane.
Secondo questi dati il 2015 sarebbe iniziato nel migliore dei modi, regalando l’impressione, agli esperti del settore, di un possibile risveglio in chiave business che potrebbe trasformarsi in una ripresa economica di ampio raggio. Parliamo d’investimenti che sono molto importanti e che potranno portare soddisfazioni economiche non solamente immediate, ma anche nel futuro economico italiano.
Sempre secondo il rapporto: i flussi in entrata sono passati da 0,09 miliardi di dollari del 2012 a diciassette miliardi nel 2013 e le previsioni per il futuro sembrano decisamente positive. È Riccardo Monti, presidente dell’Ice, a darne conferma prevedendo per il 2014 e per il 2015 un progressivo miglioramento nel campo degli investimenti.
Investitori esteri: Pirelli, Dainese e Generali diventano internazionali
Dopo aver parlato di numeri, riportiamo i fatti, dato che diverse sono le realtà italiane finite nel mirino degli investitori internazionali.
Iniziamo con Pirelli, grande azienda italiana produttrice di pneumatici per automobili. La multinazionale con sede a Milano è stata acquisita da ChemChina attraverso una maxi opa da 7,5 miliardi di euro. Un avvenimento storico questo, che ha dato a Pirelli una grande ventata di aria fresca per il suo mercato internazionale.
Non solo Pirelli, lo scorso anno si è chiuso con la vendita di marchi molto importanti come Dainese, storico brand di abbigliamento motociclistico che ha visto copiose entrate per le sue casse. È stata Investcorp, azienda leader di prodotti d’investimento quotata nella borsa del Bahrain, ad aver raggiunto un accordo con Lino Dainese per l’acquisizione dell’omonima azienda al valore finale di 130 milioni di euro.
Grandi risorse e mutazioni nel panorama italiano che non solo portano investimenti, ma danno un grande respiro al nostro sistema economico.
Anche Generali nota azienda di assicurazioni, ormai non parla solamente italiano, ma ha imparato l’inglese, molto bene. È proprio la statunitense Blackrock, il colosso americano del risparmio gestito, a detenere il 2,61% dell’importante realtà italiana.
La penisola mostra segnali di risveglio anche negli investimenti in uscita
Per chi è terrorizzato dall’idea di investimenti solo in entrata, ci sono notizie positive anche sul mercato in uscita.
Sempre guardando il rapporto dell’Ice c’è una buona crescita nel coinvolgimento delle PMI all’interno dei processi d’internazionalizzazione. Tutto questo favorisce un aumento della presenza nostrana in Nord America dove all'operazione Fiat-Chrysler si sono sommate altre iniziative degne di interesse.
Tornando ai numeri: sono 11.325 le imprese italiane con partecipazioni all’estero per 1,537 milioni i dipendenti e un fatturato di 565,3 miliardi di euro. Numeri che portano notizie interessanti proprio per il Made in Italy che sembra essere sempre più protagonista in quest’ultimo periodo.
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Nel 2013 i maggiori gruppi manifatturieri italiani con organizzazione multinazionale hanno realizzato il 67% dei loro beni all’estero e solo il 9% del fatturato è stato prodotto in Italia contro il 91% oltre confine.
La situazione economica, insomma, grazie a buoni investimenti in entrata (ma anche in uscita), sembra finalmente uscire dalle sabbie mobili in cui si era bloccata dopo la grande crisi economica.