La scorsa settimana vi abbiamo parlato di quanto sia complesso impostare la propria job research partendo da Facebook e di come invece sia molto più produttivo utilizzare mezzi più idonei, come LinkedIn. Al contrario, Facebook potrebbe rivelarsi uno strumento estremamente deleterio per il vostro posto di lavoro, soprattutto quando decidete di condividere contenuti e pensieri personali con la vostra cerchia professionale.
Gli esempi in cui Facebook è costato il posto di lavoro sono molteplici, e spesso diversi tra loro, come dimostra anche la varietà dei casi emblematici presenti sul gruppo "Fired by Facebook", che conta oltre 500 iscritti.
Ecco quindi una serie di consigli utilissimi che potrebbero aiutarvi a non compromettere la vostra carriera a causa di un utilizzo scorretto del social network. Ci sarete riconoscenti, visti soprattutto i tempi che corrono! ;-)
1. Pensate prima di scrivere
Facebook è uno strumento per certi versi meraviglioso che ci consente non solo di restare in contatto con le persone lontane o di riallacciare rapporti ormai interrotti, ma anche di esprimere in poche parole un concetto o uno sfogo dopo una dura giornata, per ottenere dagli amici una parola di conforto.
Ma bisogna sempre tenere a mente chi abbiamo aggiunto in passato alla nostra rete di amicizie, e se quello sfogo possa quindi colpire (anche indirettamente) le persone che hanno accesso ai nostri contenuti. Chiamare il proprio capo "pervertito" o urlare ai quattro venti quanto si odi un compito che ci è stato assegnato, dimenticandosi di avere tra le amicizie il capo stesso o il collega che è in gioco con noi per quella promozione, può non essere un'idea grandiosa :-)
Bisogna stare molto attenti a ciò che si scrive, anche perché può bastare una semplice frase contro la propria azienda per portare ad un licenziamento per giusta causa. Così prevede, infatti, l’articolo 2105 del Codice Civile che obbliga un dipendente alla fedeltà alla sua azienda (ricordate il caso di Fabiola e Francesco?)
Quindi, prima regola per preservare la propria occupazione su Facebook: riflettere bene prima di rispondere alla fatidica domanda: "A cosa stai pensando?"
2. Non solo status
A farvi rischiare il posto di lavoro potrebbe essere non solo uno status pubblico, ma anche contenuti privati: foto, video, commenti possono infatti essere causa di licenziamento se si presta scarsa attenzione.
Ad esempio, portare in azienda un certificato medico ed essere taggati nella festa selvaggia della sera precedente, oppure inviare commenti offensivi (a persone magari facilmente irritabili) dal proprio ufficio e magari in orario di lavoro, possono diventare situazione di difficile gestione, soprattutto se tali contenuti dovessero arrivare agli "occhi sbagliati".
3. Utilizzate il pc aziendale con criterio
Chiaramente si tratta di una regola valida per tutti coloro che non sono community/social media manager, e che quindi nella loro attività quotidiana troverebbero complesso spiegare perché per calcolare i margini di vendita in una trattativa hanno avuto la necessità di fare un salto su Farmville.
Sappiate che per giustificarvi non basterà citare quelle ricerche di mercato che dimostrano come Facebook aumenti la produttività sul lavoro. Anzi, sono ormai sempre maggiori le cause di licenziamento legate a Facebook e Twitter perché sono sempre di più le compagnie che fanno sottoscrivere ai propri dipendenti dei veri contratti sulla policy per l'utilizzo dei social network in azienda.
Anche senza un vero contratto legato ai social network, bisogna andarci cauti. Sono molte le cause di licenziamento legate ad un utilizzo scriteriato della rete aziendale per più ore al giorno in assenza di necessità lavorative (cui ovviamente è direttamente legato l'uso scriteriato dei social network).
4. Occhio al contenuto
E' chiaro che nella nostra esperienza quotidiana su Facebook non parliamo costantemente del nostro lavoro. Gli argomenti di cui discutere sono tanti e vanno dalla politica alla religione, passando per lo sport. Alcuni però andrebbero evitati, soprattutto se nella nostra rete sono presenti i nostri capi o i nostri migliori clienti: esporre pensieri razzisti, ad esempio, non è un buon modo per dare una buona impressione di sé ai nostri più stretti collaboratori.
5. Tenete sotto controllo i "like"
I valori aziendali sono sacri. A volte possiamo non condividerli in toto, ma dobbiamo sempre pensare che sono quei valori, associati al nostro talento, che ci pagano lo stipendio. Quindi vanno sempre rispettati, anche con la nostra attività digitale.
I nostri "mi piace" su Facebook, quindi, potrebbero essere fraintesi da collaboratori e datori di lavoro che potrebbero cambiare la percezione che hanno della nostra persona.
6. Geolocalizzazione? No grazie!
A molte persone piace condividere con i propri amici di Facebook la propria posizione, magari associata ad un commento buffo sulla situazione vissuta o una recensione sull'ultimo ristorantino provato. A volte, però, la smania di far conoscere la propria posizione può portare a conseguenze non previste, soprattutto se nello stesso momento in cui dovremmo essere in ufficio o ad un appuntamento da un cliente il nostro capo dovesse imbattersi nel nostro check-in fatto nel bar alla moda dove c'è "un aperitivo da urlo!".
A pensarci bene, anche il nostro partner potrebbe non prenderla benissimo... ma per motivi diversi! :-)
Il problema dei social network in relazione alla tutela del nostro posto di lavoro è molto sentito, e lo dimostrano anche i tanti vademecum scritti sull'argomento. Particolarmente utile può essere, ad esempio, il libro dell'avvocato e docente universitario Marrafino Marisa, he in 160 pagine spiega "Come non perdere il lavoro, la faccia e l'amore al tempo di Facebook".
Alla base, però, al netto di tutti i consigli, i libri e le impostazioni sulla privacy, il vero segreto per difendere il proprio posto di lavoro da Facebook sta tutto in due semplici parole: buon senso!