AstaTosta e EndorseYourCause: due startup a servizio del terzo settore

AstaTosta e Endorse For A Cause: due startup a servizio del terzo settore

AstaTosta e Endorse For A Cause: due startup a servizio del terzo settoreIn questo articolo vi parlerò di due startup (una italiana e una americana) che hanno impostato il proprio modello di business sul sostegno alle realtà del terzo settore e del no profit. Come vedremo la particolarità di queste due startup è che sembrano essere remunerative, sebbene riescano a fare beneficienza nei confronti di realtà e progetti che hanno bisogno del supporto dei cittadini per sopravvivere. La prima, AstaTosta è una piattaforma per le aste solidali, la seconda un vero e proprio marketplace i cui proventi vanno in parte al mondo no profit. Se doveste dimostrarci un particolare interesse per l’argomento scoveremo altri progetti che hanno in qualche modo un legame con il terzo settore, che in Italia soprattutto ha un valore, anche economico, inestimabile.

Che cos’è AstaTosta

Logo AstaTostaSi tratta in poche parole di una piattaforma per creare delle vere e proprie aste solidali, una sorta di Ebay per il no profit. L’idea, come si spiega nel sito, si ispira alle serata di aste di beneficenza che un gruppo di amici organizzava negli anni 80. Nel corso degli anni le loro iniziative si sono estese nelle più grandi città italiane, ma lo spirito non è cambiato nel tempo. L’obiettivo era quello di mettere in vendita oggetti rari o divertenti in cambio di un gesto di solidarietà.

AstaTosta, grazie alla potenza del web ha come visione quella di esportare il modello delle aste di beneficenza in tutto il mondo. L’idea nasce nel 2006 quando un assiduo frequentatore di questi eventi decide di intraprendere questa impresa.

Nel 2008 crea la Onlus “Associazione Retetosta” al fine di promuovere il portale web di Astatosta, gestire un fondo in cui vengono raccolti tutti i proventi delle aste e che vengono redistribuiti all’associazione prescelta e selezionare i progetti no profit che fanno parte del network.

Nel 2010 viene messa on line la beta della piattaforma.

Come funziona AstaTosta

Esistono due modalità per far parte del progetto AstaTosta:

come benefattore/donatore, ovvero la persona che mette in vendita oggetti di sua proprietà. Egli non riceve alcun compenso dalla vendita perché i soldi vengono interamente devoluti al progetto che si vuole sostenere.
come acquirente, ovvero la persona che acquista il bene e che devolve il proprio denaro al fondo della Onlus AstaTosta.

Per incentivare l’utilizzo della piattaforma esiste un sistema di punti chiamati “Punti Tosti” che vengono attribuiti a chi mette in vendita i propri oggetti. Si tratta di una vera e propria moneta di scambio all’interno della piattaforma, che permette al donatore di avere sconti su altri acquisti. Vengono dati 10 punti per ogni euro del prezzo a cui è stato venduto il suo oggetto e rimangono validi per sempre ammesso che si rimanga attivi nella community di AstaTosta per almeno sei mesi.

Gli oggetti in vendita sono prevalentemente usati o comunque oggetti che in altri casi andrebbero buttati. Provate a pensare quanta cose inutili avete nelle vostre case, grazie ad AstaTosta potrete liberarvene e allo stesso tempo fare un gesto di solidarietà praticamente a costo zero. La piattaforma è utilizzabile anche dalle stesse associazioni per mettere in vendita il proprio merchandising, i cui proventi possono andare ai propri progetti. Interessante infine anche l’opportunità per i punti di vendita offline di far conoscere il proprio business alla community di AstaTosta per generare maggiore traffico presso di essi.

Perché usare AstaTosta

– è possibile trovare oggetti rari di non facile reperiblità
– per le imprese è una buona opportunità per mettere in mostra la propria strategia di responsabilità sociale;
– è possibile sapere in modo sicuro a chi verranno devoluti i soldi nel momento in cui viene effettuato l’acquisto.

Cos’è Endorse For A Cause?

Logo Endorse for a CauseHo voluto parlare di questo progetto perché ha delle caratteristiche simili con AstaTosta almeno per quanto riguarda la visione aziendale. In pratica si tratta di un network di siti e-commerce che decidono di devolvere parte dei loro guadagni ad associazioni no profit e a progetti umanitari.

