Intervistato.com è una piattaforma per interviste video in crowdsourcing sul modello del social journalism.
In altre parole è l'idea attraverso la quale chiunque può proporre chi intervistare e cosa chiedere, con lo scopo di diffondere la conoscenza partendo dal basso, ottenendo libera informazione.
Siamo riusciti a parlare con i genitori del progetto, che ci hanno raccontato meglio la sua natura e le sue strategie di attacco.
La nascita di Intervistato.com
Tutto parte nel 2011, quando si apre Social-Commerce.it, un blog di approfondimento a tema, dall'utilizzo dei social media nelle vendite e all'interno delle aziende, alle strategie per aumentare la fidelizzazione e l'engagement.
Qualcosa si interrompe dopo pochissimo, perché nell'affrontare la ricerca di risposte scientifiche (il blog nasce per l'esigenza di una tesi in Psicologia) sui comportamenti e le attitudini dei consumatori e sulle opportunità o le eventuali speculazioni verso il social commerce, nasce evidentemente l'esigenza di maggiore analisi dei contenuti.
Ciò che influenza i consumatori sono le informazioni che ricevono e che possono condividere con gli altri. Ma come le ricevono? E in virtù di quali meccanismi le condividono davvero? Intervistato.com inizia il suo lavoro e gli esempi delle cause che abbraccia sono già tanti.
Photo Credits: Stefano Leotta | @Stefigno [http://www.flickr.com/photos/mylife1/5824886501/in/set-72157626820495875]
Così Jacopo Paoletti e Maria Petrescu lanciano una piattaforma: si tratta di Intervistato.com. e attraverso di essa di affronta qualsiasi argomento di politica, economia, attualità e innovazione di rilevanza internazionale.
Jacopo, CEO e founder, ne è a tutti gli effetti l'ideatore, cura inoltre gli aspetti tecnici, di programmazione e di diffusione. Maria invece, co-founder, é il volto delle video-interviste, responsabile della registrazione, del montaggio e della pubblicazione di ognuna di esse.
(1) Cos’è il social journalism per voi? E perché Intervistato.com rappresenta una forma di crowdsourcing?
Il social journalism è una nuova forma di giornalismo, che consiste nella diffusione e nella fruizione di notizie e informazioni sui propri canali social.
Intervistato.com è basato sul concetto di crowdsourcing perché gli aspetti legati alla produzione dei contenuti sono legati alla partecipazione della community, dalla scelta dell'intervistato (è infatti possibile suggerire persone da intervistare attraverso l'apposito form), alla proposta di domande, ma anche la votazione delle domande di altri utenti.
In questo modo l'intervista si struttura sulla base di quello che gli utenti desiderano sapere, e che in seguito condivideranno con i propri amici e contatti sui social network.
(2) Prime collaborazioni e nuove forme dell’idea: StartupID e 10minuticon: come sono nate e soprattutto come pensate si evolveranno?
StartupID e 10minuticon sono due rubriche nate più tardi del format "tradizionale" da un'ora.
La prima in stretta collaborazione con il network degli Indigeni Digitali, con un occhio particolare alla realtà delle startup, sia italiane che non.
La seconda invece per la necessità di dare spazio a contenuti più brevi, legati magari a un settore o attività specifica, come foodblogging, fashion blogging, autori, attori e registi, giusto per citare qualche esempio.
La loro evoluzione molto probabilmente andrà nella direzione di una maggiore specificità e categorizzazione del contenuto, anche se per adesso non abbiamo pronostici.
Un novità recentissima riguarda poi la collaborazione tra la redazione di WildItaly e il TG Wild, con una rassegna satirica di alcune tra le notizie più interessanti della settimana.
(3) Per sintetizzare con qualche numero: quante interviste avete fatto in totale? E quanto share complessivo ottenuto fino ad ora?
Le interviste che abbiamo fatto e pubblicato sono 26 in formato tradizionale da un'ora, 16 StartupID e 8 della rubrica 10minuticon, con quasi 20.000 visualizzazioni su YouTube.
Ne abbiamo molte altre in arrivo, tuttavia, che potrete trovare sul sito già dai prossimi giorni.
(4) Quanto attribuite al successo di Intervistato.com rispetto alla sua penetrazione in rete tramite le attività di marketing?
Intervistato.com è su Twitter, Facebook groups e Fanpage, Tumblr, Vimeo, Youtube, Livestream, Storyfy, Followgram e Pinterest.
Ma non basta: collabora con Linkiesta, Agora Vox, Fanpage e Paper blog.
Il fatto che sia presente in maniera così capillare sia sui social media che su altri siti di informazione ha sicuramente portato un vantaggio in termini di visibilità.
E' anche vero, però, che il contenuto deve essere di qualità per essere considerato degno di essere condiviso, quindi i social network e le varie piattaforme che raccolgono le nostre attività sono solamente degli strumenti che facilitano la fruizione dei contenuti a coloro che intendono seguirci.
Non basta esserci, insomma, bisogna sempre proporre buoni contenuti. Il resto viene da sé.
(5) Infine, rispetto al servizio che fate con Intervistato Journalism Festival, come pensate si evolverà il business di Intervistato.com?
La nostra collaborazione con l'International Journalism Festival è nata solo qualche settimana fa grazie ad Arianna Ciccone, giornalista e fondatrice del Festival.
Insieme al team di IJF stiamo quindi organizzando una serie di brevi interviste con giornalisti italiani e stranieri, contenuti pillolari in attesa di #IJF12, legati naturalmente al mondo del giornalismo. Sono già online le prime tre, con Claudia Vago, Massimo Mantellini e Francesca Fornario, ma presto cominceremo a pubblicare anche interviste con giornalisti stranieri.
Una riflessione oltre il progetto Intervistato.com
Per quanto mi riguarda Jacopo e Maria hanno indovinato meglio di altri non solo i contenuti, ma anche il linguaggio per trasmetterli.
Quello di Intervistato.com è un focus molto forte, perciò, proprio su uno dei temi più scottanti: la fruibilità e il diritto all'informazione. Accompagnato da una qualificazione molto precisa, cioè l'aggettivo "libera", che designa quindi tra le righe il problema che rileva questa startup: l'informazione è filtrata ed è un bisogno sociale, alla base di qualsiasi altra attività, superare i meccanismi di dipendenza del dato informativo con la notizia che viene divulgata alle masse.
Che si tratti di un'idea italiana forse è anche meglio non specificarlo troppo, eppure non si direbbe che sia proprio un caso.