Quando la multa finisce su Youtube [VIRAL VIDEO]

L’autore di questo video (Casey Nestat, un video maker professionista) è stato multato perché stava pedalando fuori dalla pista ciclabile: a nulla sono servite le spiegazioni del ciclista per giustificare la situazione, che ha dunque deciso di sfruttare il web e Youtube per la sua causa. Ovvero? Dimostrare che le piste ciclabili non sono poi così sicure, se non sono adeguatamente mantenute, e soprattutto se diventano zona per lavori o parcheggi per camion.

La Rete permette anche questo: denunce di cittadini che vogliono segnalare comportamenti ritenuti scorretti, disservizi, e, a volte, qualche piccola ingiustizia.
Insomma, cittadinanza 2.0! E considerando il numero di visualizzazioni ottenute da questo video, sembra sia un modello che può funzionare. Poche parole, tante cadute, e tanta resa!

Le migliori apps per scegliere l'abito da sposa [TRENDS]

Se avete deciso di sposarvi o volete solo fare capolino nel mondo degli abiti bianchi (per citare il colore più tradizionale), croce e delizia di ogni donna intenzionata a compiere prima o poi il “grande passo”, non potete farvi mancare un tour delle app delle case di moda-sposa più prestigiose, che hanno scelto di dare alle proprie potenziali clienti una “finestra mobile” sulle collezioni. E dove non sono arrivate le firme più importanti, potete contare sul supporto di apps dedicate alla scelta dell’abito giusto tra numerosi modelli di marchi e case di moda differenti.
Pronte? Si parte!

Vera Wang
La regina dell’abito bianco, nella sua versione per iPhone e iPad, regala alle utenti un ampio lookbook dei suoi modelli, con mappe per trovare gli store più vicini in cui, una volta avuta un’anteprima sul proprio iDevice, andare a toccare con mano lo stile e la classe arcinota a tutte le fashion victim (future spose e non).

 

Pronovias
La casa catalana, oltre a fornire un’overview di numerosi modelli di differenti stilisti, e la geolocalizzazione di ogni punto vendita sparso per il mondo, aiuta le spose nella “missione matrimonio”, con tanto di budget iniziale da cui partire per realizzare il tutto, da tenere costantemente aggiornato con “entrate” ed “uscite” economiche in merito alle varie voci che vanno dalle partecipazioni alla musica della cerimonia, dalle decorazioni della chiesa e della sala del banchetto, al materiale audio-video.

 

 

Nicole Spose
L’atelier piemontese offre la visione di una vasta gamma di abiti suddivisi in 3  categorie e 5 collezioni, per facilitare le interessate a scegliere lo stile del proprio abito tra le linee Classic,  Haute Couture Alessandra R e Haute Couture Nicole o le linee Fashion Colette e Romance.

 

Wedding Dress Lookbook by The Knot
Il lookbook di The Knot offre  alle spose la possibilità di scegliere l’abito partendo dalle proprie caratteristiche estetiche, stile e personalità analizzandone i punti forti e le criticità ed indicando l’abito più indicato ad ogni tipologia fisica.
Interessante ed utile anche la guida per spose, che contiene anche preziosi consigli per risparmiare sull’acquisto dell’abito e degli accessori coordinati.

 

Vito Aramo Sposi
Direttamente dalla terra dei matrimoni per antonomasia, Vito Aramo Sposi, atelier campano che ad aprile ha fatto il suo ingresso nell’app Store con le sue proposte di abiti che interessano sia la sposa che lo sposo.

 

CreateShake: Wedding Dress Designer

Se invece vi sentite particolarmente creative e all’altezza di disegnarvi da sole l’abito perfetto per il vostro matrimoni, con CreateShake potete cimentarvi nell’arte del wedding dress design, e ideare in autonomia il modello che più vi si addice, potendone personalizzare ogni minimo dettaglio!


Bene, trovato l’abito, non vi resta che trovare lo sposo…
…magari con un’app! 😉

 

Come Twitter sta cambiando la TV

In Italia, si sa, Sanremo è Sanremo. E ci voleva proprio uno dei programmi più soporiferi della TV italiana per far svegliare improvvisamente una quantità notevole di profili Twitter dormienti, di utenti che non sapevano bene cosa farsene, di quei 140 caratteri. #sanremo2011 ha insegnato a molti italiani ad usare Twitter, e a dimostrare a produttori e addetti ai lavori che c’è un secondo schermo e che non può essere sottovalutato.

