I 10 termini che devi assolutamente conoscere per fondare una Startup

Di seguito riporto alcuni dei termini tecnici, spesso sconosciuti a chi si avvicina al mondo delle startup; ho cercato di ordinarli secondo il “ciclo di vita” di una startup, cioè ordinati secondo il momento in cui l’evento che ogni termine rappresenta si verifica all’interno dell’evoluzione del tuo progetto d’azienda. Buon Divertimento 😉

1-Proof of Concept o PoC

Letteralmente è la “prova” del concept, il testing pratico del prodotto che vorremmo immettere sul mercato attraverso la nostra startup, consiste in una realizzazione di base di un certo progetto, al fine di verificarne il corretto funzionamento, quantomeno in relazione ai suoi aspetti principali. Questo livello di testing risulta di fondamentale importanza quando il nostro concept è un applicativo poiché garantisce la possibilità di testarlo “in vitro”, facendone emergere gli aspetti deboli.

2-Business model

Il modello di business, è la quintessenza del funzionamento della startup, si tratta uno schema semplice ed intuitivo che sintetizza a primo impatto come la startup si inserisce nel mercato. Ci sono vari metodi per rappresentarlo, quello più diffuso è il Canvas Business Model. Le sue sezioni sono in grado di far trapelare eventuali criticità negli aspetti fondamentali del funzionamento del Business, e di conseguenza, le criticità che potrebbero coinvolgere la dinamica reddituale della tua futura azienda.
Costituisce anche la base per lo svolgimento del Business Plan, ancora molto utilizzato nel vecchio continente, poiché il BP spesso deve esprimere dati previsionali anche su periodi triennali, e con un Business Model strutturato risulta più semplice pervenire a considerazioni numericamente più realistiche.

3-Fund

Letteralmente sono i fondi, gli investimenti. Frequentemente costituiscono il calcio di partenza poiché sono diretti a coprire i primissimi costi di sviluppo dell’idea al fine di consentirti un ingresso nel mercato. In genere vengono concessi in cambio di quote della società nascente, da uno o più investitori. I momenti in cui i finanziamenti si rendono necessari, tuttavia, possono essere vari e ripartiti in più punti del ciclo di nascita e vita di una azienda, ogni singola fase è detta round di finanziamento. Possono coprire, oltre ai costi di starting up, eventuali costi di ampliamento dell’azienda, di lancio di nuovi prodotti, di sviluppo di nuovi progetti.

Si desumono attraverso la Capitalization Table detta anche Cap Table, che descrive schematicamente i round di investimento, l’ammontare degli stessi, le fonti di finanziamento e l’utilizzo. Dalla Cap Table è facile desumere informazioni riguardanti il Burn Rate, ovvero il tasso al quale una startup è in grado di “bruciare” gli investimenti in capitale ricevuti, per giungere alla fase in cui si generano “Revenues”. In base alla fase operativa (sviluppo di prototipo, ingresso nel mercato etc) in cui si verificano gli investimenti, inoltre, si possono distinguere fondi cosidetti “seed”, “early” Round A, B. Le entità finanziatrici inoltre, in ambito start up, spesso sono: 4-Angels e 5-Ventures

4-Angels

Gli Angels investors, sono gli investitori “buoni”, coloro che si occupano di investire nella tua idea quando mai ti saresti aspettato che qualcuno lo facesse. In genere compiono finanziamenti di tipo seed (semina), si tratta di finanziamenti di importo inferiore a 500.000$ o finanziamenti di tipo early compresi tra i 500 mila ed 1mln. Ovviamente non sono enti di beneficenza e quando erogano somme è perchè deve trattarsi di un operazione con un valore atteso logicamente elevato.
In questo caso vale la regola FFF per definire gli angels, distinguendoli in Family, Friends and Fools, per delineare l’origine di questo tipo di finanziatori.

5-Venture

I Ventures Capital sono, diversamente dagli Angels Investors, degli investitori strutturati che si occupano di ricercare le startup a più alto contenuto innovativo, in quanto sono le aziende con più capacità di successo nel mercato. I finanziamenti dei VC sono sempre rivolti a qualsiasi startup lasci prevedere la possibilità di elevati e rapidi guadagni in qualsiasi settore ed, in genere, con l’intenzione di entrare nel capitale della startup e sostenerne lo sviluppo, per, poi, appena raggiunto l’apice del successo e del valore di mercato, vendere la quota, ad un prezzo di gran lunga superiore, per riutilizzare i soldi in altri progetti “di ventura”, giacché, la logica ed il target del VC, non è, quasi mai, quella dell’investitore a lungo termine.

