La saga sulle guerre intergalattiche più famose del mondo (ops, dell’universo 😉 ) è nata decenni di anni fa, eppure continua ad appassionare milioni di fan. Il suo fascino sembra immortale, destinato a non morire mai. Un pò tutti noi ci siamo ritrovati a citare scherzosamente la famosa battuta “Che la forza sia con te!”, magari il giorno prima di un esame, e fa sempre il suo effetto!
Forse è quello che hanno pensato gli ideatori di questo video, chiamando a raccolta una decina di attori molto conosciuti ed apprezzati, protagonisti di recenti successi al botteghino (tra cui ad esempio alcuni tra gli interpreti di “Una notte da leoni”), e facendogli reinterpretare in chiave decisamente ironica e grottesca alcune scene del celebre film. Lo scopo? Far conoscere al pubblico la causa di Stand Up 2 Cancer, un ente di beneficenza che raccoglie fondi per la lotta al cancro e lavora per creare consapevolezza intorno a questa importante questione.
Il filmato è simpatico e funziona…ma forse non ai fini sperati. La connessione con la lotta ai tumori effettivamente è un pò debole. E c’è chi ha sottolineato la curiosa corrispondenza temporale tra la pubblicazione di questo video e la distribuzione del Blu-ray di Star Wars.
Speriamo di no, o i fan di Lucas, già sulla linea di guerra per i continui rimaneggiamenti della piccola, potrebbero davvero rimanere delusi. La forza oscura non piace a nessuno!
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Elena Silvi Marchinihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngElena Silvi Marchini2011-09-20 17:00:102011-09-20 17:00:10Star Wars contro il cancro [VIDEO]
Navigo sul sito di Federico Mauro, art director di Fandango. Esperto di comunicazione virale, ha ideato e curato le campagne di XY, Habemus Papam, Qualunquemente e L’ultimo terrestre. Qualche giorno fa, ha portato a casa anche il premio come Professionista dell’anno al Premio Web Italia 2011.
Ok, mi sono convinto. Lo chiamo.
Federico, a guardare il tuo portfolio mi viene da pensare “finalmente qualcuno che crede nelle strategie virali”. Cosa rara in Italia: stiamo sperimentando ora quello che Hollywood fa da 10 anni. Ancora calma piatta o qualcosa si sta muovendo in questo campo?
In Italia, le nuove modalità comunicative, le tecniche che legano il prodotto cinematografico al marketing non convenzionale non sono particolarmente diffuse. Anche se a mio avviso, ci sono progetti appetibili, titoli e film dove si potrebbe davvero pensare a qualcosa di particolare, la maggior parte delle strategie legate al cinema segue un iter molto classico e consolidato. Ed è un vero peccato.
Io personalmente, e noi di Fandango, crediamo molto a questo tipo di impianto strategico. È un ottimo modo per dare ampio respiro ad un film, non legarlo solo all’aspetto promozionale e di lancio, ma costruirgli attorno una serie di elementi in grado di interagire con il pubblico, incuriosirlo e farlo divenire parte integrante di un progetto di comunicazione. Inoltre, è anche un ottimo modo per posizionare il prodotto in ambito commerciale. Si può ottenere, in termini pubblicitari, un valore enorme a un costo a volte irrisorio, o comunque minore rispetto le normali fasi delle campagne adv.
Io credo, però, che il non convenzionale abbia più una valenza editoriale, di contenuto, oltre che promozionale, grazie la quale è possibile creare suggestioni ed esperienze inedite e interessanti. Questo è il modo, ad esempio, in cui J.J. Abrams usa il virale per i suoi progetti.
Ti confesso che sarei rimasto deluso se non avessi citato Abrams!
Sai, il mio approccio è innanzitutto quello di una persona che ama il cinema: non parte dal marketing, ma dal film. Mi riferisco ovviamente ai casi che ormai sono letteratura, come The Blair Witch Project, fino, appunto, ai recenti lavori di Abrams. In questi casi il web non è stato usato con la consapevolezza di viralizzare il prodotto, ma è stato immaginato come una modalità narrativa totalmente nuova.
