Mancanza di risorse alimentari. Stravolgimenti climatici che causano tempeste di sabbia. Futuro sempre più incerto. Non ci riferiamo a Interstellar, ultimo fenomeno cinematografico di cui si è parlato molto in questi giorni. Stiamo parlando di ricerche che, entro il 2050, assicurano sul bisogno di produrre almeno il 70% in più di cibo, per sostenere una popolazione mondiale in esponente crescita. Eppure diverse startup del mondo agricolo faticano, e non poco, per ottenere finanziamenti. Finanziamenti che equivalgono a “oro” per costruire tecnologie che siano in grado di migliorare la produzione alimentare.
Farm 2050. Google ci mette lo zampino
Buone news a riguardo arrivano da Casa Google, dove il presidente Erich Schimdt, insieme a LAB IX e Innovation Endeavors, ha lanciato Farm2050: un collettivo che prenderà l’impegno di sostenere le startup Agtech ( che fanno della fusione tra agricoltura e tecnologia il loro motto ) attraverso investimenti, progettazione, e produzione. Un impegno che aiuterà molte aziende agricole nello sviluppo delle loro invenzioni.
Non c’è solo Google al servizio dell’agricoltura. La partnership Farm2050 include anche altre realtà innovative come: DuPont, Agco, di UTC Sensitech, e Robotica 3D. Si tratta di un’ottima notizia poiché è l’agricoltura a rappresentare il cuore della vita di tutti i giorni. La natura e l’alimentazione rappresentano la parte centrale delle nostre vite anche se purtroppo in molti sembrano esserselo scordato. Finalmente il vento sta cambiando direzione ed è la tecnologia ora a prendere “la situazione in mano” per rinnovare questo settore.
Farm2050: un mare d’idee per affrontare la sfida alimentare mondiale
A proposito di Farm2050 è l’amministratore delegato di Innovation Endeavors, Dror Berman, a parlare: "Nel settore hi-tech il 90% degli imprenditori affronta solo il 10% dei problemi, l'agricoltura è sempre stata davvero svantaggiata; questo è un vero peccato, perché è possibile costruire tante aziende tecnologiche in grado di aiutare questo mondo”.
L'agricoltura è già un mercato enorme, con un utile netto aziendale mondiale stimato in 120 miliardi di dollari l'anno. Eppure l’apporto tecnologico non è stato in grado di favorire e migliorare lo scenario agricolo com’è successo con altri settori. Bisogna invece porre l’attenzione sul fatto che: certe scoperte, se messe al servizio dell’agricoltura, sono realmente in grado di portare grandi rivoluzioni per il bene di tutti i cittadini e del nostro pianeta.
Farm2050. Robotica al servizio dell’agricoltura
L’agricoltura non ha solamente bisogno di fondi economici, ma anche di progetti nuovi come la robotica per ottenere un nuovo avanzamento. Berman a riguardo fa un’analisi: “cento anni fa abbiamo visto il processo Haber-Bosch abilitare lo sviluppo di fertilizzanti; cinquanta anni fa abbiamo visto i camion frigoriferi che sono stati in grado di facilitare il trasporto a lunga distanza di prodotti deperibili”. Mentre sulla robotica aggiunge: “ oggi vediamo con soddisfazione la crescita della robotica che promette un grande ausilio per le pratiche agricole”.
Farm2050 è aperto a tutte le idee che stimolano la produzione di cibo. In particolare, però, sarà in cerca di start-up che lavorino su robotica e scienza; un binomio questo, che è in grado di migliorare l’arte della coltivazione terrena.
Il progetto in questione non si limita alla semplice offerta di denaro, ma è progettato per consentire alle aziende coinvolte di inserire la loro esperienza e conoscenza al servizio dell’agtech.
Berman continua: “ molte aziende creano spesso incubatori o start-up di fondi, quando in realtà è il loro “know-how” che potrebbe aiutare di più; Farm2050 intende valorizzare tali risorse, portare menti nuove e innovative che siano in grado regalare un vero supporto tecnologico alle forme di agricoltura”.
La fusione delle nuove tecnologie (senz’altro stupefacenti) con il pianeta agricolo può portare a scenari molto interessanti, che potrebbero risolvere in futuro il problema dell’alimentazione. Un problema che può diventare molto grande, in un mondo in cui la popolazione è destinata a crescere vertiginosamente rispetto all’ecosistema ambientale. Un ecosistema che finalmente non deve più temere le tecnologie, bensì abbracciarle.