6-Revenue

Si tratta dei ricavi e di conseguenza di una parte sostanziale della dinamica reddituale attraverso la quale la tua startup, eventualmente, genererà profitti. Nel business model i ricavi sono una componente fondamentale alla cui gestione è necessario dedicare una cura approfondita, detta appunto Revenue Management o Yeld Management. La gestione dei ricavi tende infatti a massimizzare questi ultimi e ad ottimizzarli al fine di sviluppare tutte le capacità reddituali possibili. La tecnica più conosciuta consiste nel modificare i ricavi per unità sulla base del reale andamento della domanda.

7-Mentor

Il mentor durante il processo di starting up risulta una figura molto importante, soprattutto per chi, come la maggior parte degli startuppes, muove i primi passi nel mondo imprenditoriale. I suoi suggerimenti possono essere un utile supporto per lo startupper, specie nella fase di creazione e strutturazione del business plan. La presenza di un mentor accresce, agli occhi di un finanziatore, il valore della start up e il costo della sua consulenza non risulta essere oneroso.
Nel video che segue Evan Nisselson ci spiega quanto può risultare fondamentale la presenza di un mentor nel processo di creazione d’impresa.

8-Mission e Vision

Questi due termini introducono l’aspetto “filosofico” dell’attività di impresa, ovvero quel filo conduttore che pervade tutto lo sviluppo e l’evoluzione dell’impresa e coinvolgono aspetti quali la leadership, l’organizzazione, il team. Questi due concetti sono l’uno interdipendente rispetto all’altro poiché la Missione è la bussola applicativa che porta verso la Visione. La missione è appunto quella serie di obiettivi e programmi che l’azienda si impegna a raggiungere. La visione invece, come definita da Luca Stanchieri nella Palestra di Wind Business Factor, è “Il futuro di un’azienda di successo, quando ancora l’azienda deve incominciare ad operare.” Ovvero è quell’aspetto che spinge l’imprenditore a dedicare anche 15 ore al giorno alla realizzazione del suo progetto, quell’aspetto che genera la passione nel creare la sua azienda.

9-Spin-off

Lo spin-off consiste nell’esternalizzazione di un processo interno ad un’azienda, o di personale interno, in una unità esterna, detta “unità di spin-off” appunto.
Spesso lo spin-off è una nuova impresa che riceve apporti in denaro o in natura dall’azienda principale, ma non necessariamente solamente da essa.
Di conseguenza l’essenza dello spin-off consiste nell’aiutare un aspirante imprenditore a trasformare un’idea, una potenzialità, un’opportunità produttiva, tecnologica o di mercato, che qualcun altro non vuole o non può sfruttare in termini commerciali, in una nuova impresa.

10-Outsourcing

L’outsourcing è, come nel caso dello spin-off, un’attività di esternalizzazione di un processo particolare, ma si rispetto allo spin-off non prevede la costituzione di un’attività economica.
Fulvio Rubini ha esaminato in ben due articoli quali sono i vantaggi e gli svantaggi dell’outsourcing.
La pratica è diventata alquanto frequente per le startup per 4 motivi principali:
-Genera un taglio dei costi.
-Consente di trovare risorse con competenze altamente specifiche.
-Si può affidare l’attività ai migliori esperti di un determinato mercato.
-Consente di essere flessibili poiché è una risorsa di cui si può usufruire On Demand.

FashionCamp 2011: anche il programma è di tendenza [EVENTO]


Moda e tendenze, blogger ed appassionati, confronti e critiche: i binomi potrebbero continuare all’infinito, ma l’evento a cui associarli è uno solo, il FashionCamp di Milano. Il 10 e l’11 giugno l’italianissima capitale della moda ospiterà il primo barcamp dedicato alla moda, che torna presso lo spazio A dell’ex Ansaldo, via Tortona 54, per la seconda edizione.

Una “non-conferenza” che promuove una visione della moda aperta e condivisa, altamente tecnologica e democratica, l’iniziativa nasce e si sviluppa in rete per poi concludersi sulla terra, approdando sul territorio, quale trait-d’union tra il mainstream della moda, gli indipendenti, i fashionblogger, chi sperimenta nuove tecnologie e quanti si pongono in maniera innovativa nei confronti del fashion system.

