Filmato drammatico sulla fuga dal terremoto: Saatchi&Saatchi per la sclerosi multipla [INTERVISTA]

Oggi vi proponiamo l’ultima campagna virale della Romanian Society of Multiple Sclerosis ideata da Saatchi & Saatchi Romania.

Il viral, di fortissimo impatto, mira al pieno coinvolgimento degli spettatori nella vita di tutti i giorni dei malati di sclerosi multipla, per i quali ogni semplice gesto è come un terremoto (“Earthquake” tit.). Il film ha anche ottenuto un posto nella shortlist di Cannes nella categoria FILM – Foundraising and appeals.

L’idea attorno alla campagna ci ha davvero incuriositi e abbiamo così deciso di intervistare il Direttore Creativo,Jorg Riommi:

Jorg Riommi - Executive Creator Director Saatchi & Saatchi Bucarest

Quali erano le richieste specifiche del Brief di RSMS e quali sono state le fasi del processo creativo che vi hanno portato al concept finale?

L’associazione ci ha chiesto di creare uno strumento virale per aumentare la conoscenza della realta’ Sclerosi Multipla.
Non avendo budget sufficiente a coprire un piano media tradizionale, hanno voluto puntare su un’idea forte da spedire al loro database e condividere su youtube.
Purtroppo, anche in quest’aspetto l’assenza di budget per il seeding si e’ pero’ un po’ fatta sentire.

Nella tua biografia leggiamo che dopo un’esperienza come autore per la Tv italiana sei passato alla Saatchi & Saatchi e che attualmente sei Executive Creative Director dell’ufficio di Bucarest. A questo punto sorge una domanda spontanea: Fai parte anche tu dei “cervelli creativi” in fuga dall’Italia?E se si, dal tuo punto di vista cosa credi non funzioni nel sistema Italia e in particolare nel settore dell’Advertising italiano?

In Italia c’e’ troppa politica, nepotismo e poltronismo. Io credo piu’ nella meritocrazia e nelle opportunita’. Credo inoltre che questo sia un business che richiede aggiornamento costante e freschezza, dunque gli anni nei quali puoi fare la differenza sono quelli quando sei giovane, che non vanno sprecati aspettando occasioni che arrivano lentamente e col contagoccie, o che alcune volte non arrivano per nulla. Inoltre, in Italia c’e’ ancora troppa verbosita’ filo risorgimentale che rende il copywriting (e il pensiero) troppo formale e ingessato, e a volte in adv manca il coraggio, la forza e addirittura le idee.

Credits:

Creative Director: Jorg Riommi
Art Director: Lucian Cernat
Copywriter: Irina Popp/Jorg Riommi
Agency Producer: Monica Garbur
Account Supervisor: Madalin Nitis
Production Company: PIMP FILM Brighton, UNITED KINGDOM
2nd Production Company: CHAINSAW EUROPE Bucharest, ROMANIA
Director: Concrete
Editor: Mircea Lacatus
Sound Design/Arrangement: Marius Leftarache

Startup e Finanziamenti: quando il ruolo della politica diventa strategico.

In un’Europa caratterizzata da un tessuto economico dove le piccole e medie imprese rappresentano il 60% del totale, con un numero di occupati pari a circa 100 milioni di persone, il venture capital dovrebbe essere una pratica consolidata e finalizzata a stimolare l’innovazione e lo sviluppo economico. Purtroppo i dati di alcune ricerche e articoli pubblicati in questi ultimi giorni smentiscono il precedente assunto, proviamo a comprenderne i motivi.

