Diventa free member
Vuoi leggere questo articolo e le altre notizie e approfondimenti su Ninja? Allora registrati e diventa un membro free. Riceverai Breaking News, Marketing Insight, Podcast, Tips&Tricks e tanto altro. Che aspetti? Tieniti aggiornato con Ninja.
Diventa free member
Vuoi leggere questo articolo, le altre notizie e approfondimenti su Ninja? Allora lascia semplicemente nome e mail e diventa un membro free. Riceverai Breaking News, Marketing Insight, Podcast, Tips&Tricks e tanto altro. Che aspetti? Tieniti aggiornato con Ninja.

L'idea alla base del progetto, per il quale è stata aperta anche una pagina Facebook dedicata, è semplice ma molto interessante: riunire i fedeli di una comunità ecclesiastica "sotto un unico tetto", virtuale. Questo permette di rinforzare i legami tra i soggetti, creando un rapporto più solido senza mettere in pericolo la partecipazione alla vita religiosa "offline". Tali propositi sono ben riassunti dall'azzeccatissimo slogan del social network:

Ma veniamo a un punto dolente: il costo! D'altronde, MyChurch non permette di acquistare spazi pubblicitari al suo interno. Come sopravvivere altrimenti?
Per usufruire di MyChurch la chiesa che lo desidera deve pagare in maniera variabile, a seconda dei servizi desiderati e della frequenza di utilizzo.
Inoltre, il team di sviluppatori di MyChurch ha creato anche Donate, un'apposita app che permette a chiunque lo desideri di poter effettuare una donazione direttamente da Facebook ad un'organizzazione no profit, fornendo semplicemente le proprie credenziali PayPal.
MyChurch si inserisce in un mercato molto ampio e con ampi margini di sviluppo, quello della vendita di servizi rivolti alle chiese di tutto il mondo (ma finora per lo più americane). Il progetto si posiziona inoltre da una parte in modo complementare ad altri social network utilizzabili gratuitamente (di cui viene proposta una lista parziale qui) ma che trattano genericamente di fede, d'altro lato come alternativa all'utilizzo ad hoc di social media già esistenti (Facebook, MySpace, Twitter, etc.) a fini religiosi (come i tweet pubblicati dai fedeli sui propri account durante le messe, secondo quanto descritto in questo post).
In generale, l'utilizzo dei social network anche per le pratiche religiose permette di raggiungere target sempre meno interessati come quello dei giovani, allargando così il numero di fedeli e permettendo il rafforzamento dei legami all'interno della comunità. Ma, d'altra parte, il rischio di allontanare i soggetti più legati alla tradizione ed alla "fisicità" è alto, e non bisogna dimenticare un eventuale pericolo di banalizzazione di tali pratiche che potrebbe derivare come conseguenza dell'elevato utilizzo dei mezzi digitali.
E allora è giusto utilizzare i social network anche quando si parla di religione e fede? Oppure pensare anche solo alla relazione tra questi argomenti è tabù? Il dubbio rimane...
A voi la parola, cari lettori!
{noadsense}