Chi sono gli Indigeni Digitali? Intervista a Fabio Lalli

Come ninja e come cool hunters siamo sempre interessati alle communities ed all’innovazione connessa al digitale.

Per questo siamo costantemente in contatto con gruppi e protagonisti del cambiamento per restituirvi un po’ del fervore e delle idee che animano il nostro Web e che, spesso, si traducono in eventi e situazioni concrete.

Oggi dunque vogliamo presentarvi la tribù di Indigeni Digitali: chi sono e com’è nata questa idea?
Ne parliamo con uno dei fondatori, Fabio Lalli.

1) Ciao Fabio, vuoi presentarti al nostro clan?

Ciao a tutti i Ninja prima di tutto. Classe 1977, geek! Da oltre 10 anni mi occupo di ICT. Ho lavorato per diverse aziende dalla consulenza, alla sicurezza ai system integrator e spaziando su progetti eterogenei: ecommerce, erp, crm, business intelligence, info security management e social media. Ho acquisito una buona esperienza nell’analisi, progettazione ed ottimizzazione di processi, sistemi, architetture ed applicativi web e mobile.

Sono appassionato di comunicazione e marketing. Nel tempo libero bloggo, twitto, comunico, telefono, programmo, navigo, cerco, penso e  innoveggio.

Ovviamente faccio tutto contemporaneamente. Qualcuno mi definisce startupparo compulsivo.

2) Chi sono gli Indigeni Digitali?

L’indigeno digitale, secondo noi, è colui che vive il digitale in tutti i suoi aspetti: crea le nuove applicazioni, testa e approfondisce le nuove tecnologie, ricerca continuamente nuove soluzioni tecniche, partecipa attivamente alla conversazione in Rete, sperimenta ed applica nuovi strumenti, aiuta chi manifesta interesse per la tecnologia, mette a disposizione degli altri indigeni il proprio know how, le proprie capacità ed il proprio network. E’ pronto al confronto e alla discussione. L’Indigeno Digitale si riconosce nei valori dell’Etica Hacker.

Detto tutto questo chi, tu mi chiederai, in pratica chi sono realmente… Semplice, sono tutti studenti, neo laureati, professionisti, dirigenti, startupper di tutte le età, appassionati di tecnologia e social media.

Secondo me anche tu lo sei… un Ninja Indigeno Digitale 🙂

3) Com’è nata l’idea di Indigeni Digitali?

Qualche anno fa, assieme ad un ristretto gruppo di amici organizzavo serate nelle quali si discuteva di argomenti più o meno tecnici, semplicemente per il gusto di confrontarci e discutere di tematiche tecnologiche. Insomma una cricca di nerd. Da questi incontri è maturata l’idea che sta alla base del nostro network e che ha preso ufficialmente forma a febbraio del 2010.
Insieme a David (@ingidavidino), Antonio (@zepod), Giuliano (@giuliano84) e altri abbiamo allargato il gruppo e successivamente disegnato il logo ufficiale: un indigeno con due orecchini, 4 penne arancioni.

Le quattro penne sono i valori principali degli indigeni: passione per il digitale, voglia di confrontarsi, saper ascoltare e predisposizione alla condivisione. Il gruppo ha iniziato ad incontrarsi con cadenza regolare sperimentando di volta in volta un format differente dai precedenti: c’è stato l’aperitivo, nel quale non viene definito alcun focus e l’argomento principale è conoscere persone, e l’Ignite, nel quale ciascun presente espone progetti e casi di successo avendo a disposizione unicamente 20 slides da consumare in soli 5 minuti. Per i prossimi proveremo anche altri format: uno di quelli che vorremmo utilizzare e che abbiamo sperimentato con una cerchia ristretta di persone è quello che io ho chiamato MashupDrink, nel quale persone con competenze diverse affrontano temi e tirano fuori ipotesi di progetto e collaborazioni, presentandole agli altri nella stessa serata.

4) Quali sono le vostre attività principali?

Il network è nato con l’obiettivo di confrontarsi e condividere esperienze, casi di successo ed insuccesso, avere un parere tecnico e una soluzione in momenti critici e non, e bersi un bicchiere di vino dopo una giornata di lavoro chiacchierando di bit e byte in modo rilassato. La nostra principale attività è proprio questa: generare un punto di incontro e di confronto tra professionisti e tecnici che vogliono interagire, collaborare e creare opportunità, sia online che offline.

