Nokia è veramente morto? [Infografica]


Siamo proprio sicuri che il gigante della telefonia Nokia sia proprio morto? E’ presto per celebrare un funerale: godetevi questa infografica perchè l’azienda finlandese è ben lontana dalla tomba!

 

Hackmeeting 2011: via all’apprendimento collettivo [EVENTI]

hackmeeting_2011

Cominciamo con il dare le uniche indicazioni certe di questo evento.
Da Venerdì 24 a Domenica 26 giugno 2011. Firenze. Csa Next Emerson, via di Bellagio 15.
Di cosa stiamo parlando??? Signori ecco arrivato il momento di HACKMEETING 2011.
Ora capirete che il“certe” del primo rigo connotava un evento in continua evoluzione!!!
Come ogni anno, infatti, l’attivissima comunità hacker organizza un incontro di controcultura per scambiarsi idee, suggerimenti e per condividere momenti indimenticabili.

Tutto assolutamente in autogestione.
Durante l’anno, infatti, neanche a dirlo, i smanettoni si tengono in continuo contatto tramite mail, post, piccioni viaggiatori virtuali e quant’altro. Ma poi arriva un momento in cui bisogna mischiare i sudori, riempire il quotidiano collettivo.

E quindi meeting…..
Una tre giorni pienissima di cose interessanti…ci vuole una super forza, e non solo mentale per stare dietro a tutto, quindi, cominciate a fare flessioni ed allenate i polmoni.
I seminari sono tanti: si parlerà di tecnologie, connettività, hardware ma anche di temi legati al sociale e all’uso politico dei nuovi media. L’elenco completo (sin qui, con gli hacker è tutto in continua evoluzione) lo trovate qui.
Ma questo non è un incontro per “soli smanettoni”; sono previsti, infatti, una serie di incontri warm-up di avvicinamento all’hackmeeting.

Le attività non conoscono tempo e spazio, notte o giorno, qui o lì, è tutto possibile. Quindi chiaritevi bene le idee su cosa volete fare prima di andarci…dopo sarebbe troppo tardi l’emozione di assistere a tanta vivacità culturale potrebbe farvi indebolire le coronarie e annebbiarvi il cervello!

hackmeeting_2011E se fino a questo punto avete immaginato la comunità hacker come dei duri impenitenti che non hanno rispetto di nulla …bhè vi siete sbagliati venite a dare un’occhiata e scoprirete che si cibano di focaccine autoprodotte e scolano bicchieri ecologici in un’atmosfera che sa più di allegro convivio che di covo piratesco.

Certo non pensiate che prima di andare a letto si rimbocchino le copertine a vicenda però. Si può dormire dove si vuole, come si vuole e con chi si vuole. Il Next Emerson è immerso in un ampio giardino alberato dove si può piantare la tenda e dormire se si ha voglia e tempo. La notte, infatti, non spegne affatto i riflettori, anzi. Le ore si animano di seminari in penombra dal sapore di sogno collettivo, si gioca, si balla, ci si diverte insomma.

Come detto l’evento è completamente autogestito, non ci sono organizzatori e fruitori ma solo partecipanti che possono proporre nuove attività.

Chiaramente l’ingresso è gratuito, all’entrata ci sarà una sottoscrizione libera per contribuire alle spese di organizzazione dei tre giorni e del warm-up.

Per ulteriori info fatevi un giretto qui.

Novità in vista per Foursquare per la gestione delle brand page. Un nuovo tool appena lanciato darà indipendenza di editing ai gestori dei brand, segno che il numero dei brand che richiede una brand page continua ad aumentare..

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Foursquare: i brand manager adesso possono modificare le pagine

Torniamo a parlarvi di Foursquare e delle sue brand page perché ci sono novità in vista.

All’inizio erano semplici pagine, di poco più strutturate rispetto a una pagina utente. Avevano un header in alto e una box sulla destra in cui veniva inserita una breve descrizione del brand e si diceva a grandi linee come si poteva restare in contatto tramite Foursquare con il brand stesso.

Pian piano le brand page si sono evolute, ma i gestori della pagina dovevano sempre rivolgersi allo staff di Foursquare per poter modificare il box informativo e l’header.

