Questo post è una libera rivisitazione dell'originale "Les consommateurs ne savent pas ce qu’ils veulent." pubblicato su Vanksen.
Brian Solis, esperto internazionale di social media management, parla di "Divario della percezione" tra i consumatori e le imprese, e avanza una teoria valida ed efficiente: "i consumatori non sanno quello che vogliono" che equivarrebbe a dire "le imprese non sanno capire i clienti".
Ipotesi possibile quella che reputa l'offerta troppo instabile e vulnerabile nel mercato attuale, ma in questa sede si critica soprattutto il ruolo delle imprese, arginate a conformate e passive lettrici delle esigenze dell'offerta. La questione, come posta da Brian Solis, mette sotto accusa le disattenzioni della marketing research per l'inabilità ad osservare, compenetrarsi coi clienti, dialogare col loro e sfruttare le potenzialità dei nuovi strumenti di analisi dei dati quantitativi.
Al vento tante teorie e schermi che hanno per anni celebrato i vantaggi del marketing relazionale e sociale.
Le aziende non hanno in realtà il tempo di interagire con i consumatori, un'attività fondamentale non ancora presa abbastanza sul serio dagli imprenditori che considerano produttivi altri settori. Non si trascuri il timore di incamminare sentieri audaci, una contromisura che penalizza in termini di proattività di vantaggio competitivo.
Il 76% delle aziende pensano di sapere cosa vogliono i loro clienti, ma solo il 34% effettivamente lo ha chiesto.
Più dell' 83% dei consumatori cerca occasioni e promozioni, ma solo il 53% delle imprese ritiene che questo sia ciò che i consumatori vogliono.
Il 45% dei marketers ritiene che i programmi di fidelizzazione siano importanti per i consumatori, mentre il 70% dei consumatori sui social network dice il contrario.
Affidarsi ai clienti, per quanto banale possa sembrare, è l'unico modo per rafforzare la posizione del proprio brand nel mercato e non basta raccogliere miliardi di informazioni che non saranno mai ascoltate. L'attenzione non è un azzardo e bisogna avere consapevolezza dell'infinita mole di stimoli che oggi il web e le potenzialità dei social network possono fornirci.
Non vi è crescita senza cambiamento e le potenzialità degli strumenti quantitativi del marketing risiedono nella capacità di poterne trarre buoni risultati in termini di qualità.