Da questo stanno veramente nascendo delle opportunità, delle startup e per alcuni degli sbocchi lavorativi. Baby20.me, Ibiqi.com sono progetti che stanno nascendo proprio da gruppi di Indigeni che si sono conosciuti durante gli aperitivi.

5) Che sviluppi prevedi nel futuro di indigeni Digitali?

Beh prima di tutto mi auguro che la “filosofia” degli indigeni digitali si diffonda molto più di quello lo è già oggi: c’è bisogno di un bel po’ di sana cultura digitale e partecipazione affinchè ci sia un futuro di innovazione.

Per quanto riguarda gli Indigeni noi ci stiamo muovendo in più direzioni. Prima di tutto abbiamo una nuova organizzazione territoriale e questo ci permetterà di avere dei riferimenti locali in ogni città e che potranno gestire ed intensificare il numero di aperitivi ed incontri. Anzi, colgo l’occasione per fare un primo appello: se pensate di poter attivare un network nella vostra città e volete portare un po’ di filosofia indigena, parliamone! Mi trovate on line.

Stiamo inoltre programmando delle lezioni e alcuni interventi nelle università per entrare in contatto con gli studenti e fare da ponte verso il mercato e le aziende.

Infine ci stiamo muovendo per dare supporto alle startup. Sempre più spesso sentiamo parlare di Venture Capitalist e investitori, che certo sono importanti per una startup, ma noi siamo dell’idea che ai giovani nuovi imprenditori, serva una forte mentorship che li instradi e gli dia metodologie e strumenti per poter migliorare il modo di lavorare. Questo noi possiamo farlo, perché nel network ci sono persone che hanno già fatto imprisa e possono condividere la loro esperienza.

Insomma mi avevi chiesto un’intervista, ma è venuto un mega post! 🙂 Grazie a tutti i Ninja per la disponibilità e lo spazio di questa intervista. A presto, magari facciamo qualcosa insieme no?

Grazie a te Fabio e a tutti gli Indigeni!

E voi ninja cosa ne pensate?

Apps Politics vs Public! Le migliori da scaricare per iPhone e iPad

In Gran Fermento

Per i preparativi del corso di Specializzazione di Politica 2.0, noi della redazione mobile, abbiamo catturato per voi in un’intervista uno dei politici più innovativi: Nichi Vendola (nel post T&TMobile). Dopo i segreti delle app usate per i suoi iDevice, abbiamo qui discusso la comunicazione politica 2.0 in salsa social e viral. Ora vi riveliamo la sua app appena rilasciata:

C'è un'Italia Migliore

I politici italiani a portata di tasca

In questo articolo vi proponiamo una panoramica su come la politica in Italia approccia le strategie offerte dai nuovi territori della mobile-experience. Il confronto, come leggerete, è davvero interessante!

Nel Bel Paese spesso le cose accadono proprio come nell’immaginario cinematografico che ci è stato cucito addosso. Alla Peppone & Don Camillo style, le campagne elettorali si fanno ancora su carta, la piazza è stata solo sostituita dall’arena televisiva, gli strilloni si avvalgono al massimo di YouTube. Eppure qualcuno c’ha provato!

In materia di elezioni, il Ministro alla Pubblica Amministrazione e Innovazione – e beh, non poteva essere altrimenti – per la sua candiatura come sindaco di Venezia nel 2010, ha presentato un app per tutti gli iDevice, BrunettaSindaco. Il tentativo non gli ha però valso la vittoria.

Il Partito della Libertà non è rimasto a guardare e ha appunto pensato di agire nella nuova direzione, da qui l’eBook free per iPhone e iPad, Governo del fare. Unico aspetto interattivo dell’app è che si può rispondere ad un sondaggio sui risultati del governo Berlusconi. Il maggiore partito dell’opposizione, il Partito Democratico, ha un’applicazione non ufficiale, iPD, mentre gli altri partiti mancano all’appello.

Dalle fila dell’opposizione si è proposto in prima persona l’onorevole Luigi de Magistris: lo trovate su App Store con l’agenda dei suoi eventi e i suoi commenti.