Ma tutto questo rappresenta ora il passato. Forte dell’importanza sempre maggiore che i brand danno alla geolocalizzazione – e al social network che su questo tema ha fatto il suo core business -, Foursquare ha, infatti, da poco lanciato un tool che permette ai gestori della pagina di un brand di fare le modifiche in piena indipendenza dallo staff di Foursquare.

Dalla pagina delle impostazioni è possibile ora caricare una nuova immagine per l’header, modificare la descrizione e molto altro.  Il geo-social network ha, inoltre, deciso di standardizzare il formato del box contenente la descrizione. Ci sarà il posto per il titolo in grassetto, una descrizione, un link all’account Twitter del brand e, infine, ci sarà la possibilità di inserire fino a 3 link (per il sito, la pagina di Facebook, etc).


Quest’evoluzione della brand page ha come principale obiettivo quello di dare una maggiore flessibilità ai brand nella modifica dei loro contenuti su Foursquare ma anche – cosa non da poco – ridurre la mole di lavoro che lo staff di Foursquare si è trovato a dover gestire, manualmente, con il boom di richieste da parte dei brand per poter cominciare a promuovere la propria attività e creare promozioni ad hoc su Foursquare.

Siamo sicuri che questi cambiamenti, senza dubbio miglioramenti non di poco conto per coloro che gestiscono una brand page, sono il segnale che i numeri del fenomeno della geolocalizzazione continuano a crescere (vedi anche: “Foursquare ha superato i 10 milioni di utenti [INFOGRAFICA]“), così come aumentano i brand che fanno richiesta per aprire una propria pagina su Foursquare.

Nei giorni scorsi, infatti, Pubblicità Italia ha riportato i dati di una recente ricerca Gartner (vedi anche Il Boom del Mobile Advertising), da cui emerge, come sostiene Stephanie Baghdassarian – research director di Gartner –, che i brand apprezzano sempre di più il geo-local-marketing e l’adv ad esso collegato perché permettono un coinvolgimento degli utenti in modo più mirato.

E come abbiamo ricordato pochi giorni fa su Ninja Marketing (vedi anche Gamification: Fabio Viola ne parla su Ninja Marketing)  il tema della Gamification contribuisce a dare al tutto il senso di sfida che tanto ci fa divertire.  Come sanno bene i Foursquare addicted… procacciatori di badge e conquistatori di majorship a suon di check-in 🙂

Social network di quartiere: OhSoWe e NeighborGoods

Anche per chi vive lungo lo stesso isolato, comunicare online può risultare decisamente più comodo. Nascono così piattaforme dedicate alle pratiche di social networking tra vicini di casa e persone che vivono nella stessa area. Noi di Ninja Marketing vi abbiamo già parlato di EveryBlock, social lanciato da MSNBC.com, realtà operativa nel settore del giornalismo online.

Oggi vorremmo parlarvi di due nuovi social network nati negli Stati Uniti, OhSoWe e NeighborGoods. Entrambi sono accomunati da un’idea di fondo molto semplice: quante volte ci capita di avere bisogno di oggetti o strumenti che adoperiamo solo per poco tempo? E quanti invece giacciono inutilizzati nelle nostre cantine o soffitte? Allora, perché non metterli a disposizione di tutto il vicinato?

Condividere l’uso di alcuni oggetti può aiutare a risparmiare denaro, risorse e può contribuire a rafforzare i legami di quartiere: partendo da questi presupposti, NeighborGoods offre uno spazio virtuale in cui è possibile proporre gli articoli che si ha intenzione di mettere a disposizione della comunità e, viceversa, trovare quelli di cui si ha bisogno, classificati in base alla categoria merceologica cui appartengono e la zona geografica in cui è possibile reperirli. Si tratta, sempre e comunque, di un prestito, e i proprietari dei vari utensili possono decidere se fornirli gratuitamente o farsi pagare una somma, se condividerli solo con i propri conoscenti oppure tutta la comunità. Gli utenti possono inoltre creare dei gruppi dedicati (pubblici o privati), operazione, questa, per cui NeighborGoods richiede il pagamento di una somma che va dai 6 ai 36$ mensili. L’iscrizione alla community è invece assolutamente gratuita.