Pensiamo a Lost, a Cloverfield, a Super8. Le loro campagne di comunicazione consistono in indizi, elementi disseminati ovunque che tu raccogli e devi elaborare. Non sei parte di un prodotto che conosci, ma di uno che devi scoprire. Sono campagne chehanno un punto di vista e che delineano una dimensione di racconto. Questa è la novità, è un cinema interattivo, multimediale e transmediale. Come ho detto, il non convenzionale non deve limitarsi alla sola diffusione del prodotto, ma, al contrario, deve essere pensato come una nuova modalità della narrazione.
È a questo che ti sei ispirato per le campagne virali?
Assolutamente si, ho sempre cercato di utilizzare il potenziale del virale come una formula narrativa. Ovviamente, questo comporta la necessità di creare un contenuto specifico per la campagna, non più semplicemente di adattare ciò che si è già creato alle esigenze promozionali.
Per esempio, per XY, l’ultimo lavoro di Sandro Veronesi, è stata ideata una campagna di 6 mesi, un vero e proprio esperimento in cui per la prima volta si utilizzava il marketing virale per promuovere un libro. L’idea, semplicissima, era di creare una campagna di comunicazione riproducendo lo schema narrativo del libro. Il web, per la sua capacità interattiva e diffusiva, è stato uno strumento straordinario a supporto del progetto editoriale: abbiamo disseminato la rete di indizi, coinvolto il pubblico affinché li elaborasse, creato attesa sulla natura stessa del prodotto e offerto contenuti testuali inediti. Come fossero dei veri e propri extra. Intere pagine scritte da Veronesi, usate per le ricerche del libro, ma non inserite nell’edizione finale. Insomma, abbiamo dato vita alla storia di XY come se fosse stato un film e i risultati in termini di following e di copertura mediatica sono stati inaspettati.
Addirittura, la campagna di marketing ha in un certo senso condizionato il prodotto stesso: la copertina del libro è nata proprio dalle suggestioni create con il sito del film ed i booktrailer teaser. Dal sito alla copertina, e non viceversa.
Per L’ultimo terrestre è stato lo stesso? Come è nata la campagna?
La prima cosa che leggi in qualunque manuale di Sociologia della comunicazione è quello che accade con La Guerra dei Mondi di Orson Welles, un punto di riferimento per chiunque faccia questo mestiere ed anche, nel caso specifico, la nostra fonte di ispirazione. Nel giro di pochi giorni si è creato qualcosa di sorprendente. Il sito sugli Esseri di Luce, lanciato online qualche mese prima, aveva attirato l’attenzione, ma non aveva numeri particolarmente significativi. Era un prodotto fake che poteva, nel caso, interessare ufologi o gente appassionata e che serviva per l’aggancio con l’effetto-realtà.
La finta notizia del Tg3, invece, ha raccolto in un solo giorno 500mila views, è stata ripresa dai principali giornali nazionali (Aldo Grasso ne ha scritto in prima pagina) e ha persino valicato i confini nazionali, grazie ad un articolo del The Guardian sulla campagna virale.
La Fandango, per i suoi ultimi prodotti, ha puntato molto sul virale. Ci state prendendo gusto o è una strategia ben precisa?
Dipende dal film, non è una strategia a prescindere. Non usiamo il non convenzionale come un modello: diverrebbe, per definizione, convenzionale e non credo funzionerebbe. Credo che invece sia imprescindibile un legame con il tipo di prodotto. Il virale non lo crei ad hoc, ma è un qualcosa che il progetto deve avere nelle sue nervature, che si deve percepire e che poi va costruito, pianificato e coordinato. A questo proposito, ti anticipo che abbiamo almeno altri due progetti che usciranno a breve e che, a mio avviso, possono avere le chiavi giuste per un approccio di questo tipo.
Aggiungo un’altra cosa. Proprio per questa sua intrinseca capacità di feedback, di fare comunità, anche per l’uso delle piattaforme social oriented, il non convenzionale ci è servito anche per assumere un rapporto diverso con i tanti utenti che seguono i nostri lavori. Ad esempio, i trailer, così come i manifesti, le foto di scena e le informazioni relative alle nostre produzioni ed attività, vengono pubblicati in esclusiva sul nostro sito e sulla nostra pagina ufficiale Facebook prima di diffonderle a mezzo stampa o su altre piattaforme. A dimostrazione di un rapporto che intendiamo assumere come privilegiato con il nostro pubblico. Su questo, devo dire che la sensibilità della Fandango e di Domenico Procacci è davvero enorme. E frutto di scelte consapevoli che vanno nella direzione di una reale condivisione dei propri lavori.
