Hai mai viaggiato con Street Mapper di Citroen?

Dopo l’ampio successo in tutta Europa con più di 5 milioni di visitatori, il programma di intrattenimento online “Street Mapper” prosegue con CITROËN DS3. La rivista online che in stile video documentaristico mostra le ultime tendenze e la vita culturale delle grandi capitali europee raccontate da designer, stilisti, artisti locali che possano meglio di altri mettere a fuoco la “urban culture” della loro città, reinventa il concetto di guida urbana e permette ora agli utenti di visualizzare i contenuti collegati a ogni episodio, cliccando sul video stesso.

Per questa nuova stagione, questo “web magazine” segna il suo ritorno a Parigi con nuovi ospiti come il designer Jean Charles de Castelbajac e una tecnologia inedita, il “Meta Tag”, che permette allo spettatore di entrare nel cuore del video, divenendo parte attiva della nuova avventura con l’interattività di questa tecnologia.

Street Mapper

A bordo di CITROËN DS3, gli ospiti della trasmissione “Street Mapper” partono alla ricerca delle ultime tendenze e fanno scoprire agli spettatori la vita culturale delle grandi capitali europee: Parigi, Londra, Berlino, Brussels, Barcellona e Roma.

Fedele all’immagine di CITROËN DS3, con la sua personalità distintiva e seducente grazie al suo stile innovativo, “Street Mapper” ospita personaggi appassionati dalla cultura urbana che condividono il loro sguardo su Parigi e guidano gli spettatori nei loro luoghi preferiti.

Nei prossimi due episodi, Abdel Bounane, capo-redattore del magazine “Amusement” e Jean Charles de Castelbajac, creatore francese che veste gli artisti della scena internazionale, rivisitano la capitale del lusso e della moda, al volante di CITROËN DS3.

Made in Italy by blogger

In attesa di poter vedere i nuovi episodi di “Street Mapper” con particolare attenzione al nuovo ospite della tappa romana, è possibile infine seguire la nuova iniziativa di Citroën Italia dedicata a CITROËN DS3 e denominata “Antiretro & CO”. Attraverso la modalità dell’intervista doppia, Citroën chiederà a blogger ed esperti italiani di cool hunting, moda e lifestyle, ma anche di web, di raccontare la propria visione del concetto “Antiretrò – Fare qualcosa di nuovo!” nel proprio ambito tematico.

Conclusioni

Devo constatare che l’ azione intrapresa dalla casa costruttrice francese è un ottima strategia  di comunicazione in quanto si rivolge ad una precisa istituzione che muta costantemente: la città con i suoi differenti modi di vivere e di “essere cultura“. La città rischiano di omologarsi di e con loro la cultura urbana, se non fosse per la continua riscoperta di antichi/nuovi valori, tradizioni -anche tra etnie diverse-  che differenziano una città dall’altra.

I brand che “abitano” la città, sono direttamente responsabili della cultura che loro apportano all’interno dei network creativi e della vita socio/culturale che quotidianamente respiriamo: solo un costante approccio all’ascolto  dei nuovi trend  in modo responsabile e partecipativo, permetteranno loro una più facile integrazione tra brand e cittadino e diffusione di cultura carica di “sensocivico.

Mi piace concludere con una citazione di Susan  Langer “L’arte ha le sue proprie leggi che sono leggi di espressione“, comportamenti di culture che si riversano nella società in eclettici mash up di arte e creatività urbana. Infine e non per ultimo: mi piace pensare a viaggiare tramite l’ascolto di guide urbane generate dal connubio tra User Generated Content , videomaker, cool hunter e blogger!

Blog

Sito

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'Drug addicts on Facebook' è un esperimento di ikgebruik.nl, un’organizzazione indipendente (senza finanziamenti pubblici), che si occupa di fornire informazioni adeguate per i tossicodipendenti. Con questo esperimento vogliono capire se i social media possono aiutare la ri-socializzazione dei tossicodipendenti.

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Su Facebook per combattere la tossicodipendenza

Drug addicts on Facebook‘ è un esperimento di ikgebruik.nl, un’organizzazione indipendente (senza finanziamenti pubblici), che si occupa di fornire informazioni adeguate per i tossicodipendenti. In questo esperimento vogliono capire se i social media possono aiutare la ri-socializzazione dei tossicodipendenti. Insomma vogliono capire quanto “sociali” sono i social media.