Se NeighborGoods si focalizza sullo scambio di oggetti, OhSoWe, creato dal fondatore di OpenTable, Chuck Templeton (insieme al co-founder Arun Sivashankaran), oltre a facilitare la condivisione di strumenti, incoraggia la discussione e il coinvolgimento su base locale. Il sito si compone di tre sezioni: Neighbors, Communication e Shareables. Neighbors include gli elenchi di persone che vivono vicino (il cui indirizzo è verificato da OhSoWe), Communication è una bacheca pubblica a disposizione dei vari Neighborstead (gruppi che è possibile creare all’interno della community sulla base non solo della distanza geografica, ma anche degli interessi condivisi o di iniziative portate avanti in maniera congiunta), mentre Shareables è lo spazio dedicato allo scambio vero e proprio.

Pare, insomma, che il martello che ci serviva a puntellare la nostra libreria o il tavolo da giardino adatto al barbecue della domenica si possano reperire con semplice click. Non ci resta che vedere se i vicini di casa avranno voglia di prestarci i loro attrezzi o i loro mobili da giardino.

Festival App: le apps utili per i festival lovers!

Con l’arrivo della bella stagione molti pensano alle vacanze al mare, altri progettano viaggi per il mondo, visite in città più o meno affollate, qualcuno si ritira nella casa in campagna e qualcun altro resta in città per lavoro. Si organizzano le ferie pensando a come incastrarle con gli impegni di lavoro, quelli di studio, le vacanze studio dei figli, la nonna in visita, il cane da non lasciare solo. C’è però molta gente che le vacanze le programma in base al proprio festival preferito, quello che attende ogni anno o quello a cui da sempre ha voluto partecipare. Non importa se siano tre giorni di concerto all’aperto o una settimana in una città invasa dagli artisti o la kermesse cinematografica: l’importante è esserci, poter fare una full immersion in una nuova esperienza e poterlo un giorno raccontare.

L’Appstore ha molte apps utili, divertenti e dedicate ai festival; vi segnaliamo quelle che a noi di Ninja Marketing son piaciute di più dividendole per sezioni:  Strumenti per la sopravvivenza, Condividi i tuoi ricordi e Guide dei Festival.

Strumenti per la sopravvivenza

I veri amanti dei festival all’aperto, quelli che dicono di esser nati nell’epoca sbagliata perché non c’erano per Woodstock 69, quelli che la tenda la piantano sotto il palco e poco importa se diluvia,  gli avventurieri dei festival insomma, gradiranno Celsius, l’app sul meteo. Questa applicazioni non soltanto vi da le previsioni meteo dei 10 giorni successivi, ma grazie ad un uso innovativo della tecnologia Push, si aggiorna automaticamente  da un server fornendo sull’ home screen del tuo device la temperatura della città selezionata, senza entrare nell’applicazione. Comoda per organizzarsi con kiway, ombrelli, cappellini parasole e felpe, costa 0,79 euro ed esiste anche la versione in Fahrenheit.

Classica situazione da fine concerto: appena si alzano le luci e l’adrenalina è scesa, ti metti le mani in tasca e scopri di non aver più il cellulare. All’inizio il panico poi la rassegnazione… Beh, l’app gratuita Trova il mio iPhone ti da una mano. E’ un prodotto Apple ed è già incluso nell’abbonamento per coloro che hanno un ID su MobileMe: c’è da pensare che con la migrazione degli account MobileMe al servizio iCloud anche questo tool verrà incluso.

Il funzionamento è questo: per trovare il proprio iPhone (ma l’app funziona anche con iPad e iPod Touch, dalla versione iOS 4.2 in poi), bisogna accedere con il proprio ID all’applicazione  da un altro iDevice. Ovviamente il dispositivo perso dovrà esser stato configurato prima con l’app. A quel punto l’app localizzerà il vostro iPhone su Google Maps e se è spento vi manderà un’email appena viene acceso. A quel punto potrete scegliere di inviare al dispositivo perso un messaggio con effetto sonoro a volume alto, che si attiva anche se il device è in modalità silenziosa. Oppure potrete bloccare il dispositivo o cancellare in remoto i dati personali in maniera permanente. Il difetto? Come si legge dalle recensioni su iTunes, chi trova/ruba il mio iPhone può disattivare l’app senza bisogno di fornire password…