L’altro elemento significativo è che non ci rivolgiamo ad agenzie di comunicazione esterne. La Fandango gestisce internamente (con la divisione Marketing e Comunicazione) tutto ciò che riguarda la promozione, il marketing e la direzione artistica dei libri e dei film. Questa è una cosa abbastanza atipica nel panorama italiano, ma credo sia ciò a permetterci di essere sempre a stretto contatto con il lavoro di produzione, di seguirlo in ogni sua fase e sviluppo: comunicazione, marketing e creatività diventano un aspetto integrato della produzione, non qualcosa che attiene solo alla fase di lancio o distribuzione. Ecco, questa è una cosa che consente di entrare davvero nel cuore di un film o di un libro.
Qual è il vantaggio in termini di comunicazione di una strategia virale e il valore aggiunto (se c’è un valore aggiunto) per il cinema italiano?
Credo che ci siano due valori fondamentali: innanzitutto, la possibilità che ha la campagna virale di funzionare indipendentemente dagli asset principali dei meccanismi di produzione. Può essere vincente sia per un film molto riconosciuto, con un grande cast, ma anche per una piccola produzione o un prodotto indipendente. D’altronde, è implicito che nel marketing virale ci sia la totale assenza della certezza di successo. Il tutto è anche molto fortuito, spesso casuale, ma in generale la comunicazione virale funziona se c’è un interesse concreto a sviluppare la campagna. Come ho già detto, viralizzare non è un aspetto meramente medotologico, non significa distribuire il materiale già prodotto, ma creare e diffondere nuovi contenuti, intercettando nuove suggestioni e stimoli.
Questo è il secondo aspetto da considerare: la trasversalità, la possibilità di unire differenti mezzi, capacità e modalità comunicative. Il sito del Partito du Pilo e degli Esseri di Luce sono stati fondamentali per veicolare i nuovi contenuti prodotti. Ovviamente, per questo è necessario l’intervento dell’autore, come Moretti [solitamente poco incline all’uso delle nuove tecnologie, nda] che per la strategia di Habemus Papam, realizza un film, lo trasforma in un gioco e lo pubblica integralmente online, gratis; o Veronesi che scrive pagine inedite e le regala agli utenti. È così che si riesce a far vivere il film prima che esca, e per lo spettatore appassionato, come me, è una cosa fantastica! Riuscire a vedere le scene inedite, ascoltare la colonna sonora, avere anteprime. Si riesce a raccogliere un pubblico attento, che ti segue e si affeziona.
È interessante notare che le campagne unconventional in Italia vengano realizzate perlopiù dalle case di produzioni minori o indipendenti. C’è una maggiore apertura verso le nuove forme di comunicazione o le indie non soffrono l’ansia da prestazione al box-office?
È una questione di mentalità e di come sono strutturate le società di produzione. Nel caso delle majors, il marketing è soprattutto legato all’aspetto distributivo, a campagne adv o affissione, spot tv e presenza nelle sale. Inoltre, considera che spesso gli aspetti inerenti la comunicazione sono curati da agenzie esterne. È ovvio che l’agenzia interviene solo in una fase successiva, quando il prodotto è già confezionato, limitandosi, quindi, ad adattare la strategia di comunicazione a quanto realizzato.
La logica è diversa quando sei parte integrante del progetto, ne segui la realizzazione, le riprese e cominci a mettere in relazione tra loro gli elementi. Bisognerebbe entrare nell’ottica per cui la comunicazione non è solo un momento di promozione, ma di creatività e costruzione che segue ed accompagna l’intero film. Poi, certamente, è fondamentale la fase di lancio.
Ovviamente, mi chiedo perché le majors italiane, avendo anche molti mezzi a disposizione, non attuino strategie di questo tipo. Non so perché, forse non ci credono o forse per loro gli impianti convenzionali portano comunque al risultato sperato. E a loro va bene così. Forse.