Con interviste ai fashion blogger più influenti e conosciuti a livello internazionale e una sezione dedicata a tutti coloro che vogliono dare il proprio contributo per rendere il FashionCamp di Milano un appuntamento unico nel suo genere, il sito diventa il non-luogo attraverso cui fare il punto sul rapporto tra moda e tecnologia, capire quale strada si stia attualmente percorrendo e quale potrà essere il futuro della moda.

Madrina dell’evento sarà la stylist Carla Gozzi.

In agenda

Momenti salienti dei due giorni saranno: il convegno sulle nuove sfide della moda digitale, le Unconferences e gli Workshop. Numerosi eventi collaterali.

La partecipazione è gratuita.

Il convegno

Organizzato e coordinato da Jarvis Macchi, direttore editoriale di Luxrevolution.com (Gruppo “La Stampa”), Digital Influence. From couture to conversation, sarà l’evento di carattere istituzionale che darà avvio al barcamp, venerdì alle 9.30.
A parlare della crescita dell’e-commerce, dell’utilizzo dei social media nell’ambito della moda, dei nuovi must have e dei marchi da dimenticare, interverranno i protagonisti del mondo digitale.
Un contributo a proposito di “customer experience nell’era digitale” sarà dato da Mirko Pallera, direttore Ninja Marketing e Simona Tedesco , direttore LeiWeb.it

Unconferences

Saranno l’anima di FashionCamp: 15 minuti durante i quali chi ha proposto la propria idea, progetto o esperienza di successo nel settore moda, ha l’opportunità di raccontarla al nostro pubblico nel pieno spirito di condivisione e partecipazione che caratterizza la rete dei barcamp. Dalla storia di Ninja Marketing sull’evoluzione del logo del proprio brand character, alla presentazione di ART-Sharing su come creare un abito o un accessorio attraverso le tecniche di stop motion e speed drawing; dal dinamismo armonico e tutto artigianale del progetto Momo Galén, brand di cappelli, a quello interamente tecnologico di Moda e Tecnologia sulle sfilate interattive attraverso il banner e-motional.

Workshop

Durante le due giornate saranno organizzati workshop gratuiti, della durata di quattro ore ciascuno, gestiti da artigiani “illuminati” e professionisti della comunicazione.

Se volete già prendere nota, venerdì pomeriggio sarà il momento di Online videofashion journalism (workshop Kodak), Creare gioielli con materiali di riciclo (workshop Kodak), Where is my tyre? Come riutilizzare una vecchia camera d’aria (organizzato da Mnmur), workshop in Social Media Marketing (organizzato da Ninja Academy e Viralbeat).

Il sabato 11, invece, Daniela Rota Notari presenterà lo workshop dedicato a Shabby Chic, Veruska Puff si occuperà di quello dedicato a L’arte del Burlesque e Tamara Nocco terrà uno workshop sul tema Cool Finding.

Special Workshop

Digital Editing con vente-privee.com
Il resident workshop di ART-Sharing al FashionCamp

Le iniziative collaterali

Per giorni del barcamp e ma anche per quelli precedenti, Maggie, brand specializzato nella produzione di jeans, il Gruppo Coin, Quiksilver e MAYLILY hanno elaborato contest e concorsi per coinvolgere davvero tutti! Le iniziative collaterali al FashionCamp sono davvero interessanti!

Temporary Shop

Il momento di promozione di nuovi e giovani talenti che coniugano la passione per la moda con la ricerca stilistica e l’imprenditorialità sarà presentato da Tamara Nocco, cool hunter e fashion consultant.
Alcuni brand di stilisti emergenti saranno esposti e valorizzati all’interno di un temporary shop dove sarà possibile acquistare le loro creazioni.

The Museum of Me: quando il marketing ci tratta da stupidi egocentrici

Due cose mi spingono a scrivere questo editoriale: la prima, il senso di fastidio di default che provo quando vedo un’iniziativa di brand communication contagiare le persone esclusivamente per immeritata moda. La seconda, aver trovato questo articolo di Ben Terrett di RIG London che mi fa sentire meno sola, tra i commenti degli ipnotizzati dalla grafica, in questo fastidio.

