Internazionali di Tennis, party Sony Ericsson per Xperia Mini e Xperia Mini-Pro

I Ninja non dormono. Mai.

Escono dall’ufficio la sera (si, anche i Ninja hanno un ufficio, ce l’ha anche Superman, d’altronde) e si aggirano per le città circospetti e silenziosi.

A Roma poche sere fa c’è stato il tradizionale appuntamento con gli Internazionali di Tennis e gli eventi ad esso collegati; i Ninja erano lì a sbirciare tra feste, cerimonie e avvincenti match sulla terra battuta, ospiti di Sony Ericsson che ha approfittato dell’evento per festeggiare l’arrivo degli ultimi nati in casa Mobile: Xperia Mini e il suo alter-ego Pro, fratellini minori dell’Xperia Play, nati sotto il segno di Android (Gingerbread nella fattispecie).

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Ai due mini e al più altolocato Xperia Arc (fresco di lancio) è applicata la stessa tecnologia degli schermi Bravia di Sony, che permette di avere una risoluzione realmente sensazionale per un display così ridotto e rende l’esperienza di gioco meno piatta e più simile a quella che regala “mamma” Play (Station)

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I dispositivi sono ovviamente votati e devoti alla fede dei social network, e alla gestione delle app.
Il Pro in particolare, è più adatto allo scopo, infatti oltre al touch screen è dotato di tastiera scorrevole, funzionale per chi abitualmente gestisce dallo smartphone i propri contenuti social.

Particolarmente interessante la funzione (anche questa del Pro) che permette di scrivere un testo su una schermata generica e decidere in seguito se questo sarà un sms, una mail, un tweet, uno status di facebook e via dicendo…o se condividerlo contemporaneamente con tutte le proprie reti.

Anche su Xperia Arc l’integrazione contatti Rubrica/Facebook è praticamente totale, segno che anche per i telefoni di fascia più elevata, l’elemento social non può e non deve essere trascurato.

Nella notte romana qualcuno sussurrava che il futuro sarà verde-Android e che gli omini verdi faranno presto scorpacciate di mele…

Intanto un’altra notte è passata, i Ninja sono già pronti per il prossimo party, per la prossima sfida.
…sarà la vostra?

 


Corona Save the Beach e l'hotel fatto di rifiuti [VIDEO]

In occasione del corso in Green Marketing della Ninja Academy che ospiterà Johon Grant, guru internazionale del Green Marketing vi proponiamo il video di un’iniziativa che non smette di far scalpore: L’Hotel di spazzatura realizzato da Corona Save the Beach.

L’idea di Corona Save the Beach, in lotta contro l’inquinamento e il degrado delle spiagge, è quella di mostrare alle persone la quantità di rifiuti che possono essere ritrovati sulle spiagge e quanto si possa fare con il riciclo “le nostre future vacanze potrebbero essere compromesse se non facciamo qualcosa per salvare le spiagge”

È a Roma che nel 2010 l’Hotel di spazzatura, un hotel fatto interamente da rifiuti, viene realizzato per la prima volta, in occasione del 5 giugno, giornata mondiale a favore dell’ambiente.
L’evento ripreso dalle televisioni di tutto il mondo ha dato la possibilità di far conoscere di più i rischi dell’inquinamento ambientale. Tra gli ospiti dell’Hotel anche personaggi famosi.

Quest’anno anche Madrid ha fatto da scenario allo stravagante hotel che speriamo continuerà a far parlare di se e della sua importante missione!
Sul sito ufficiale è possibile seguire tutte le iniziative curate da Corona Save the Beach un progetto realizzato dal famoso brand Corona.

GoodWork: YouTube sbarca a Cannes con un contest benefico

Internet e i social network offrono moltissime soluzioni ai creativi di tutto il mondo per contribuire, con le proprie idee, ad alimentare quelle azioni che possono aiutare a comunicare e spiegare principi e messaggi legati ad attività benefiche, cause nobili e iniziative umanitarie, come la cura di malattie gravi o la pace, l’istruzione obbligatoria o la divulgazione scientifica.