Perché se la televisione è il mezzo one-to-many per eccellenza, è anche uno degli argomenti di discussione preferiti dagli italiani: e se nessuno, finora, ci ha mai ascoltati mentre sbraitavamo sul divano guardando la TV, adesso abbiamo la possibilità di commentare con un numero notevole di persone i nostri programmi preferiti, come se fossimo seduti su un divano “allargato” in compagnia di un numero imprecisato di amici, tutti interessati quanto noi alla visione del programma. Una specie di bar degli anni ’60 – uno dei pochi posti dove all’epoca si poteva vedere la tv –  in versione digital.

 

Il caso Exit di La7

Un fenomeno che è stato colto immediatamente dai vari blog che si occupano di critica e gossip televisivo e che invece le reti tradizionali – Rai e Mediaset ancora faticano a capire. In questo scenario, La 7 rappresenta una bella eccezione. Oltre ad avere un profilo Twitter ufficiale (@La7it), la rete ha aperto anche dei profili specifici dei vari programmi di punta.

Il caso più interessante è rappresentato da Exit, condotto da Ilaria D’Amico, che manda in onda i tweet taggati #exitla7, facendo un notevole salto in avanti rispetto a chi, ancora, si ostina a mandare on air gli sms degli spettatori – servizio da sempre a pagamento a prezzo maggiorato rispetto agli sms tradizionali. I tweet vengono spesso commentati e – su Twitter – La7 contribuisce ad amplificare le opinioni dei telespettatori, retwittando instancabilmente i tweet che si riferiscono al programma.

Il risultato è semplice: si fidelizzano i telespettatori del programma e della rete in generale, che si ritrovano coinvolti in una dinamica assolutamente nuova. Insomma, è finita – o sta per finire – la triste epoca in cui ognuno di noi sbraitava inascoltato davanti allo schermo della tv: il secondo schermo non solo ci ascolta, ma ci risponde pure.

Twitter influenza il palinsesto?

Ma Twitter è già così influente da modificare le dinamiche del palinsesto e della programmazione? Decisamente non ancora, né in Italia né in altri Paesi dove Twitter è ancora più diffuso.

In un’intervista a The Guardian, Tom Weiss, CEO di Tv Genius – un’azienda che si occupa di tracciare i tweet e gli aggiornamenti sui social media durante la trasmissione dei programmi televisivi – sostiene che i social media sono ottimi, per chi si occupa di programmare i palinstesti perché comunque contribuiscono a mantenere la TV in una posizione di rilevanza. E di avere feedback immediati sul programma in questione. Ma, d’altra parte – continua – la “social recommendation” non funziona ancora. Solo il 10% dei telespettatori sostiene di essere influenzato dai propri amici sui social rispetto ai programmi da guardare [ricerca TV Genius, dati estate 2010].

Ma senza dubbio, la social vision dei programmi TV – specialmente quelli di approfondimento – contribuisce ad aumentare la massa critica e alimenta la formazione di opinione. E smaschera in tempo reale le bugie della TV. I politici sono avvisati.

Lavastoviglie portatile: ecco a voi EcoWash

Continua il viaggio alla ricerca di gadget e accessori che, a prima vista, danno l’effetto wow! 🙂

Oggi vi presentiamo la lavastoviglie da viaggio: ora non pensate ad immagini fantozziane, si parla di qualcosa intelligente e comodo davvero. Un prodotto che non potrà mancare in campeggi e pic-nic: EcoWash è stata realizzata dal designer David Stockton ed è pensata per situazioni in cui si è fuori casa.


Sfrutta lo stesso funzionamento dell’asciuga-verdure: sia per il lavaggio che per l’asciugatura di piatti e posate. Il kit è composto da 4 piatti e 4 forchette/coltelli.

Che ne pensate? Comoda no? Così potete “sfruttare” la forza dei vostri mariti e fargli lavare i piatti 😀

Storia ed evoluzione dei Social Media

Tutto ebbe inizio nel 1971 quando fu inviata la prima email tra due personal computer, da quel momento in poi si sono susseguiti numerosi servizi, che hanno contribuito alla nascita dei social media.  Nel 1978 nacquero i primi BBS (Black Board System), ovvero i primi siti che offrivano la possibilità agli utenti di loggarsi ed interagire, originariamente i BBS erano hostati localmente, ciò comportava l’accesso di una sola persona alla volta su di essi.