Ci sono d’altra parte almeno tre elementi che lo differenziano dall’altro progetto: non è basato su un sistema di asta, la maggior parte delle associazioni sono grandi realtà come la Croce Rossa e infine i prodotti venduti sono per la maggior parte brand conosciuti (per esempio Dell o ToysRus)

Così viene presentata la mission di Endorse Your Cause sul sito:

companies are now spending over $25 billion each year on online advertising. What if you and your friends could take control of the message – rewarding the good companies and the good products with your endorsements – and direct a slice of that money to Causes that are doing important work?

Al momento del lancio erano già attive delle partnership con 10 grandi organizzazioni non governative che coprono un po’ tutti i campi di azione: dall’infanzia alle malattie fino alla cura e il rispetto degli animali.

Le aziende invece al momento del lancio erano più di 500 e tutte sono accomunate dal voler sostenere una causa o un progetto delle associazioni che fanno parte del network. Ognuna di essere devolve in media dal 4% all’8% dei guadagni. Di questa percentuale il 30% va alla società Endorse Your Cause.

Come funziona Endorse For A Cause

Gli utenti hanno la possibilità di effettuare diverse azioni:

proporre un’associazione o un progetto da inserire nel network;
fare “endorsment” per una società che gli sta particolarmente a cuore;
acquistare gli oggetti messi in vendita nei vari e-commerce affiliati.

Anche in questo caso, come in AstaTosta, esiste un sistema di incentivazione all’utilizzo della piattaforma. A differenza dell’altro progetto partecipando alla community si ottengono dei Badges che corrispondono al grado di coinvolgimento degli utenti al progetto.

Infine c’è un sistema di punti basata sul tipo di attività che viene svolta dagli utenti sul sito. E’ possibile acquisire punti oltre che effettuando degli acquisti su Endorse For A Cause, anche attraverso le attività delle persone che si sono iscritte grazie ad una nostra segnalazione. Insomma il classico sistema di referral che permette a qualunque progetto di diffondersi in modo virale e veloce.

Un’ultima cosa. Se conoscete altre startup che hanno nel dna e nella mission il supporto al terzo settore segnalatemele please!! Enjoy! 🙂

Pasta Rummo, per Legambiente la pasta più pulita che c'è

Green Marketing. Quando il rispetto ambientale e l’attenzione energetica diventa valore aggiunto. Le aziende hanno ormai ben chiaro quanto sia importante adottare strategie ecosostenibili, un esempio eccellente è quello del pastificio Rummo, azienda di Benevento premiata da Legambiente con il riconoscimento per Innovazione Amica dell’Ambiente 2010.

L’azienda, infatti, grazie ad un impianto trigeneratore è riuscita ad abbattere del 30% le emissioni di CO2. L’impianto d’energia geotermica ed elettrica è in grado inoltre di soddisfare l’80% del fabbisogno energetico dell’azienda.

L’azienda ha quindi dato lustro a questo riconoscimento con una campagna adv nei principali quotidiani italiani, dallo slogan: “Una pasta così pulita non l’avete mai vista”.

Il premio ricevuto e la campagna pubblicitaria fatta hanno avuto un ulteriore eco dato da siti e blog di settore dando visibilità al marchio ma soprattutto un immagine estremamente positiva per il pastificio.

Questo e tanti altri esempi di green economy si basano su impegni, numeri e fatti concreti e ben lontani dal fenomeno del Greenwashing e ancora una volta il web ed i contenuti liberi assumono un ruolo fondamentale per la diffusione delle informazioni.

Web for non profit: l'utilizzo creativo dei siti di WWF e Greenpeace

Il web ha aperto orizzonti rivoluzionari per il marketing aziendale: grazie ad esso è possibile dare vita a progetti ad elevato tasso creativo.

Questo discorso è valido non solo per le imprese a scopo di lucro, ma anche, e a volte soprattutto, per Continua a leggere

ADCI presenta la Portfolio Night del 26 Maggio

La Portfolio Night, per chi non lo sapesse, è una serie di colloqui ad alta velocità, che si terrà presso la Nuova Accademia delle Belle Arti di Milano. Noi di Ninja Marketing, che ovviamente saremo presenti, vi presentiamo in anteprima il video di recruiting per l’evento, ideato e diretto da Marco Bechini:

La Portfolio Night è giunta alla nona edizione, ma quest’anno è più speciale del solito. L’organizzazione dell’Art Director Club Italiano ha fatto le cose in grande, invitando tutti i direttori creativi delle più importanti agenzie italiane, più una trentina di addetti ai lavori che daranno un’occhiata ai portfoli dei creativi italiani del futuro.  (Qui potete trovare l’elenco completo)

In sintesi, ai giovani (neodiplomati, neolaureati o studenti dell’ultimo anno)  viene data la possibilità di fare una chiacchierata di 15 minuti, per mostrare il loro portfolio o semplicemente conoscere i professionisti di persona. Inoltre è una grande occasione per fare networking e conquistare i “pezzi grossi” con il vostro charme.