Sul fronte movimentista non poteva mancare l’app di Beppe Grillo, che da tempo predica la rivoluzione web dal suo blog (il più seguito d’Italia): BeppeGrillo.it.

Eccovi le Apps citate dei partiti e dei personaggi politici:

iPD Partito Democratico ItalianoGoverno Berlusconi: Il governo del fare (applicazione ufficiale) BRUNETTA SINDACOde MagistrisBeppegrillo.it

… e la Pubblica Amministrazione

Sempre il nostro Brunetta nel 2010 ha inaugurato MiaPA, l’applicazione per trovare gli uffici della Pubblica Amministrazione più vicini e dare un giudizio sul servizio. Ma come nella realtà, l’iter delle burocrazie è sempre complicato: prima occorre scaricare l’app Mobnotes, un local -based social network – un Foursquare all’italiana per intenderci – disponibile per Ovi Store, Vodafone 360, Android Market e Apple Store e poi si accede al servizio. Qui i link per i diversi download.

Per fortuna si vedono piccoli passi dalle prime app sviluppate per le istituzioni pubbliche e politiche:

iPatentei-MiBAC Cinemai-MiBAC Top 40iClicLavoro

apps delle forze dell’ordine:
iCarabinieriPolizia di Stato.it

apps dei due parlamenti:
iParlamentariEuroparlamento24

Twitter per un mondo migliore: 140 giuste cause [CASE STUDY]

Come stanno evolvendo le dinamiche della comunicazione sociale nell’era dei social network? Come i social network possono riuscire a rendere davvero protagoniste 2 parole chiave per i cittadini, come fiducia e trasparenza?

Lo vediamo subito con alcune case histories di “Social Good” dove Twitter, oltre ad essere il mezzo attraverso cui si propaga una campagna sociale e si coinvolgono le persone, è diventato esso stesso l’artefice di grandi campagne, che non sono solo sociali, ma anche molto “social” 🙂

HOPE 140

Hope140 è un progetto web che declina il social media marketing a favore delle buone cause e dove Twitter diventa un vero e proprio “strumento di speranza”. L’hashtag (la parola chiave) di questa campagna, #betternow, indica proprio che i miglioramenti che ciascuno di noi può fare in favore degli altri vanno attuati..ora!

La campagna viene sviluppata con un sito web al cui interno troviamo il video di presentazione di Hope140.

Ma c’è di più. Perchè di fatto Hope140 altro non è che un hub di piccole e grandi campagne per il sociale. Si va dal The Trevor Project, per la prevenzione dei suicidi di giovani omosessuali, agli aiuti per l’ancora attuale emergenza ad Haiti, fino al problema della Malaria nel mondo.   Hope140, inoltre, applica la sua filosofia del #betternow anche alle piccole organizzazioni che si occupano di buone cause. All’interno del sito, infatti, è stata creata la Room to Read, una sorta di stanza virtuale in cui si possono leggere le migliori pratiche di utilizzo di Twitter per le organizzazioni non profit.

1 BILLION HUNGRY

Realizzata dalla McCann Erickson di Roma, 1 Billion Hungry, con il pay-off “I’m Mad as Hell”,è una campagna nata per far leva sull’opinione pubblica per portare all’attenzione (concreta!) dei governi il problema della fame nel mondo. Un miliardo di persone al mondo soffre di fame cronica. Un Jeremy Irons molto arrabbiato ce lo dice nel video realizzato per il progetto.

Anche in questo caso Twitter è, insieme a Facebook, uno degli strumenti privilegiati per il coinvolgimento delle persone. Nel sito, infatti, è stata lanciata una raccolta firme a livello mondiale da portare successivamente ai potenti del pianeta affinchè si attivino per cominciare a ridurre progressivamente il problema della fame. Su 1billionhungry.org è possibile vedere la mappa con il numero di firme raccolte per ogni Paese del mondo. Firmando si riceve una password che permette di visualizzare quante persone hanno firmato l’appello grazie a noi. L’account Twitter raccoglie quasi 5000 followers e l’indicatore numerico del sito ha superato i 3 milioni di firme raccolte. (Ma sono ancora troppo poche! E voi, avete firmato?)