A distanza di 10 anni fu sviluppato IRC, servizio che offriva la possibilità di condividere file e link nonché di stabilire un contatto a distanza tra persone, non a caso IRC è da tutti considerato il precursore della messaggistica istantanea. Da uno evoluzione di IRC, all’inizio degli anni 90 nacque ICQ, il primo programma di messaggistica istantanea, che ha gettato le basi per le abbreviazione e per l’emoticon che tutti noi conosciamo.

Nello stesso periodo fu creato GeoCities, servizio di web hosting gratuito, che dava la possibilità di ospitare su un server delle pagine web accessibili a tutti tramite la rete internet. Grazie ai continui sviluppi del web nel 1997 fu lanciato il primo social network dal nome SixDegrees, che permetteva agli utenti di realizzare un proprio profilo, con il quale stringere amicizia con altre persone, il sito fu venduto nel 2000 per la cifra di 125 milioni di dollari e nel 2001 fu ufficialmente chiuso.

Dalla nascita di SixDegrees ad oggi, ci sono stati importanti sviluppi all’interno dei social media, tra questi non possiamo fare a meno di menzionare Friendster, social network nato nel 2002 e tutt’ora  attivo, offre la possibilità di conoscere nuove persone, accoppiando sconosciuti sulla base  degli interessi in comune condivisi in rete. Nel 2003 viene realizzato MySpace, il quale si è affermato come il più importante social network fino al 2006, differenziandosi dagli altri per la possibilità di personalizzare completamente l’aspetto grafico del proprio profilo, consentendo inoltre di condividere musica e video su di esso.

I primi anni del nuovo millennio costituiscono il periodo più fiorente per i social media, infatti a distanza di un solo anno, il giovane studente di Harvard Mark Zuckerberg realizza Facebook, social network nato esclusivamente per gli studenti di Harvard, in soli 4 anni è riuscito ad espandersi in tutto il mondo, continuando tuttora ad espandersi a dismisura.

Nel corso degli anni Facebook ha implementato i propri servizi, aggiungendo un instant messenger, test, giochi, consentendo inoltre di condividere immagini e video; quest’ultimi grazie a Youtube, ovvero il sito di hosting e condivisione video, più famoso al mondo nato nel 2005. Il “tubo” permette agli utenti di caricare video, da poter condividere in rete tramite la visualizzazione su Youtube o tramite la condivisione sui social network, includendo la possibilità di votare e commentare i video.

Il 2006 è stato l’anno di Twitter, servizio di social network e microblogging che offre agli utenti una pagina personale, dove inserire messaggi di massimo 140 caratteri. Twitter ha riscontrato notevole successo tra le star del cinema e gli sportivi più famosi, tale fama ha permesso di raggiungere più di 200 milioni di iscritti e circa 65 milioni di tweets al giorno, ma tutto questo non è bastato per diventare il social network più usato al mondo, infatti nel 2008 Facebook sorpassa MySpace diventando il social network più diffuso con 600 milioni di utenti.

Nel 2010 anche Google si ritaglia uno spazio nei social media lanciato Google Buzz, social network e strumento di messaggistica, integrato all’interno del servizio di web mail di Google, offre la possibilità di condividere video, foto, messaggi di stato e commenti.
L’ultimogenito è il social network Spling, che in soli 4 giorni dalla sua uscita ha realizzato più di 1 milione di visite, vantando 5000 visitatori unici e 125.000 pagine viste, Spling.com rappresenta attualmente il sito di social media con la più rapida crescita.

L’evoluzione dei social media sembra inarrestabile, nei prossimi anni potrebbero aprirsi nuovi scenari fino ad ora considerati impossibili, non ci resta che attendere e goderci lo spettacolo.

Mirko Pallera oggi racconta la storia dei Viral Video a Smart & App su La3

 Notizia fresca fresca! Oggi 13 Giugno 2011 alle 16.30 su La3,  il nostro direttore Mirko Pallera sarà ospite di Smart & App – The Technology Show, programma sui trend tecnologici condotto da Silvia Vianello.