Con soli 20 Euro, tra l’altro una delle quote più basse al mondo, potete acquistare il ticket per l’evento direttamente online, a questo link. Come se non bastasse, partecipare all’evento vi dà diritto all’iscrizione come studente ADCI per l’anno in corso.

Per registrarvi all’evento potete anche utilizzare l’applicazione Facebook, sviluppata da Mario Triani e Nicola Selleri di Carosello Lab, con la direzione creativa di Arturo Vittorioso:

Tra l’altro, c’è un’altra sorpresa in serbo per i giovani del centro-sud, che vi sveleremo nei prossimi giorni… stay tuned!

Playstation network ritorna online [UPDATE]

Dopo previsioni disattese e gli immancabili colpi di scena, ci siamo!

Alle 2:26 AM (ora locale) di domenica 16 maggio, un comunicato ufficiale sul blog USA di Playstation ha annunciato la partenza della procedura di progressiva messa on-line che ripristinerà parte delle funzionalità di PSN.

Lo stesso Kaz Hirai, presidente e CEO di Sony Computer Entertaiment, ha dato il via all’operazione con un comunicato video (che trovate in questo post) che sa tanto di operazione immagine e la dice lunga sulla portata mediatica dell’operazione (come vedrete, oltre alle scuse e ai ringraziamenti, molto del peso è sulla sicurezza e le nuove misure).

[yframe url=’http://www.youtube.com/watch?v=2tHl6O5Sp8w’]

La notizia è arrivata pochi minuti dopo un altro annuncio che comunicava l’uscita del firmware 3.61 che avvierà per tutti gli utenti la procedura di cambio password una volta che PSN sarà tornato online.

Stando a quanto dichiarato da Hirai e poi pubblicato sul blog ufficiale italiano, pare che l’operazione abbia portata mondiale.

Aspettando che PSN torni attivo anche in Italia, non ci resta che  dare il ben tornato alla cara vecchia Sony!

UPDATE: In linea con il piano di messa online per l’Europa, confermiamo che da qualche ora PSN è finalmente tornato attivo anche in Italia.

Bacardi proietta il sapore di Cuba sugli edifici di Vienna

 

Dopo le spettacolari proiezioni all’apertura del flagship store H&M di Amsterdam, torniamo a parlare del projection mapping e in particolare dell’azione ambient di Bacardi a Vienna dello scorso 28 Aprile.

Lo studio di motion graphic The Darkroom è stato scelto insieme allo studio di produzione Stargate Group e all’agenzia specializzata in social media Weare4, per promuovere in tutto il mondo la nuova campagna “Bacardi Together”.

Per farlo hanno deciso di proiettare sul Kursalon di Vienna la straordinaria visione del mondo Bacardi dei creativi Emma Wolf e Bruce Ferguson coadiuvati dal regista Nick Meikle.

Il brief chiedeva espressamente di incorporare nella proiezione una buona dose di cultura cubana, il Mojito, i Social Media e il mondo dei club.

Pensate siano riusciti a tradurre in proiezioni le richieste del brief?

 

CREDITS:

Project Manager: Alexander Tomez (Stargate Group)
Project co-ordinator London : Jonathan Urquhart (Weare4)
Darkroom Crew:
Production: Emma Wolf
Production Assistant: Ella Mizrahi
Director: Nick Meikle
Creative Director: Bruce Ferguson
Sound Design: Bobby Krlic
Animation Team: Stuart Wallace, Shaun Madgwick, Bruce Ferguson, Irrum Khan, Nicholas Meikle, Spencer [Rebeloverlay.co.uk]

Bolla finanziaria 2.0: i trend che non hai considerato [TREND]

Ultimamente si intensificano articoli e posts che ci portano a riflettere sull’ondata e l’entusiasmo innovativo che sta pervadendo i mercati, ultimo in ordine di tempo è un articolo del sole 24 ore in cui ci si chiede se il livello del flusso di investimenti dei Venture Capitalists in startup non sia l’inizio di una Bolla 2.0!
In realtà il livello di investimenti ha appena toccato un record, nei primi quattro mesi del 2011, secondo solamente al livello toccato nel 2000 alla vigilia della bolla dotcom.

