Di Ivonne Citarella - Sociologa e Second Lifer
I Greci antichi usavano luoghi precisi, quali agorà, teatro, stoà per le loro discussioni rispettivamente di politica, etica e filosofia. E oggi? Come è venuto a modificarsi il panorama dei luoghi identificativi per lo svolgimento di attività specifiche?
Verosimilmente ai luoghi greci, i new media assurgono alla stessa funzione aggregativa diventando vere e proprie “piazze virtuali”, ma al contempo offrono la molteplice possibilità di delocalizzare quelle attività, ribaltando il concetto di “luogo “ e rendendolo dinamico. Il “luogo”, infatti, con i new media, non è più statico ed esso può essere tanto informale - come la propria stanza - quanto formale, come una sala riunioni di un’azienda.
Ci si chiede allora: fino a che punto tale funzione aggregativa è assolta indistintamente da tutti i new media? Quali sono, se ci sono, i motivi che pregiudicano l’uso di un new media rispetto ad un altro soprattutto in merito proprio allo scopo dell’aggregazione?
Individuare quale tra i new media soddisfa meglio il paradigma comunicativo vuol dire considerare caratteristiche come la sincronicità, un target di partecipanti, un tema definito e soprattutto uno scopo. A ciò aggiungiamo la possibilità di scambio delle informazioni con slides, filmati, registrazioni audio e la presenza fisica, audio e/o video, dei partecipanti. Da quanto detto si giunge alla conclusione che i new media che maggiormente soddisfano il paradigma comunicativo sono gli strumenti di broadcasting (audio e video) o di conferencing (audio e video) che ben si prestano in ambito lavorativo e, dulcis in fundo, la terza “ibrida” modalità, vale a dire quella virtuale, che soddisfa un ulteriore requisito quale la compresenza nello stesso luogo del ricettore e del comunicante nelle vesti di avatar.
Ma quali sono i new media più accreditati per le web conferences? Come si modula la motivazione intorno alla scelta di uno di essi? Esistono dei motivi pregiudizievoli sull’adozione di uno invece che di un altro?
E’ risaputo che l’ambiente tridimensionale di Second Life viene ritenuto dagli stranieri più coinvolgente rispetto agli altri strumenti a disposizione sul web, tanto che molte conferenze di lavoro vengono tenute proprio al suo interno, differentemente da quanto avviene in Italia dove la componente del pregiudizio - Second Life = gioco - frena l’utilizzo appieno delle potenzialità di questa piattaforma.
Per verificare tale ipotesi ho deciso di avvalermi di un breve sondaggio che permetterà di scoprire insieme e grazie a voi quali siano le motivazioni che condizionano l’uso di un new media, nel caso specifico l’uso delle web conferences vs un altro medium.
Al seguente link troverete il sondaggio: http://tinyurl.com/domande-conference
I risultati saranno resi noti nei prossimi articoli. Grazie del contributo!
[UPDATE] i risultati della ricerca
Il campione che ha partecipato alla ricerca è per il 55% rappresentato da uomini e dal 45% dalle donne, provenienti per il 38% dal Nord e dal Centro, dal 15% dal Sud dal 10% dalle Isole. Il 38% del campione proviene da zona metropolitane, il 28% dai capoluoghi e dalle piccole città mentre l’8% proviene dalla zona rurale. Il 20% del campione è risultato avere un’età compresa tra i 35 e i 39 anni, il 18% tra i 40 e i 44 anni e tra i 50 e i 54 anni, il 13% tra i 34 e i 39 anni e tra i 55 e i 59 anni mentre il 3% lo si rileva nelle fasce più giovanili dai meno 20 ai 29 anni.
Per quanto attiene la formazione scolastica del campione esaminato i dati hanno rilevato una percentuale pari al 18% sia nella laurea scientifica che in quella tecnica, con un 10% presente sia nell’area medica, sia in quella legale che artistica. Una quota del 5% ha dichiarato altro. Il 18% è rappresentato da diplomati presso istituti con indirizzo tecnico commerciale/professionale, il 5% da diplomati presso scuole secondarie ad indirizzo scientifico e il 3% presso licei classici. Una quota del 2% ha dichiarato altro.
Il 43% del campione che ha partecipato all’indagine è un lavoratore a tempo indeterminato, il 28% svolge la libera professione, il 10% dichiara “altro” . La percentuale dell’8% la rileviamo sia tra i lavoratori dipendenti precari a progetto, sia tra i disoccupati. Il 5% dichiara di essere studente.