L’Europa

Nei due articoli apparsi a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro su Arctic Startup (1,2), viene dipinta una situazione grossomodo drammatica che vede l’Europa fanalino di coda per capitali investiti in imprese ad alto potenziale di sviluppo tecnologico. I dati parlano chiaro, se negli Stati Uniti l’investimento in startup si attesta intorno ai 72$ per capita (in SV, 1800$), in Europa l’investimento resta completamente al palo con una media pari a 7$ per capita investiti. Le uniche realtà nazionali che riescono a mantenere alto il livello degli investimenti in startup restano: la Finlandia con 46$ e la Svezia con 45$ per capita sostenute anche da un sistema di istruzione e formazione che spesso affianca i National Hubs nella risoluzione dei problemi e nella commercializzazione dell’innovazione. Una particolare menzione va anche ad Israele (del quale avevamo già parlato in un precedente articolo) che fa registrare un dato pressoché doppio a quello degli Stati Uniti, con 142$ per capita, giustificato anche da un alto numero di investitori e fondi internazionali con sede in Israele.

L’Italia

In Italia, invece, per quanto riguarda il venture capital privato, non abbiamo cifre definitive ma solo stime non ufficiali che parlano di un capitale disponibile per il 2011 compreso tra una forbice di 300/350 milioni di euro solo per le imprese dell’ICT. Dal lato venture capital pubblico invece, secondo una ricerca effettuata dall’AIFI per il Sole 24Ore, tra Regione, Provincie e Camere di Commercio sono stati e verranno investiti 508,45 milioni di euro per questo 2011. Come era d’altronde prevedibile, solo un terzo di questi fondi sono stati stanziati da enti della Regione Lombardia (Finlombarda e doti camerali), 96,4 milioni nella Regione Toscana (Regione Toscana, Camere di Commercio di Prato e Pisa), 65 milioni per la Regione Veneto, 35 Milioni per la Sardegna (Zernike Meta Venture) e 34 per la Sicilia (fondo Cape, Cimino e Associati). A quanto pare le opportunità non mancano anche se il volume di capitali stanziati resta nettamente inferiore alla media dei paesi che più investono in imprese ad alto contenuto tecnologico. Forse ciò che manca all’insieme dell’iniziativa pubblica è, a detta dei tecnici, un generale coordinamento delle opportunità di finanziamento che spesso restano conosciute solo a livello locale.

Le criticità

Sia l’Europa che l’Italia soffrono di alcuni fattori strutturali che purtroppo limitano e disincentivano l’investimento in venture capital. Dal punto di vista normativo si parla spesso di forti barriere legali, oltre che burocratiche, all’entrata e all’uscita di capitali nelle società. Si registra inoltre una scarsa propensione all’imprenditorialità (emblematico a tal proposito è un claim di Enlabs che recita: Precario? Fai impresa) oltre ad un’educazione non allineata alle esigenze dello sviluppo economico e che pone poca enfasi nello STEM (sciences, technology , economy, maths) o nell’LLL (life long learning). Le università soffrono inoltre di una scarsa propensione a fare spinoff e di forti ostacoli alla trasformazione della ricerca in business. Ed infine oltre alla presenza di linee guida estremamente eterogenee che disciplinano il mercato a livello europeo si registra anche una scarsa cultura del fallimento ed una bassa propensione delle aziende c.d. big a fare acquisizione di startup per crescere e innovarsi. A chiudere, e soprattutto in Italia, mancano storie di successo che possano incentivare l’arrivo di capitali internazionali.

Alcune riflessioni

E’ inevitabile che davanti ad un quadro complessivo descritto in questo modo, la situazione del venture capital e il relativo sviluppo di un valido ecosistema di startup, stentino a decollare (anche a prescindere dal volume di capitali a disposizione). Ed è chiaro che, data la natura delle criticità appena elencate, l’intervento della politica diventa strategico. A mio avviso difatti i limiti del sistema non risiedono, né sul lato Venture Capital, né sul lato startup, bensì nell’ambiente all’interno del quale i due attori sono costretti ad operare. Sono in molti, difatti, a richiedere un’azione propositiva da parte delle istituzioni e delle forze politiche attraverso: la semplificazione del diritto societario, l’azzeramento delle barriere agli entry/exit di capitale ed il passaggio ad una burocrazia web-based. Mentre dal punto di vista dell’educazione e della formazione culturale si dovrebbe stimolare la creazione di un legame tra università e mondo dell’imprenditoria, dal lato del finanziamento pubblico si richiede di uniformare le opportunità di investimento che gli enti locali offrono e darne una maggiore visibilità. Tutte azioni che solo una efficace manovra politica, che tenti di orientare il sistema su basi more startup friendly, può garantire.