L’esperimento, nato in collaborazione con la branding agency olandese Lemz, nasce dalla consapevolezza che molti tossicodipendenti si ritrovano soli, in quanto a causa del proprio problema hanno rovinato i rapporti con tutte le persone care.

Monica scrive nel suo profilo di Facebook (traduzione in italiano):

Ciao, mi chiamo Monica.

Sono una tossicodipendente che vuole smettere di fare uso di droghe.

Mi faccio di eroina e cocaina da due anni ormai. A causa della mia tossicodipendenza ho perso tutto e tutti. Amici, famiglia e conoscenti, nessuno vuole più essere associato a me. Sono stanca di vivere in questo modo, ecco perché voglio smettere.

È davvero dura smettere di fare uso di droghe, perché non ho nessuno (a parte altri tossicodipendenti) che mi possa supportare o aiutare in questo momento difficile.
Ecco perché sto cercando persone che mi vogliano seguire, aiutare o supportare su Facebook. So che devo fare molta fatica, ma forse, in questo modo, sarà un po’ meno difficile. E forse questa volta ci riuscirò. Quindi per favore diventa mio amico e aiutami a smettere di fare uso di droghe.

P.S. Non avere paura! Se decidi di diventare mio amico potrai sbirciare nella mia vita quotidiana (con un massimo di due post al giorno). Non ti chiederò MAI dei soldi o cercherò di incontrarti di persona. L’unica cosa che ti chiedo è un’amicizia online.

Speriamo che quest’esperimento possa davvero aiutare Monica e che possa risultare utile per chi ha gli stessi problemi. Ad oggi Monica ha più di 700 amici su Facebook. Trovate la sua pagina qui, se anche voi volete incoraggiarla.

Questo è il video della sua richiesta di aiuto:

Grazie a Giuliano Nicolucci per la segnalazione. Ricordate che anche voi potete segnalarci iniziative, progetti o news interessanti, cliccando su segnala una news!

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Anche Mercedes entra nel mondo della realtà aumentata

Con molta probabilità il 2011 sarà l’anno della definitiva consacrazione della realtà aumentata. Non solo per gli appassionati ma proprio “tra la gente”.

Nell’anno passato ci sono stati i primi segnali di inserimento verso il segmento mainstream, con gli esempi di Q8 e Benetton.

Il nuovo anno comincia con Mercedes, la casa automobilistica che propone la brochure degli accessori in AR. Dal comunicato stampa si legge: “On-line e in distribuzione il nuovo catalogo Accessori Originali e Collection firmato dalla prestigiosa casa automobilistica. La collezione è proposta quest’anno con un’inedita integrazione. Quattro pagine del catalogo sono state sviluppate infatti con l’innovativa tecnologia.

Ecco un video di presentazione:

Inoltre, nella brochure c’è scritto anche che (sempre da gennaio 2011) sarà disponibile nell’Apple Store un’app per iPhone. Vedremo!

L’applicazione web è stata realizzata da OnScreen Communication.

Amnesty International, Human (is not a) machine [AMBIENT]

In occasione dell’International Migrants Day, tenutosi lo scorso 18 dicembre, Amnesty International ha portato in evidenza le disumane condizioni lavorative degli immigrati sud coreani.

L’agenzia che si è occupata dell’azione di ambient è la Supernormalvoice di Seul.

Di fatto molti immigrati entrano in Sud Corea con la speranza di poter lavorare e cambiare vita, ma i datori di lavoro li trattano come se fossero delle macchine dimenticandosi di rispettare i diritti umani.

Grandi scatoloni (in cui erano stipate in realtà delle merci) raffiguravano all’esterno, a figura intera, degli uomini intenti al lavoro con dicitura nera HUMAN MACHINE e timbro rosso IMPORT. Gli slogan della campagna: We are migrant workers not imported machines, Migrant workers are also human beings, sono molto significativi e d’impatto.