 Mirko guiderà i telespettatori dall’origine dei Viral Videos ai giorni nostri, raccontandone la storia e il significato, mostrando una buona quantità di esempi famosi. Imperdibile! Io mi sintonizzerei già da adesso…

PS: Se vi interessa l’argomento, vi ricordiamo che oggi alle 18.30 potete seguire gratuitamente il Ninja Webinar su Viral Marketing.

Ragazza si fa tatuare 150 amici di Facebook sul braccio [VIRAL VIDEO]


La notizia viene riportata per la prima volta qualche giorno fa, una ragazza olandese avrebbe pubblicato un video dove mostra la seduta in cui si fa tatuare le foto dei suoi 152 amici di Facebook sul braccio.

Il filmato registra quasi da subito numeri da record : più di un milione di visualizzazioni in pochi giorni e la clip che rimbalza sulle prime pagine dei blog e delle testate più importanti.

A smentire la pazzia però ci pensa la rivista Forbes qualche giorno dopo, che in un articolo afferma : “Sia il tatuaggio che il video sono una trovata pubblicitaria; è un tatuaggio che si lava via in un paio di giorni, ci sono voluti un paio d’ore e non 30 per applicare le immagini”.

Si scopre così che in realtà il video che ha sconvolto milioni persone non è altro che una campagna virale (di grande successo) di PrettySocial per promuovere un’azienda che vende e distribuisce borse e gadget personalizzabili con le immagini dei propri contatti.

Social Media statistics 2011

A che punto è l’evoluzione dei Social? Come sono cambiati i numeri e i nomi dei protagonisti?

I Social hanno mutato le modalità di apprendimento ma anche il modo in cui gestiamo le relazioni.
Le loro dimensioni hanno assunto proporzioni a volte amplissime e in alcuni paesi il loro uso è vietato.

Anche i devices si sono aggiornati: dagli e-reader ai tablet il nostro modo di essere utenti, social gamers, wikipediani, marketeers e consumatori si è evoluto.

Il video è di Erik Qualman, autore di Socialnomics.

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Privacy e siti web: genera l'informativa in pochi passi con Iubenda [INTERVISTA]

Privacy e siti web: genera l'informativa in pochi passi con Iubenda [INTERVISTA]

Privacy e siti web: genera l'informativa in pochi passi con Iubenda [INTERVISTA]Ci fa particolarmente piacere parlare di Iubenda per diversi motivi: in primis perchè non capita tutti i giorni di incontrare progetti con una vision così chiara e semplice da spiegare. In seguito perchè tocca uno dei temi più controversi quando si parla di Internet e prova a dare una soluzione del tutto innovativa e praticamente senza concorrenti. Il terzo motivo perchè il fondatore Andrea Giannangelo (ma credo anche gli altri membri del team) rappresenta un esempio da seguire per tutti i giovani italiani che hanno un minimo di ambizione per quanto riguarda il proprio futuro!

Il progetto viene presentato così:

Iubenda è un’applicazione web che permette a chiunque possieda un sito web di dotarlo di una Privacy Policy (informativa privacy), tramite un processo di generazione in tre passaggi. Grazie a iubenda, chiunque possieda un sito web sarà in grado di risolvere un importante adempimento di legge in modo semplice ed autonomo evitando pesanti sanzioni.

Come è organizzata l’intervista

Vi avverto che è un po’ lunga, ma vale davvero la pena di arrivare fino in fondo. L’intervista è divisa in due parti: nella prima tratteremo dei temi tipici di questa sezione: team, gli investimenti sul progetto, le sue fasi di sviluppo e infine il meccanismo virale che ne permette la diffusione. Nella seconda la nostra ninja esperta di diritti digitali farà ad Andrea qualche domanda più tecnica di carattere giuridico per validare (si fa per dire) la stabilità del progetto. Scegliete da dove cominciare a seconda dei vostri interessi:

Prima Parte – Sezione Startup
Seconda Parte – Sezione Diritti Digitali

Conosciamo il team di Iubenda

1. Ciao Andrea, benvenuto su NinjaMarketing, andiamo subito alla prima domanda, come è composto il team di Iubenda? Che profilo e preparazione avete? Svelaci un po’ di chicche su di voi (dal punto di vista professionale intendo ovviamente)

Il team di iubenda è composto da tre persone straordinarie.
Un Webdesigner/Economista/Tuttofare, uno Sviluppatore/Sviluppatore/Sviluppatore (lui è a senso unico), un Legale/Imprenditore. Tre luoghi di provenienza diversi (Abruzzo/Campania/Veneto), tre età molto diverse (21/37/29), tre storie molto diverse. Una commistione incredibile.