I classic games per iPhone e iPad: Flipper

A partire dagli anni ‘50 incominciò la diffusione in Italia e in Europa del gioco di abilità americano a gettone, soprattutto nei bar e nei locali pubblici, conosciuto come Flipper (in inglese chiamato comunemente “Pinball”) che prende il nome dalle palette di plastica (flippers, letteralmente “pinne”). Il giocatore, comandando le alette tramite un paio di pulsanti esterni, deve colpire una biglia d’acciaio mirando a bersagli e buche posti su un piano inclinato coperto da un vetro trasparente. Ogni combinazione di bersagli colpiti o singolo bersaglio apporta un punteggio bonus crescente. Gioco che venne abbellito dotandolo di luci colorate, suoni e altri congegni elettrici  ed elettromeccanici.

Il mercato del mobile gaming entertainment per iPhone e iPad non poteva certo privarsi di avere delle interessanti e divertenti trasposizioni digitali. E dopo avervi parlato dell’affamato serpente Snake (altro autentico evergreen game dei giorni nostri), questa volta parleremo delle versioni esistenti del Flipper per iOS della casa sviluppatrice Gameprom.

War Pinball

Le releases di questo gioco su App Store sono nella versione 1.1 da 80.8 MB in lingua inglese per iPhone 3GS e iPhone 4, iPod touch 3° e 4° generazione (aggiornato il 18 Maggio 2011), acquistabile a 0.79 euro; per iPad (dal nome War Pinball HD) nella versione 1.1 da 79.8 MB (aggiornato il 18 Maggio 2011)  sempre in lingua inglese e acquistabile a 2.39 euro.

[yframe url=’http://www.youtube.com/watch?v=-0by55nXOs0&feature=channel_video_title’]

Videogame caratterizzato da un gameplay con un sistema di missioni, piacevoli effetti della visualizzazione in movimento della telecamera, supporto TV Out a tutto schermo in HD per iPhone e in Full HD per iPad e supporto online  su “Game Center” (il gaming social network di Apple per le partite multigiocatore).

Per la versione per iPad consigliamo di bloccare l’opzione della telecamera in movimento a causa della visuale decisamente alterata negli zoom improvvisi sulla pallina, e in certi casi segnaliamo il blocco della pallina, costringendoci a terminare anticipatamente la sessione di gioco.

Pinball HD for iPhone

Un altro eccellente simulatore,  su App Store nella versione 2.2 da 93.6 MB in lingua inglese per iPhone 3GS e iPhone 4, iPod touch 3° e 4° generazione (aggiornato il 7 Aprile 2011). Acquistabile a 0.79 euro.

Questo Flipper è caratterizzato anch’esso dal supporto online su “Game Center” che consentirà di scalare le classifiche sfidandosi su 3 differenti tavole da gioco “Wild West”, “The Deep” e “Jungle Style sfruttando un sorprendente engine 3D in cui l’immagine cambierà a seconda come si inclinerà l’iPhone (inclinazione prevista solo per la modalità landscape), il tutto seguendo una fisica realistica.

E anche disponibile nella versione iPad (dal nome Pinball HD) su App Store nella versione 2.2 da 92.7 MB in lingua inglese per iPad 4.1 o superiore (aggiornato il 7 Aprile 2011). Acquistabile a 0.79 euro.

Ma ci teniamo ad avvertirvi che in questo caso il simulatore per iPad non sarà all’altezza della situazione nonostante l’accattivante trailer inserito la settima scorsa su YouTube: la pallina spesso si fermerà inspiegabilmente nella tavola “marina” senza avere la possibilità di scuotere il tavolo, presentando delle volte anche una frustrante grafica scattosa.
[yframe url=’http://www.youtube.com/watch?v=OlTlWTxMiuo&feature=player_profilepage’]

Di seguito trovate i link alle apps del Flipper:

Il Tour dei Mille di Working Capital – PNI fa tappa a Firenze [EVENTO]


Dopo aver raggiunto l’ambita soglia dei mille progetti proposti il Tour dei Mille di Working Capital – PNI fa tappa a Firenze il prossimo 5 luglio.