Vuoi Vincere 10.000 Dollari in APPS? [Mobile Trends]

Ninja Promo Image - Contest Apple 10.000.000.000 Apps

Quasi a salutare la nostra grande Settimana del Mobile e il nostro corso in Social Media e Mobile Marketing, mamma Apple ci regala un contest in cui mette in palio una Carta Regalo iTunes dal valore di 10.000 dollari (per partecipare non serve avere l’iPhone o l’iPad), per festeggiare i 10 miliardi di apps scaricate dai iDevice della Mela in tutto il mondo.

Partecipare

Vai su l’Apple Store, puoi trovare una app veramente indimenticabile da farti vincere diecimila dollari, per chi non ha l’iPhone e l’iPad c’è un apposito modulo, dove tutti possono partecipare inserendo i propri dati (limitato a 25 partecipazioni per persona al giorno)!

Nuove Strategie

Proprio quando stavamo studiano le strategie degli store e avevamo letto la notizia cheAndroid sorpassa iOS Apple per il mobile advertaising secondo Millenial Media.

dati vendita adv su mobile - Apple iOS vs Android

Ecco svelato lo scenario che ha portato Apple a creare con iAd una propria piattaforma di mobile advertaising per contrastare Google-Android con AdMob.

Questa è una fase di grandi cambi di strategie prima delle prossime novità. In America solo da poche settimane è possibile avere l’iPhone e scegliere l’operatore (prima era un’esclusiva AT&T) e a febbraio arrivano  iPad2iPhone4GS.

Perché questo Contest?  Cupertino ci comunica che le Apps sono della Mela!

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Playbutton: quando la spilla torna di moda, ed ha anche l’MP3

Alzi la mano chi non ha mai avuto una di quelle spillette colorate che qualche anno fa andava di moda attaccare sulla camicia o sul giubbotto, e poi ai nostri tempi si sono spostati sugli zainetti e, ancora più recentemente, sui cappellini in stile hip hop.

Quando sembrerebbero passati di moda, arriva il colpo di scena che non ti aspetti: i Playbutton. Il claim della compagnia è:

“Perchè ascoltare solamente un disco quando puoi anche indossarlo?”

In 4.5 centimetri di acciaio, la classica spilletta insomma, è stata inserita una memoria USB la cui capacità potrà variare da 100 a 250 MegaByte, che conterrà un solo album. La copertina dell’album tra l’altro sarà stampata direttamente sulla parte anteriore della spilla, mentre sul retro si troveranno i comandi di riproduzione, volume ed equalizzatore più un’entrata standard per jack da 3.5mm, che servirà sia per le cuffiette che per la ricarica della batteria via USB (che avrà un’autonomia di circa cinque ore).

L’unico inconveniente è che la memoria sarà read only, non si potranno cioè aggiungere contenuti, a meno che l’etichetta discografica non decida di aggiungere qualche contenuto scaricabile. Moltissime band indipendenti e piccole etichette ci stanno già facendo un pensierino. Il prodotto dovrebbe arrivare entro fine febbraio e sarà disponibile ad un prezzo variabile dai 20 ai 30 dollari.

Senza dubbio il Playbutton potrebbe determinare l’esplosione di una vera e propria moda, anche se forse bisognerà limitarsi a portare con sè pochi album, a meno che non si voglia andare in giro pieni di spillette in tasca o sui vestiti.

Critiche e commenti negativi sui social media: vi spieghiamo come gestirli [REPUTATION MANAGEMENT]

Critiche e commenti negativi sui social media vi spieghiamo come gestirliC’è una relazione stretta e diretta tra la capacità di mantenere una presenza efficace sui social media e quella di saper gestire commenti e critiche online.

Molte volte, non sapendo cosa fare a riguardo, la persona o il team incaricato di gestire le conversazioni online Continua a leggere

Eden 2.0: I Subsonica vi fanno ballare!

Se la vostra mente già sta viaggiando verso ipotetici paradisi virtuali, beh, fermatela prima che sia troppo tardi: non è di questo che si tratta. Dietro tale sigla si nasconde infatti la nuova iniziativa Viral dei Subsonica, che hanno voluto stupire fan e utenti della rete in occasione del tour che avrà inizio il 31 marzo a Pordenone.
Avete presente il videoclip della canzone “Eden”, ultimo singolo del gruppo che ha fatto da apripista al nuovo album?
Per creare il concept di tale video, “Don’t stop the Dance”,  Luca Saini ha coinvolto sì i musicisti, ma anche persone qualsiasi, performer, ballerini di strada o fan della band, invitandoli a scatenarsi di fronte alla telecamera e a ballare il proprio pezzo preferito. Il materiale risultante è stato poi montato e sincronizzato al brano Eden, realizzando il clip.