Underheard in New York

Underheard in New York è un progetto nato dall’idea di 3 stagisti dell’agenzia pubblicitaria BBH: Rosemary Melchior, Robert Weeks e Willy Wang. Ai 3 giovani è stata lanciata la sfida di pensare a un modo creativo per fare del bene..in modo che si ottenesse molta visibilità! E questo è il risultato del loro lavoro: un progetto per dar voce ai senzatetto newyorkesi, attraverso Twitter.  A quattro persone senza fissa dimora – Danny (@ Putodanny), Derrick (@ awitness2011), Albert (@ albert814) e Carlos (@ Jessie550) – è stato dato un telefono cellulare con una prepagata (con un mese di messaggi di testo illimitati) e un account Twitter.
L’obiettivo era quello di sensibilizzare le persone a questa problematica, ma anche quello di poter capire “dall’interno” quali sono le lotte e le sfide quotidiane che implica il fatto di essere un senzatetto in una città come New York.  Anche se Underheard in New York non prevede una raccolta fondi diretta, i 3 co-creatori sperano che questo progetto pilota possa sensibilizzare la politica locale al problema, magari con la donazione di rifugi, come il NYC Rescue Mission.

Oltre a quelle appena raccontate, le case histories di buone e nuove pratiche di utilizzo di Twitter per fini sociali sono davvero infinite. C’è da notare, però, che un elemento comune alle 3 campagne presentate è il fatto che non abbiano come fautori gli amministratori locali. Indubbiamente speriamo che anche loro possano quanto prima cominciare a utilizzare Twitter per il bene delle loro comunità. Perchè, come diceva Aristotele, la politica altro non è che l’arte di governare le società per il bene comune.

iPad Education: La sfida educativa di Apple [Mobile Trends]

Apple ha lanciato i nuovi spot sull’iPad. Si, parliamo al plurale perché sono 5 spot di circa 30 secondi l’uno, i quali mostrano parte delle molteplici applicazioni e funzioni presenti nel tablet, lo slogan semplice e diretto racchiude tutto ciò che l’iPad è.

[yframe url=’http://www.youtube.com/watch?v=XXPhoYAqRhE’]

Ma l’iPad che cos’è per i consumatori? Quale ruolo assume il suo arrivo nella nostra cultura? E in che modo influisce nello studio e nell’educazione? Secondo un articolo del New York Times alla Roslyn High School di Long Island sono stati distribuiti 47 iPad tra studenti e insegnanti, il distretto scolastico spera di fornirli a tutti i 1100 studenti. Gli iPad possono essere usati sia in classe che come compiti a casa, creando un portfolio digitale dei lavori degli studenti. “Questo ci consente di estendere l’aula al di là di queste quattro mura” ha detto Larry Reiff, un insegnate d’inglese della Roslyn, che ora pubblica tutti i materiali del suo corso online, “Se non c’è un app che fa qualcosa di cui ho bisogno, prima o poi ci sarà” ha dichiarato lo stesso Reiff, che ha detto di aver utilizzato un’applicazione che include tutte le opere di Shakespeare. I dirigenti scolastici dicono che l’iPad non è solo un nuovo giocattolo, ma piuttosto uno strumento potente e versatile, con una moltitudine di applicazioni tra cui migliaia di usi educativi.

Un caso analogo citato da Time Magazine si è verificato a Knoxville in Tennessee alla Webb School dove tutti gli studenti dai 10 ai 18 anni sono “tenuti” ad avere un iPad, e se il prezzo è troppo proibitivo possono noleggiarlo dalla scuola stessa al costo di 200 dollari l’anno. La scuola spera che l’iPad possa prendere, nel corso del tempo, il posto dei libri di testo, questo infatti aiuterà gli studenti a non avere più problemi a causa degli zaini imbottiti di libri e di conseguenza di peso per la schiena. La scuola comunque ha riferito che nonostante siano favorevoli all’iPad, conoscono il rischio di distrazione che può causare, così hanno bloccato l’utilizzo di Facebook e Twitter.
Ovviamente ci sono molti pareri contrastanti sull’utilizzo dell’ iPad come strumento educativo, ma altre volte invece si scoprono benefici inaspettati come per Leo Rosa, un bambino affetto da autismo che, grazie alla sua personale scoperta dell’ iPad, ha iniziato ad apprendere più facilmente il mondo che lo circonda, lo vediamo infatti nella copertina del San Francisco Weekly. Inoltre il sito squidalicious.com , parlando proprio di Leo ha stilato una lista delle applicazioni utili per bambini autistici.