Dopo l’incontro di Napoli – a cui era presente anche il nostro maestro Alex Giordano (qui potete godervi la bellissima video-intervista realizzata per l’occasione da Diomira Cennamo) – e, ancor prima, quelli di Palermo e Torino, la ricerca dei progetti innovativi per rifare l’Italia risale la penisola.

L’appuntamento è alle 17.30 presso la Sala d’Arme di Palazzo Vecchio.
Come accaduto nelle tappe precedenti, saranno presentati 6 progetti di ricerca, due dei quali saranno subito premiati con contratti di ricerca fino a 30 mila euro ciascuno.

Il programma è come sempre ricco di ospiti e ci saremo anche noi (beh, quantomeno la sottoscritta) insieme a:
• Franco Bernabè (Presidente Telecom Italia)
• Paolo Barberis (Fondatore Dada)
• Marco Bellandi (Prorettore al Trasferimento Tecnologico e Presidente CSAVRI Università di Firenze)
• Marco Brizzi (Docente universitario)
• Fabrizio Capobianco (Fondatore Funambol)
• Giuliano Da Empoli (Assessore alla Cultura del Comune di Firenze)
• Laura De Benedetto (Presidente ToscanaIN)
• Enrico Dini (Amministratore Delegato Dinitech S.p.a.)
• Giorgio Del Ghingaro (Sindaco Comune di Capannori)
• Angelo Falchetti (Fondatore Dada)
• Elena Farinelli (Blogger)
• Nicola Greco (Vincitore Working Capital 2009)
• Mirko Lalli (Responsabile Marketing e Comunicazione Fondazione Sistema Toscana)
• Jacopo Marello (Fondatore Dada)
• Cosimo Palmisano (Vincitore Working Capital 2010)
• Gabriele Poli (Presidente Giovani Imprenditori Confindustria Firenze)
• Gianni Sinni (Designer, Direttore FFF)
• Alessandro Sordi (Fondatore Dada)
• Francesca Tosi (Vincitrice Working Capital 2009)
• Eleonora Viviani (Fondatrice Stereomood)
• Emanuela Zaccone (Vincitrice Working Capital 2010)
• In video da Trieste: Margherita Hack (Astrofisica)

Per partecipare all’evento è sufficiente iscriversi qui.
E se volete diffondere l’iniziativa anche via Facebook potete farlo dalla pagina dedicata.

Per chi – ma non sa cosa si perde – non potesse essere presente, è possibile anche seguire la diretta streaming.

L’hashtag Twitter dell’evento è #wcap.

Innovatori, l’appuntamento è a Firenze!

Top 5 Horror – Giugno 2011

Nei nostri post di solito cerchiamo di mostrarvi le idee più belle trovate in rete, le più interessanti o quelle stilisticamente realizzate meglio.

Ma spesso nelle nostre ricerche ne vediamo anche altre veramente brutte, schifose e stupide e siccome non vogliamo privarvi di nulla, ecco la Top Horror di Giugno, la classifica con gli orrori del mese.

Se non avete paura dei pubblicitari, beh dovreste averne!

I tacchini sono meglio negli hamburger

Hardee’s vi invita (in modo inaspettato direi) a non lasciare il tacchino a fare da babysitter ai vostri bambini, perchè potrebbe capitarvi un allagamento in casa, una bambola nel frullatore o che i bambini cerchino di impastarsi con uova e farina (va bene voler essere gnocchi, ma qui si esagera), mentre il tacchino se ne sta beato sulla poltrona a guardare il golf in televisione. Mangiatevi un hamburger di tacchino invece, ha meno di 500 calorie. Cito dallo spot: “E’ così che funziona”. Forse quello che non funzionava era la lucidità mentale dei pubblicitari che l’hanno ideato (o magari avevano solo mangiato troppo tacchino).

