Google in Europa con la sua banda extra large

In occasione dell’evento New World 2.0, David Drummond, vice presidente di Google ha sorpreso tutti annunciando tra i prossimi investimenti l’obiettivo di coprire anche il vecchio continente con l’incredibile velocità di banda sfoggiata precedentemente negli States.

Forse non sarà piu una chimera navigare a 1Gps: queste le ambizioni di velocità di Google!

Tutta questa baraonda (qualora si verificasse) oltre a farci del bene per quanto riguarda la velocità di connessione scaturirebbe una vera e propria corsa ai ripari per le società concorrenti onde evitare di essere tagliate fuori dal mercato, questo vuol dire accessibilità alla super banda per tutte le tasche.

Ora a noi resta da chiederci questo: Google dove investirà soprattutto se avrà accesso ai 9,2 miliardi di Dollari promessi dalla Commissione Europea? Nelle regioni del Nord Europa dove i paesi sono già piu evoluti quindi la domanda di mercato sarebbe piu consolidata e concreta oppure dirompendo in un paese in ritardo (come il nostro) dove l’investimento si farebbe rischioso ma nello stesso tempo con potenzialità e margini di guadagno piu ampi?

Il processo di Rebranding nell’era del web 2.0 [HOW TO]

Il rebranding non è soltanto il rinnovo del logo o dei colori di un brand, ma è un processo a 360 gradi che coinvolge: percezione del consumatore, esperienza, qualità, aspetto, sensazioni, servizio clienti, ambiente retail e web, tono di voce della comunicazione, social network e tanto altro.

Le ragioni per iniziare un processo di Rebranding posso essere diverse: una fusione, un’acquisizione, un’immagine oramai datata, la conquista di un nuovo target oppure uno shift del core business.

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È anche vero però che distruggere completamente i valori del brand può destabilizzare i consumatori e provocare danni irreparabili. Occorre quindi considerare i bisogni e la mentalità del target prima di procedere. Spesso basta infatti una piccola evoluzione, magari un nuovo strato di vernice, per rinnovare e rendere nuovamente rilevante un brand.

Ciò che è importante come ci ricorda Luke Brassinga, capo dello studio specializzato in social media marketing Likeable Brands, è che “il vero rebranding comporta sempre l’aggiornamento dell’azienda in termini di obiettivi, messaggio e cultura”.

Cosa accade quando oltre ai tradizionali problemi si aggiunge la gestione dei social media?

La community online OPEN Forum® di American Express ha analizzato a tal proposito il caso di Savored, un sito di prenotazione ristoranti lanciato nel 2010 con il nome VillageVines, che ha saputo gestire al meglio il processo di “rebranding 2.0”.

Cambiare i vanity URL dei propri social

Su Facebook come non si può cambiare il vanity URL del profilo personale, allo stesso modo è vietato cambiare l’URL delle pagine con più di 100 fan (per rispetto degli utenti che hanno cliccato mi piace). Il team di Savored però era determinato a farlo ed è riuscito a contattare Facebook che ne ha compreso le ragioni e ne ha accettato la variazione.

Al contrario su Twitter è facile cambiare il “Twitter Handle” (lo username) sempre se il nuovo nome, nel nostro caso Savored, è disponibile. Cassie Lancellotti-Young, VP del Marketing in Savored e tutto il team optarono però per creare un nuovo username @Savored per non perdere tutta la storia di tweet di @VillageVines. E iniziarono ad utilizzare il vecchio account per indirizzare gli utenti verso @Savored illustrandone le nuove peculiarità (nuovi investimenti, presenza in 5 nuove città degli USA e una partnership con Zagat, sito user generated con valutazioni dei ristoranti).

Se invece hai un canale su YouTube? Purtroppo non si può cambiare l’account senza perderne tutti i video, i commenti e le views. Ma, come spiegato in questo video di Tim Schmoyer, è possibile creare un nuovo account che reindirizzi direttamente al vecchio utilizzando una maschera.

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Il processo di rebranding di Savored è stato graduale e rispettoso verso gli utenti di Facebook e Twitter e il suo successo è motivato dalle buone ragioni che c’erano dietro il rinnovo del brand, dall’aver saputo sfruttare il valore di VillageVines e l’attitudine psicologica favorevole dei suoi consumatori.

Oggi però è opportuno ricorrere al rebranding – un processo lungo, costoso e il più delle volte fallimentare – solo quando è veramente necessario e soltanto dopo un’attenta analisi dello stato del brand, del suo valore e della sua awarness.