Ian Wilson, Apple Distinguished Educator, ha creato il sito ipadineducation.co.uk dove dà l’opportunità di capire meglio il mondo e le app dell’ iPad, spiega inoltre che in questa prima fase è difficile comprendere la reale portata dell’impatto di questo tablet sull’insegnamento e l’apprendimento, in quanto è troppo presto per dirlo ma sia gli insegnanti che gli allievi inizieranno ad esplorare le sue potenzialità, cominciando a documentare cosa funziona e cosa no. Wilson ha creato degli elenchi di app utili per l’insegnamento dividendole per aree di interesse: artwork,  geography, history, literature, music e science. Ecco alcuni esempi:

Adobe Ideas

iGeo Game Dinosaur Handbook 3D Brain                                                                      

Inkling [una piattaforma per la produzione di testi interattivi]

Inkling

[yframe url=’http://www.youtube.com/watch?v=Lpo__xhTSv8&feature=relmfu’]

Forse Apple si è lanciata verso una nuova forma di Edutainment, sicuramente più accattivante e moderna, seguendo magari un concetto di uno dei più famosi massmediologi:

“Coloro che fanno distinzione fra intrattenimento od educazione forse non sanno che l’educazione deve essere divertente e il divertimento deve essere educativo.”  Marshall McLuhan

Share your life: condividi il tuo modo di essere con i capi QRTribe!

Le connessioni moda – tecnologia cominciano ad affacciarsi sempre di più nella nostra vita. La settimana scorsa vi avevamo parlato di ZIP, il giubbetto che tramite proprio la zip, permetteva di regolare il volume del lettore mp3.
Oggi vi proponiamo qualcosa di più “light”, ovvero la digital wear collection QRTribe.

Cosa ha di particolare?

Questa collezione, interamente Made in Italy, presenta la tecnologia QR incorporata, con un codice univoco e sempre personalizzabile.



Come funziona?

Grafica ironica ed accattivante più il codice QR sono i segni distintivi di questi capi. Collegandosi al sito www.qrtribe.com ed entrando nell’area riservata si può associare al codice della propria t-shirt o felpa il contenuto multimediale che si vuole condividere: un file audio, video, foto, testi o il proprio profilo presente sul social network preferito (Facebook, YouTube, Twitter).

Chi fotograferà con il reader del cellulare il QR code presente sul capo potrà così ottenere immediatamente tutte le informazioni a esso collegate.

I contenuti possono essere aggiornati anche quotidianamente e sul sito www.qrtribe.com è possibile monitorare giornalmente quanti contatti ha ricevuto il proprio QR code.

La filosofia QRTribe

Share your life!” è la filosofia della linea QRtribe: quindi l’invito a condividere con gli altri il proprio modo di essere.

Starbucks ha installato in due punti vendita di Vancouver e Toronto dei pannelli interattivi sulle vetrine.

La catena di caffetteria più famosa al mondo si dimostra ancora un passo avanti rispetto agli altri.

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Da Starbucks arrivano le vetrine interattive

Starbucks è sempre molto attenta alle nuove forme di marketing, e anche stavolta non si è smentita.

Recentemente ha installato sulle vetrine di due punti vendita di Vancouver e Toronto dei luminosissimi pannelli interattivi, coi quali i passanti possono interagire alla scoperta del mondo Tazo, la linea di tè distribuiti presso gli store della catena: l’utente sceglie un’affascinante creatura –a scelta tra colibrì, libellula o farfalla- e col tocco delle dita sul pannello la guida poi passo passo, scoprendo tutti gli ingredienti di ognuno degli infusi Tazo attualmente commercializzati da Starbucks.