A proposito dello scenario italiano, durante il Premio web Italia, Michele Ficara Manganelli, Presidente di Assodigitale, l’Associazione italiana delle industrie digitali, ha affermato: “Correte all’estero. L’Italia non è un paese per startup digitali. Investire qui è inutile”. A rincarare la dose, Maurizio Sala, fondatore di TestaWeb, l’agency multimediale di Armando Testa, afferma: “A mia figlia di 6 anni dico sempre: non devi nulla a questo Paese. Vai lontana da qui”. Insomma, parole dure e crisi economica. Che idea ti sei fatto a proposito?
Conservando inalterata la stima per Manganelli e Sala e per la loro professionalità, non sono d’accordo con le loro riflessioni. Oltretutto, mi sembra strano sentir dire questo da chi è restato in Italia e ci lavora ancora. Se dovessimo riconoscere che andar via dall’Italia sia la giusta conclusione, sarebbe la definitiva sconfitta di questo Paese. Gli italiani sono ricercati ovunque nel mondo. Che non funzioni quasi nulla, che sia difficile fare sistema, fare impresa, che manchi una classe dirigente all’altezza di un Paese moderno e avanzato…questo purtroppo è vero; ma bisogna sentirsi legati al proprio Paese, al modello culturale e sociale su cui siamo cresciuti. Finiamola con questa demagogia che vede il successo o la realizzazione nel semplice “andare via e fare tanti soldi”. Non è una prospettiva che mi alletta, né che accetto. Probabilmente perché non mi hanno insegnato questo. E ne sono ben contento. Andarsene è la cosa più facile. La vera sfida è restare per fare il possibile.
Comunque, non voglio e non posso dispensare consigli. Mi ritengo una persona fortunata e per me, che vengo dalla provincia di Avellino, ogni traguardo raggiunto è ancor più un motivo di sincera soddisfazione. Ed al momento, ho il privilegio di vivere facendo quello che mi piace fare, ed è questa la cosa a cui chiunque dovrebbe aspirare. D’altronde, lo diceva anche Steve Jobs. Manganelli e Sala non me ne vorranno.
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https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Kojiro Sasakihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngKojiro Sasaki2011-09-20 16:00:062011-09-20 16:00:06Cinema e viral marketing secondo Federico Mauro, art director Fandango [INTERVISTA]
Nel rivedere queste finestre aperte ci possiamo rendere conto degli enormi passi avanti fatti negli ultimi 15 anni di Internet '>
Vi ricordate come erano le pagine dei siti? Un po’ come fare un ripasso di storia. L’infografica creata da Online University mette a confronto l’evoluzione di Internet negli ultimi 15 anni.
Qualche dato: il numero di utenti Internet in America è passato da 20 a 245 milioni e questi usano Internet in media 27 ore al mese (rispetto alla mezz’ora di quindici anni fa).
Ecco l’infografica:
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Simosokehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngSimosoke2011-09-20 15:30:462011-09-20 15:30:46L'evoluzione di Internet: 1996-2011 [INFOGRAFICA]
Non avere paura e fatti tastare i testicoli è ciò che ci dice Rhian Sugden, la bella bionda del video, testimonial per MCAC (Male Cancer Awareness Campaign), associazione che ha come mission quello di sensibilizzare il mondo maschile al tema della prevenzione dei tumori dell’apparato genitale.
Lo spot è stato realizzato dalla JWT di Londra in collaborazione con il fotografo/regista inglese Rankin, già impegnato in campagne per sostenere la lotta all’Hiv e la lotta al fumo/tabacco.
Lo scopo dello spot è quello di abbattere l’ embarrassment, l’imbarazzo degl’ uomini, in particolare la fascia comprese tra i 18 e i 35 anni, che vedono nella “tastazione” della loro intimità qualcosa di cui vergognarsi. Lo scopo della MCAC è quello di creare una cultura di prevenzione, creare una conoscenza dei sintomi perchè è fondamentale la tempistica quando si lotta contro mali di questo genere.