Tutti gli errori di Facebook [INFOGRAFICA]

E’ stato lo stesso Mark Zuckerberg a dichiarare: “Il rischio più grande è non correre nessun rischio. In un mondo che cambia così velocemente, l’unica strategia che garantisca il fallimento è non correre rischi./The biggest risk is not taking any risk…In a world that changing really quickly, the only strategy that is guaranteed to fail is not taking risks.”

Quando si corrono dei rischi a volte va bene e a volte va male. Certo, nel suo caso i successi sono indubbiamente superiori ai fallimenti. Ma WordStream per una volta ha voluto guardare il bicchiere mezzo vuoto e ha realizzato un’infografica che riassume tutti gli errori e gli insuccessi di Facebook.

Dai problemi con la privacy, passando per la fine di Deals e Places fino ad arrivare al “Quit Facebook Day”: ecco a voi un viaggio nei momenti più bui del social network.

Che ne pensate di questa infografica? Qual è stato secondo voi l’errore più grave? Quale il più perdonabile? Fateci sapere!

Siri vs Furby, nuova sfida per il dispositivo Apple [VIDEO]

In rete stanno aumentando a vista d’occhio i video che mettono alla prova Siri, l’assistente vocale della Apple implementato nel nuovo iPhone 4S. Sappiamo che per ora il software è disponibile solo per la lingua inglese, ma non manca chi mette alla prova il dispositivo con altri idiomi, più o meno curiosi.

Stavolta è toccato al Furbish, lingua madre dei pupazzetti elettronici che spopolavano negli anni ’90: il loro è un linguaggio inventato, risultato della fusione tra derivazioni del cinese, dell’ebraico e dell’inglese; una ghiotta occasione dunque per divertirsi con Siri, la cui reale funzionalità è oggetto di molte discussioni ed ipotesi, soprattutto per quanto riguarda lingue diverse dall’anglosassone.

I fortunati possessori del giocattolo della Hasbro possono attendere l’arrivo di Siri in italiano e ripetere la prova. Chissà cosa ne potrebbe venire fuori!

Alpitour, il numero verde che salva dallo stress urbano

E’ tutta colpa di Saatchi & Saatchi se centinaia di impiegati stressati, liberi professioni annoiati, fidanzati “a contratto” e dottori turnisti hanno sperato in questo numero d’emergenza come via di fuga da situazioni opprimenti.

Ne avevamo già parlato in un nostro articolo che, a quanto pare dai numeri, ha attratto non poco la vostra attenzione. Ma non voglio fare la markettara (oggi) e vi spiego come si sono poi evolute le cose.

Chiamare l’ 800.96.05.68 è valso un bel viaggetto ai fiduciosi che non si sono lasciati trascinare dal dubbio e dal pessimismo. Ebbene si, le cose sono andate proprio così, se aveste chiamato voi probabilmente adesso non potreste leggere quest’articolo perchè troppo impegnati a farvi coccolare dalle acque Dominicane e invece no, siete incollati allo schermo a chiedervi perchè. Perchè non ho chiamato anch’io???? Forse non siete PER NIENTE STRESSATI!

Le cose sono andate esattamente così, l’ultima campagna di Saatchi e Saatchi per Alpitour ha colpito nel segno con un RAK, gli ormai noti random act of kindness. Non ne vorreste uno anche voi?

Intanto, se volete farvene un’idea a voi il video dell’accaduto!

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La storia dei videogiochi, dal bianco e nero ai colori [INFOGRAFICA]

Le prime grafiche, i bit, le evoluzioni con i milioni di colori. Le ricordate tutte?

Tutto cominciò nel 1958, con l’introduzione di “Electronic Tennis“: da lì in poi un susseguirsi di giochi, colori e console. Pong, Space Invaders, Sega Master System fino ad arrivare ai nostri giorni con il 3D tv.

Un’infografica “colorata”, con un tocco di storia che non guasta mai.

Servizio Pubblico: un programma social e in multipiattaforma

 

Gran performance del nuovo programma di Michele Santoro in termini di engagement interattivo e Social TV. Succede quando la tv esce dagli schemi del broadcasting generalista e si trasferisce in Rete.

Santoro ci aveva già provato con la diretta streaming di Raiperunanotte. Altri programmi italiani vengono ripetutamente twittati o hanno pagine Facebook, ma Servizio Pubblico è il primo programma in Italia che sfrutta tutte le potenzialità della Rete e dei social network.

Nella prima puntata andata in onda Giovedi 3 Novembre è riuscito ad attrarre uno share on line di dimensioni generaliste tipiche della TV: 3,6 milioni di contatti in streaming sul sito della Repubblica, il Corriere, il Fatto Quotidiano e il sito ufficiale. Inoltre, il programma è andato in onda sul satellite su Sky Tg 24 e i canali 100, 500 e 504, oltre a tutte le tv locali del digitale terrestre in cui ha raggiunto il 12% di share auditel.

