Negli ultimi tempi abbiamo parlato spesso di libertà della Rete, un po' per coincidenze casuali e molto perchè è un tema che ci sta a cuore.
Gli ultimi fatti di cronaca - o sarebbe meglio dire l'ultimo - si prestano nuovamente a parlare del tema. L'accaduto è già arcinoto e basta un link ad un qualsiasi organo di informazione per quei pochi che ci leggono da Marte.
Quello di cui ci interessa parlare qui sono le reazioni al lancio della famigerata riproduzione in miniatura del duomo milanese. A leggere i giornali e le dichiarazioni dei politici, sembra infatti che i grandi colpevoli dell'accaduto siano due: Antonio Di Pietro e la Rete, con i suoi social network e Facebook sugli scudi.
Sul primo evitiamo commenti, visto che si tratta di un tema politico che e non è argomento che ci preme affrontare qui e ora. Ma sul secondo non potevamo non dire la nostra.
Il motivo della caccia alle steghe 2.0 è semplice: fin dai primi minuti dopo il colpo incriminato, in giro per la Rete impazzavano le reazioni. Si va dagli aggiornamenti di status su Twitter ai fotomontaggi su Tumblr, passando dalla creazione dei gruppi e delle pagine fan su Facebook.
Si tratta di azioni che per il Governo devono essere davvero importanti, se il Ministro dell'Interno Roberto Maroni abbandona altri affari per "valutare di oscurare i siti internet che incitano alla violeza". Anche il Ministro per le Politiche Europee Andrea Ronchi dice la sua e chiede al Viminale di bloccare le pagine "in cui si inneggia alla vigliacca aggressione subita dal presidente del Consiglio". La ciliegina sulla torta la mette Gabriella Carlucci, parlamentare del Pdl: "Internet e i social network stanno diventando, ogni giorno di più, canali e strumenti di diffusione di odio e veleno. È giunto il momento di eliminare definitivamente l'anonimato in rete". Qualcuno può spiegare all'onorevole che Anonimato e Facebook non sono proprio due cose in sintonia fra loro?
Nel frattempo, sul popolare social network sono nati anche parecchi gruppi pro Berlusconi: da "In carcere Tartaglia" a "Ergastolo per Tartaglia" fino a "Solidarietà per la vile aggressione". Il più numeroso è "Sosteniamo Silvio Berlusconi contro i fan di Massimo Tartaglia", che conta oltre 380 mila iscritti. Ma ecco il restroscena: si tratterebbe di un gruppo già esistente, al quale è stato soltanto cambiato nome. Sospetto sostenuto dalla presenza di foto e riferimenti relativi a date precedenti al 13 Dicembre. Secondo il senatore dell'Italia dei Valori al Senato, Stefano Pedica "alcuni amministratori hanno cambiato nome al gruppo senza informare gli iscritti. Capita così che chi abbia aderito a una causa si ritrovi, improvvisamente, membro a sostegno o contro Tartaglia".
In tutto ciò, la paura che a rimetterci sia la Rete inizia a serpeggiare. Come fa notare Giovanni Boccia Artieri in un suo interessantissimo post, sembra che l'aggressione a Berlusconi sia "un’occasione per riprendere il tema del controllo della Rete… dall’alto".
Forse è questo il motivo per cui i politici non si interrogano sul perchè migliaia di persone diventino fan di una persona che ha compiuto un atto violento. E' molto più facile attaccare e gridare alla censura, specialmente quando si tratta di una strategia ben precisa e si cercano soltanto occasioni buone per demonizzare ciò che non si riesce a controllare.
Al di là delle opinioni politiche personali, sapete quanto ci teniamo alla libertà della Rete e a quella di espressione. Qualcuno sta mettendo in pericolo questi che per noi sono diritti fondamentali e irrinunciabili. Crediamo che sia arrivata l'ora di aprire gli occhi, e ci piacerebbe che anche voi ci diceste cosa ne pensate...