Il 55% del campione ha dichiarato di fare uso delle web conferences mentre il restante dichiara di non farne uso.
Sull’uso di strumenti elettronici e/o di servizi di comunicazione il campione ha risposto con una prevalenza pari al 30% nel grado 5 (sempre), il 13% nel grado 3 (spesso), l’8% si colloca nel grado 4 (molto spesso) e il 5% nel grado 2 (quasi mai).
Sul lavoro interattivo con un obiettivo nel conferencing/collaboration level si rileva il 15% sia nell’opzione 4 (molto spesso) sia nell’opzione 3( spesso) mentre il 13% dichiara di usarlo “sempre” mentre l’8% lo usa “quasi mai”.
La domanda che chiedeva con chi si avesse la necessità di lavorare comunicando a distanza, il campione ha così risposto:
- il 64% con colleghi della stessa organizzazione e consulenti appoggiandosi a strumenti dell'internet pubblica;
- il 55% con persone che non appartengono alla stessa organizzazione ma con cui si è finalizzati ad obiettivi comuni;
- il 45% con colleghi della stessa organizzazione e consulenti lavorando su una rete aziendale.
Alla domanda circa quali funzionalità si ritengono essenziali per il tipo di lavoro che si svolge insieme, il 77% dichiara essenziale scambiare testi e link, il 64% ritiene essenziale ascoltare in voce un relatore, il 59% ascoltare tutti i presenti in una discussione aperta, il 55% poter condividere e modificare insieme documenti, il 50% ascoltare e vedere in video un relatore, il 50% organizzare l'evento, prendere appuntamenti, scambiare il materiale propedeutico, il 45 % ritiene essenziale avere la segnalazione di chi sta partecipando, il 41% di poter visualizzare a tutti i presenti uno slide show, il 36% di coordinare l'organizzazione dell'evento all'interno di un social network.
Invece il 32% risponde di ritenere essenziale:
- ascoltare tutti i presenti a turno mediante una moderazione;
- vedere ciascuno o qualcuno dei presenti;
- poter visualizzare un filmato in streaming;
- registrare audio e video.
Il 27% dichiara di avere la rappresentazione tridimensionale di modelli architettonici, meccanici etc, utili a comprendere e sviluppare il tema della discussione, il 14% di poter effettuare sondaggi durante l'evento, il 14% di registrare gli scambi di testo, il 9% di registrare l’audio.
Nel questionario si è ipotizzato che le aziende presso le quali si è dipendenti usassero delle policy o ponessero dei limiti sugli strumenti di comunicazione e il 20% del campione ha risposto che non ci sono limiti, mentre il 15% ha dichiarato che solo per alcune attività può essere utilizzata la rete internet e strumenti e software di pubblico dominio. Il 5% ha dichiarato che possono essere utilizzate esclusivamente le piattaforme aziendali. Il 60% ha dichiarato altro.
Del 56% del campione che risponde positivamente alla domanda sull’utilizzo di un ambiente immersivo tridimensionale per una riunione di lavoro, solo il 23% lo segnalati solo 5 tra cui Second Life che detiene la percentuale maggiore. Le altre piattaforme indicate sono state Teleplace, OpenSim, Edusim, Croquet.
Gli ambienti immersivi risultano essere coinvolgenti per il 54% del campione, facili e dispersivi per il 46% e impegnativi per il 31%. Il motivo indicato dal campione circa il non- utilizzo della tecnologia immersiva è per il 50% addebitabile ad una scelta aziendale, il 33% lo ritiene inadeguato perché troppo ludico mentre il 25% per motivi tecnici.
Come abbiamo avuto modo di constatare dai risultati del questionario, la funzione aggregativa non è assolta dai new media in modo indistinto ma passa attraverso valutazioni pregiudizievoli che ne limitano lo scenario applicativo. Infatti, dall’analisi emerge che a livello lavorativo non solo non si prediligono gli ambienti immersivi per motivi legati a policy aziendali o alla loro peculiarietà ludica, ma anche che la percentuale del campione è quasi equamente distribuita tra chi usa le web conferences e chi invece non ne fa uso, rimandando quest’ultimo gruppo ad un uso dei new media maggiormente improntato sullo scambio di informazioni o materiale lavorativo mentre incontri, riunioni e meeting avvengono in ambito real cioè vis à vis.
Ivonne Citarella