La trasmissione incontra il web e sfrutta le potenzialità del passaparola e dei social media: la pagina della diretta sul sito è stata condivisa oltre 200mila volte, rilanciata da oltre 1000 persone su Twitter e da quasi 2000 su Google+.

Servizio Pubblico è l’erede di Anno Zero e nasce con l’idea di diffondersi viralmente su tutto il territorio nazionale e cerca di far questo utilizzando i maggiori SN. Oltre quindi ad una visione multicanale, è possibile visionare l’intera puntata del programma sul canale YouTube ufficiale di Servizio Pubblico.

Per quanto riguarda invece Facebook e Twitter, sono stati integrati completamente nel programma. Con Facebook, vi è la possibilità tramite il plug in sociale di commentare in diretta lo streaming del programma e consentire il confronto in tempo reale. Un altro tool utilizzato è Facebook Questions per fare tre sondaggi direttamente sulla fan page di Servizio Pubblico a cui hanno riposto più di 160 mila utenti. Due strumenti per raccogliere impressioni a caldo e favorire la partecipazione e l’interazione fra persone e persone, fra persone e il programma.

L’account Twitter, che ha raggiunto oltre 11.600 followers in pochi giorni, è stato fondamentale per la diffusione del programma, viste le proprietà del sito di microblogging di diffondere velocemente informazioni, frasi salienti, opinioni. Il programma è stato nella classifica italiana dei trending topic e anche l’hashtag #serviziopubblico è stato protagonista del social network cinguettante fino al giorno dopo. Certo le possibilità offerte da Twitter sono ben superiori, considerato come il social network dell’informazione per eccellenza, ma con un po’ più di genialità lo strumento potrebbe essere sfruttato al massimo.

Come noi Ninja avevamo già raccontato, il crowdfounding, basato sulla campagna “10 euro di tivvù“, ha fatto leva sull’emozione e il sentimento della mancanza di un servizio veramente pubblico nella tv italiana, ed è stato essenziale per la creazione del format: sono stati 100.000 i sostenitori che con le loro donazioni hanno permesso la messa in onda del programma.

Oltre ad essere il primo esperimento di fruizione crosspiattaforma, Servizio Pubblico detiene anche il primato per live streaming da I-pad e I-phone in Italia.

La visione del programma in streaming, la possibilità di commentare live, la partecipazione ai sondaggi e l’esito in tempo reale, le twittate, il video on line tutta la settimana … sono tutti gli ingredienti per una ricetta sociale di successo che crea un’esperienza emotiva, relazionale, partecipata, pubblica e democratica.

Il progetto multipiattaforma di Servizio Pubblico può davvero rivoluzionare il sistema della comunicazione tv?

Burger King si rifa il packaging

Il contenuto sarà sempre lo stesso, e quindi non aspettatevi che io lo mangi (ma de gustibus, comunque). La confezione invece sarà molto meglio della precedente a quanto pare.

L’illustratore Newyorkese David Iglesias ha realizzato la grafica per il nuovo packaging di Burger King, commissionato dall’agenzia Crispin Porter + Bogusky (direttore creativo James Dawson-Hollis, art director Mike del Marmol). Come vedete, l’illustrazione è un misto di richiami vintage e modernità, resa molto più pulita dallo sfondo bianco. L’obiettivo era minimizzare l’uso del copy ed aumentare l’appeal in modo trasversale su tutti i mercati. A me piace tantissimo, e a voi?

La Scotiabank a Toronto  con la campagna notturna "you're richer thant you think" a metà tra social marketing e beneficenza creativa utilizzando strumenti di editing digitale

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Fluxe per Scotiabank, una notte da artisti a Toronto

Il marketing contemporaneo, qualsivoglia sia lo scopo ultimo della pubblicizzazione, travalica spesso generi e modalità di espressione, rendendo molte campagne una sorta di laboratorio trans-mediale in cui vi è una sorta di fusione tra partecipazione attiva e target, tra svariati mezzi di comunicazione dal cui intreccio scaturisce un “prodotto” originale.

L’esempio in oggetto questa volta è la campagna a cura della Scotiabank di Toronto, in Canada, che durante l’ultima notte bianca ha dato vita a Fluxe, un progetto che potremmo definire di crowd-editing o crowd-sourcing assolutamente unico.

Partiamo da un video introduttivo, nel quale viene mostrato l’evento in sé e che ci accingeremo a descrivere in seguito.