È partendo da questi presupposti che YouTube, in occasione del  58esimo Advertising Festival of Creativity di Cannes (i Leoni d’Oro della Pubblicità) ha lanciato un’interessante iniziativa che dà spazio a quest’utilizzo così nobile della Rete e delle sue potenzialità: la YouTube Good Work Competition.

 

Ma cos’è esattamente GoodWork? Come dice il titolo, è un vero e proprio contest, dove ogni video maker concorre con un video – della durata massima di un minuto – che ha come obiettivo quello di sensibilizzare il pubblico del web sulle tematiche che le no profit partecipanti propongono con le loro iniziative.

Sì, perché un creativo che si iscriveva al contest poteva “pescare” i brief su cui lavorare già nel portale messo a disposizione da YouTube, seguendo semplicemente le “indicazioni”:

 

Una sezione dove registrarsi, uploadare e condividere il proprio brief, per le noprofit; una sezione dedicata ai creativi, suddivisa in otto categorie “tematiche” (human rights, education, environment, povertry development, arts and culture, animal protection/rights, social justice/civil rights, others) dove scegliere il brief da sviluppare. E ovviamente, uno spazio dove visionare tutti i lavori realizzati.

Degli oltre 270 video uploadati, ne verranno selezionati 5 per la fase finale.

La giuria che valuterà gli elaborati è composta da Agnello Dias, chairman e co-fondatore di Taproot India; Keith Ho, executive creative director di Grey Hong Kong; Jens Mortier, creative director di mortierbrigade; Tom Hauser, interactive creative director di Crispin Porter + Bogusky; Meera Sharath, executive creative director UK di Momentum Worldwide; Gerry Human, executive creative director di Ogilvy & Mather Worldwide.

La deadline per presentare i propri lavori era il 15 maggio scorso: i 5 vincitori verranno annunciati il 28.

Il primo premio in palio è un pass valido per ogni evento, seminario e workshop del festival, comprensivo di vitto e alloggio. Mica male, vero?

Planking, l'ultima pericolosa moda lanciata su Facebook [VIRAL VIDEO]

La nuova “moda” che sta diventando un caso in Australia si chiama Planking, che tradotto letteralmente significa “fare la tavola“. Coinvolge persone di ogni sesso ed età e non richiede l’utilizzo di particolari strumenti, se non il proprio corpo.

Le regole del gioco sono poche e semplici: basta stare distesi, con le braccia lungo i fianchi, immobili e senza alcuna espressione sul viso, in posti “originali” e insoliti, farsi fotografare e pubblicare la foto su Facebook. Le fotografie più strane e curiose sono destinate alla viralità.

In poche settimane la pagina ufficiale “Planking Australia” ha raggiunto i 119.000 fan e le foto che vi sono caricate ritraggono persone distese veramente ovunque, nelle ambientazioni più insolite: binari, cornicioni e persino le auto della polizia.

Peccato che, come al solito, la ricerca dell’estremo, dell’insolito e dello stupefacente da “gioco” possa trasformarsi in tragedia: è di 3 giorni fa la notizia della morte di un ventenne australiano di Brisbane (a est dell’Australia) caduto dal settimo piano di un palazzo mentre si faceva fotografare da un amico, sdraiato sulla ringhiera di un balcone (leggi l’articolo di Michela Pacella Facebook, “planking” diventa tragedia: cade dal balcone e muore).

Ed è di ieri la notizia di un altro ventenne di Inverell, (sempre nell’est dell’Australia) in coma a causa del planking: stava “facendo la tavola” steso sul bagagliaio di un autovettura..in movimento(leggi l’articolo di Michela Pacella : Planking su Facebook, seconda vittima: 20enne in coma).