Condividi i tuoi ricordi

Oltre alle più conosciute – e da noi già recensite – Instagram, iMovie, Sonar, la sezione dedicata ai festival di iTunes vi suggerisce anche applicazioni meno popolari ma comunque al momento molto scaricate come Socialcam, l’app creata dal noto sito web Justin.tv. Già solo nel primo mese della sua comparsa sull’Apple Store, a maggio 2011, Socialcam ha avuto ben 250.000 download. E’ un’applicazioe di videosharing che consente di condividere con il mondo i video girati dal proprio device. Dunque non ci sono liste di amici, tutto è totalmente pubblico, probabilmente perché questa è anche la filosofia di Justin.tv, al tempo nata per il lifesharing, come avvenne col suo fondatore Justin Kan che si filmò 24 ore su 24 per 14 giorni consecutivi diventando così famoso. L’app permette di caricare video di qualsiasi grandezza, di girarli mentre li si carica o di registrarli in modalità offline e poi di caricarli. I video sono condivisibili sui più noti social networks, via email e via sms, puoi taggare i tuoi amici che utilizzano l’app e che ricevono un avviso del video che hai caricato appena accedono all’app.

Guide dei festival

Di Festival in giro per il mondo ce ne sono a decine, grandi e piccoli: noi abbiamo scelto l’app di Glastonbury 2011 tra quelle segnalate da iTunes. Intanto perché è un festival che esiste dagli anni ’70 di cui mantiene una certa vena hippie: è infatti un evento che raggruppa tutte le arti, dalla musica al circo, dal teatro alla danza e il cabaret. Quest’anno inizia il 22 di giugno e si concluderà il 26: per chi fosse in viaggio o si trovasse già lì, troverà molto utile quest’app, perché fornisce una mappa del lugo, il programma generale e la possibilità di farne uno personale con le proprie band preferite, così da sapere come spostarsi da un palco all’altro, considerato il numero altissimo di spettacoli. Inoltre avrete aggiornamenti se ci sono variazioni di orari e potrete fare share dei contenuti sui social network, comprese le schede degli artisti realizzate da Guardian Guide. Giusto per curiosità, sotto il palco a piramide, il main stage di Glastonbury, ci saranno: U2, Coldplay, Beyoncè, Morrisey, B.B.King, Pendulum, Chemical Brothers, Paolo Nutini, Primal Scream e tantissimi altri!

Non poteva mancare sull’Appstore la guida a iTunes Festival London 2011, un mese intero, dall’1 al 31 luglio, di serate, concerti eventi nella città di Londra, con 62 artisti da quelli che giocano in casa come Duran Duran e Coldplay agli ospiti come i Foo Fighters e Moby. L’app, oltre il programma, le news e le schede degli artisti, offre la possibilità di vedere in video-on-demand i concerti e di fare streaming sul grande schermo con il supporto di AirPlay, per non perdersi l’evento seduti comodamente a casa e con i propri amici. Un’app che consolerà chi sotto il palco non potrà esserci!

Ecco le app di cui vi abbiamo parlato:

Celsius – Le temperature sul tuo schermata HomeTrova il mio iPhoneSocialcam
Glastonbury 2011iTunes Festival London 2011

Klout introduce +K e si integra con Linkedin e About.me

Giugno ricco di novità per Klout, il sito di misurazione degli influencers più importanti sui social media.

+K

+K è una nuova funzione di Klout che offre la possibilità di “garantire” l’influenza che i vostri amici hanno su determinati argomenti.

Il “mi piace” di Facebook e il retweet di Twitter hanno, indubbiamente, aumentato il coinvolgimento degli utenti dei social media e il recente Google +1 è un tentativo di fare ricerca sociale; così anche Klout ha deciso di adottare un sistema simile.

Con +K gli amici o i fan possono cliccare il pulsante +K accanto agli argomenti correlati ad ogni utente, indicando così che quella persona ha avuto influenza su di loro per quel determinato argomento. Ogni utente ha a disposizione cinque +K al giorno, da assegnare a qualunque utente su qualsiasi argomento. Si può assegnare anche più di un +K allo stesso utente sullo stesso argomento, purché sia assegnato non più di una volta a settimana.