Andrea Giannangelo e Domenico Vele
Ecco le BIO:
Andrea Giannangelo
Classe 1989, è la giovane mente del gruppo. Sviluppa siti web dall’età di 10 anni, ed ha partecipato ad una miriade di progetti internet. Quello di maggior successo è stato webtelevideo.com, che ha collezionato alcuni milioni di visitatori.

Contatti: andrea@iubenda.com / Twitter: http://twitter.com/Facens

Domenico Vele
Nato nel 1976, Software Engineer. Laureato a pieni voti e con lode in Ingegneria Informatica presso l’Università di Napoli. Ha guadagnato considerevole esperienza come consulente IT presso Altran Spa, dove si è occupato di una vasta gamma di settori, come quello degli uffici bancari, quello delle infrastrutture per le telecomunicazioni, fino a difesa militare e sistemi per la sanità. Alcuni anni fa è passato allo sviluppo web, entrando nella startup MyPage.it come Lead Software Engineer. Dopo questa esperienza, è stato chiamato da Andrea Giannangelo per guidare il Software Design di iubenda. È al momento CTO.

Carlo Rossi Chauvenet
Carlo Rossi ChauvenetNasce a Verona nel 1981, si laurea in Giurisprudenza con il massimo dei voti e la lode all’Università Bocconi. Consegue un dottorato di ricerca in Diritto Privato presso l’Università di Padova e un LLm in diritto del commercio internazionale alla New York University e alla National University of Singapore. Dal 2006 è docente di diritto privato nell’Università Bocconi ed è avvocato in un primario studio internazionale dedicandosi al diritto societario, al diritto dei contratti e della proprietà intellettuale.

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Quali sono state la fasi di sviluppo di Iubenda?

2. Devo dire che era un po’ di tempo che attendevo di fare questa intervista su Iubenda. Se non sbaglio hai atteso quasi un anno prima di lanciare il tuo progetto. Puoi spiegarmi come mai tutto questo tempo e cosa è successo in questo periodo?

Di anni ne ho attesi due, ma non è stata attesa, è stata preparazione ed ha giocato un ruolo fondamentale.
L’idea di iubenda è nata nel Giugno 2009, quando cercavo di risolvere il problema della Privacy Policy per webtelevideo.com. In quei giorni mi sono chiesto: perché diavolo nessuno risolve questo problema una volta per tutte? La risposta è stata che potevo pensarci io.
Logo IubendaPresto ho composto un team con tre altri coetanei, con cui ho lavorato fino a Febbraio 2010. L’obiettivo era quello di creare un “Creative Commons per le Privacy Policy“, con la stessa impostazione e completamente gratuito. A Febbraio 2010 il team si è sfaldato, dopo un’agonia durata mesi in cui ha prodotto poco e nulla.

Arrivato a questo punto ho intimato a me stesso che questo progetto non poteva morire così, che dovevo fare qualcosa. Così ho provato a visitare qualche Web Agency basata a Bologna per cercare interesse a co-sviluppare il progetto. Niente da fare.
L’unica possibilità che rimaneva era il Venture Capital. Dopo alcune settimane trascorse a leggere tutto lo scibile umano sui temi di Pitching, Venture Capital, Startup & co, dopo intere giornate spese davanti a Dragons’ Den, contatto Gianluca Dettori.

L’incontro con Gianluca ha dato una svolta al corso degli eventi, lui ha creduto in me. Era Maggio 2010. A quel punto ho avuto la saggezza di agire con pazienza e di costruire una relazione, in attesa che lo stato di cose maturasse: l’idea trovava definizione, il team si componeva.