Quindi via libera al divertimento “non conventional”, quello che stupisce il popolo della rete e che permette di guadagnarsi quei 5 agognati minuti di celebrità; attenzione però a non mettere a repentaglio la propria vita. “Divertente” non è necessariamente sinonimo di “pericoloso”!

Una proposta di matrimonio su grande schermo [VIRAL VIDEO]

Matt e Ginny. Una coppia come tante altre. Almeno fino a quando l’originale proposta di matrimonio di lui non è stata pubblicata su Youtube e il video è diventato un virale in piena regola, con già ben 3 milioni di visualizzazioni.
Certo una proposta di questo tipo non è da tutti i giorni, ed è comprensibile che nascano tante conversazioni intorno ad un fatto del genere.

Se c’è una cosa che forse lascia un pò pensare, è il fatto che per essere un video “amatoriale”, pensato per chiedere alla fidanzata di sposarlo, questo filmato è andato ben oltre le mura di Youtube: i due ragazzi hanno un sito dedicato (sul quale hanno inserito un form per le richieste di contatto da parte della stampa), profilo Twitter, e hanno fatto più di un’ospitata in talk show americani.
Dunque, efficace personal branding in stile reality o semplice passione mediatica per una storia romantica?

Ma del resto, il titolo del film è “Making the Movies Jealous“: probabilmente milioni di donne si saranno emozionate davanti a questa storia d’amore, degna di un film… e probabilmente gli uomini stanno pregando in silenzio che le loro fidanzate non vedano mai questo video!

Microsoft Skype presto in vendita nei migliori negozi

Microsoft Skype confezioni retail

La prima cosa che ho pensato dopo che la cosa era stata resa nota – alludo alla notizia di Microsoft che acquista Skype – è stato “$8.5 billion sono un sacco di soldi”. La seconda cosa è stata: “bene…ora Skype ha smesso di funzionare”.

Sia chiaro, non che funzioni alla grande e chi lo usa su Mac ne sa qualcosa (vista l’interfaccia? e il test che salta fuori solo quando la chiamata fila liscia e mai quando va storta?).

La stessa cosa devono averla pensata Nitrozac and Snaggy che hanno realizzato l’ennesimo esaustivo disegno sull’infausto destino del nuovo prodotto Microsoft.

Epic Fail? Intanto me la rido…a cambiare software si fa sempre in tempo 🙂

Ah! Io compro la Blue Scream of Death Edition (Xbox 360 docet 😉 )

Anche la Disney è caduta sulla tutela della privacy dei minori....e a quanto sembra neanche per la prima volta. Sono sempre di più le grandi aziende che commettono, più o meno consapevolmente, violazioni della privacy dei minori online.

Ma, di contro, sempre maggiore è l'attenzione delle istituzioni alla loro tutela ed alla previsione di norme ad hoc.

Vediamo come.

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Se anche Disney inciampa sulla privacy online [PRIVACY]

Avete mai sentito parlare della COPPA?
Stavolta non parliamo di vittorie sportive: chi segue questa rubrica sa che ci occupiamo di Diritti dell’era digitale.
COPPA, in questo caso, è l’acronimo di Children’s Online Privacy Protection Act, la normativa statunitense che dal 1998 tutela la privacy dei bambini online. Minori e Rete. Rapporto delicato per una categoria tra le più a rischio, spesso tra le meno tutelate, nonostante siano frequenti i pubblici proclami e le campagne di sensibilizzazione. Ebbene, stavolta nel mirino della FTC – la Federal Trade Commission, che tra le altre cose vigila sul rispetto della COPPA – è finita una delle società più amate dai bambini: la Disney.
La casa madre di Topolino e Paperino nel luglio 2010 ha acquistato la società Playdom, specializzata in servizi di social gaming.  Secondo le fonti americane, i servizi di Playdom, in particolare giochi amatissimi dai bambini come Pony Stars, 2 Moons, 9 Dragons, Age of Lore e My Diva Doll hanno attirato una mole enorme di minori tra il 2006 e il 2010 – si parla di centinaia di migliaia di minori. Peccato che l’iscrizione non dovesse essere consentita a chi non aveva ancora compiuto 13 anni, senza il necessario consenso da parte dei genitori per la raccolta, l’utilizzo e la divulgazione di informazioni personali dei figli minori, come previsto dalla sezione 1303 del Protect Act.

