72 ore per sviluppare un'idea imprenditoriale sono meno di quelle che si pensi. Ne sono ben consapevoli i Buspreneur, che hanno sfruttato la notte appena trascorsa per stabilizzare i loro progetti, attingendo alle conoscenze acquisite e i feedback ricevuti finora.
Il primo vero banco di prova li attende a Bologna.
Bologna: l'importanza dei test
La parola d'ordine della tappa emiliana è solo una: test.
Ad erudire gli startupper sull'argomento provvedono i consulenti dell'accelleratore Working Capital (#WCAP), che mettono a disposizione la loro professionalità ed un ampio open space, attrezzato di tutto punto.
Il primo passo per avviare una business idea è l'analisi, ed una corretta fase di testing permette di ridurre al minimo le risorse sprecate. Occorre andare con ordine: mai partire dalla soluzione, ma arrivarci attraverso una corretta interpretazione dei bisogni dei clienti per estrapolare una precisa richiesta latente; solo al termine di questa fase è possibile focalizzarsi sul mezzo con cui risolvere il problema identificato.
Il passo successivo consiste nel passare dall'idea al business. Qual è il suo potenziale? È buona ma... vende?
I giovani imprenditori sono stati dunque invitati a procedere con un test dalla consegna ben precisa: tentare di demolire la propria idea. Per aiutarli a realizzare al meglio questo processo controintuitivo, è stata fornita loro una tabella, che schematizza efficacemente i passaggi necessari.
In ultima istanza, va ricordato che i test non devono essere realizzati su un prodotto finito, ma vanno effettuati sui prototipi, per non correre il rischio di compiere repentine marce indietro.
Per i Buspreneur è stato importante ottenere un riscontro sullo stato di avanzamento dei lavori: affrettare i tempi di realizzazione è sempre una tentazione forte, ma comporta il rischio di ritrovarsi a gestire un prodotto finito solo in apparenza.
Prima di pranzo c'è tempo per un secondo intervento, tematizzato sulle interviste.
Costruire una base dati per conoscere il cliente e soddisfare il fabbisogno di informazioni dell'azienda è fondamentale, e le interviste sono un strumento prezioso a questo fine.
Un buon intervistatore deve sapere come porsi in modo neutrale, ma mostrare il giusto interesse per le risposte, che vanno continuamente stimolate per evitare di giungere ad un vicolo cieco comunicativo. È buona regola che l'intervistatore lavori in coppia con un Recorder, il quale tiene traccia della conversazione, dei segnali paraverbali e delle eventuali defaiance dell'intervistatore stesso.
Le interviste costituiscono un'analisi qualitativa che va ad integrare una grossa debolezza di strumenti quantitativi come questionari e focus group: la possibilità di fornire solo risposte codificate che inevitabilmente limitano e falsano il risultato finale. In entrambi i casi occorre formulare le domande corrette, ma nelle interviste non esistono risposte sbagliate. Per questo motivo la soggettività dell'analisi non costituisce un limite, ma un valore per l'intera ricerca.
Milano: sfida all'ultimo pitch
Dopo pranzo si volta pagina. Una prova impegnativa attende i Buspreneur a Milano: pitch competition di 3 minuti in inglese.
Saper presentare il proprio lavoro è un passo fondamentale: in pochi minuti si mette in gioco il futuro della startup, presentandola a dei possibili investitori. Ma non bastano le doti di public speaking. Le possibilità di ottenere linfa per la propria pianta aumentano esponenzialmente se si padroneggia la lingua per eccellenza del business: l'inglese.
Ecco dunque la Tie Break Pitch Competition di Fluentify. In tre minuti i cinque gruppi di Buspreneur dovranno presentare le loro proposte imprenditoriali in lingua straniera ad una giuria di esperti composta, tra gli altri, da Maria Luisa Minardi, graphic e visual designer per Ninja Marketing.
Per le neonate startup si tratta della prima apparizione pubblica, in cui non si relazioneranno con dei professionisti del settore solo per riceverne il feedback, ma anche per vincere e convincere.
I premi Fluently e Ford Italia
Fluently mette in palio un pitch di sette minuti con un imprenditore londinese per il gruppo che saprà esprimersi al meglio in inglese, mentre Ford, main sponsor di StartupBus 2014, mette in palio sette giorni di incubazione nella Silicon Valley a chi presenterà la proposta più in linea con i valori del marchio.
"C'è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia
diventano per tutti." Henry Ford
La casa automobilistica intende dunque premiare una proposta nata all'insegna dell'innovazione tecnologica accessibile, democratica, che presenti basse barriere di accessibilità ed usabilità.
Esposizione. Domande dei giurati. Votazioni. Tempi serrati e precisi hanno scandito il susseguirsi dei partecipanti sul palco, fino alla proclamazione dei vincitori.
A sorpresa, un solo gruppo ha fatto incetta dei due trofei: uHelp. La proposta è quella di un'app che cavalca l'onda social, ma la rende aperta, immediatamente utile e fruibile.
uHelp è un'app push, che consente di allertare le persone nei dintorni in caso di malessere, ma anche pull, poiché può essere usata come tracciatore su larga scala in caso di calamità naturali.
Tutti e cinque i gruppi, tuttavia, hanno ricevuto una potente carica dall'evento, poiché una presentazione pubblica, unita all'adrenalina della competizione, aiuta a rendere evidenti i punti forti e deboli di un progetto, consentendo agli startupper di prendere in mano la situazione e di finalizzare le proprie idee verso il successo finale.
Ma chi sono C-All Watch, Conby, Taxi Tap e Touch Life?
Se volete conoscere meglio le startup nate nell'edizione 2014 di StartupBus, non perdete l'articolo di domani sull'ultima tappa italiana dell'evento a Treviso.
Stay tuned, Ninja!
La parola a Maria Luisa Miraldi, una ninja-giurata allo StartupBus 2014
"La location, come le persone sono state molto piacevoli, sembrava davvero di entrare in un laboratorio creativo, i partecipanti fino all'ultimo momento guardavano gli schermi intenti a perfezionare i loro progetti.
La proposta delle startup aveva un filo conduttore comune: idee legate al sociale, alla sensibilizzazione delle persone verso i deficit dei bambini, la violenza sulle donne, la lotta contro la violenza in generale... perciò argomenti legati alla persona, supportati sempre da idee tecnologiche.
Parlando con i giurati le domande che emergevano erano sempre le stesse: perchè non hanno preparato un business model? Non hanno pensato che toccare degli ambiti come la psicologia sia pericoloso e difficile da gestire con delle applicazioni?
A colpirci all'unisono e senza accordi è stato il pitch della startup #uHelp (una specie di city angel) che risulta molto interessante per l'idea e la sensibilizzazione che necessita ma allo stesso tempo ci sembrava difficile da applicare. Però è stata premiata l'idea e la presentazione.
Essere in giuria è una situazione molto delicata: hai la responsabilità del sogno di chi hai di fronte e allo stesso tempo hai la lucidità di valutare punti forti e deboli di un idea, perciò è stimolante".