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Recentemente sono stati pubblicati un paio di articoli su Social Media Today a proposito della vita, dei social network e di Facebook, e con vita intendiamo la NOSTRA vita che quotidianamente andiamo ad affrontare.
Forse alcuni di voi già storcono il naso: è sempre più difficile parlare di social media marketing e vita comune, come se stessimo qui a parlarvi di Braccio di Ferro e degli spinaci che mangiamo a cena; eppure è proprio di questo che vogliamo parlarvi. Beh, non esattamente degli spinaci e di Popeye, bensì del “luogo comune” esistente tra vita virtuale e vita reale, luogo che poi converge proprio in noi stessi.
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Il primo articolo è stato scritto da Isra García, consulente marketing nonché creatore di un paradigma definito “Human Media”, che sta rivoluzionando la concezione stessa dei social media: s’intitola “Facebook guida il presente e la felicità”.
In esso si pone l’accento sul fatto che sempre più persone parlano delle proprie vite primariamente in relazione a Facebook e ai social. Niente di nuovo, fin qui: a chi non capita di vedere mamme, papà, figli, figlie, colleghi, clienti, insomma persone che ovunque siano devono fare check-in, aggiornare il proprio stato, inviare un tweet dicendo che stanno sedute con la persona accanto a loro.
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Tuttavia - e anche questo può sembrarvi banale, ma non lo è - il focus dell’articolo si basa sullo scambiare il nostro tempo presente per Facebook, e questo non deve accadere. Non più.
Siamo talmente ossessionati dalla febbre del social networking che rischiamo di perderci in realtà quello che sta succedendo nel momento di connessione al social media, nel momento in cui il tempo di “restare connessi” diventa maggiore che non quello di vita vissuta. Time management, insomma.
“In un tramonto che ho vissuto poco tempo fa”, racconta García, il quale scrive spesso a partire da racconti di esperienza personale, “sono rimasto colpito dal notare che praticamente l'80% delle persone stava continuamente davanti alla fotocamera a scattare immagini di quel meraviglioso ed irripetibile istante. Ad un certo punto poi la mia curiosità ha preso il sopravvento, per cui ho chiesto a molti di loro cosa stavano facendo, ricevendo conferma della mia ipotesi per la maggior parte dei presenti: più o meno il 50 % di loro avrebbe poi caricato il tutto sui Social. Pochi si stavano effettivamente godendo il tramonto, molti invece erano presi da Facebook e dai suoi aggiornamenti”.
In sostanza, il pensiero dell’autore è che Facebook abbia cambiato la sensazione di vivere e di godersi un momento con l'atto di annunciare al mondo che si sta vivendo e godendo di un determinato momento: se non c’è condivisione, non c’è felicità.
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Parole grosse, forse? Può darsi. Ma è proprio qui che entra in gioco il secondo articolo che esamineremo con calma la settimana prossima: quanto influiscono i Social Media nella nostra vita e nel nostro lavoro? Siamo realmente in grado di gestirli, sappiamo cosa significa gestire questo carico digitale che investe sempre più la nostra vita e conosciamo le conseguenze (anche nefaste, psicofisiche e non!) del nostro essere sempre più multitasking oggi? A voi la parola! :)