Secondo la FTC, che ha curato l’istruttoria dell’inchiesta, il sito avrebbe consentito ai bambini di postare informazioni personali – nome, cognome, indirizzo, numero di telefono e email – e di scambiarle tra di loro e con terzi. Cosa che, se consideriamo l’ancora irrisolto problema della verifica delle identità online, pone anche interrogativi inquietanti.
Jon Leibowitz, Presidente della FTC, ha ribadito la necessità che qualsiasi rete sociale o mondo virtuale o sito che si rivolge ai bambini debba sempre e comunque ottenere il preventivo e adeguato consenso da parte dei genitori, ribadendo che tale previsione è espressamente prevista dalla COPPA, e che in corretta applicazione della normativa il caso della Disney sarebbe stato adeguatamente trattato.
Oltre a pagare una sanzione di 3 milioni di dollari, la FTC ha inibito a Playdom la prosecuzione delle violazioni del Protect Act.

E in Italia?
Come è tutelata la privacy dei minori online?
Gli strumenti a disposizione nel nostro Paese sono molteplici, e sicuramente partono da quelli più pratici – i classici meccanismi di parental control – per approdare a strumenti normativi. Non dimentichiamo, infatti, che per la legge italiana sono minori tutti coloro che non hanno ancora compiuto 18 anni, e che quindi la tutela è più estesa che nel diritto statunitense.
La nostra legislazione, però, non contempla una normativa di settore specifica per i minori: della questione si è recentemente parlato anche durante un interessante incontro a Bari all’interno del ciclo di incontri ‘Minori e Spettacolo, nelle sue molteplici forme.

Le norme applicabili, pertanto, sono le stesse previste per il mondo adulto, con applic azione, in primis, del Testo Unico Privacy. Diverso l’approccio della normativa comunitaria, a cominciare dalla Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio del 18 settembre 2006 relativa alla tutale dei minori e della dignità umana e al diritto di rettifica relativamente alla competitività dell’industria europea dei servizi audiovisivi e d’informazione in linea e dalla Comunicazione della Commissione Europea del 2008 sulla protezione dei consumatori, in particolare dei minori, per quanto riguarda l’utilizzo dei videogiochi, che segue in particolar modo le vicende che riguardano il mondo dell’infanzia e dell’adolescenza. La Commissione Europea, ad ogni modo, ha già comunicato la propria intenzione di voler riformare tali atti per aumentare gli sforzi a tutela dei minori. Impegno che è anche alla base dell’Agenda Digitale Europea: come sottolineato dalla Vicepresidente Noelie Kroes, bisogna sempre tener presente che la vita online potrebbe far irruzione nella vita reale. E con i tanti minori ‘social’ presenti sul web, pericoli di questo tipo non devono essere sottovalutati.

Intervista a Paolo Bordino alias Pao, l'artista dei pinguini metropolitani.

Pao, alias Paolo Bordino, grazie alla sua fantasia riesce a trasformare il triste e grigio arredo urbano in qualcosa che stupisce e rende meno mesta la nostra grigia città. Ecco allora che da un paracarro nasce un pinguino, dal palo di un metanodotto una margherita e da una pallina da golf un armadillo.
Con il sorriso sulle labbra, l’abbigliamento casual, e la simpatia che lo contraddistinguono ha risposto alle domande che gli abbiamo posto con l’intento di carpire il suo segreto: come fa a vedere ed estrapolare tanta vivacità da oggetti che spesso passano inosservati; ma come leggerete non si è sbilanciato troppo con le riposte.