Cinque miliardi e mezzo di investimenti in startup web-based da parte dei Venture Capitalist non sono una cifra trascurabile e movimentazioni di quel genere sono in grado di generare scosse critiche per il mercato.
Ciò che l’articolo però trascura, sono tutta una serie di altre forze che non si possono considerare sconnesse dalla questione bolla.
Valutare l’inizio di una bolla, semplicemente confrontando, peraltro in termini assoluti e non relativi, il livello di investimenti provenienti da VC in startup non è un metodo corretto, quantomeno non può considerarsi completo.

Gli attori di una bolla

Ci sono almeno altre 3 tendenze di mercato di cui in Ninja Marketing discutiamo già da tempo e che non si possono trascurare in analisi di questo tipo: il crowdfunding, gli investimenti bancari in startup come Facebook o Twitter, e l’eventuale comportamento dei portafogli di investimento.

Innanzitutto il crowdfunding, che sembra sia una tendenza verso la quale si vuole canalizzare l’investimento in startup.

Anche la regolamentazione della SEC statunitense stà cercando di allentare i limiti normativi per aprire a questa tecnica di ricerca di capitali, e la newsletter di Marco Magnocavallo ha analizzato il crowdfunding come tendenza in una delle ultime uscite.
Il fondamentale problema del crowdfunding per startup web-based, che si riscontra guardando la tendenza in ottica di bolla, è che l’investimento possa essere in qualche modo influenzato più da una tendenza ad essere Early Adopters di un determinato servizio che da una ricognizione vera e propria delle capacità redditizie di una startup.

Che le banche stiano decidendo di investire in aziende come Facebook o Twitter, Goldman Sachs e Jp Morgan non è più un mistero. In particolare è agevole ricordare che quando Goldman Sachs ha messo sul piatto l’operazione di investimento in Facebook ci sono state non poche controversie con le Authority di settore statunitensi, e le contrattazioni private del mercato “grigio” hanno fatto registrare un aumento di valore delle azioni di circa il 60% del prezzo di vendita, ancor prima che fossero immesse sul mercato.

E’ necessario inoltre prevedere i comportamenti dei Portafogli di Investimento che investono fondi provenienti dal risparmio privato e potrebbero considerare l’opportunità di riservare all’ambito startup anche una quota dei loro investimenti.
Considerando questi tre fattori aggiuntivi si possono intuire in modo più completo quali sarebbero i risultati di una bolla, oltre a capire come e quante possibilità ci sono che questa possa verificarsi.

Gli States aprono al Crowdfunding

A testimonianza che forse una bolla 2.0 è lungi dal verificarsi c’è invece un provvedimento, attualmente in corso di valutazione presso la SEC statunitense, che stà cercando di aprire il più possibile al crowdfunding, agendo principalmente su di un fronte: si stà cercando di innalzare il limite di 500 azionisti per l’obbligo di diffusione di dati finanziari sensibili riguardo le aziende.
Questo significa che le startup potrebbero divenire canali di investimento, senza dover adempiere agli obblighi normali cui adempiono le imprese che vogliono reperire fondi da privati.

Aumentando quel limite per le startup potrebbe essere più conveniente ricevere fondi da più azionisti con investimenti più bassi, aspetto tutt’altro che trascurabile se si considera che Facebook stà cercando in tutti i modi di tenersi sotto il limite proprio per evitare di diffondere dati finanziari giudicati sensibili.

Questo comporterebbe dunque, una riduzione delle informazioni circolanti riguardo una determinata azienda, lasciando ai manager della stessa potere discrezionale riguardo la scelta delle informazioni da divulgare o meno. Immaginate ora cosa potrebbe accadere se si applicasse questo tipo di sistema al Crowdfunding. La scarsità di informazioni potrebbe dar vita ad un meccanismo perverso in cui i fondi si potrebbero reperire occultando magari informazioni preziose. Non dimentichiamo che lo scandalo Parmalat iniziò esattamente in questo modo.

Le bolle sono sistemiche!