Nonostante io sia web designer da sempre, sviluppare il progetto da solo era folle. Avevo bisogno di un team.
Mentre ero impegnato nella ricerca, tuttavia, non sono stato a guardarmi in giro. Ho girato l’Italia per alcuni mesi, parlando con *chiunque* della mia idea, cercando di capire se il problema fosse realmente percepito. Ho anche diffuso un survey sulla willingness to pay, che molte persone hanno avuto la bontà di compilare. Inoltre ho usato Balsamiq per fare dei primi test su esigenza ed interfaccia.
Intanto c’era l’università. Nel 2010 ho sostenuto 11 esami, tenendo una media di 29/30. È stato uno sforzo enorme, ma questo mi ha permesso di concentrarmi su iubenda nel periodo successivo.

I mesi sono trascorsi, il team si è formato, gli investitori hanno acquistato fiducia in me, hanno compreso che facevo sul serio. A dPixel (advisor di Digital Investments SCA SICAR), si sono aggiunti presto due Angel straordinari, Andrea Di Camillo e Marco Magnocavallo. Con loro abbiamo chiuso un investimento nel mese di Marzo, che solo ora diventa pubblico.

A partire da Marzo, lavoriamo febbrilmente per cambiare il mondo delle Privacy Policy.

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Chi ha investito su Iubenda?

3. Se non sbaglio (correggimi nel caso) hai avuto il supporto/finanziamento da parte di dPixel, come ti sei trovato con loro? Qual è stato il loro apporto nello sviluppo del tuo progetto? Come hai fatto a entrare in contatto con loro?

I nostri investitori sono il fondo Digital Investment SCA SICAR (di cui dPixel è l’advisor), Andrea Di Camillo (Vitaminic, Banzai, Quantica) e Marco Magnocavallo (Blogo). Anche Stefano Bernardi ha investito una piccola somma nella nostra impresa. Si tratta di persone di profilo altissimo, e siamo onorati di lavorare con loro.
Ognuno di loro è parte integrante del team, e dà un apporto fondamentale. Un apporto in termini di feedback e consigli, di contatti e credibilità.

Il primo contatto è avvenuto con Gianluca Dettori (dPixel), come raccontavo sopra. Gli ho mandato una mail con un pitch, una mail che avevo preparato con scrupolo. Semplice.
Ho conosciuto Marco Magnocavallo tramite Facebook. Facebook è un luogo pubblico, e su di esso ho sempre cercato di far percepire il mio valore. In ogni commento, in ogni intervento.
Ho conosciuto Andrea Di Camillo durante l’edizione Romana di Working Capital, a Dicembre 2010.

La diffusione virale di Iubenda

4. Ultima domanda di questa sezione. I rumour dicono che Iubenda si stia diffondendo molto velocemente in Rete. Ci puoi spiegare come funziona il meccanismo virale che permette tutto ciò?

In poco più di 24 ore, iubenda ha collezionato più di 400 iscritti alla lista d’attesa, ed il numero ha continuato a salire nei giorni successivi! Su Twitter il buzz è stato fortissimo, con centinaia di messaggi contenenti la parola “iubenda”.
Come siamo riusciti a fare questo? Con una lista d’attesta, un sistema di inviti virale, e l’incentivo a salire nella lista d’attesa guadagnando punti tramite alcune azioni chiave: condividere iubenda su Facebook, condividere iubenda su Twitter, invitare altri utenti. Ci siamo impegnati molto per creare un sistema come questo, che ha richiesto molte ore extra di sviluppo. Eravamo incerti sul risultato, ma alla fine il riscontro è stato formidabile, oltre ogni attesa, e sembra che la spirale positiva non si fermi più! Per provare il potentissimo sistema virale sulla propria pelle: http://www.iubenda.com

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Cinque domande di un’esperta di Diritti Digitali

Ora qualche domanda dalla nostra esperta di Diritti Digitali Morena Ragone. Se riuscirà a superare il suo test è davvero un buon segno per Iubenda!

esempioPrivacyPolicy
1. Come si configura dal punto di vista giuridico il rapporto tra la tua società e l’azienda cliente? che tipo di contratto stipulate? quali obblighi assumete?