Al momento gli argomenti correlati ad ogni utente sono ancora calcolati tramite algoritmi, ma è già stata programmata la possibilità di scegliere per il proprio profilo gli argomenti su cui si vuole avere un +K, è possibile però nascondere un argomento dall’elenco associato al proprio profilo.

Integrazione con LinkedIn

Dopo Facebook e Twitter ora Klout è in grado di valutare la vostra influenza anche su LinkedIn. Una volta aggiunto LinkedIn alla vostra dashboard di Klout, le vostre attività su LinkedIn saranno aggregate a quelle di Twitter e Facebook, andando così ad aggiornare il vostro punteggio su Klout.

Questa integrazione è nata dalla grande richiesta da parte degli utenti, in quanto le relazioni d’affari assumono una grande importanza per molte tipologie di professioni. Alcune aziende, inoltre, stanno testando dei programmi che prevedano vantaggi particolari agli utenti con un punteggio Klout alto e, quindi, questa integrazione permetterà di identificare in maniera più precisa gli influencers di ogni categoria.

Partnership con About.me

About.me è un altro servizio che permette di costruire uno schema della vostra attività sui social media. L’indicazione della vostra influenza online è basata sul numero di persone con cui siete in contatto, da quanti riscontri si ottengono (“mi piace” e retweet) e dal punteggio della vostra rete, ovvero da quanta influenza complessiva ha il gruppo di persone con cui siete in contatto. La partnership permetterà sia a Klout sia ad About.me di fornire agli utenti statistiche molto più precise.

Lo sviluppo di questi strumenti e delle partnership per misurare la propria influenza sui social network dimostrano che la misurazione della propria performance sui media non è più interesse esclusivo delle aziende che vogliono misurare l’effetto delle proprie campagne, ma che anche alle persone comuni interessa sapere quanto successo hanno le loro azioni sui social network.

Semplice curiosità, spirito competitivo o ansia da prestazione? Voi quali strumenti usate e perché?

Israele, terra di VC e startup!

Lo stato di Israele nasce nel 1948, ma è dalla sua costituzione che i confini e le problematiche legate alla sua legittimità si susseguono. Terra a maggioranza ebraica, entra nelle cronache mondiali quasi esclusivamente per le questione legate ai rapporti con i paesi limitrofi, soprattutto la Siria, e tutto ciò che concerne la difficile questione della Striscia di Gaza.

Geograficamente si affaccia sul Mar Mediterraneo e gli abitanti sono circa 7 milioni.

Israele è però considerato uno dei paesi più avanzati del Medio Oriente. Con le sue 8 università pubbliche, è uno dei paesi al mondo con il maggior numero di laureati (circa il 20% della popolazione), ed è nota per essere uno dei paesi con il più alto numero di startup al mondo e ed è la seconda al mondo, dietro solo agli Stati Uniti d’America, per aziende quotate al Nasdaq.

Il suo PIL, il 51° al mondo, è speso per ben il 6% in ricerca e sviluppo e il 40% delle aziende sul territorio sono industrie tecnologiche.

Forte di una grande immigrazione russa, i rapporti tra questi due stati si stanno intensificando, dando vita ad idee che cerchino di contrastare l’avanzata di Cina e India. Israele è però riconosciuta da molti come un territorio ricco di opportunità. Sul suo territorio è possibile incontrare una quantità elevata di incubatori, centri di ricerca e sviluppo di grandi aziende come Google, Inter e Orange.

Alla base vi è un forte capitale di rischio, linfa vitale per i progetti startup.

Oggi sul territorio ci sono circa 31.000 startup, che hanno il vantaggio di vivere un paese relativamente piccolo, in cui gli spostamenti, soprattutto di idee, sono quindi veloci.

C’è chi sostiene che il sistema VC israeliano sia al collasso, ma che l’apertura ad internet, con l’acquisto da parte di Facebook di una startup made in Israele, possa risollevare la situazione.

Insomma, Israele risulta comunque uno dei territori più interessanti per il mondo startup.

Nel caso foste interessati, le lingue prevalentemente parlate sono l’ebraico e l’arabo, ma con un ambiente internazionale e vivace come quello israeliano anche con l’inglese si può sopravvivere.