La MCAC organizza eventi nelle scuole, nelle università e in altri luoghi pubblici per diffondere la cultura della prevenzione, raccoglie fondi per sostenere le associazioni che come lei si battono in questo campo.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Kensakuhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngKensaku2011-09-20 15:00:352011-09-20 15:00:35Rhian si tocca, il video shock dedicato agli uomini [VIDEO]
È un periodo di grande fermento in Italia per quanto riguarda i format dedicati all’imprenditoria giovane, con soddisfazione da parte di molti. Non esiste ancora un report che ne descriva gli ultimi tre anni, a partire cioè dai cambiamenti finanziari internazionali, Così in attesa di riuscire a reperire dati spendibili, possiamo accorgerci della quantità improvvisa di eventi dedicati al sogno di realizzare la nostra Silicon Valley e fare una riflessione.
Dopo una stagione sicuramente viva, settembre 2011 si è aperto con una serie di notizie arrivate oltreoceano di giovani Italiani di successo e con eventi come la Frecciarossa delle Startup di pochissimi giorni fa, lasciando intuire come potrebbero essere i mesi futuri.
Dal 19 al 23 settembre a Milano prenderà vita un’iniziativa di Augmendy, la società che organizza e-festival e StartUp School: cioè il primo Startup Festival, presso la Mediateca di Santa Teresa.
Verranno realizzati check up aziendali, ovvero incontri con aziende al fine di illustrare come potrebbero svilupparsi le loro possibilità di gestione delle risorse, individuandone limiti ed opportunità e provvedendo, quindi, a momenti di formazione tecnica dedicati sia a sviluppatori che startup.
Ci si occuperà delle principali innovazioni tecnologiche in ambito Cloud, Mobile, Social e Gaming.
Basterà registrarsi sul sito per conoscere e prendere parte alle attività del festival.
Si legge che “StartUp Festival è un’occasione che vuole aggregare i principali operatori del settore, metterli a confronto tra di loro e a contatto con gli interlocutori esterni. Una location per eventi, pitch, one to one, incontri”. E “Perchè StartUp Festival? Perché l’Italia ha finalmente la possibilità di vivere il rinascimento digitale, con un’unica mission comune: lanciare startup web&digital che possano avere successo internazionale”.
“Essere uno startupper è quasi uno status symbol, ma la distanza che separa gli aspiranti startupper dal successo è lunga e costellata di errori che ne possono minare le prospettive. Di questo e di molto altro si parla nella tavola rotonda su “Il primo miglio”. Presenta così Francesco Inguscio, host organization insieme a Digital Magics, Setter, Microsoft, Ustation.it e Altratv.tv, Consorzio TOP-IX, Invitalia, Italiani di Frontiera,M31, Augmendy in collaborazione con SMW Glasgow e Berlin, Young Digitals, Setter, musiXmatch, Wind Business Factor + Mind the Bridge Foundation + Enlabs, Mindshare, Spreaker & Securo & Triddelsn e Consolato Generale Britannico.
Grandi nomi. Ma come faremo a distinguere quali sono i progetti che vogliono davvero sostenere l’imprenditoria italiana? Cosa dovremmo aspettarci da tutte queste iniziative? Io credo che i successori di scienziati, imprenditori e manager come Andrea Viterbi, Federico Faggin, Alberto Sangiovanni Vincentelli o Pierluigi Zappacosta, che sono alcuni dei numerosi esempi di big italiani che hanno lasciato il segno nella storia della Silicon Valley, debbano trovare qui le stesse possibilità per raggiungere quei risultati che hanno cambiato il mondo negli ultimi vent’anni.
Sarà possibile farlo lasciando che iniziative come Startup Festival restino discorso a parte rispetto all’ecosistema economico, che evidentemente non deve lottare soltanto per la ricerca di idee e investimenti?
No, occorre dire che questo vale solo una metà di quello che bisogna fare e trasmettere culturalmente. Per creare un ambiente ricettivo come la Silicon Valley occorrono generazioni di persone istituzioni. Per avviare un processo di sviluppo bisognerebbe intraprendere immediatamente una direzione diversa da quella che si sta percorrendo, senza troppi alibi o snobismi.