La bolla dipende dunque da una serie di aspettative che si vengono a creare rispetto all’andamento futuro previsto per una determinata azienda e ovviamente dalle informazioni che circolano sull’andamento corrente della stessa che possono indurre un investitore ad investire o disinvestire in questa.Nel 2000 alla vigilia dello scoppio della famosa bolla dotcom si era venuta a creare una previsione di valore troppo più alta di quello che si sarebbe potuto poi verificare nella realtà, e il valore che un investitore avrebbe ragionevolmente potuto aspettarsi dall’investimento, diveniva talmente alto quanto surreale semplicemente sulla base delle supposizioni su quello che sarebbe stato il ruolo del web nel futuro.

Al momento del formarsi della bolla dotcom, nel 2000, si consideravano sufficienti visite e permanenza dei visitatori sul portale come condizioni per generare revenues, il tempo ha dimostrato che quei parametri, in se, non sono un tratto distintivo di una startup web-based di successo, o almeno non lo sono se non li si inserisce in un contesto in cui si è in grado di far generare revenues e profitti derivanti dall’utilizzo dei servizi del portale.

La speculazione che gonfia i prezzi e crea appunto le “bolle” è di per sé qualcosa di effimero, aleatorio, che però sposta grandi quantità di denaro su titoli che non sono in grado di garantire rendimenti adeguati poiché non generano valore per il mercato, ma allo stesso tempo, le bolle sono in capaci di sottrarre risorse a quelle attività che invece si propongono di creare valore.

La ricerca sempre più attenta, quasi ossessiva di un alto tasso di crescita, nella misura in cui questo sia più alto non di un periodo precedente ma degli altri rendimenti di mercato contemporanei, ha spesso fatto credere che la ricchezza si potesse creare attraverso meccanismi di alta finanza, e sappiamo bene quanto questo tipo di teoria sia sbagliata e potenzialmente dannosa. E’ stato dannoso alla fine del 2008 quando è esplosa la bolla dei derivati, può essere altrettanto dannoso oggi.

La value proposition: medicina Ninja

In Ninja Marketing abbiamo da sempre considerato la creazione di valore quale condicio sine qua non per essere presenti ed operare in un mercato, e credo che la risposta sulla possibilità che una bolla possa riformarsi dipende proprio da questo punto.
Qualche settimana fa ho scritto un post, un piccolo HOWTO per startuppers che spiegava come testare una startup al fine di valutarne la cosiddetta “value proposition” ovvero la capacità della stessa di inserirsi in un mercato e di generare valore per il mercato intero.

Partendo proprio da quelle considerazioni ritengo che l’unico vettore di una crescita reale, anche finanziaria, sia la ricerca dell’innovazione, e che questa possa risiedere in startup che siano realmente in grado di generare prodotti e servizi innovativi attraverso business models economicamente sostenibili.
Detto questo, i Venture Capitalists hanno affilato le armi e sono perfettamente in grado di distinguere una startup innovativa, l’ombra di una nuova dotbolla è forse proprio lo sperone in grado di frenare eccessivi entusiasmi a riguardo.

Gekko Docet

Concludo con la riflessione finale del film “Wall Street, Money never sleeps”, con l’augurio che l’ondata di innovazione sia considerata una risorsa da mettere a disposizione delle popolazioni e non un sistema per far innalzare i picchi dei grafici di Bloomerg:
“Qual è la definizione di follia? E’ il ripetere continuamente la stessa azione e aspettarsi un risultato diverso. Se è così quasi tutti noi siamo folli, ma non nello stesso momento. E confidiamo proprio in questo, ma questo modo di vivere può durare se sempre più individui impazziscono nello stesso momento? Diventa, come ha detto Gordon (Gekko, ndr) sistemico, come il cancro. E poi che succede? Come ho detto, la madre di tutte le bolle è stata l’Esplosione Cambriana, è successo per caso più di 500 milioni di anni fà. Gli scienziati non si spiegano come accadde, sanno solo che fu un attimo, e da quel momemto all’improvviso apparvero milioni di nuove specie. Quindi, in questo senso, le bolle sono evolutive, eliminano il superfluo, sfoltiscono il gregge, ma loro non muoiono, tornano sotto forme diverse! E quando esplodono portano sempre a un cambiamento, dando vita ad una nuova era.”

Partecipa al contest creativo e vinci lo Sziget Festival 2011!