Parliamo della tua ultima creazione “Armadillo da Golf”, com’è arrivata quest’idea?
Cercavo qualche nuova creatura per la mia isola di Paopao, che è il mondo a cui mi ispiro quando dipingo, e siccome nel mio mondo nulla è realmente ciò che sembra una pallina da golf è in realtà un simpatico armadillo.

Torniamo un po’ indietro. Che tipo di formazione hai avuto?
Ho fatto il Liceo Scientifico, dove ho imparato a disegnare sul banco. Mi sono poi iscritto a sociologia, mentre nel frattempo frequentavo un corso di Tecnico del suono. Ho vissuto un anno a Londra a fare il lavapiatti, poi richiamato per il servizio civile sono stato assegnato all’archivio dell’attrice Franca Rame e del premio Nobel Dario Fo. Lì ho imparato tantissimo. Ho iniziato a lavorare con loro come tecnico del suono, poi siamo andati in tournee e sono diventato macchinista teatrale. Sucessivamente ho frequentato presso i laboratori del Teatro alla Scala un corso di costruttore di scenografie teatrali. Avevo intrapreso quella carriera, ma poi la pittura mi ha portato su un’altra strada.

Qual è il primo lavoro che hai svolto?
Aiutante in cucina presso una pensione estiva, poi operatore telefonico per l’allora TELE+.
Sono passato tra mille lavori: cleaner all’ospedale a Londra, lavapiatti, allestitore di stand fieristici, decoratore, fonico, macchinista… pittore.

Quando hai fatto il primo disegno e cosa rappresentava?
Ah! I disegni dell’asilo… Ne ho uno scatolone dei ricordi pieno. Belli come sono tutti i disegni dei bambini, niente di più.

Quando ti sei reso conto che da passione poteva diventare un lavoro?
E’ stata una cosa graduale; lavoravo già come macchinista teatrale, un lavoro bellissimo ed un mondo affascinante. Disegnando per strada ben presto sono arrivate le prime commissioni, come decorare gli stand fieristici, alcune serrande dei negozi. Così ho iniziato a lavorare anche come decoratore per gli allestimenti e pian piano la parte artistica ha preso il sopravvento.
Nel 2005 è nato Paopao Studio, come naturale conseguenza della mia attività artistica e, con l’arrivo di Laura (graphic designer), si è ampliato collaborando anche con diverse agenzie.

Che difficoltà hai incontrato durante il tuo percorso, dalla scuola ad ora?
Ho iniziato molto presto a lavorare, lasciando quasi subito l’università. Franca Rame mi ha aiutato tantissimo, avendo fiducia in me, permettendomi di imparare un lavoro. Stando con lei e Dario Fo ho avuto la possibilità di imparare tanto sia da un punto di vista artistico che umano.

Come ti consideri: artigiano, artista pittore, scultore…
L’approccio è quello dell’artigiano. Artista invece è una parola ormai svalutata, quindi ho imparato ad usarla senza troppo imbarazzo.

Perchè, e da cosa è nato il pinguino?
E’ nato da un uovo di cemento, concepito dal colore e da un briciolo di follia.

A cosa ti ispiri per i tuoi soggetti?
Ho cartelle piene di immagini, che quando cerco ispirazione consulto: fotografie di alberi, di animali, schemi geometrici, fumetti, videogiochi, cinema, altri artisti. C’è di tutto.

In quante parti del mondo sono finite le opere? Dove troviamo la più lontana?
Per ora sono di base sopratutto in italia, dove hanno girato parecchio. Poi qualche lavoretto in giro per l’europa.

Che tipo di persone sono gli amanti della tua arte e i tuoi clienti?
Sono un pubblico variegato. dal bambino di 7 anni che mi scrive al collezionista aperto alle nuove tendenze.