Eden 2.0 altro non è che la prosecuzione naturale di questa idea, la volontà di creare una “versione completamente interattiva e democratica del clip di Eden attraverso l’aggregazione di video di Youtube”.  A tale scopo è stata creata una piattaforma web, nata da un’idea di Alessio Granata e progettata e sviluppata da DeeMo e Tommaso Neri: eden.subsonica.info.

Per partecipare bisogna registrare un video mentre si balla sulle note del brano che si preferisce, caricarlo su YouTube e taggarlo con la tag: ed3n2. La piattaforma riconosce il video, caricandone i primi 20″ ed utilizzando sempre la canzone Eden di sottofondo. Il risultato è un video ipoteticamente infinito, e completamente user-generated.
Al termine della visualizzazione ogni utente ha la possibilità di introdurre il link di YouTube del proprio contributo; di ogni versione ottenuta si potrà avere uno specifico da pubblicare e condividere. Per tutte le informazioni, consultare il sito ufficiale: www.subsonica.it


L’iniziativa sta riscuotendo un discreto successo, rivelandosi un ottimo modo per coinvolgere i tanti fan del gruppo, o semplicemente chi ha voglia di giocare e non prendersi troppo sul serio.  YouTube è già invasa da clip di ogni tipo, con risultati senz’altro divertenti…e a volte un tantino grotteschi 😉
E voi, avete già scelto la vostra colonna sonora?

Wi-fi libero? si, forse…chissà! La situazione in 5 tappe [DIRITTI DIGITALI]

Nella giungla della vicenda ‘wi-fi libero’, proviamo a ricapitolare cosa è fin qui accaduto.

Prima tappa: il milleproroghe

29 dicembre 2010: il decreto ‘milleproproghe’ – Decreto Legge n. 225 del 2010 – Gazzetta Ufficiale n. 303 – non proroga ulteriormente gli obblighi previsti dall’art. 7 del decreto legge 144 del 2005 – convertito nella legge 155 dello stesso anno – il cosiddetto decreto Pisanu, recante Misure urgenti per il contrasto del terrorismo internazionale – e all’art. 2, comma 19 dispone che :

All’articolo 7 del decreto-legge 27 luglio 2005, n. 144, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2005, n. 155, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 1, le parole: «fino al 31 dicembre 2010, chiunque» sono sostituite dalle seguenti: «fino al 31 dicembre 2011, chiunque, quale attivita’ principale,»;
b) i commi 4 e 5 sono abrogati

Il comma 4, per intenderci, è quello che prevedeva il monitoraggio delle operazioni dell’utente e l’archiviazione dei relativi dati, nonchè le misure di previa acquisizione dei dati anagrafici degli utilizzatori di postazioni internet pubbliche non vigilate o punti di accesso ad internet wi-fi.

Il risultato, in un qualsiasi altro paese, avrebbe dovuto portare alla caducazione immediata delle norme non prorogate in relazione alle attività in esse indicate, con la conseguenza di liberare i gestori (e di conseguenza gli utenti) delle attività che offrono la connessione wi-fi in modo ‘non esclusivo’, ossia coloro che non esercitano attività di internet point, ma offrono la connessione internet come servizio accessorio all’attività principale.

Se non fosse che…

Seconda tappa: i decreti collegati.
…come spesso capita, al decreto Pisanu sono collegate una serie di normative di grado inferiore, nel caso specifico alcuni D.M.- decreti ministeriali – tra cui quello del Ministero dell’Interno del 16 agosto 2005, che ha ad oggetto le misure di preventiva acquisizione di dati anagrafici dei soggetti che utilizzano postazioni pubbliche non vigilate per comunicazioni telematiche ovvero punti di accesso ad Internet utilizzando tecnologia senza fili, ai sensi dell’articolo 7, comma 4, del decreto-legge 27 luglio 2005, n. 144, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2005, n. 155.