Hyperflesh e il guerrilla inquietante

La Hyperflesh produce maschere molto realistiche in lattice (fatte a mano, ci tengono a precisarlo), che rappresentano teste di neonato. Ora, in realtà, già mi sfuggono l’utilità e l’appetibilità sul mercato di un simile prodotto, ma ancora di più mi sfugge il motivo di questa tecnica di reclamizzazione pseudo-guerrilla. Ma sì, mandiamo una famigliola di neonati palestrati dall’espressione inquietante a fare un giro per le strade della città, sicuramente verranno guardati e faranno rumore… ok, ma come saranno stati i commenti? Provate un po’ a guardare le facce degli ignari passanti!

Se non vi fosse bastato, abbiamo anche il filmino di una giornata al parco con la nonnina… (e soprassediamo sulla musichetta irritante di sottofondo).

Gli abBRONZati di Riace vi consigliano di andare in Calabria

I Bronzi di Riace, uno dei quali per l’occasione ha la voce del ministro La Russa, giocano a pari e dispari per cambiare mèta delle vacanze: uno vuole restare al mare ad abBRONZarsi, un altro vuole andare in montagna, sempre in Calabria però. Mi sento quasi in colpa a criticarlo, visto che il progetto è stato realizzato da ragazzi delle scuole, quindi lo lascio fare a chi ne capisce più di me: Massimo Guastini, presidente dell’ADCI, ne ha già parlato (male) sul suo blog, definendolo molto sinteticamente in 3 parole: brutto, banale e inutile. E chi sono io per dargli torto?

Non poteva mancare uno spot sulle donne

Questo però è speciale, molto speciale. Quanti modi conoscevate per definire l’organo genitale femminile? Beh, se la amate come vi chiede lo spot ne conoscerete tanti, qualcuno sicuramente ce lo aveva insegnato il grande Roberto Benigni in un suo celeberrimo intervento dalla Carrà, ma questa canzoncina (orrida) ne contiene decine e decine, basta provare a tradurla. E pensate che è pensato (solo in teoria immagino) dalle donne per le donne. Cioè, pubblicizza la Mooncup, coppetta riutilizzabile (quindi ecologica) per i vostri periodi del mese, ed è la continuazione di una campagna in cui si chiedeva proprio alle donne quale nomignolo preferissero per definire le loro parti intime. Se vi interessasse, l’URL dice tutto, Loveyourvagina.com(e potete ancora suggerire nomi).

Molly! Non preoccuparti, c’ho le capsule!

Molli, le capsule! Molly, l’amica americana col mal di testa! Molly, guarda, capsule molli! Molli, pure le mie ginocchia quando ho visto per la prima volta questo spot! Ancora più molli, le idee di chi è riuscito anche solo a pensare una cosa del genere… aspettate un Moment, ma questi fanno sul serio, non è uno di quei video amatoriali che girano per prendere in giro i pubblicitari, è uno spot vero? Cioè, Vacanze Romane nel 2011 si è ridotto ad una confezione di capsule (molli ovviamente) per il mal di testa? Eppure è solo ibuprofene, non dovrebbe avere questi effetti stupidofacenti… mi scuso per la qualità del video ma non ne ho trovato uno più decente, il che è tutto dire.

Al solito, aspetto i vostri commenti: chi vince? Ne salvate qualcuna o vi fanno ribrezzo tutte? Ne ho dimenticata qualche altra?

Myspace svenduto a Specific Media per 35 milioni di dollari

Da poche ore è stato confermato ufficialmente il rumor sull’acquisizione di Myspace da parte di Specific Media, una compagnia specializzata nella pubblicità online, per 35 miseri milioni di dollari. Miseri perché Myspace fu acquisito nel 2005 dalla News Corp. di Rupert Mardoch per 580 milioni di dollari. Le cifre sono indicative del declino del primo vero social network di successo della storia, declino di cui si dà la colpa soprattutto a Facebook.

C’è da dire che Rupert Mardoch si è senz’altro tolto un bel peso dal groppone, considerando che MySpace lo scorso anno ha perso 575 milioni di dollari.