Cari Guerrieri,

vi ricordate che l’organizzazione dello Sziget Festival, insieme a Polkadot Magazine, L’Alternativa e noi di Ninja Marketing vi offre la possibilità di andare a Budapest?

Tutto quello che dovete fare è vincere il contest creativo: Postcards from Heaven vi chiede di creare un set di tre cartoline a tema per rappresentare lo spirito del festival… grafici, partecipate numerosi e potreste vincere un abbonamento per tutta la rassegna con annesso campeggio!

Tra l’altro, il contest chiuderà il 5 giugno, quindi non perdete tempo e mettetevi all’opera!

Quest’anno, tra gli altri, sui vari palchi ci saranno nomi del calibro di Chemical Brothers, Gogol Bordello, Smash Mouth, Sonata Arctica, Motorhead e Judas Priest, oltre ai nostri Verdena.

Insomma, si tratta di un’occasione veramente da non perdere. Potete trovare tutti i dettagli sulla pagina dedicata al contest di Polkadot e scaricare il kit per partecipare da questo link.

Per i nostri più affezionati lettori, le sorprese relative allo Sziget Festival 2011 non finiscono qui, stay tuned! 😉

Come si vota con amore? lo spiega un video! [REFERENDUM]

Un modo divertente per ricordare a tutti noi di andare a votare per il referendum del 12/13 giugno 2011.
“Gli italiani a letto… lo fanno come si deve” Sembrerebbe un amplesso che termina con un orgasmo, invece la coppietta del video sta votando con amore e trasporto i quesiti del referendum.

Non so quanti degli Italiani che voteranno “SI” proveranno la stessa emozione ma sarebbe molto divertente ascoltare simili suoni provenire dalle cabine elettorali.
Il video è stato ideato da Giancarlo Falconi e Fabio Fidanza di Macaroni Bros.

Due gustose novità per i tag su Facebook

Da qualche giorno taggare su Facebook è diventato ancora più semplice e divertente.

La prima grande novità riguarda il “Photo tagging“. Gli sviluppatori hanno reso disponibile dall’11 maggio una feature che farà felici soprattutto i grandi brand presenti sul Social Network: la possibilità di taggare nelle proprie foto (o in quelle dei propri amici) delle Facebook Page, per il momento solo appartenenti alle categorie “Persone” e “Marchi e Prodotti”, nonostante gli sviluppatori ci informino che in poco tempo la funzionalità dovrebbe essere estesa anche a tutte le altre.

Il metodo resta identico:

  • Una volta sulla foto, basta cliccare su “Tagga la foto”;
  • Nel campo “Digita un nome o tag” inserire il nome del prodotto o del personaggio pubblico che si vuole taggare (ad es: Coca Cola);
  • “Tag Completato”.

Memore dell’esperienza passata, e delle polemiche sul versante privacy, Facebook ci comunica già all’atto della presentazione di questa interessante novità che la privacy delle nostre foto non è in pericolo: anzitutto, la nostra foto nella quale è stata taggata la pagina non finirà nella bacheca della fan page, ma solo nella sezione “Foto”. Ovviamente questo se la nostra foto è visibile a tutti; se abbiamo ristretto la visibilità limitandola solo ai nostri amici, la foto non sarà per nulla visibile nella pagina taggata.

Da sottolineare la possibilità di taggare tutte le pagine dei brand e dei personaggi che appaiono nelle nostre foto anche quando non ne siamo fan. Una mossa astuta dell’azienda di Palo Alto, che migliora l’esperienza ludica lato utente e fa crescere l’opportunità di diffusione del brand lato business, in un’ottica di visibilità del marchio e di conseguente aumento dell’investimento in advertising su Facebook (basti pensare all’incredibile numero di foto caricate ogni giorno).

Seconda novità d’interesse è l’implementazione del tag senza l’ormai famosa @. La nuova funzione è case sensitive, cioè è sufficiente scrivere il nome del nostro amico in lettera maiuscola ed immediatamente ci si presenterà la lista di nomi che è possibile taggare. La vecchia chiocciola è ancora funzionante, ma la sua estinzione è prossima. In più, rispetto al passato, si potrà cancellare il cognome dal tag lasciando il solo nome, per un effetto estetico del tag migliore e più funzionale.

Il nuovo metodo di tagging è valido sia nel classico status, sia nei commenti. Anche in questo caso è possibile taggare delle Facebook Pages, ma solo se presenti tra i nostri contatti (in pratica, solo le pagine di cui siamo fan).