Un’efficace campagna di ambient marketing

Una campagna di questo tipo è sicuramente tra le più adatte ad un brand come Starbucks, che fa dell’atmosfera e del contatto tra persone i suoi punti forti. Sappiamo bene che oggi l’atto di consumo in sé è diventato secondario rispetto al servizio del legame tra individui, e questo è quanto mai vero per una catena come Starbucks, punto di incontro quotidiano di migliaia e migliaia di persone nel mondo. Qualità dell’ambiente dunque: grazie ad un’interfaccia colorata e immediata, ma attentamente curata, chi si ferma a “giocare” con questi pannelli è proiettato in un’atmosfera fiabesca ed esotica (che richiama, non a caso, le particolarità delle linee di prodotti Tazo). Un’esperienza all’insegna del reincanto insomma, in grado di rendere fonte di gratificazione edonistica ogni esperienza di consumo.
Anche il posizionamento dei pannelli risponde ad un’attenta strategia: sono stati scelti punti vendita collocati in zone ad alto traffico, in cui la luminosità e la qualità degli schermi funzionano da eccezionale richiamo per i passanti.

Una mossa azzeccata per la brand reputation

La catena di caffetteria più famosa al mondo si dimostra essere ancora una volta un passo avanti rispetto agli altri. Starbucks sembra intenzionata ad accrescere sempre più la fedeltà dei suoi consumatori fondata sull’unicità dell’esperienza qui esperibile, caratterizzata dal contatto tra i consumatori, prodotti di qualità, il design delle location, un merchandise originale. Ed oggi, dopo aver provveduto a fornire di copertura wi-fi ogni locale, l’installazione di questi pannelli contribuisce a rendere sempre più unica l’esperienza Starbucks.
La campagna, a cura di The Media Merchants, durerà fino al 26 febbraio: quale sarà la prossima trovata di Starbucks?!

Samsung Galaxy Tab 10.1 [REVIEW]

Se per caso siete tra quelli che non hanno voglia di attendere la nuova release dell’iPad dopo aver scoperto che non è ancora stata fissata una data precisa o se, semplicemente, non siete poi così tanto appassionati dei prodotti della mela allora questo post fa per voi (si accettano anche i semplici curiosi).

Non è stata una sorpresa, erano mesi che si attendeva la presentazione del nuovo tablet della Samsung all’evento MWC spagnolo tutto dedicato al mobile e così è stato.

Più sottile e leggero del suo diretto concorrente, il display del nuovo anti-iPad avrà una grandezza di 10.1 pollici (deducibile dal nome del device) di tipo capacitivo con tecnologia crystal clear e una risoluzione pari a 1280×800 in grado di riprodurre contenuti in 3D. Sarà presente una fotocamera esterna di 8 megapixel e una interna di 2. Potrà inoltre sfoggiare una registrazione in full HD con dual surround: un cinema insomma, ma con meno di 600 grammi di peso. Il punto forte del Galaxy Tab 10.1 sarà, senza ombra di dubbio, la doppia antenna wi-fi che consentirà di incrementare (del doppio appunto) la velocità di trasmissione dei dati.

Il nuovo tablet supporterà Android 3.0 Honeycomb che dovrebbe fare la sua comparsa proprio in questi primi mesi del 2011 associato a delle funzioni specifiche create appositamente per i nuovi tablet. Finalmente una versione con i codici studiati proprio per soddisfare gli appassionati dei device di ultima generazione.
I rumors parlano di un sistema operativo velocissimo, in grado di superare di gran lunga le prestazioni fin qui dimostrate da tutti i competitors; ma sembra anche che, una volta provato sul nuovo Galaxy Tab, Android 3.0 si sia dimostrato molto poco intuitivo, costringendo la stessa Google a dichiarare l’effettiva “difficoltà d’uso” della versione attuale di Honeycomb.
Dove sta la pecca? Manca la porta USB, identico problema presentato dall’iPad di Steve Jobs e che fa tanto dannare tutti gli utilizzatori abituali dei tablet.

Se non volete attendere il 10.1 e avete un pò di fantasia sicuramente potrete usare il Galaxy Tab (unico tablet da giacca disponibile negli store) anche per scaldare il caffè ogni mattina come suggerisce Alessandra Cosimato nel suo esperimento, nato per descrivere i processi di produzione audiovisiva nell’età del web: una semplice clip per dimostrare la versatilità del Galaxy Tab anche in situazioni fantasiose e distanti dal suo normale utilizzo.

More possibilities on the go!