Alcuni hanno suggerito la possibile sopravvivenza di tali decreti collrgati: personalmente, ritengo che una volta abrogata/caducata la norma di rango superiore cui il D.M. in questione fa riferimento, le norme ad essa collegate, che siano collocate più in basso in quella che noi giuristi chiamiamo ‘gerarchia delle fonti’ (che altro non è che una sorta di ‘scala gerarchica delle norme’, con la Costituzione in cima, ovviamente), cessino di esistere. E qui è evidente sin dal titolo che il D.M. fa riferimento esplicito all’art. 7, comma 4, del decreto Pisanu.

Di certo, sarebbe comunque auspicabile una posizione aperta ed esplicita anche su questo punto. Anche perchè c’è poi la …

Terza tappa: la conversione.

…che non ha ovviamente nulla di religioso, ma è semplicemente quel procedimento che rende definitivo un decreto legge – che è un atto provvisorio e urgente adottato dal governo: il decreto legge ha una validità di 60 giorni, durante i quali viene presentato alle Camere per la conversione in legge. Ecco l’ altro passaggio delicato: la conversione in legge può essere fatta con modifiche. Quindi, dovremo comunque attendere la legge di conversione per essere certi del contenuto del comma 19 e della definitiva scomparsa delle norme del Pisanu.

Ma sarà devvero così. Non necessariamente, visto che…

Quarta tappa: il Ministro Maroni e il suo staff.
…certi che la diffusione del wi-fi libero possa creare problemi alla sicurezza nazionale, il Ministro Maroni ed il suo staff starebbero lavorando, secondo quanto si è appreso nella giornata di venerdi 14 gennaio dal Corriere della Sera che ha riportato la notizia , a ‘soluzioni tampone’
(riporto tra virgolette, esattamente come il giornalista del Corriere), onde evitare che la situazione possa creare un (a quanto pare inaccettabile) vuoto normativo.
Si parla già del probabile inserimento di meccanismi di controllo più blandi (registrazione tramite sim card, che ha il limite dalla nazionalità che ben conosciamo, o tramite carta di credito).
Ci chiediamo, però, se non sia semplicemente il caso di emulare quando si fa in altri paesi, dove il wi-fi, pur totalmente liberalizzato, non si può dire che abbia prodotto una maggiore attività terroristica.

Personalmente, ritengo più probabile che le temute attività illecite vengano perpetrate utilizzando strumenti (software ed hardware) di certo non disponibili in luoghi pubblici, e, probabilmente, anche al riparo da occhi indiscreti.

Quinta tappa: e il povero gestore?

Questa settimana è stata la domanda più ricorrente: ammettiamo che qualcuno commetta un illecito collegandosi dalla postazione internet di un bar/locale con wi-fi liberlizzato, dove, quindi, il gestore non ha l’obbligo di registrazione… come potrà difendersi il povero gestore, che non gestisce un internet point ma, semplicemente, mette a disposizione della propria utenza una postazione internet?

Diciamo una cosa, innanzitutto: non avere un obbligo non significa che non ci siano dei comportamenti ‘opportuni’. Spesso tra il lecito e l’illecito, come tra il dovere e la facoltà esiste uno spazio di comportamento più o meno libero, rimesso alla nostra capacità valutativa. Probabilmente, un semplice sistema di autenticazione con credenziali (username e password), mediante carta di credito, per esempio, e un sistema di tracciamento delle connessioni potrebbe essere opportuno in ogni caso, sì da consentire al povero gestore almeno la dimostrazione dell’utilizzo della connessione da parte di altra persona, anche se non identificata. Difficile, in tal modo, che il gestore possa essere riconosciuto responsabile di un ilecito non commesso.

Domande?

Non so a voi, ma a me la situazione ha fatto nascere molte domande.

Per esempio, sarà affascinante vedere se nelle pronunce della giurisprudenza una connessione aperta potrà mai configurare, nel caso l’attività compiuta tramite essa procuri un danno a terzi, una ipotesi di ‘danno da omessa custodia’ (è quello che provoca chi ha l’obblico di custodire una cosa, e non lo fa): al momento, nessuno norma esplicita obbliga il gestore alla custodia della stessa, ma, anzi, le previsioni normative – ed escludiamo sempre gli internet point – parlano di postazioni ‘non vigilate’, il che dovrebbe escludere tale ipotesi. Ma, come abbiamo visto e come questa vicenda insegna, spess il Italia quello che dovrebbe essere chiaro non lo è.

