I rumors erano già accesi intorno all'argomento: Twitter ha rivisto al rialzo il prezzo delle proprie azioni per lo sbarco in Borsa a New York atteso per il prossimo 7 novembre, e il nuovo range annunciato è di 23-25 dollari, rispetto all'iniziale forbice di 17-20 dollari previsti nella documentazione presentata.
In questo modo, il valore dei servizi del social network potrebbero acquistare un valore fino a 13,6 miliardi di dollari. Emettendo sul mercato 70 milioni di titoli, infatti, il servizio di microblogging si posizionerà in questo modo sul Nyse con la possibilità di mettere sul mercato ulteriori 10,5 milioni di titoli, in base a quanto emerge dai documenti depositati alla Securities and Exchange Commission.
Dopo l'arrivo in borsa di Facebook nel maggio 2012, che aveva aperto con 38 dollari ad azione, è quello di Twitter quello più atteso negli ultimi anni e, mentre si commentano i passi verso la quotazione, già si parla polemicamente di "Instatwitter", un'unione delle caratteristiche dei servizi Instagram e Twitter, visti gli ultimi aggiornamenti rilasciati dal gruppo.
La modifica è stata fatta proprio nell'ottica dell'IPO, probabilmente mossa furba più che intelligente, che risulta come un occhiolino agli inserzionisti che in questo modo hanno più spazio, attraverso le immagini, per le campagne pubblicitarie, con netta gioia degli investitori.
L'ombra dell'esperienza di Facebook
Come se ciò non bastasse, altre critiche in atto, sempre sul confronto con l'andamento in Borsa di un anno fa di Facebook, riguarda il pericolo speculazione: dopo l'Ipo si rischia crollo come per Facebook l'anno scorso?
In sintesi, il business de "la settimana di Twitter" vede analisti non particolarmente entusiasti, investitori istituzionali meno scettici, considerati comunque ricavi raddoppiati (e perdite triplicate) ma anche le prospettive nel business pubblicitario, affari d'oro per le banche d'investimento che stanno orchestrando l'Ipo di Twitter e punto di vista degli utenti, probabilmente, per un attimo dimenticato.