Per ora si prospettano tagli al personale, tanta tristezza ed “eccitanti” cambiamenti alla piattaforma.

Con questa lettera aperta il CEO, Mike Jones ha annunciato poche ore fa che lascerà Myspace:

Myspacers,

Oggi, annunciamo che Myspace sarà acquisita da Specific Media, una delle piattaforme leader a livello mondiale nel settore della pubblicità e dei media online. Nei prossimi giorni, vi parlerà il team di Specific, incluso il CEO, Tim Vanderhook, riguardo ai loro eccitanti piani per Myspace e a come si adatteranno alla vision generale della loro compagnia.

Secondo l’accordo, stiamo conducendo una serie di iniziative di ristrutturazione, che comprendono anche una significativa riduzione della forza lavoro. Assisterò Specific durante la transizione per i prossimi due mesi prima di lasciare il mio incarico come CEO di Myspace.

Volevo prendermi un minuto per ringraziare tutti voi per l’incredibile esperienza che è stata dirigere questa compagnia e lavorare accanto a tutti voi nel corso degli ultimi anni. Se da un lato rimpiango che non lavorerò più in Myspace, dall’altro sono molto fiero del lavoro che è stato fatto qui e credo che siano stati raggiunti dei grandi risultati – sebbene in circostanze estremamente difficili.

Il periodo qui in Myspace rappresenta il più coinvolgente e stimolante periodo della mia carriera professionale. Ho scoperto che il nostro team è composto dalle migliori persone che abbia mai conosciuto in questo settore.

Potete leggere il comunicato stampa qui sotto. Ancora una volta, grazie a tutti per il duro lavoro e la dedizione.

Grazie,

-M

Usare Twitter per aumentare gli ascolti: il caso di The Voice su NBC

Per aumentare gli ascolti e l’engagement con il suo nuovo show The Voice, NBC ha scelto i social media. L’engagement con lo show televisivo è possibile in diverse forme. I fan da casa possono usare Twitter per esprimere preferenze circa i concorrenti e i coach della competizione di canto, e i protagonisti di tutta risposta cercheranno di convincerli a farsi votare. In questo caso la dimensione sociale diventa un complemento e una sostituzione del classico sistema del televoto. Con la differenza che le indicazioni su piattaforme come Twitter sono molto più ricche di una semplice preferenza, e possono dare consigli molto specifici e personali, come indicazioni sul guardaroba, sulle acconciature e sulle canzoni preferite del pubblico.Insomma da semplici preferenze, le interazioni si trasformano in conversazioni.

Per riuscire ad avvicinare in questo modo da una parte i produttori dello show che ne controllano il corso, e il pubblico, NBC ha lavorato insieme con Twitter sin dall’inizio di febbraio. Uno dei punti di forza di questa iniziativa intorno a The Voice è sicuramente l’uso degli hashtags #TheVoice, un modo per ancorare i talenti nello show a un senso di immediatezza. Inoltre, l’importante team digitale che NBC ha dedicato allo show ha permesso di curare diversi blog sul portale di NBC e molteplici pagine Facebook aggiungendo foto, clip, punteggi e altri contenuti gestiti direttamente dagli artisti.

A posteriori, la strategia sembra abbia funzionato e abbia constibuito a propellere la premiere dello show fino a far diventare di The Voice un trending topic con un picco di 200.000 tweets il 7 giugno scorso durante la messa in onda e un totale di 2.6 milioni di tweets sullo show nei giorni precedenti. Già in Olanda, paese di origine del formato televisivo, la correlazione tra le conversazioni su Twitter e i ratings in televisione era già affermata e, come afferma uno degli autori, si fondava appunto sull’idea di connessione e interazione che è al centro del formato stesso.