Molti di voi avranno già provato l’applicazione Intel – Museum of Me. In poche parole (quelle che si merita) accedendo col proprio account Facebook, un algoritmo Intel aggrega i vostri dati – status, amici, post commentati, foto liked – e ne tira fuori un museo virtuale, una sorta di gallery artistica sulla vostra vita.

Una big idea?

Alla fine, l’idea è la stessa di altre iniziativa di cui vi abbiamo parlato di recente (Memolane, The Hero e, sforando anche nel mondo analogico, Social Memories). A cambiare è solo la salsa, sono sempre memorabilia, più o meno tangibili, del tuo ego sociale.

In questo mare di iniziative fac-simile di memory curation autogenerata e del loro impiego da parte dei brand, vorrei concentrarmi in particolare su Intel. Non mi sarà facile, complice una della musiche più inquietanti che abbia mai sentito, proprio quella di sottofondo che hanno deciso di usare in Museum of Me.

Ho letto diverse definizioni di questa campagna: brillante, simpatica, coinvolgente. Credo invece che il risultato di quest’applicazione sia al contempo sorprendente e raccapricciante. Perché? Perché affidare ad una macchina il compito di raccontare una storia su di te è estremamente rischioso. E per un pubblicitario che vuole comunicare l’intelligenza di una macchina, creare una macchina potenzialmente stupida è a dir poco un boomerang incoerente.

Tanto per cominciare, è stupido pensare che tanti commenti equivalgano ad un’amicizia, o che un tag in una foto possa realmente accomunare due persone lontane.

Case in point?

Una persona in questa foto è una cara amica che ho incontrato un mese fa, ma che non vedevo da anni. Altre due (in realtà Intel ha troncato la foto nell’upload su Facebook) sono mie tesiste.

Sono nata a Santa Ana, ma non quella nel Sudest asiatico.

Non so perché sia importante sapere che la parola che più si ripete sul mio wall è una preposizione articolata.

Onestamente, qui non vedo nemmeno di che si tratti. Non riconosco.

L’immagine di braccia meccaniche che agitano le foto dei miei amici è un’ossimoro schizofrenico quasi quanto Nivea che cerca di raccontare una tradizione secolare di intimità mentre in sottofondo Rihanna canta di lontananza:

http://www.youtube.com/watch?v=lBJR-qSGR-o

“So how come when I reach out my fingers
It seems like more than distance between us”

Ma torniamo ad Intel e concludiamo. Il claim finale è Visualize yourself. Visibly Smart.

Tutto qui? Peccato che l’esecuzione sia visibilmente stupida.

Siamo tutti egocentrici (chi dice il contrario, mente) ma smettiamo di esserlo se qualcuno o un’azienda ce lo fa notare in maniera così incongruente. Con uno stile di engagement comico più che altro. Intel, non puoi togliere agli umani la prerogativa di essere storyteller e narratori autentici di se stessi. Se pensi di sostituirti in maniera intelligente ai nostri veri ricordi con la promessa di solleticare il nostro ego, non basta. E se poi lo solletichi random e in maniera paradossale, senza creare alcuna connessione di valore col tuo brand, ancora peggio.

Nude Gaming Party: i Nerd si sfidano senza veli [VIRAL VIDEO]

Solo 3 semplici regole : niente alcool, niente telefoni, niente macchine fotografiche e una ventina di giocatori senza vestiti pronti a sfidarsi a colpi di joystick per vincere la maratona di videogames.

All’apparenza potrebbe sembrare la nuova e più estrema frontiera del gaming e delle lan party, ma se si osserva il video con un occhio attento si scopre che in realtà è “solo” viral marketing.

La breve clip (90 secondi) nel giro di pochi giorni ha avuto quasi 1 milione di visualizzazioni e ha portato altrettante visite al sito web dell’azienda che produce l’accessorio per console pubblicizzato nel video.

3 novità per Twitter: foto, ricerca e follow button

I rumor provenienti da San Francisco si erano fatti insistenti già dall’inizio settimana. La conferma è arrivata  in occasione della conferenza D9 che si sta tenendo in questi giorni in California, e dove sono intervenuti Dick Costolo e Jack Dorsey: Twitter lancia un nuovo servizio orientato a una condivisione di content e integrato al portale.

Di cosa stiamo parlando?

Del nuovo servizio di photo sharing, che andrà a sostituire le varie applicazioni esterne finora utilizzate dai follower di tutto il mondo per postare anche le proprie immagini.