Potrebbe, poi, essere anche un buon punto di partenza per esaminare giuridicamente la pratica del piggybacking di un accesso internet, simile nelle dinamiche, e oggetto di controverse interpretazioni, molto differenti da paese a paese.

Allo stesso modo, sarà interessante verificare quali accorgimenti adottati dai gestori delle connesioni saranno considerati ‘liberatori’, ossia non consentiranno l’attribuzione al gestore stesso, in quanto titolare della connessione, dell’attività illecita eventualmente commessa dal cliente utilizzando una postazione internet libera.

Sempre nella stessa ottica, sarà forse giunto il momento di ragionare anche sul differente trattamente previsto dall’art. 99 del decreto legislativo 259 del 2003, il cosiddetto Codice delle Comunicazioni Elettroniche, che, al comma 5, disponendo l’istallazione di reti di comunicazione elettronica ad uso privato, dispone che essa debba essere effettuata “per proprio uso esclusivo”.

E le vostre domande?

Mi sa che i punti interrogativi non sono solo questi.

Scrivetemi a morena(at)ninjamarketing.it: di queste ed altre problematiche inerenti i diritti digitali parleremo insieme ogni martedi mattina.

Foto di Wolly66 – Fonte Flickr – Licenza CC-by-nc-sa

Apps Economy: le strategie negli apps store [Mobile Trends]

La grande  settimana del Mobile ci ha già regalato ottimi post e in attesa del corso più innovativo dell’anno in Social Media e Mobile Marketing parliamo di uno degli elementi più interessanti del momento: Apps Store e App Economy.

Sempre più grandi e sempre più conosciuti, accompagnano ormai quotidianamente la vita dei possessori di smartphone,  Ma allarghiamo lo sguardo. Quella degli store sta diventando sempre più una logica consolidata piuttosto che una possibilità, quanti sono online?  Facciamo una breve carrellata prima di arrivare al sodo.

AppStore e Android Market

I due giganti, non c’è bisogno di nessuna presentazione, si sfidano a colpi di download e numero di app disponibili, uno semplice e minimale, l’altro del tutto degno dell splendore di casa Apple, per ora sono i dominatori dell’aspetto app.
Ovi Store

E’ lo store di Nokia, creato appositamente per servire solo i terminali della casa produttrice che non  ha ancora adottato Android su nessuno dei suoi smartphone. Propone,oltre la possibilità di download, alcuni sconti periodici.
Samsung apps

Lo store della Samsung inspiegabilmente non supporta Android, equipaggiato su due dei suoi terminali di punta. Il sito infatti è rivolto a tutti gli altri smartphone prodotti, mentre ad Android sono state lasciate letteralmente le briciole, ovvero una piccola App preinstallata sui terminali che al momento conta disponibili solo una trentina di app.
LG Store

Sebbene sia dedicato solo ai terminali di LG, questo store ha delle caratteristiche interessanti. Avrà accesso a tutte le applicazioni in modo gratuito, come è meglio spiegato più sotto. Android è presente, in quanto alcuni terminali di LG lo equipaggiano.

Tim e Vodafone

Si tratta di due store generalisti, funzionano per una vasta gamma di terminali. Mentre Vodafone ancora si limiti a “consigliare” alcune app, tim ha un portale più evoluto, con offerte, possibilità di commentare e valutazioni. E’ tutta un’ altra storia invece l’attenzione estera a questi temi, un ottimo esempio è T – Mobile

Amazon Android App Store

Ancora non è disponibile per il grande pubblico, sta  raccogliendo applicazioni dagli sviluppatori e sarà disponibile “Later this year”. Si occuperà principalmente di Android, strutturando però il servizio in modo simile all’ app store di Apple. Sulla carta fa paura, vedremo cosa effettivamente uscirà sul mercato.

Quali sono le differenze fra questi store?