Per offrire opportunità di lavoro l’economia dovrebbe essere viva. Invece è evidente che a tutti i livelli si sta facendo molto per frenare lo sviluppo economico: occorrerà ammettere che questa situazione nasce dall’idea assurda secondo la quale è più importante salvare un posto di lavoro che crearne dieci. Ma per creare nuovo lavoro bisogna rendere più facile la distruzione di quei posti che non producono ma consumano risorse, interrompendo la capacità riproduttiva dell’ecosistema.
Al contrario un’invasione di buonismo si ostina a proteggere quattro posti di lavoro, senza considerare il danno che si compie impedendone la creazione di altri cento. Superando invece l’idea conservatrice protezionistica, l’Italia potrebbe finalmente concentrarsi non sulla ripartizione della torta piccola ma sulla creazione di una torta più grande.
Ciò sarà possibile solo se si cambiano le regole che controllano il processo produttivo, perché insegnare sviluppo mentre si lancia il messaggio che anche in Italia possiamo generare un codice riconoscibile, che anche noi, attraverso il gran numero di startup avremo la nostra Silicon Valley è un’enorme bugia. Così se non si innescano meccanismi sani, non è vero che si permetterà agli individui di puntare sulla creatività e motivazione per creare quella ricchezza di cui, poi, beneficerà tutta la società.
Quando è vero, essi sono soli e vanno via da questo Paese per fare altrove tutto ciò che in Italia non possono realizzare. Mentre aspettiamo di vedere cosa avrà generato lo Startup Festival, proveremo a capire quali dei protagonisti che ne faranno parte si collocano tra quei famosi quattro e quali altri, invece, tra i restanti cento. Così avremo, forse, le risposte alle tante domande che ci siamo posti fin qui per cavalcare, appunto, la predisposizione al Cambiamento.
Intanto l’invito che faccio agli startupper italiani è di essere spietati: siamo noi che traineremo l’economia e daremo senso allo sviluppo delle società.
Buon lavoro a tutti.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2011/09/startup_festival_in_salsa_italiana.jpg300400Shimoarikuhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngShimoariku2011-09-20 14:30:562011-09-20 14:30:56Startup Festival in salsa italiana
Il sistema di pagamento di Google ha finalmente visto la luce, ecco tutto quello che c’è da sapere.
Di Google Wallet si è tanto parlato, accarezzandone le diverse possibilità che avrebbe potuto offrire. Poi la doccia fredda, arrivata naturalmente dalle banche molto poco d’accordo a consegnare nelle mani di Big G un business di questo calibro. Ebbene, Google non si è fatto fermare nemmeno da questi problemi, e ecco il risultato!
Cose da sapere su Google Wallet
Attualmente, a poche ore dal lancio iniziale della piattaforma, il nuovo prodotto funzionerà solamente con le carte di credito Citibank / Mastercard, il primo circuito a essersi alleato con Google. Per sopperire a questa mancanza è stato creato un sistema di carte prepagate, di vari tagli, per raggiungere anche chi non dovesse possedere una carta abilitata. Google regalerà inoltre 10$ da usare con il sistema ai primi fortunati che potranno usarlo. I primi a godere di questa novità saranno i possessori di Nexus S, già equipaggiato della tecnologia adatta.
Altri circuiti del calibro di Visa e American Express si stanno muovendo e saranno disponibili nei prossimi mesi. L’obiettivo di Google è molto semplice, come ci fa capire Osama Bedier, responsabile Google Payments
“Nel futuro, il nostro obiettivo è far si che si possano aggiungere tutte le vostre carte di credito o simili a Google Wallet, così che possiate dire addio anche ai più grandi e tradizionali portafogli”
Come funziona?
Tutto molto semplice. Con un telefono Android nelle mani (ora solo Nexus ma in futuro è probabile che saranno tutti) verrà sfruttata la tecnologia NFC. Si tratta di un semplice chip in grado di stabilire una connessione sicura se molto vicino a dei ricevitori specifici, questo permetterà, avvicinando il telefono, di autorizzare transazione molto rapide. La diffusine di sistemi simili, come Paypass di Mastercard è già molto elevata, date un’occhiata ai link di approfondimento.
Il futuro dei pagamenti sarà Mobile?