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Per il 10.1? Lo volete? Dovete aspettare ancora poco. La sua uscita è infatti prevista nei primi mesi di quest’anno, in concomitanza con l’inizio della nuova stagione, in esclusiva per Vodafone. Il prezzo? Vi conviene scrivere direttamente alla Samsung.

Uqido e il valore del tempo. L'omino rosso si mette in fila per te! [Startup Hunting]

Io odio le attese. Scommetto anche voi.

Facciamo un gioco. Immaginate una lunga coda. Non è difficile! Vi posso dare un piccolo aiuto: pensate alla posta nel giorno del ritiro pensioni oppure alla segreteria dell’università a ridosso delle immatricolazioni. Paura, vero?

La start up di oggi viene in nostro aiuto, insieme al web ed a un servizio sms.

Di cosa parliamo? Presto detto. Uqido

Uqido nasce nel 2010 da un’idea di Pier Mattia Avisani e Alberto Siletti. Fa parte del gruppo M31, all’interno del quale si raccolgono alcune aziende e start up. Padovana, Uqido cerca di organizzare le code degli uffici attraverso un servizio sms. Gratuitamente, qualsiasi azienda, ufficio pubblico, polo museale può iscriversi al sito e utilizzare il software Uqido per la gestione dei clienti.

Il cliente, infatti, può prenotare via web o via telefono fino al giorno della visita, oppure presentarsi in ufficio e prenotarsi direttamente. Il resto del tempo è libero. Un caffè, una passeggiata, un giro per negozi sono tutte attività finalmente possibili perché il sistema ti avviserà con un sms quando è previsto il proprio turno.

C’è davvero bisogno di elencare i benefits previsti da questo servizio? Pensiamo anche solamente ai benefici in apporto di qualità e di efficienza se Uqido fosse utilizzato in tutte le pubbliche amministrazioni. Il sistema del servizio agli sportelli, infatti,  rimane invariato, non c’è bisogno di una formazione specifica del personale, oltre al monitoraggio delle attività e del flusso degli utenti. Ma Uqido è anche ristoranti, musei, studi medici.

Certo, si presuppone, dal punto di vista dell’utenza, una fiducia nel sistema o una conoscenza del web che non tutti dispongono. Ma per chi dispone di queste competenze di base, il valore del tempo e dell’attesa acquista un sapore diverso.

Per saperne di più qui la pagina Facebook, Twitter e Vimeo, i social network sempre presenti. E voi aziende, usate Uqido? Qualcuno di voi ha prenotato con un sms? L’omino rosso si mette in fila per te!

Uqido from Uqido on Vimeo.

Ecco qui la mappa dei Paesi che hanno adottato una Agenda Digitale.

Non vedete l'Italia? certo che non la vedete! E' la macchia bianca nel cuore del Mediterraneo. Bianca, come il testo mai scritto della sua Agenda.

Forse è il momento che le cose cambino.

Come? vediamolo insieme.

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L'Italia tra nuovi (e vecchi…) media [DIRITTI DIGITALI]

Dal sito di Agendadigitale.orgC’è grande fermento sulla scena digitale italiana.

A partire dall’Agenda Digitale europea – al via proprio in questi giorni la consultazione pubblica sull’identificazione elettronica, l’autenticazione e la firma nel mercato digitale europeo – lo scenario è movimentato da una serie di proposte normative, tutte con il fine di provare a modernizzare il Paese. La prima in ordine di tempo, l’11 febbraio, ad opera del Sen. Alessio Butti del PDL che ha presentato, infatti, un disegno di legge dall’eloquente titolo “Disposizioni per garantire i principi di neutralità della rete e promuovere condizioni di concorrenza e sviluppo sostenibile nel contesto di internet“, che ruota intorno ai due maggiori problemi di internet, la neutralità della rete e il digital divide.

La proposta/risposta ad opera del Partito Democratico non si è fatta attendere: l’iniziativa dell’On.le Gentiloni, partita in seno al forum ICT promosso dallo stesso Partito Democratico lo scorso autunno,e resa nota il 14 febbraio, si articola su quattro punti chiave:
– diritto di accesso al digitale per tutti i cittadini;
– investimenti sulle reti, per un’offerta seria e competitiva;
– sviluppo dei contenuti digitali e crescita della relativa domanda interna;
– salvaguardia della neutralità delle Rete, mediante l’aggiornamento del quadro normativo e regolatorio.