Insomma, Twitter si conferma un ottimo compagno per la televisione e per le conversazioni che essa genera. Certo, da una parte è vero che il fine ultimo di queste iniziative di social media marketing per la televisione è sia la creazione di buzz in generale, sia la promozione di un programma specifico come un evento, e quindi si tratta sempre di creare interesse perché un contenuto che si trova altrove, sul piccolo schermo. Ma dall’altra parte questo duale incomincia al giorno d’oggi a concretizzarsi nelle pratiche televisive, tanto da essere incluso nella “bibbia digitale” (88 pagine! Delle linee guida per l’uso del sito, dei social media e del buzz intorno allo show) di un formato televisivo globale come The Voice.

Video Sound Art: il Castello apre le porte all’arte [EVENTO]

Video Sound Art: il Castello apre le porte all’arte

Caldo, musica, gente di grande Cool-tura, video, arte…ecco la ricetta del Video Sound Art festival!
Il Castello di Abbiategrasso dal 1 al 3 Luglio ospita la Prima Edizione del Festival Italiano dedicato alla motion graphics.

Ma andiamoci piano … sono veramente tante le cose da fare, da vedere, da vivere all’interno di questa grande kermesse.

Video Sound Art è un festival che segue l’onda delle maggiori manifestazioni europee con l’obiettivo di offrire nuovi spazi di espressione a giovani artisti emergenti promuovendo la cultura visiva contemporanea.

Lo show si apre con la proiezione delle opere di artisti internazionali, quali Daniel Rossa e Robert Seidel (ma date una sbirciatina all’elenco degli artisti presenti e cercate di non essere presi dal troppo stupore!)

Vi state chiedendo cosa succede alle opere dei talenti nascenti del Bel Paese???
Certi di reggere il confronto, i lavori ad opera dei giovani creativi di casa nostra godranno delle stesse luci della ribalta dei mostri sacri della video art internazionale dividendo con loro gli spazi e le proiezioni.

Ma questo è solo l’inizio.
La parola d’ordine del festival sarà contaminazione di stili e forme artistiche.
Ed infatti proprio dalla volontà di aprire un dialogo multidisciplinare tra espressioni ed inclinazioni artistiche il Castello sarà palcoscenico anche di un ricchissimo programma di concerti serali.

Siete curiosi, vero? Volete qualche nome?
Eccovi accontentati!
Ad aprire le danze sarà la calda voce di John Grant, artista rivelazione del 2010 con il suo primo album solitsta, “Queen of Denmark”, realizzato in collaborazione con gli statunitensi Midlake.

Sarà poi la volta di Jon Hopkins, guru dell’elettronica che vanta collaborazioni del calibro di Frou Frou, Imogen Heap, Coldplay e Brian Eno, e The Album Leaf, il progetto musicale di Jimmy LaValle, che chiuderanno il programma.

Siete già sulla porta?
Ok un attimo ancora…Video Sound Art è performance audio-visiva, workshop, architectural mapping, video mapping e tanto tanto altro ancora.
Per maggiori info, dare un’occhiata al programma completo e capire come arrivare ad Abbiategrasso city, eccovi il sito della manifestazione!

Buona condiVisione!!!!

Comcast porta Skype in TV

Era solo questione di tempo prima che Skype fosse disponibile anche sulla TV.

Dopo il lancio – lo scorso anno – delle televisioni Skype-enabled e gli accordi di Skype con LG e Panasonic,  il servizio sembrava ormai essere sul punto di lancio da un momento all’altro.
Qualche giorno fa è giunto poi l’annuncio ufficiale di Comcast al Cable Show 2011, che monterà il servizio all’interno dei suoi box HD con la suite Xfinity apps (disponibile peraltro anche su dispositivi mobile).

Insomma dopo i videogames anche le videochiamate arrivano sulla TV, divenuta ormai sempre più un hub per le nostre interazioni sociali.

Le pubblicità più hot di American Apparel

La pubblicità è l’anima del commercio. Ed ogni brand gioca le sue carte. Lo sa bene la nota catena californiana “Amercian Apparel” che punta su ciò che da sempre riesce a muovere le masse ed “attirare” parecchi consensi: ragazze sexy e seminude. Ecco alcuni dei più famosi annunci.






Grazie a Kira per la segnalazione! 😉