Come vedete anche dalle immagini, la filosofia di Google è molto chiara: far diventare il device l’unico strumento da portarsi fuori casa. Aggiungendo poi un meccanismo già ben oliato come quello dei Deals, programmi fedeltà e offerte mirate sul territorio, forse abbiamo fatto un altro piccolo passo verso la fine dei contanti. Ipotizzando che un servizio simile possa diffondersi, vedremmo l’esplodere di moltissime possibilità per il Mobile e il Mobile Marketing e non solo: lo smartphone diventerebbe uno strumento non solo d’uso comune ma d’importanza elevatissima.
Con la stessa tecnologia e le stesse idee, sarebbe possibile eliminare anche i documenti d’identità, con tutti i benefici che ne conseguirebbero.
Tecnologicamente è possibile, ma culturalmente? La nostra e le prossime generazioni saranno pronte a abbandonare le banconote? Quali rischi nasceranno dal porre così tanta attenzione a un singolo device?
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Fukibarihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFukibari2011-09-20 14:30:282011-09-20 14:30:28Pagare con lo smartphone? Google Wallet è realtà
Jimmy Turrell è un illustratore di Londra, incredibilmente bravo a stupire la gente. Il suo lavoro si caratterizza per l’unione di stili differenti: collage fotografici e pittura digitale, colori che colpisco al primo sguardo, texture acquarellate e tratti decisamente fluorescenti.
Se i suoi vecchi lavori vi hanno colpito, sappiate che la sua ultima fatica – che ha impiegato ben sei settimana di intenso lavoro prima di vedere la luce – vi lascerà di stucco. Si tratta di un sorprendente lavoro che unisce grafica e produzione video, il tutto per il nuovo cd degli Yellowire, naturalmente stampato in edizione limitata.
Per l’occasione l’unica direttiva che l’artista doveva seguire era di non avere direttive, il meglio che un designer spera di sentirsi dire: libero sfogo alla fantasia ed un brief sintetico. Il risultato – che potete vedere con i vostri occhi – sono fustellati, inchiostri metallici e fluorescenti, sovrapposti nella stessa opera d’arte, per dare così origine uno strano mix che nasce dall’unione di due immagini.
Questo incredibile cofanetto, destinato a diventare un vero e proprio pezzo da collezione, è legato in modo indissolubile al video, anch’esso realizzato dall’artista londinese. In particolare, Jimmy Turrell è stato in grado di creare un’istantanea di ognuno degli oltre 60.000 frame che compongono il video. Un lavoro davvero enorme.
Il tema che si ritrova in questa straordinaria grafica è quello dell’introspezione e della riflessione circa le relazioni, sia passate che future, senza dimenticare il potere dell’unità e della famiglia. L’idea che sta alla base del lavoro dell’artista è un progetto emozionale, d’impatto, che metta bene in evidenza il carattere determinato e deciso della giovane band esordiente.
Della creatura di Jimmy Turrell, come già accennato, sono stati creati solo duemila esemplari che la band venderà esclusivamente online. La corsa per aggiudicarsene uno è già partita.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Kumikohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngKumiko2011-09-20 14:00:482011-09-20 14:00:48Nuova sfida per Jimmy Turrell: fondere design e video-grafica
Ammettiamolo: quando li vediamo dolcissimi e morbidissimi che si aggrovigliano tra di loro o che si fanno coccolare dalla mamma non possiamo fare a meno di adorarli: i gattini del web ci hanno letteralmente conquistati! Carini e divertenti i gattini, sempre più spesso inconsapevoli protagonisti di video virali, riescono ad attirare irrimediabilmente la nostra attenzione: non possiamo più fare a meno di loro!
Alcune aziende si sono accorte di questa nostra dipendenza e hanno colto la palla al balzo: una di queste è Bouygues Telecom, azienda telefonica francese, che con questo video afferma che se i suoi clienti amano l’alta qualità dei servizi, loro sono pronti a fornirla, se i clienti desiderano vedere i gattini in internet, loro sono pronti ad esaudire questo desiderio con un video da far girare on line. E lo affermano in modo decisamente esplicito! Il risultato?! Un video pieno di teneri gattini, che ci tiene incollati allo schermo e ci fa sorridere. Il soggetto del video è decisamente “unconventional”(come non sorridere di fronte al distributore automatico di sardine?! 🙂 ). Il video è ambientato, infatti, in un’azienda telefonica nel mondo dei gatti: i dipendenti sono gatti, i clienti sono gatti.