La conferma arriva direttamente dal blog ufficiale di Twitter.

Un nuova modalità di condivisione più simile ad esempio a quella di Facebook, che renderà il meccanismo molto più friendly rispetto ad ora: il photo sharing adesso avviene attraverso applicazioni come yfrog o twitpic, dove è necessario in qualche modo loggarsi per poter così usufruire di un provider dove locare i propri contenuti.

La scelta di andare verso lo sviluppo di strumenti simili si colloca in una strategia più ampia:  Twitter nei giorni scorsi si è reso protagonista di un’acquisizione molto importante: quella di Tweetdeck, avvenuta meno di una settimana fa per la cifra niente male di 40 milioni di dollari. Un chiaro tentativo di rispondere colpo su colpo all’espansione di Facebook anche all’esterno della propria dimensione.

 

Il “follow button”: Twitter si espande al di fuori della Twittersfera

Non solo foto, però: questa settimana è stata anche teatro del lancio del tasto”segui” o “follow” da implementare sul proprio sito web. Il tool, che è molto simile a quello sviluppato da Facebook con il bottone “Like It”, permette di integrare appunto un collegamento diretto da un ambiente web esterno a un account di Twitter.

Qui potete sviluppare il button, che sarà possibile montare nella pagina del nostro sito web attraverso una semplice stringa di HTML.

Un’innovazione che apre il mondo dei “cinguettii” all’esterno, con l’obiettivo di rendere più immediato e semplice il sistema di following.

E infine… anche una nuova ricerca

Non solo però sviluppo di tool per guardare all’esterno: questa settimana Twitter ha lanciato anche un nuovo sistema di ricerca, con un tool apposito che è possibile integrare anche nel proprio browser Firefox.

Ora è possibile cercare anche video e foto caricati su Twitter: uno speciale album restituirà i risultati indicizzando tutti i contenuti presenti sul Social Network, anche partendo da una ricerca con gli hashtag.

Una settimana fitta fitta, per il più grande sito di microblogging al mondo, non trovate?

HBO Connect: il secondo schermo diventa Social

HBO ha lanciato qualche giorno fa il portale “HBO Connect”, un applicazione di Social TV che ha l’obbiettivo di creare un’esperienza Social intorno agli show più importanti del canale via cavo, centralizzata sotto l’egida del marchio HBO.

HBO è già noto nella scena del marketing digitale per programmi televisivi grazie alle innovative campagne transmediali create intorno a show come True Blood o partnership con servizi di Social TV come il check-in di GetGlue.

Tra le varie iniziative create da HBO, HBO Connect è particolarmente centrata sui Social Network e centralizza in una destinazione unica i contenuti interattivi e participativi che HBO ha disseminato su diverse piattaforme.

Per fare ciò, Connect è diviso in cinque categorie:

Pulse, è la home page interattiva che attraverso un’elegante infografica dinamica visualizza come i principali show di HBO vengono cliccati in tempo reale da utenti sul web, visualizzando la provenienza geografica per ogni clic.

La sezione Feeds è una visualizzazione dei feed Twitter di diversi programmi che permette di navigare, filtrare e scoprire i tweets e connettere con i loro autori. La stessa pagina da anche accesso ai check-ins su GetGlue, alle pagine Facebook e Twitter dei diversi show e permette di diffondere e condividere i diversi contenuti.

Visualizers invece sono dei modi di visualizzazione interattivi dei diversi hashtag e trending topics su Twitter, ideati in modo da facilitare la “connessione” tra diversi utenti visualizzando anche i loro avatar e i tweet associati.

La sezione Conversations permette ai fan di discutere e interagire all’interno del sito creando appunto conversazioni sui contenuti HBO. Le discussioni prendono vita tra i fans ma anche con autori e attori degli show HBO in speciali sessioni di Q&A e discussioni live su Twitter.

Per una vera esperienza “second screen” alcune di queste sessioni di commento in diretta sono state programmate durante le dirette e le repliche di alcuni show. In altre parole, grazie a HBO Connect, il canale crea del valore aggiunto sul web e trasforma una replica in una versione speciale con commento dello show.


Infine, la sezione Connections offre un modo rapido e intuitivo di interagire con altri utenti e altri contenuti HBO su diverse piattaforme.