See you in Israel? 🙂

Donne creative, contenuti conversazionali, marketing musicale e l'addict branding di Angry Birds: Report di Cannes 2011

Il secondo giorno al Debussy Theater inizia con un tema mai affrontato prima ai Cannes Lions:  l’importanza di un pool di talenti diversificati in agenzia ed in azienda, con un particolare riferimento ai ruoli femminili nella creatività. A partecipare al panel troviamo Martha Stewart, guru dei consumi lifestyle; Kitty Lun, CEO Lowe China; Kimberly Kadlec, Worldwide VP Global Marketing Group Johnson&Johnson.

Si sottolinea da subito la presenza di una sola donna presidente di giuria quest’anno ai Lion. Eppure, le donne influenzano circa l’85% degli acquisti ed il loro potere d’acquisto supera quelli di India e Cina insieme. Martha Stewart spiega come Matthew Weiner, creatore di Mad Men, presenti nel telefilm una situazione molto edulcorata del sessismo imperante nel mondo del lavoro. Come superare certe barriere? Il panel è concorde: concentrarsi sul fare un buon lavoro, senza chiedersi se sia un lavoro più da donna o da uomo. L’importante è percepire di competere tra pari e non con uomini o donne, avere il coraggio di mettere continuamente sul tavolo le proprie idee. Just do it!

Meglio ovviamente se ad accompagnarci ci sono dei mentori, persone speciali “cablate” in maniera diversa e che giocano secondo le proprie regole. Ed essere molto chiari su cosa si vuole raggiungere e “verbalizzarlo” alle persone che ti possono aiutare, perchè il fantomatico equilibrio tra vita privata e lavorativa non è il lavoro di un giocoliere ma un lavoro di squadra. Puoi avere equilibrio ma devi essere disposto a condividerlo necessariamente con e grazie agli altri.

Si prosegue poi col seminario Yahoo sul ruolo dei contenuti nell’era digitale. E a rafforzare il posizionamento della piattaforma come creatore di esperienze narrative personali e digitali (che, lo ricordiamo, devono raggiungere un audience di 700 milioni di persone ogni mese) compaiono sul palco Robert Redford e Ross Levinsohn, EVP Americas Yahoo!.

Il lavoro più difficile del mondo, argomentano, è raccontare una storia per bene.

Redford racconta le origini del progetto Sundance, basato sulla sua innata curiosità per il lato più umanistico dell’industria cinematografica. Che lo ha spinto a creare uno spazio per le nuovi voci del cinema, a supporto del mainstream e non contro. Colpisce l’ossessione, o meglio il timore, di Redford per quello che lui stesso definisce il lato oscuro del successo: la possibilità che tutto vada storto all’improvviso.

Per evitare questo lato, ha sempre provato a rifugiarsi nelle belle storie, quelle che colpiscono la pancia, il cuore e le emozioni. E nel rischio, nell’avventura: elementi che vanno contro le formule convenzionali per esplorare ciò che c’è ai margini del mondo, lo spazio che intercorre tra due cose ovvie. Perchè in questo spazio che si trovano opportunità pure ed autentiche, storie interessanti da portare al centro della scena. Ed infine, nella perpetua capacitá di riazzerare tutto, a partire da se stesso. Al culmine del successo è meglio prendersi una pausa e riportarsi ad un nuovo punto di partenza, vivere come se tutto stesse succedendo per la prima volta. È questo il segreto per mantenere una mente fresca.

Ed è anche la prima volta che a Cannes si riflette sugli status di connessione e disconnessione, grazie ad una sessione targata TED e Starcom MediaVest Group.

Bill Barhydt, CEO di M-Via, sottolinea l’importanza (sottovalutata a torto o a ragione?) del social network che tutti abbiamo nelle nostre tasche e cioè il sistema SMS. Da Project 4636 per i soccorsi ad Haiti ai sistemi come ESOKO che informano in maniera trasparente i contadini sui prezzi delle materie prime sul mercato, per finire con sistemi sempre più semplici e diffusi di banking via SMS in paesi quali il Kenya e l’Afghanistan (Safaricom, M-pesa, Rochan).