Quanto la vita privata ha influito sull’evolversi del tuo lavoro? Il fatto di essere padre ha cambiato il tuo modo di vedere e interpretare le cose? E’ stato un momento che ti ha fermato, magari per l’emozione o il poco sonno, o che ti ha spronato a produrre opere nuove?
Ha influito tanto, in positivo. E’ una fonte di motivazione notevole, la qualità e l’impegno sono migliorati. Ho dovuto rinunciare un po’ alle scorribande notturne, ma per il resto sono contento. Lavorare con Laura, la mia compagna, fa sì che siamo molto uniti, e a detta di tutti i miei amici è solo grazie a lei che il nostro studio ce la fa ad andare avanti!

Progetti per il futuro?
Una mostra personale all’estero.
I pinguini conquisteranno il mondo ahahahahah (Pao fa una risata imitando un cattivo da cartoon, NDR)

Libro, musica, artista e film preferito?
Siddartha di Herman Hesse, Blues Brothers e Bob Marley, M.c. Escher, Il mio vicino di casa Totoro.

Hai un consiglio per chi volesse intraprendere un percorso simile al tuo?
Il talento è necessario, ma conta di più la determinazione ed il lavoro.

Che altro dire, anche il pataniello è stato felice di conoscere Pao e per l’occasione è diventato un Ninja Penguin! 🙂

Gli amanti del baratto si incontrano al Festival della Felicità [EVENTO]

Primo Raduno nazionale dei barter in occasione del Festival della Felicità a Pesaro Urbino: l’incontro è per domenica 5 giugno al Pesonetto.

Barter?
Festival della felicità?
Pesonetto?
Meno di 150 caratteri sono pochi per capire di che cosa si tratta. Segnate l’appuntamento in agenda che ora ve lo spieghiamo

Barter: chi presta e dona i propri oggetti

Dove si trovano i barter? Su Zerorelativo: la prima community italiana di baratto riuso e prestito gratuito.
Nato alla fine del 2006 da un’idea di Paolo Severi, Zerorelativo è il primo portale italiano per barattare online ed oggi conta 19.143 barter iscritti, 52.696 baratti, 67 prestiti e 2.868 doni conclusi.

Attraverso semplici azioni come il baratto, il prestito e il dono, infatti, Zrorelativo vuole favorire un consumo intelligente e promuove stili di vita che tengono conto dell’impatto ambientale e sociale delle nostre scelte quotidiane.

Il nome zerorelativo è stato scelto perché ogni oggetto ha un proprio valore, a prescindere da quello attribuito dal mercato. Baratto, prestito e dono sono azioni ad alto valore educativo, non fa guadagnare nulla, se non l’oggetto di scambio.

Quando e dove ci sarà il Festival della felicità

Dal 27 maggio al 5 giugno la provincia di Pesaro Urbino ospiterà il festival dedicato alla felicità “in tutti i sensi…”.
Dieci giorni di incontri, confronti, spettacoli, riguardo a una tematica su cui tutto il mondo sta discutendo: l’opportunità di sostituire il concetto di PIL con un indice che meglio rappresenti lo stato di Benessere di una Nazione.


Il volto del festival sarà quello di Roberto Benigni, designato quale testimonial della manifestazione. Il suo momento sarà il 28 maggio. Il 31, invece, farà tappa a Pesaro Gianna Nannini e l’1 giugno Carlo Petrini.

Ricco il calendario degli eventi, che prevede presentazioni editoriali, incontri con grandi nomi della cultura, economia, giornalismo, spettacolo.

Il Pesonetto:un negozio per i prodotti a Kilometro Zero

Il primo negozio alla spina delle Marche, dove si possono trovare tutti prodotti a filiera corta, senza imballaggio, biologici e a km zero.
Pesonetto è un negozio di prodotti sfusi, prodotti del territorio, stoccati in spinatori,dispenser e cassette, per dare la possibilità alle persone di stabilire autonomamente le quantità ottimali al proprio fabbisogno.
Selezionando prodotti del territorio, pesonetto propone un sistema di acquisto consapevole per chi compra e compatibile con l’ambiente.