HBO Connect per ora è solo una beta su desktop computer ma il network vuole al più presto trasformare questo servizio in un’offerta permanente e multipiattaforma pronta a evolvere in nuove direzioni. HBO pensa in particolare a un’app per mobile ed eventualmente, secondo le reazioni dei fan, ad un modello ad abbonamento per l’accesso alla piattaforma.

Come esportare i codici dell'innovazione. Pubblicati i primi risultati dello Startup Genome Project

A tre mesi dal lancio del progetto, il team dello Startup Genome Project, capitanato da Bjorne Lasse Herrmann, pubblica i primi risultati della ricerca sul codice dell’innovazione. Partito un po’ in sordina a febbraio 2011 (in Italia ne avevamo accennato in questo post), oggi viene accolto con molto entusiasmo da tutte le migliori testate di informazione specializzata come: Techcrunch, Ycombinator, Sandbox e Venture Beat. Il progetto viene sviluppato da Blackbox: una startup nata con l’obiettivo di scoprire i meccanismi di funzionamento delle startup stesse. Parimenti gli obiettivi degli studi di Bjorne Lasse Herrmann risiedono nella volontà di decifrare il codice dell’innovazione e di definire dei parametri da seguire per portare al successo le startup ICT-based.

Secondo quanto affermato nel post introduttivo alla pubblicazione della ricerca, BLH sostiene che nel XX secolo la gestione scientifica della aziende abbia notevolmente aumentato l’efficienza delle stesse, generando, in questo modo, livelli di ricchezza a cui non si era mai assistito fino a quel tempo. Lo Startup Genome Report si vuole porre come un ulteriore passo verso il perfezionamento dello scientific management, soprattutto in un momento in cui il progresso sta attraversando una fase di rallentamento, garantendo in questo modo un altro secolo di sviluppo e prosperità.

Dall’elaborazione dei circa 650 questionari pervenuti sono emersi alcuni interessanti spunti di riflessione. BLH difatti sottolinea come l’importanza del “learn and adapt” abbia rappresentato uno dei fattori critici di successo di molte fra le startup analizzate.
Inoltre attraverso i dati raccolti, lo staff di Blackbox è riuscito a definire quali sono le quattro categorie di startup-tipo:
1. Automizer (Google, Dropbox, Eventbrite, Slideshare, Mint, Groupon, Pandora, Kickstarter, Zynga, Playdom, Modcloth, Chegg, Powerset, Box.net, Basecamp, Hipmunk, OpenTable, Amazon, etc.);
2. Social Trasformer (Ebay, OkCupid, Skype, Airbnb, Craigslist, Etsy, IMVU, Flickr, LinkedIn, Yelp, Aardvark, Facebook, Twitter, Foursquare, Youtube, Dailybooth, Mechanical Turk, MyYearbook, Prosper, Paypal, Quora, etc.);
3. Integrator (HubSpot, Marketo Xignite, PBWorks, Zendesk, Uservoice, GetSatisfaction, Flowtown, Kiss Metrics, Mixpanel, DimDim, Kontangent, Zoho, etc.);
4. Challenger: (Salesforce, Zimbra, MySQL, Redhat, Jive, Ariba, Rapleaf, Involver, Oracle, Yammer, BazaarVoice, Atlassian, BuddyMedia, Palantir, Netsuite, Passkey, WorkDay, Apptio, Zuora, Cloudera, Splunk, SuccessFactor, Yammer, Postini, BrightEdge etc.).

In futuro saranno previste ulteriori features, è già pronto difatti un nuovo questionario, frutto della prima esperienza di somministrazione, il quale fornisce consulenze personalizzate in funzione dello startup personality type. Inoltre, entro i prossimi tre mesi, il team di Blackbox elaborerà un profilo startup al fine di automatizzare tutto il lavoro che fino ad oggi è stato fatto manualmente, permettendo al team di fornire immediatamente, a chi compila il questionario, la maggior parte dei dati utili per l’autovalutazione.
BLH in una mail di presentazione del report chiude in questo modo:

You’ll be hearing more from the Startup Genome Project. This is just the beginning. We won’t stop until we’ve cracked innovation code of startups and have empowered millions of entrepreneurs all around the world.

Il progetto è davvero ambizioso, in bocca al lupo Bjorne!

Eric Schmidt: se Big G ha fallito con i social è colpa mia

“I screwed up”. Queste le parole pronunciate da Eric Schmidt, intervenuto all’apertura della D9 Conference, organizzata da AllThingsD e tenutasi dal 31 maggio al 2 giugno a Rancho Palos Verdes, in California. Continua a leggere

TomTom e la nuova campagna integrata Break Free: liberi dal traffico!