In questo caso, anche il PD è stato tempestivo, rispondendo – dall’altra parte dell’emiciclo – all’invito che Agenda Digitale aveva lanciato al Governo lo scorso 31 gennaio dalle pagine del Corsera: “entro 100 giorni la redazione di proposte organiche per un’Agenda Digitale per l’Italia. Basta con l’Italia fanalino di coda nell’uso del web e delle nuove tecnologie. Come al solito, nel paese dei guelfi e dei ghibellini, bianco o nero, più che parlare di contenuti ci si è divisi tra sostenitori e detrattori.

Mai si era visto, fino ad oggi, un tale rinnovato interesse per la materia. Che i nostri governanti abbiano finalmente capito quale motore per il Paese siano le nuove tecnologie?

Fatto sta che non tutto è  come a prima vista sembra: leggo dalle colonne de L’Espresso un articolo a firma del sempre informatissimo Alessandro Longo, il quale pone l’attenzione su un emendamento al decreto milleproroghe (eh si, abbiamo parlato anche di questo…), nel testo appena approvato al Senato, che toglierebbe 30 milioni di euro destinati al finanziamento della Larga Banda – oggetto di vicissitidini ormai notorie, un susseguirsi senza requie di tagli ed incentivi – per dirottarli….sulla televisione digitale.

Ecco qui la norma ‘incriminata’ : “4-decies. Sono prorogati per l’anno 2011 gli interventi di cui all’articolo 1, commi 927, 928 e 929, della legge 27 dicembre 2006, n. 296. Per le finalita` di cui al periodo precedente e` autorizzata la spesa di 30 milioni di euro per l’anno 2011, da destinare al rifinanziamento del Fondo per il passaggio al digitale di cui all’articolo 1, comma 927, della legge 27 dicembre 2006, n. 296. Ai relativi oneri, pari a 30 milioni di euro per l’anno 2011, si provvede nell’ambito delle risorse finalizzate ad interventi per la banda larga dalla legge 18 giugno 2009, n. 69, nell’importo complessivo deliberato dal CIPE in data 11 gennaio 2011“.

Chiaramente, il provvedimento passerà ora alla Camera per la definitiva approvazione, ma su di esso è stata posta la fiducia…

A volte temo (o  dovrei augurarmelo?) che il tutto sia solo  frutto di confusione terminologica: è vero che la nuova televisione è digitale, ma, a mio modesto avviso, con l’Agenda, che pure è Digitale, centra ben poco.
Privilegiare il vecchio media, seppure nella sua forma più evoluta, non sembra portare nella direzione tanto auspicata dal Paese reale, quello che con i disagi e le limitazioni connesse, per esempio, al digital divide, lotta ogni giorno.

La questione è molto più complessa e, a volte, apertamente contraddittoria: senza voler ampliare ulterioremente il discorso, e senza voler essere disfattista- visto che questa visione del mondo e delle cose non mi appartiene – mi unisco semplicemente all’appello di chi chiede un Paese più moderno.
Oggi, volenti o nolenti, la modernità passa dalla Rete e dalle sue infinite possibilità.
Nord Africa docet…

Heineken "The Entrance": inaugurata la nuova strategia di marketing globale

Lo spot “The Entrance” è, dopo 5 anni, la nuova campagna globale targata Heineken su TV, web e cinema. L’asse valoriale del brand si sposta sul concetto di “naturalezza dalla mente aperta”. “Heineken vuole elevare i suoi consumatori mostrando loro comportamenti di aspirazione – loro sì che sanno come navigare il mondo, essere fiduciosi, dalla mente aperta e pieni di risorse”, ha dichiarato la portavoce Tara Carraro su Ad Age. Lo spot è stato girato in una settimana a Barcellona da Wieden & Kennedy Amsterdam e più di 280 attori sono stati selezionati per mostrare visivamente l’impatto della copertura globale del brand. Heineken sta anche preparando il roll out di una nuova bottiglia: il packaging rinnovato sarà disponibile in Europa Occidentale a breve, per completare la sua diffusione entro il 2012.