Se le idee ora sono più chiare, segnate anche l’orario: ci si troverà alle 17.

Per coloro che eventualmente decideranno di fermarsi in zona per una notte o più sono stati concordati prezzi agevolati negli alberghi convenzionati. Per usufruirne è sufficiente compilare ed inviare via mail o fax questo modulo, a questo indirizzo: info@apahotel.it – Tel: 0721-67959 0721-67959 – Fax: 0721-65135.

LinkedIn: 10 cose che non sapevi di poter fare


La notizia del successo del suo approdo a Wall Street ha fatto sì che negli ultimi giorni si destasse molta curiosità intorno a LinkedIn.

Eppure, se la maggior parte di noi conosce il social network business-oriented che ci permette di entrare in contatto con la nostra rete professionale, non tutti hanno familiarità con le molteplici funzionalità offerte dal sito che, se ben utilizzate, possono aiutarci a ottimizzare il nostro profilo e a supportare il nostro business.

Qui una lista di dieci possibilità, riportate dal sito Business Insider, realizzabili con gli strumenti messi a disposizione degli utenti, che molti di noi non sanno ancora di poter sfruttare.

1. Condividere e visualizzare notizie su LinkedIn Today: LinkedIn Today raccoglie le news e i link condivisi su LinkedIn e li organizza in un resoconto quotidiano, consultabile anche per argomenti. LinkedIn Today si trova sotto il tab news, in alto nella nostra finestra LinkedIn.

2. Ricercare gli status update con LinkedIn Signal: la casella di ricerca in alto a destra non permette di cercare soltanto nomi e cognomi: impostandola su “Aggiornamenti” possiamo digitare il topic che ci interessa e scoprire chi ne sta parlando in quel preciso momento.

3. Mantenere aggiornata la pagina della propria azienda: le pagine aziendali sono largamente personalizzabili e possono essere utilizzate per pubblicare notizie, offerte di lavoro e link ai prodotti e servizi dell’azienda.

4. Ottimizzare la propria URL: la URL che LinkedIn assegna di default ai profili è formata da una serie di lettere e numeri, ma può essere personalizzata in modo da migliorare la nostra posizione nei risultati di ricerca di Google.

5. Entrare a far parte di gruppi di settore: su LinkedIn sono presenti molteplici gruppi organizzati intorno a professionalità e settori specifici. Diventarne membri ci aiuta a rimanere aggiornati e a entrare in contatto con persone che condividono la nostra stessa sfera di interessi.

6. Posizionarsi nei risultati di ricerca di Google: Google premia LinkedIn e i suoi iscritti nei suoi risultati di ricerca, e questo fornisce una certa visibilità che può rivelarsi un vantaggio al momento della ricerca di un impiego.

7. Mantenere un profilo sempre aggiornato: dal momento che, quando qualcuno digita il nostro nome su Google, il nostro account LinkedIn compare in testa ai risultati di ricerca, mostrare un profilo non aggiornato rischia di essere addirittura imbarazzante. Completarlo indicando le posizioni più recenti che abbiamo ricoperto aiuta a fornire di noi una descrizione semplice e opportuna.

8. Individuare una posizione desiderata e le skill adeguate: se siamo interessati ad un particolare lavoro o ad una promozione, uno sguardo al profilo di chi già ricopre il ruolo a cui ambiamo può darci un’idea delle capacità che dobbiamo sviluppare per realizzare il nostro obiettivo.

9. Ricercare personale: la pagina Corporate Recruiting Solutions offre la possibilità di individuare i migliori candidati tra gli utenti del social network.

10. Compilare un CV: il Resume Builder permette di costruire in un attimo il nostro CV a partire dai dati inseriti nel nostro profilo.

Semplice no? Non ci resta allora che esplorare tutte le funzionalità che LinkedIn mette a nostra disposizione e testarne in prima persona l’efficacia.