Photo credits: https://picasaweb.google.com/claudio.gagliardini/TomTomBreakFree#

Proprio qualche giorno fa al Gattopardo Café di Milano, TomTom ha presentato “Break Free!”, la nuova campagna integrata che coinvolgerà ben 14 Paesi europei in attività di marketing non convenzionale, promozioni in-store, minisito con contenuti video originali e user generated, spot radio, flash mob, concorsi, applicazioni e social network.

Come potete immaginare sin dal claim, la campagna nasce sulle note di “I Want to Break Free“, il classico dei Queen che si è aggiudicato il primo posto della Top 5 anti-traffico, quella delle hit che più aiutano a sopravvivere alle code infernali, scelte attraverso i voti di 9.865 persone di 11 Paesi europei.

Photo credits: https://picasaweb.google.com/claudio.gagliardini/TomTomBreakFree#

Tra gli importanti ospiti della serata, spiccano John Cleese dei MontyPhyton, Bob Sinclair e i White Queen, tribute band dei Queen che al termine della breve conferenza stampa illustrata da Luca Tammaccaro, Vice President Sales di TomTom e Rosaria Fusco, Public Relations and Communications Manager di TomTom, si è scatenata in un concerto per far divertire tutti i giornalisti e blogger (e twitteri) presenti in sala, tra cui la sottoscritta Silvia Carbone, Claudio Gagliardini, Luca Della Dora e Cristina Forlani.

#Breakfree: liberi dal traffico con TOMTOM HD TRAFFIC

Ma torniamo alla campagna, a interpretare lo spirito della campagna sarà prima di tutto l’intramontabile John Cleese dei MontyPhyton, il maestro dello humor inglese che ha realizzato per TomTom cinque divertentissimi sketch nel suo tipico stile. Insieme a lui, saranno davvero tanti i talent di fama internazionale, come Bob Sinclair, che si cimenteranno con l’inno alla liberazione dal traffico e con le loro interpretazioni chiameranno tutti gli utenti a realizzare i propri video personali, a postarli e condividerli online entrando così a far parte di quello che sarà un vero e proprio movimento di liberazione dal traffico.

Per la campagna Break Free di TomTom non potevano certo mancare i testimonial italiani d’eccezione, il mix perfetto tra musica e comicità. Da Angelo Duro delle Iene, che con la sua Pupi’s Swing non perde occasione di disturbare nelle situazioni più improbabili, al suo compagno Niccolò Torielli, noto per i suoi temibili Sconvolt Quiz, dall’incorreggibile Giampietro Cutrino (in arte Gip delle Iene) insieme al volto noto Patrick Ray del GF4, all’affascinante modella e showgirl brasiliana Camila Morais. Senza dimenticare l’ormai fedele Baz, il comico di Colorado dalla trascinate simpatia. Tutti questi volti noti hanno interpretato la loro versione di “I Want to Break Free”, dallo stile bizzarro e coinvolgente, con sketch da non perdere e visibili sia sul loro profilo Facebook che sul minisito dedicato alla campagna Break Free e sulla pagina Facebook TomTom.

Ma non finisce qui, infatti tutti gli automobilisti d’Europa saranno invitati, mentre sono imbottigliati nel traffico, a realizzare il proprio clip di “I Want to Break Free”. TomTom ha infatti creato una speciale App per iPhone e Android, resa disponibile anche come applicazione facebook, che permetterà di realizzare i video Break Free.

TOMTOM GO LIVE 800

La serata #breakfree segna anche il lancio della nuova serie GO che si inserisce nel quadro della completa rivisitazione della line-up TomTom, che si dividerà tra i prodotti non connessi Start e Via, espressamente pensati per chi è soprattutto alla ricerca del miglior comfort e della massima convenienza, e la gamma dei GO LIVE, specificamente studiata per gli automobilisti più esigenti, che vogliono beneficiare delle informazioni sul traffico e delle indicazioni stradali relative al proprio percorso in tempo reale.