Le schermate dei primi secondi fanno da apripista al racconto vero e proprio dell’esperienza, fornendo gli elementi di base della campagna “sei più ricco di quel che pensi”; la sequenza vera è propria è anticipata dalla domanda retorica su come la penseremmo se ci fosse data la possibilità di dare vita ad una qualsiasi forma d’arte dai nostri apparecchi hi-tech (smartphone & tablet N.d.R.) senza la stipula di un contratto o il download di una applicazione, semplicemente connettendoci ad un indirizzo web e da lì dare spazio alla nostra fantasia.

La risposta, come ovvio, è fornita nel seguito del video in cui ci viene mostrato l’allestimento in Scotia Plaza di un enorme schermo digitale, il palcoscenico reale/virtuale sul quale prenderanno vita le creazioni dei passanti.

Sebbene i prodotti che vediamo susseguirsi sullo schermo siano frutto del disegno libero sui dispositivi di ciascun utente, le texture di riferimento sono frutto del lavoro di una equipe di artisti di alto profilo, dal candidato all’Oscar Alex Kurina, passando per un grande del collage come Lorenzo Petrantoni alla fotografa e regista Zara Holloway, tutti impegnati a fornire al pubblico una base creativa sulla quale produrre i propri elaborati.

Ma l’intento della manifestazione non termina con la messa sullo schermo della animazioni in 3d in presa diretta. Ogni immagine, infatti, è stata salvata e caricata sulla pagina facebook della manifestazione Fluxe, creando un album apposito volto all’acquisizione di “likes” sulla pagina stessa, al fine di incentivare l’istituto di credito alla donazione di 1 dollaro per ogni mi piace in favore della Afcy, associazione che si impegna per lo sviluppo culturale per le popolazioni disagiate.

Twitter e il fenomeno della compravendita di follower

Su Internet ormai si può comprare praticamente tutto: anche interi pacchetti di follower per il proprio account Twitter.
Avevamo già parlato dell’acquisto del fan di Facebook (vedi: “Il fenomeno della compravendita dei fan su Facebook“).

Pare che sia altrettanto facile comprare follower per il proprio account Twitter: anche in questo caso basta andare su Google o anche su eBay e diversi siti saranno pronti ad accontentarvi.

La maggior parte di questi offre pacchetti di follower (dai 200 al mese, ai 1000 o 2000 al mese, o ancora 300 al giorno) in forma di abbonamento  a pochi dollari al mese (dai 5 ai 25$), come testimonia il sito tweetisgood.com.

Altri siti invece propongono forme di vendita più dirette: Purchasetwitterfollowers.com offre infatti pacchetti di 1000, 2000 e 5000 followers che saranno aggiunti all’account Twitter desiderato nel giro di pochi giorni.

Come questi due siti  ne esistono tanti altri e come avrete già notato lo scopo del sito è subito dichiarato già nell’url.

Ma perché qualcuno dovrebbe comprare followers, quando può farcela da solo?

Il fenomeno è del tutto comprensibile. Pensate ad esempio ad un’agenzia di comunicazione che ha pochi follower su Twitter. Sicuramente avremmo l’idea che non sia poi tanto brava a fare il suo mestiere, viceversa una con tanti followers da l’impressione  di essere di fronte ad una agenzia con una certa esperienza.

Un politico con tanti follower è quindi seguitissimo, avremmo l’idea di un personaggio che è a contatto con le persone, diverso da tutti gli altri politi (anche se poi magari ha pochi tweet); viceversa un politico con ”solo” poche centinaia di seguaci è un provinciale.

Un’azienda seria pronta ad ascoltare i suoi consumatori è quella seguita da migliaia di followers, e se tante persone seguono quella marca, deve essere per forza una buona marca.

Questa idea generale che un account con molti follower sia popolare e rispettabile e quindi degno di attenzione, può indurre tanti e non solo aziende, agenzie e personaggi noti , ma anche singoli individui a comprare pacchetti di follower senza che loro debbano a loro volta seguire qualcuno.

Quindi comprare followers potrebbe avere due obiettivi secondo me:

– incrementare il numero di followers.

– poter ”parlare” ad un audience maggiore.

Il primo punto può essere spiegato in questo modo:

– numero di followers come indicatore di credibilità e forza dell’account.

– incrementare il numero di followers per attirare altri seguaci.

Chi ragiona in questo modo, non ha capito Twitter.

Su Twitter non è importante quante persone ti seguano o quante persone tu segui a tua volta, ma è importante seguire gli utenti secondo i propri interessi e personalità, instaurando un legame onesto con i consumatori. Bisogna saper conquistare i clienti.

Questo comportamento è dettato da una logica errata che parte dal presupposto che bisogna esserci per esserci, come se i social media fossero una moda, una vetrina dove fare a gara a chi ha più fan o più follower, magari con accout falsi. Non trovate? Qual è la vostra opinione?