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Da qualche ora il mondo dei social media è in fermento: Google+ starebbe per chiudere i battenti, decretando così il fallimento clamoroso (e da molti pronosticato) del social network di Mountain View.
Una notizia clamorosa rilanciata in queste ore dai principali organi di informazione on-line (e non solo), e scatenata dall'annuncio di Vic Gundotra (proprio sul suo profilo Google+) dell'addio a Google dopo 8 anni. Un annuncio importante proprio perché Gundotra era attualmente a capo del progetto Google+.
Le speculazioni si sprecano immediatamente, ma a lanciare la bomba è TechCrunch che, in un articolo a firma di Alexia Tsotsis (ricordatevi questo nome) parla di Google+ come di un "walking dead" spiegando come alcune non ben definite fonti abbiano rivelato che più di 100 membri del team di Google+ siano stati trasferiti nella divisione Android.
In un post successivo (A Personal Reflection On Google+) TechCrunch rincara la dose, spiegando nei dettagli le dinamiche del fallimento di Google+ come social network e aggiungendo, tra gli indizi che farebbero presagire la fine Google+, la "sorprendente" promozione di David Besbris come sostituto di Gundotra, al posto di quella più "naturale" di Bradley Horowitz (già numero due di Gundotra).
Cosa ci fa essere certi, quindi, che Google+ non verrà effettivamente chiuso o modificato nella sua essenza come invece i primi indizi suggerirebbero? Andiamo con ordine.
Larry Page è il co-fondatore di Google. Appare chiaro, quindi, che le sue parole abbiano ancora un peso all'interno delle strategie future di Google.
Page è stato uno dei primi a commentare il post di addio di Gundotra, e già in quell'occasione (prima degli articoli di TechCrunch) ha ringraziato l'ex-collega, rassicurandolo sul fatto che il suo lavoro non sarà vano e che "continueranno a lavorare duro per costruire grandi nuove esperienze per incrementare i fan di Google+". Una dichiarazione che lascia poco spazio ad interpretazioni fantasiose.
Subito dopo l'uscita degli articoli di TechCrunch in molti hanno rassicurato sulla falsità della prospettiva della chiusura del social network.
Yonatan Zunger, Chief Architect di Google+, ha definito l'articolo "BS". A voi capire la parola inglese che si cela dietro l'acronimo. ;-)
Mentre Moritz Tolxdorff, Community Manager di Google, ha smentito l'ipotesi secondo cui parte dello staff di Google+ si stesse spostando nella divisione Android dicendo semplicemente che "no, da qui non si sta muovendo nessuno".
Avete tenuto a mente il nome dell'autrice dell'articolo che paragona Google+ ad un morto che cammina? Bene, basta farsi un giro sul profilo autore su TechCrunch di Alexia Tsotsis (http://techcrunch.com/author/alexia-tsotsis/) per leggere che possiede "stock di Aol, investimenti diversificati in ETF e fondi comuni e azioni di Facebook, Yahoo e Twitter".
Insomma, non il massimo dell'imparzialità.
Nessun cambiamento in vista. Anzi, se possibile, l'addio di Vic Gundotra ha spinto ancora più in là le motivazioni e le ambizioni di Google che vuole continuare a rendere Google+ fondamentale per l'esperienza di fruizione e condivisione dei contenuti di qualità sul web.
Peccato solo che, fin troppi (anche nel nostro paese) siano cascati nel tranello di TechCrunch ed abbiano alimentato voci senza fondamento sul futuro di uno strumento che, invece, è destinato ad occupare ambiti sempre nuovi e diversi (leggi SEO) della nostra esperienza sul web.
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