L’autore Tom Chatfield si concentra invece su due mentalitá opposte, plugged ed unplugged. Oggi, l’eccezione è essere unplugged ma, in uno slogan che ci ricorda Pirelli, la connessione è nulla senza controllo.

Nel seminario organizzato da Digitas e VEVO, si riflette sulle evoluzioni dei link tra marketing e musica. Citando esempi più o meno prevedibili, come Lady Gaga con Zynga, Starbucks e Polaroid. Ma anche Lenny Kravitz per Jeep, Justin Bieber e Walmart, Diddy con la vodka Ciroc, Keith Urban ed AT&T, Black Eyed Peas ed Apple, Bacardi, Blackberry. E Pharrell, sul palco, con McDonald’s e Reebok.

Effettivamente sono molti esempi che non possono che farci ragionare su come creare nuove best practice di associazioni di marca, contratti di co-branding strategici ed, in generale, di costruzione di franchise musicali che sappiano intercettare determinati lifestyle. Best practice che poi impongono, necessariamente, una rivisitazione dei modelli di revenue sharing tra gli stakeholder coinvolti.

Da segnalare infine la campagna out of home Decode Jay-Z.

Pienone per Coca Cola che illustra le sue strategie di creazione di contenuti liquidi ed interconnessi. Una filosofia alla Bauman in cui, i diversi item di contenuto prendono vita e si muovono liberamente gli uni dagli altri.. ma non troppo. Le idee liquide sono così contagiose da non poter essere controllate, perchè è solo in questo modo che possono divenire parte della pop culture.

Le grandi storie del nostro tempo sono quelle di cui non ne abbiamo mai abbastanza. Che creano mondi immaginari radicati in una propria mitologia ed in una narrazione multilivello. Come poteva Coca Cola dare vita al suo brand per una generazione globale di teenager, per il quale la bevanda è solo una tra le tante alternative di soft drink? Come convincere un quindicenne ad intraprendere una relazione stabile con un centoventicinquenne?

Difficile capire cosa fare con la cosiddetta “what-have-you-done-for-me generation”. Creare la connessione significava lavorare sul mistero, in particolare l’aura mistica che circonda la formula segreta Coca Cola (solo 2 persone al mondo la conoscono, ognuno al 50%, e non possono prendere lo stesso aereo per non morire insieme!). Nasce così la simbologia della serratura, riverberata su tutte le campagne Coca Cola degli ultimi tempi ed indirizzate ai teen.

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l creare un mondo segreto e misterioso da scoprire ha portato con se la creazione di nuovi rituali – basati sul bisogno di customizzazione e riconoscimento sociale.

Dunque, dalla “nostra” formula alla tua: ecco come Coca Cola ha mostrato ai giovani nuovi modi di aprire la felicità.

A chiusura della giornata, “mighty eagle” di Rovio Peter Vesterbacka, per svelare cosa i brand possono imparare dalle logiche addictive di Angry Birds. Qualche cifra per inquadrare il fenomeno ai più distratti. 106 miliardi di uccellini tirati con la fionda, 23 miliardi di stelline d’oro collezionate, 200.000.000 circa di download. Nel 2011 Angry Birds è passato da casual game a gigante culturale.

Tante le ragioni del successo e le abbiamo ripetutamente analizzate qui su Ninja Marketing. A sentirle ripetere colpisce sempre la loro semplicità: il gioco non pone ostacoli all’engagement umano; quell’ “angry” che incuriosisce e trasforma un gioco altrimenti solitario in una hit virale e conversazionale (“ma perchè sono arrabbiati?” è la domanda di molti non utilizzatori); il fatto che tutti, bambini ed anziani, sanno come funziona una fionda; l’assenza di qualsivoglia punizione e l’onnipresenza di reward per il giocatore; la differenziazione, inizialmente possibile, di un’icona rossa sgargiante nell’app store. In poche parole, Vesterbacka evidenzia in maniera naive l’importanza del marketing di fare le cose basiche ma alla perfezione.