Dal punto di vista giuridico, iubenda opera sulla scia di Creative Commons, che in diec’anni ha guadagnato il rispetto della giurisprudenza ottenendo riconoscimento ovunque. Iubenda è uno strumento che consente di generare una Privacy Policy, non si sostituisce al lavoro di un legale e non rappresenta una consulenza.
Dal momento che l’utente è libero di modificare la privacy policy che genera, ed è anzi lui stesso a comporla, iubenda non può assumere su di sè la responsabilità del risultato. Tuttavia, iubenda garantisce una Privacy Policy realizzata con ogni scrupolo, che può semplificare il lavoro di molte persone, ch’è costruita da parte di una società che fa della Privacy Policy il proprio fulcro, ch’è sostenuta da investitori di rilievo altissimo e può contare su un team di grande competenza.

In Italia, il 65% dei siti web non ha una Privacy Policy, e nella gran parte dei casi questo significa che non sta rispettando la legge. L’obiettivo di iubenda è di permettere ai proprietari di quei siti web di risolvere questo problema con uno strumento semplice, capace di offrire loro una vera alternativa alla violazione della legge.
Iubenda aumenta di molto il rispetto della normativa Privacy, ed offre un valore concreto a tutti gli utenti della rete. Grazie a iubenda è finalmente possibile capire con chiarezza, per chiunque, quali dati personali vengono raccolti da ogni sito web.

Ogni sforzo da parte nostra è concentrato sull’obiettivo rendere le Privacy Policy sempre più leggibili e facili da consultare, oltre che più precise. Le nostre Privacy Policy trasformano un contenuto legale in un contenuto accessibile a tutti; lavoriamo intensamente per avvicinare la legge alle persone comuni, ed abbiamo fatto di questo la nostra missione.

2. Su quale normativa sono sviluppate la privacy policy? In caso di clienti esteri, soggetti quindi a differenti normative? e in caso di siti che si rivolgono comunque ad un pubblico di paesi differenti?

Ad oggi iubenda è plasmato sulla normativa italiana, ma supporteremo presto altre normative. La legislazione Privacy, limitatamente a ciò che si riflette sulla redazione di una Privacy Policy, è in realtà molto omogenea nel mondo.
La scelta della normativa da applicare viene lasciata all’utente, che potrà selezionare il Paese di suo interesse. I casi limite in cui è complesso individuare la legge di applicazione sono comunque abbastanza rari, e per l’utente normale questa scelta sarà molto semplice, e legata allo Stato in cui ha sede il titolare.

3. Come vi regolate se l’azienda cliente ha stabilimenti in più paesi ed è soggetta all’applicazione di normative differenti?

Anche in questo caso, sebbene ora l’Italia sia il solo Paese supportato, presto contiamo di permettere di localizzare la Privacy Policy in più Paesi, eliminando alla radice ogni problema.

4. In caso insorgano problematiche inerenti la gestione dei dati -trattamento illecito, diffusione, etc – chi assume la responsabilità del rischio derivante?

Come spiegato nella risposta alla prima domanda, iubenda è uno strumento capace di rendere semplice la generazione di una Privacy Policy. Dal momento, tuttavia, che l’utente ha il potere di modificare la Privacy Policy che gli forniamo, è lui a verificarne il contenuto ed a giudicarne il valore. Noi garantiamo che dietro quel contenuto c’è la competenza di un team legale, insieme alla fiducia di un’azienda che fa della Privacy Policy il proprio motivo di esistenza.

5. L’aggiornamento delle policy tiene conto anche dei pareri del garante – per l’italia – e dell’orientamente della giurisprudenza?

Facciamo del nostro meglio per fornire una Privacy Policy di qualità, che sia aggiornata rispetto ai pareri del Garante ed a quelli della giurisprudenza. Oggi iubenda è in una fase di beta, ed useremo questo periodo per migliorare costantemente il nostro servizio.

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Allora sei pronto/a a creare la tua privacy policy con Iubenda?

 

40+ esempi di bagvertising

Se l’esigenza è quella di raggiungere un vasto pubblico, in ogni dove, attraverso una pubblicità praticamente gratuita, la soluzione è BAGVERTISING! Questa forma di marketing si basa sull’idea di utilizzare la shopping bag o le classiche buste da spesa come mezzo creativo.

Utilizzata da sempre per trasportare i prodotti acquistati e come segno distintivo dai concorrenti, il classico concept della “busta della spesa” è stato rivisitato al punto da creare effetti ottici tali da suscitare stupore nel consumatore coinvolgendolo con immagini di notevole impatto. Ecco quindi a voi una gallery con i migliori esempi di Bagvertising!