La Bouygues Telecom, già famosa per la sua attenzione e assistenza al cliente, ha fatto centro anche questo volta e noi utenti della rete innamorati di questi piccoli amici a quattro zampe ringraziamo soddisfatti! Miao!!!
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Kiokohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngKioko2011-09-20 13:00:152011-09-20 13:00:15Da Bouygues Telecom a chi ama i gattini sul web [VIRAL VIDEO]
L'azienda di elettrodomestici inserisce la tab "job" per cercare i manager di domani e per rendere più cool l'immagine di Whirlpool lancia una miniserie.
L’azienda di elettrodomestici con la sua nuova pagina Facebook “Whirlpool EMEA“ (Europa, Medio Oriente e Africa) sfrutta appieno quelle che sono le potenzialità dei social network, inserendo tra le altre una tab “job”. I fan possono quindi cercare le posizioni aperte, suddivise per tipologia e aree geografiche, e candidarsi.
Un’ottima iniziativa per coinvolgere i fan e offrire loro un contatto diretto con l’azienda. L’idea fa parte di un progetto più ampio nato con il nome di “I love whirlpool” volto a svecchiare l’immagine dell’azienda e renderla più cool e attraente per i giovani neolaureati in cerca di un’azienda dove poter esprimere le proprie capacità.
La pagina Facebook, recentemente premiata agli International Stevie Award come miglior pagina Facebook , è online da fine 2010 e nata proprio con l’intento di “incuriosire i manager di domani” e “avvicinare l’immagine dell’azienda a quella di Apple e Google”.
L’impresa è ardua ma la direzione è quella giusta, in chiave social e in modo nuovo, non per vendere un prodotto ma per comunicare un’idea.
Sempre per la pagina facebook è stato poi creato un canale youtube (e una tab) con una miniserire “Max up my cooking”. La prima serie di 10 puntate è ambientata a Milano e vede protagonista un ragazzo ventenne che racconta le sue avventure da single in cucina, con alcuni trucchi su come cucinare in modo veloce le sue “ricette”, naturalmente usando il microonde whirlpool. La miniserie internazionale, interamente in inglese come la pagina Facebook, è stata curata dall’agenzia varesina Addiction e seguirà presto una seconda serie ambientata questa volta a Barcellona.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00josukehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngjosuke2011-09-20 12:30:422011-09-20 12:30:42Whirlpool lancia una miniserie e cerca i manager di domani su Facebook
Ci sono progetti che danno una bella sensazione già al primo impatto, anche se subito non se ne capisce il senso. Poi, poco a poco, tutto quadra: sono idee inizialmente non capite perché fatte senza scopo di lucro, che non rientrano dunque nel nostro normale modo di ragionare incentrato sul binomio spese-ricavi.
Idee a loro modo vincenti perché rispecchiano reali bisogni e tendenze sociali, come la voglia di creare e diffondere rumors (grazie soprattutto ai social) e la necessità di non sentirsi mai soli. Rientra in questa categoria anche Two of Us, una divertente piattaforma sviluppata (con un sorriso, tendono a precisarlo) da The Barbarian Group.
Qual’è l’idea alla base? Semplice: scattarsi una foto via webcam e indicare la propria localizzazione. Il sito la accoppierà così a quella di una persona sconosciuta, legata a noi solo dalla volontà di farsi una foto divertente perché bisognosa di un sorriso. Il risultato? Un incontro molto particolare…
A noi il progetto è piaciuto e ha regalato almeno due sorrisi: uno per la foto scattata e un altro vedendo il malcapitato compagno di disavventure. E in un momento di grande crisi, corruzione, politica & veline, lo chiamate poco?
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Alberto Maestrihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngAlberto Maestri2011-09-20 12:00:052011-09-20 12:00:05Two of us, la piattaforma per scambiare sorrisi con uno sconosciuto
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