Grazie al collegamento a Internet i nuovi navigatori TomTom Go Live 820 e TomTom Go Live 825 offrono la funzione HD Traffic migliorata con aggiornamenti ogni 2 minuti. Grazie a HD Traffic gli utenti hanno sempre a disposizione rapporti dettagliati sugli incidenti, le tempistiche e il motivo dei ritardi, mentre viaggi e tempi di arrivo sono sempre calcolati tenendo in considerazione i dati aggiornati sul traffico.

Tra gli altri servizi ricordiamo il Rilevatore di Tutor e Autovelox, la funzione integrata Local Search di Google che permette di trovare qualsiasi negozio, ristorante o punti di interesse infine TomTom Meteo che offre previsioni sempre aggiornate fino a 5 giorni. Per riprendere la navigazione in pochi istanti i nuovi TomTom Go Live 800 offrono la funzione QuickGPSfix. Tra le altre funzioni interessanti ricordiamo Comando Vocale per dettare gli indirizzi di destinazione e il Vivavoce Bluetooth per ricevere ed effettuare chiamate in sicurezza durante la guida.

I nuovi navigatori TomTom Go Live 800 sono disponibili in due modelli: GoLive 820 con schermo touch da 4,3 pollici e il modello Go Live 825 con touch screen da 5″. Entrambi offrono il sensore di orientamento e lo schermo con supporto integrato che permette di ruotare il display di 180 gradi in modo pratico. TomTom GoLive 820 è proposto a 229 euro mentre Go Live 825 con schermo touch da 5″ a 249 euro. Da segnalare infine, che acquistando uno dei modelli GO LIVE 1000, GO LIVE 1005, GO LIVE 820, GO LIVE 825 e VIA LIVE 125 entro il 31 dicembre, si possono ottenere fino a 100 euro di pedaggi Telepass inclusi nel prezzo.. Insomma con i nuovi navigatori TomTom le partenze (e i rientri) saranno davvero intelligenti! 😉

Design, Arte Contemporanea e Architettura in KLAT Magazine.

Cos’è Klat

Oggi vi parliamo di Klat Magazine, Klat ( Talk letto al contrario) è un progetto editoriale che prende vita alla fine del 2009 con l’intento di esplorare il mondo dell’arte contemporanea, del design e dell’architettura attraverso un confronto diretto con i suoi protagonisti, così grazie ad interessanti ed approfondite interviste si può cogliere l’anima creatrice e sensibile di artisti emergenti e non. Il progetto si compone di un magazine cartaceo aggiornato di conversazioni e visioni, grazie a una ricca selezione di domande e risposte, pensieri, immagini e parole: in ogni numero, infatti, troverete otto diversi punti di vista della cultura visiva e progettuale contemporanea, con sogni e storie di cui assaporare ogni virgola.
Oltre al periodico cartaceo, Klat, dispone del format più in uso nel web: il blog, con cui condividere ulteriormente ogni piccola grande parte di questo nuovo modo di interagire per creare una vera e propria connessione di intelligenza collettiva , un luogo di informazione e sperimentazione.

Inoltre “Klat interpreta in forma rigorosa e dilatata, rinunciando alla brevità, all’ intermittenza, al flusso effimero di emozioni e informazioni, e puntando invece sul piacere della lettura, sul confronto serrato, sull’approfondimento, attraverso conversazioni vivaci e articolate, ricche di stimoli, che annodano vicende umane, sfide professionali, idee, curiosità, segreti.” […] Klat vuole fare la sua piccola parte, cercando di stabilire fin dal nome, un nuovo modo di parlare (e di pensare).” – Paolo Priolo Direttore Responsabile

Già al numero 5, Klat magazine è bilingue (italiano+inglese), ed è distribuito in tredici Paesi nel mondo. È disponibile anche in versione digitale per iPad, Mac e Pc, grazie a un accordo fatto con Zinio, leader mondiale nei servizi per l’editoria digitale. Zinio è la più importante e fornita edicola digitale al mondo, e se volete potete avere una veloce preview del magazine. Klat può essere acquistato dal sito, dallo store di Zinio o attraverso l’applicazione Zinio per iPad. Si acquista una sola volta (singolo numero o abbonamento) e lo si legge liberamente sui vari dispositivi. Attraverso la piattaforma di Zinio si è moltiplicata esponenzialmente la presenza di Klat a livello internazionale. Adesso, ai tredici Paesi coperti dalla versione cartacea si aggiungono decine di milioni di terminali fissi e tablet sparsi in giro per il mondo.

Klat Magazine, a new way of talking!

Foto – Alessandro Costa –