Nel 1967 Stanley Milgram (1933-1984), un sociologo americano e uno dei più creativi psicologi sperimentali, s’interessò con particolare attenzione alla rete di relazioni interpersonali che uniscono i componenti di una stessa comunità.
In particolare Milgram propose un ingegnoso esperimento: inviò a 160 individui scelti a caso negli stati del Nebraska e del Kansas un pacco, pregandoli di inoltrare quello stesso pacchetto ad un suo amico residente a Boston. L'esperimento prevedeva una sola e semplice regola: i destinatari dovevano inviare il pacco ad un loro conoscente (nello specifico una persona che conoscessero sufficientemente bene da poterlo chiamare per nome di battesimo) che fosse "socialmente" quanto più vicino possibile al suo amico di Boston.
L’ipotesi formulata era che data una vasta rete sociale, ognuno dei suoi membri è connesso ad un qualunque altro membro tramite una catena più o meno lunga di relazioni intermedie. In particolare, Milgram scoprì che il pacco arrivò a destinazione passando anche solo da due mani. In media, però, ai pacchi occorrevano circa cinque passaggi di consegna per giungere a destinazione, da qui l'espressione "sei gradi di separazione" (che comunque non fu coniata dal Milgram ma solo negli anni 90).
Infatti, il lavoro di Milgram è stato ripreso in molti ambiti, tra cui il web: nel caso di Microsoft, ad esempio, è stato calcolato che i contatti sul suo (ormai desueto) Messenger sono mediamente separati da "6,6 gradi di separazione", mentre per Facebook sono stati calcolati in media 4 gradi.
Ma oltre ai gradi di separazione, il lavoro di Milgram è interessante anche in relazione al tempo che un messaggio impiega per viaggiare attraverso la rete (quindi per trovare il suo destinatario). Se nell'esperimento di Milgram un pacco impiegava dai 4 ai 10 giorni per giungere a destinazione, quanto velocemente è possibile attraversare la rete sociale prodotta dai nuovi media per trovare una specifica persona?
Oggi, grazie al lavoro di Alex Rutherford del Masdar Institute of Science and Technology di Abu Dhabi, possiamo dare una risposta. In particolare con il suo team ha dimostrato, seppur teoricamente, che ogni individuo è rintracciabile tramite i social media in appena 12 ore.
Lo studio proviene da un gioco-esperimento chiamato Tag Challenge, in cui l'obiettivo era quello di trovare cinque persone da cinque diverse città del Nord America e dell'Europa, sfruttando come unico indizio una foto segnaletica del soggetto, il nome della città di appartenenza ed il fatto che essi avrebbero indossato una specifica maglia legata alla sfida.
Rutherford e la sua squadra hanno vinto la gara individuando tre dei cinque individui in appena 12 ore.
"Abbiamo dimostrato che la separazione tra gli individui nella società si basa essenzialmente sulla capacità delle reti sociali di mobilitarsi in modo mirato, partendo da un semplice dato geografico."
In pratica, individuare una persona tramite i social network diventa semplice non perché vengono contattate molte persone, bensì le persone giuste attraverso opportuni incentivi. Saranno poi queste ultime tramite le loro reti sociali a fare il resto.
Questa è un'osservazione estremamente interessante, soprattutto per le implicazioni che potrebbe avere questo tipo di atteggiamento nel modo in cui i politici e le aziende potranno in futuro mobilitare il proprio consenso nelle reti sociali. Tutto questo, però, al netto dei falsi positivi (tantissimi) che esistono sui social network, tra profili falsi e doppie e triple identità, che non sono stati considerati da Rutherford nella sua analisi.