C'è grande fermento sulla scena digitale italiana.
A partire dall'Agenda Digitale europea - al via proprio in questi giorni la consultazione pubblica sull'identificazione elettronica, l'autenticazione e la firma nel mercato digitale europeo - lo scenario è movimentato da una serie di proposte normative, tutte con il fine di provare a modernizzare il Paese. La prima in ordine di tempo, l'11 febbraio, ad opera del Sen. Alessio Butti del PDL che ha presentato, infatti, un disegno di legge dall'eloquente titolo "Disposizioni per garantire i principi di neutralità della rete e promuovere condizioni di concorrenza e sviluppo sostenibile nel contesto di internet", che ruota intorno ai due maggiori problemi di internet, la neutralità della rete e il digital divide.
La proposta/risposta ad opera del Partito Democratico non si è fatta attendere: l'iniziativa dell'On.le Gentiloni, partita in seno al forum ICT promosso dallo stesso Partito Democratico lo scorso autunno,e resa nota il 14 febbraio, si articola su quattro punti chiave:
- diritto di accesso al digitale per tutti i cittadini;
- investimenti sulle reti, per un'offerta seria e competitiva;
- sviluppo dei contenuti digitali e crescita della relativa domanda interna;
- salvaguardia della neutralità delle Rete, mediante l'aggiornamento del quadro normativo e regolatorio.
In questo caso, anche il PD è stato tempestivo, rispondendo - dall'altra parte dell'emiciclo - all'invito che Agenda Digitale aveva lanciato al Governo lo scorso 31 gennaio dalle pagine del Corsera: "entro 100 giorni la redazione di proposte organiche per un'Agenda Digitale per l'Italia". Basta con l'Italia fanalino di coda nell'uso del web e delle nuove tecnologie. Come al solito, nel paese dei guelfi e dei ghibellini, bianco o nero, più che parlare di contenuti ci si è divisi tra sostenitori e detrattori.
Mai si era visto, fino ad oggi, un tale rinnovato interesse per la materia. Che i nostri governanti abbiano finalmente capito quale motore per il Paese siano le nuove tecnologie?
Fatto sta che non tutto è come a prima vista sembra: leggo dalle colonne de L'Espresso un articolo a firma del sempre informatissimo Alessandro Longo, il quale pone l'attenzione su un emendamento al decreto milleproroghe (eh si, abbiamo parlato anche di questo...), nel testo appena approvato al Senato, che toglierebbe 30 milioni di euro destinati al finanziamento della Larga Banda - oggetto di vicissitidini ormai notorie, un susseguirsi senza requie di tagli ed incentivi - per dirottarli....sulla televisione digitale.
Ecco qui la norma 'incriminata' : "4-decies. Sono prorogati per l’anno 2011 gli interventi di cui all’articolo 1, commi 927, 928 e 929, della legge 27 dicembre 2006, n. 296. Per le finalita` di cui al periodo precedente e` autorizzata la spesa di 30 milioni di euro per l’anno 2011, da destinare al rifinanziamento del Fondo per il passaggio al digitale di cui all’articolo 1, comma 927, della legge 27 dicembre 2006, n. 296. Ai relativi oneri, pari a 30 milioni di euro per l’anno 2011, si provvede nell’ambito delle risorse finalizzate ad interventi per la banda larga dalla legge 18 giugno 2009, n. 69, nell’importo complessivo deliberato dal CIPE in data 11 gennaio 2011".
Chiaramente, il provvedimento passerà ora alla Camera per la definitiva approvazione, ma su di esso è stata posta la fiducia...
A volte temo (o dovrei augurarmelo?) che il tutto sia solo frutto di confusione terminologica: è vero che la nuova televisione è digitale, ma, a mio modesto avviso, con l'Agenda, che pure è Digitale, centra ben poco.
Privilegiare il vecchio media, seppure nella sua forma più evoluta, non sembra portare nella direzione tanto auspicata dal Paese reale, quello che con i disagi e le limitazioni connesse, per esempio, al digital divide, lotta ogni giorno.
La questione è molto più complessa e, a volte, apertamente contraddittoria: senza voler ampliare ulterioremente il discorso, e senza voler essere disfattista- visto che questa visione del mondo e delle cose non mi appartiene - mi unisco semplicemente all'appello di chi chiede un Paese più moderno.
Oggi, volenti o nolenti, la modernità passa dalla Rete e dalle sue infinite possibilità.
Nord Africa docet...