Un mercato che vale da solo più del 15% della popolazione mondiale ed è quello composto da un pubblico di individui caratterizzati da disabilità di ogni tipo; una fetta di pubblico che rappresenta per ogni azienda del settore del Tech una sfida: studiare e creare una tecnologia in grado di includerli nel target di riferimento.
Questa sfida per la tecnologia del futuro è stata portata in scena anche durante il CES 2018, l’International Consumer Electronics Show di Las Vegas che per l’edizione di questo gennaio ha voluto dedicare uno spazio apposito alle startup tecnologiche impiegate nella creazione di soluzioni dedicate ad individui con disabilità. Dalla domotica casalinga, all’auto in grado di guidarsi da sola, l’importante è stato risolvere un problema di accessibilità.
Anche i grandi nomi del Tech lo hanno capito e stanno già attuando una serie di progetti e studi per riuscire a piegare la forza della tecnologia all’utilità umana. Dai viaggi, ai trasporti, agli schermi interattivi, ognuno gareggia per quel che sa fare.
Accessibility and accomodation, la nuova frontiera per il turismo e il viaggio accessibile
Il tempo libero, il viaggio, lo spostastemento sono ingredienti essenziali del tempo libero di un individuo, anche di chi ha disabilità fisiche.
Ecco allora che
Airbnb, il colosso degli affitti brevi, ha voluto rendere l’esperienza di affitto e di viaggio ancora più personalizzabile, introducendo
diversi filtri in ambito di scelta dell’alloggio, non solo in tema di accessibilità dello stabile con una sedia a rotelle, ma anche ampliando il range di caratteristiche come la presenza di un parcheggio per disabili, un ascensore o un bagno attrezzato.
La spinta a questo progetto viene data ad Airbnb dall’acquisizione della
startup Accomable, piattaforma basata sulla mappatura e ordinamento dei luoghi
disabled-friendly arrivando ad avere 1.100 strutture in più di 60 Paesi. La startup, nonostante il successo e la
creazione di una community dedicata al turismo accessibile, aveva un problema di ampliamento di clientela. Il patto, insomma, era già scritto.
Il secondo caso riguarda una delle startup più discusse della storia:
Uber.
L’azienda impiegata nella privatizzazione dei trasporti è sempre stata attenta all’inclusione sociale della sua clientela e ancora una volta non si è smentita, creando
Uberaccess. A dir la verità
l’accessibilità del brand non riguarda solo il cliente, che attraverso la sua app può individuare le auto con la disponibilità per il carico di una sedia a rotelle o vedersi tradotto ad alta voce il percorso,
ma anche per gli autisti con problemi uditivi, che possono dialogare con maggiore facilità attraverso l’app con il proprio cliente. Il tutto informando sempre con comunicati e news i propri partner e utenti.
Trovare la strada giusta con Google e Microsoft
Accessibilità, da che mondo e mondo, significa “la facoltà o la possibilità di accedere a un luogo o a una risorsa”, ed ecco che subito scende in campo
Google Maps, lo strumento più utilizzato per orientarsi tra le strade di tutte le città del mondo, accompagnato da una buona dose di
realtà aumentata, sperimentata da Microsoft.
Nel primo caso, quello di Google, la nuova estensione di Maps permetterà di scegliere tra le opzioni di configurazione quella di ottenere un risultato che
includa tutte le strade accessibili in sedia a rotelle. Per ora il filtro è attivo solo per alcune città come New York o Tokio, ma l’ampliamento dei percorsi tracciati avverrà a breve, anche grazie alla collaborazione con
AccessMap.
Quest’ultima, startup di Seattle, ha saputo riordinare al meglio percorsi e dati pubblici online, oltre che feedback dalle persone con disabilità, riuscendo a mappare nel modo più preciso possibile tutti i saliscendi dei marciapiedi, gli accessi agli edifici pubblici per disabili e la condizione della pavimentazione stradale per un’esperienza consapevole a 360°.
Chi l’avrebbe mai detto, invece, che per questa categoria citassimo Microsoft al fianco di Google, con
Soundscape: un’app in grado di
raccontare il panorama della città circostante a chi non può vedere il mondo con i propri occhi.
La magia di essere localizzati con un GPS e di individuare i luoghi di interesse circostanti è dovuta a
OpenStreetMap, una mappa precisa e impostabile sugli interessi dell’utente. Microsoft non solo vuole guidare l’ipovedente nella sua città, ma fornirgli tutti quegli strumenti in grado da renderlo un consumatore a tutti gli effetti in base ai punti di interesse impostati.
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Social network e giganti della tecnologia insieme per l’accessibilità
Il primo lo abbiamo già citato, Microsoft. Questa volta però torniamo nel suo settore di mercato specifico per proporre l’accessibilità attraverso il nuovo rilascio di
Windows 10 e il suo
chatbot in grado di supportare l’utente ipovedente nell’utilizzo del computer:
l’assistente virtuale è in grado di descrivere ciò che è presente sullo schermo e ricevere ordini dall’utente in ambito di scrittura virtuale o di gestione delle app Microsoft.
Da Microsoft passiamo al brand della mela,
Apple, che in tema di accessibilità punta tutto sullo
smartwatch con una nuova versione dell’Apple Watch in grado di vibrare ed annunciare ad alta voce orario e timer.
Ultimo, ma non meno importante, il più conosciuto dei social network:
Facebook ha interpretato il tema dell’accessibilità come la possibilità di far rivivere la stessa esperienza di utilizzo, soprattutto in tema di visualizzazione di foto e post, anche a chi ha problemi di vista.
La tecnologia messa in campo è quella del
riconoscimento delle immagini, un software in grado di “vedere” le immagini pubblicate e di raccontare i soggetti rappresentati all’utente in modo preciso e fedele.