La reale differenza è il sistema operativo servito, ogni store risponde all’esigenza dei prodotti a cui è affiancato, fanno eccezione solamente l’Android Market,  per natura non associato ad un unico tipo di terminale, e il Samsung App store che incomprensibilmente non supporta Android, uno dei suoi sistemi operativi di punta.

Chi si distingue?

L’unico store che si distingue dagli altri è lo store di LG, costruito per tenere gli utenti online sul sito e sullo store, attraverso un sistema a punti. Tutte le applicazioni messe a disposizione da LG sono infatti gratuite, ma è necessario possedere un certo livello per poterle scaricare (dunque un certo numero di punti). Fra le app, oltre a quelle normalmente scaricabili a prescindere dai punti, vi sono molte scelte che normalmente sarebbero a pagamento, rendendo appetibile la raccolta. Cosa da più punti? Naturalmente inserire i propri dati e accedere al sito almeno una volta al giorno. Non mancano gli sconti periodici, ricalcando il sistema di Itunes. L’unico difetto? E’ disponibile solo per i telefoni LG.
Dunque LG per ora è l’unica che ha lavorato  sul concetto di uno store differente, dando come valore aggiunto opzioni interessanti rispetto anche allo stesso Android Market. Se possiamo azzardarci a pensare che la logica degli Store sarà predominante nei prossimi tempi e accettato il fatto che i device  cambiano con il tempo passando di conseguenza sempre più in secondo piano rispetto le app, cominciamo forse a vedere un primo margine d’evoluzione: tutti possiedono le applicazioni ma come le distribuiscono?  Basterà la semplice disponibilità del download in futuro o gli utenti richiederanno e dunque si rivolgeranno agli store in grado di “dare di più”?
Ottime domande per i professionisti del corso Social Media e Mobile Marketing, puntate i browser su questo link, per approfondire ulteriormente!

Amazon scenderà in campo e non passerà inosservata

All’orizzonte invece si sta delineando quella che potrebbe essere la chiave di successo in questa sfida a colpi di Download. Rimasto “a guardare dalla finestra” fin ora, Amazon si prepara a lanciare il proprio AppStore. Questo significa per i developer l’accesso ai moltissimi clienti della famosa piattaforma, e , di certo, guai per l’ Android Market di Google, che non stupisce più ormai, nemmeno dopo il recente restyle.

La sfida a Google è diretta

Sembra che Amazon abbia ben imparato dall’esperienza di Apple e di Google e offrirà infatti il controllo qualità su ogni app assieme a tutti i vantaggi dell’android market. Questo nuovo Store infatti proporrà tutte le caratteristiche positive viste fin ora, con il grande vantaggio di non essere legato ad un particolare device, il che genere maggiore libertà di fare business legato principalmente alle app. Sulla carta sembrano in arrivo diversi guai per Google e Amazon fin oggi, di battaglie ne ha combattute molte. Staremo a vedere quale sarà la risposta e se Amazon riuscirà a dominare questo nuovo mercato.
Un colosso dell’ Ecommerce si è mosso verso l’app economy, in futuro, avranno ancora senso gli store “dedicati” ad un solo tipo di device, soprattutto quelli più statici, o si andrà verso la moltiplicazione dell’offerta con tutto ciò che ne consegue?

Quanto pesa il settore video-ludico?

Sarebbe inoltre interessante capire il peso del mercato videoludico, prodotti che costituiscono una grossa fetta percentuale dei prodotti resi scaricabili dai vari store (attorno al 20% di tutte le applicazioni) , sia a pagamento che gratuiti.  Possono portare maggiore successo ad uno store?

La spinta del mobile non si è limitata solo alle app o  ai videogame, sul web è stato lanciato sia il Chrome Web Store, ancora in fase embrionale ma pieno di interessanti programmi, sia la possibilità di avere direttamente il software originale di Apple in digital delivery, direttamente dal loro sito, senza dimenticare il grande esempio di Steam, che ormai da anni domina il mercato videoludico su internet. La filosofia del Mobile rivoluzionerà nel 2011 il mondo dei consumi come ci suggerisce il nostro Kunai e forse i risultati si vedranno prima di quanto ci aspettiamo.

Molte domande in questo post, cosa ne pensate voi? Aspettiamo tutti i vostri commenti!