Le uniche cose che stanno a cuore di Rovio sono i fan (non utenti o consumatori) ed il brand (da difendere da possibili operazioni di svalutazione o diluizione). Il tutto con un costante dialogo, specie attraverso Twitter, con la propria audience. Se Sanrio volesse comunicare domani l’uscita di un nuovo prodotto Hello Kitty a tutti i suoi fan nel mondo, con quale piattaforma potrebbe riuscirci ed a quale costo, dal momento che non conosce loro chi sono?

 Rovio ha costruito una solida reputazione di tempestività su Twitter e può contare sulla diffusione capillare del gioco quale piattaforma di comunicazione. È il perfetto esempio di strategia oceano blu, se molti affermano “non sono tipo da videogame, ma gioco ad Angry Birds”! Rovio ha saputo espandere il mercato creando una nicchia non aggredibile dalla concorrenza.

Anticipazioni sul futuro, a parte una nuova update estiva tra domani e dopodomani su Angry Birds Seasons! Molti retroscena della storia tra maialini ed uccellini saranno via via svelati, magari grazie alla recente acquisizione di uno studio di animazione e l’idea di un film in cantiere. L’appello per gli inserzionisti è di guardare sempre più a dove le persone spendono il proprio tempo e presto vedremo pubblicità come elementi in-game di Angry Birds.

Ci saranno entro Natale nuovi giochi Angry Birds completamente diversi, l’idea è di seguire il modello evoluzionistico di SuperMario dove nuovi mondi ed oggetti creano nuove tipologie di gameplay. E teniamoci strette le stelline d’oro, chissà che un giorno non possano valere qualcosa!

Comparazione dei Sistemi Operativi degli Smartphone [INFOGRAFICA]

In questa infografica si fa la comparazione tra i quattro sistemi operativi dei nostri amati smartphone: iOS Apple 4.3.3, Android 2.3.4, OS 6 RIM e Windows Phone 7

Fai Click sull’Infografica per Ingrandire la visualizzazione

Comparazione Completa dei Sistemi Operativi degli Smartphone

L'Islanda riscrive la costituzione con il popolo dei social media

Il 16 luglio 2010 in Europa si è verificata un piccola grande rivoluzione: in Islanda – primo caso nel vecchio continente – si votò una legge che sanciva l’impunità per tutti coloro avessero diffuso su Internet informazioni riservate di carattere militare, politico e societario, anche coperte da segreto di Stato.

Da quel giorno, la piccola repubblica nord europea è stata indicata dagli osservatori di tutto il mondo come la culla di quel sistema di gestione dell’informazione che trova in Internet il suo centro nevralgico e intoccabile.

Solo in un paese come questo poteva essere realizzato un progetto tanto difficile quanto ambizioso: una proposta di riforma costituzionale scritta con il contributo del popolo, utilizzando la Rete e i social network.

Stjórnlagaráð, questo il nome del progetto, nasce dall’esigenza di rendere i cittadini partecipi e controllori della propria rappresentanza politica, usando il contatto diretto garantito dal web.

 

Come funziona?

Inizialmente è stato redatto un testo da una sorta di Consiglio Nazionale (la traduzione di Stjórnlagaráð dall’islandese), composto da 25 membri di diversa provenienza sociale: questo documento viene sottoposto settimanalmente all’attenzione dei cittadini attraverso una capillare diffusione sui siti web e i Social Network. I contenuti vengono poi rielaborati dal popolo che così vede prendere forma, passo dopo passo, una proposta di riforma molto fedele alle proprie richieste.

A fine luglio il documento verrà sottoposto all’attenzione del Parlamento che – si presume – lo ratificherà con poche modifiche, rispettando così la volontà popolare.

Stjórnlagaráð è quindi la realizzazione pratica di un’assemblea pubblica estesa a tutti.

Il compito sembra difficile, anche se il popolo islandese è uno dei più “integrati” con il mondo dei Social Network: si pensi che i 2/3 degli abitanti possiedono un account su Facebook.

 

Gli strumenti per condividere tutte le proposte sono un sito web, Stjórnlagaráð 2011, un canale YouTube, una pagina fan su Facebook e un profilo su Twitter.

Stiamo veramente andando verso una democrazia partecipata a tutti gli effetti? Sembra proprio di sì, e chissà che l’Islanda non diventi un’avanguardia per una trasformazione che contagi tutta Europa… Una trasformazione che oggi sembra indispensabile e non più rinviabile.