Sotto-tag Imprenditore di personas

Ecco come sono diventate grandi YouTube, LinkedIn, Facebook e Instagram

Ecco come sono diventate grandi YouTube, LinkedIn, Facebook e Instagram

Storie sui social network.

Non parliamo del celebre formato che un po’ tutte le grandi piattaforme hanno adottato, rincorrendosi nella copia spudorata da quando Snapchat le ha introdotte, nell’ormai lontano 2013.

Parliamo proprio dell’epopea dei nuovi titani, i colossi del web che stanno dominando l’epoca della comunicazione fatta di bit e caroselli, di post e like.

Molti di noi li utilizzano per lavoro, indirettamente per rimanere in contatto con i colleghi, magari in smart working, o direttamente come strumenti per la promozione aziendale o per attività commerciali.

In ogni caso, siamo talmente abituati a scorrere il feed su Facebook, a “cuoricinare” la foto degli amici al mare, a guardare il video della festa di compleanno sul nostro schermo, che diamo per scontato che questi strumenti siano sempre esistiti.

Invece queste enormi aziende, capaci di polarizzare il tempo di attenzione delle persone a livello globale, da qualche parte hanno iniziato. Alcuni, come leggenda vuole, in sedi provvisorie e spartane (come dimenticare il celebre garage di Apple?); altri sono partiti dalle intuizioni di professionisti già affermati e con grandi successi alle spalle.

Vediamo insieme il percorso che hanno fatto fino ad oggi Instagram, Facebook, YouTube e LinkedIn.

LEGGI ANCHE: TikTok: oltre 1 miliardo di utenti attivi mensili in tutto il mondo

>> Vuoi imparare a padroneggiare le principali piattaforme social? Scopri la Social Media Factory e il Nuovo Master Online in Social Media Marketing di Ninja Academy <<

La storia di YouTube

Mentre ancora lavoravano in PayPal, Chad Hurley, Steve Chen e Jawed Karim hanno fondato YouTube, stabilendo la prima sede sopra una pizzeria e un ristorante giapponese di San Mateo, California.

L’idea iniziale era di creare un servizio di incontri online, che non ebbe successo pur potendo contare su una piattaforma di caricamento video dalle prestazioni eccezionali.

Grazie al “famigerato incidente” dell’Halftime show di Justin Timberlake e Janet Jackson, i tre si resero conto che il punto di forza poteva essere individuato nelle funzioni di video sharing.

youtube

L’idea della nuova società era che i non esperti di computer potessero essere in grado di pubblicare, caricare e visualizzare video in streaming attraverso un browser web utilizzando un’interfaccia semplice e intuitiva.

In definitiva, puntavano alla creazione di una piattaforma di streaming video facile da usare che non avrebbe stressato i nuovi utenti di internet dei primi anni 2000, ancora poco “smanettoni”.

Il primo video di YouTube, intitolato “Me at the zoo“, è stato caricato il 23 aprile 2005, e mostra il co-fondatore Jawed Karim allo zoo di San Diego. Attualmente conta oltre 120 milioni di visualizzazioni e quasi 5 milioni di like.

I finanziamenti e la crescita di YouTube

Nel novembre 2005, la società di venture capital Sequoia Capital ha intravisto le prospettive di crescita del prodotto investendo 3,5 milioni di dollari nell’azienda.

Roelof Botha (un partner della società ed ex direttore finanziario di PayPal) è poi entrato nel consiglio di amministrazione di YouTube e, nell’aprile 2006, Sequoia e Artis Capital Management hanno investito altri 8 milioni di dollari nella società, che aveva già registrato una crescita significativa.

Sei mesi dopo il lancio, il sito ospitava ben oltre due milioni di spettatori al giorno. Nel marzo 2006 contava più di 25 milioni di video caricati e generava circa 20.000 upload al giorno. Durante l’estate dello stesso anno, YouTube era uno dei siti in più rapida crescita sul World Wide Web e registrava più di 65.000 nuovi upload.

L’era della pubblicità nei video

La prima pubblicità mirata è arrivata nel febbraio 2006 sotto forma di annunci video, che erano video a sé stanti e offrivano agli utenti la possibilità di visualizzare contenuti esclusivi cliccando sull’annuncio.

Il primo prodotto di questo tipo fu per lo show della Fox “Prison Break” e apparve esclusivamente sopra i video del canale di Paris Hilton.

Quando gli annunci furono introdotti, nell’agosto 2006, il CEO di YouTube Chad Hurley aveva respinto l’idea di espandersi in aree della pubblicità viste come meno user-friendly. Tuttavia, YouTube ha iniziato a proporre annunci in-video nell’agosto 2007, per introdurre successivamente i preroll nel 2008.

L’arrivo di Google

sede di Google

I crescenti problemi di violazione del copyright e la mancanza di commercializzazione di YouTube portarono infine all’esternalizzazione a favore di Google, che non era riuscita a incidere significativamente sul mercato con la sua piattaforma “Google Video“.

L’acquisizione del 2006 ha dato il via all’ascesa di YouTube verso il titolo di “dominatore globale dei media“, creando un business multimiliardario che ha superato la maggior parte delle emittenti televisive e altri mercati dei media, contribuendo al successo di molti YouTubers.

>> Impara a sfruttare le potenzialità di YouTube per il Video Marketing con la Social Media Factory  e il Nuovo Master Online in Social Media Marketing di Ninja Academy <<

La storia di Instagram

Nel 2009, Kevin Systrom, un ventisettenne laureato all’Università di Stanford, stava lavorando per Nextstop, una startup di raccomandazioni di viaggio.

Kevin aveva precedentemente lavorato in Google e aveva all’attivo uno stage in Odeo, la società che si sarebbe poi evoluta in Twitter .

Sebbene Systrom non avesse una formazione informatica, ha iniziato a studiare e scrivere codice di notte e nei fine settimana, realizzando la beta di un’app per amanti del Whisky e del Bourbon.

L’app Burbn permetteva agli utenti di fare il check-in e condividere foto e, anche se all’epoca le applicazioni di check-in basate sulla posizione erano molto popolari, la funzione di condivisione delle foto era abbastanza peculiare.

Grazie all’incontro con due venture capitalist di Baseline Ventures e Andreessen Horowitz, Systrom decise di lasciare il suo lavoro in Nextstop e concentrarsi su Burbn: nel giro di due settimane, aveva infatti già raccolto 500.000 dollari in finanziamenti seed.

instagram screenshot

Il finanziamento iniziale consentì a Systrom di iniziare a costruire un team di persone per sostenere la sua impresa; il primo a unirsi a lui fu il 25enne Mike Krieger, con il quale Kevin decise di concentrarsi principalmente su una cosa: le fotografie scattate specificamente su dispositivi mobile, studiando attentamente le app leader nella categoria della fotografia in quel momento.

Da Burbn a Instagram

L’app Hipstamatic li colpì particolarmente per la possibilità di applicare filtri alle fotografie. Systrom e Krieger hanno visto il potenziale nella costruzione di un’app che collegasse Hipstamatic e una piattaforma di social media come Facebook.

Hanno fatto un passo indietro e hanno spogliato Burbn fino alle sue funzioni basilari di foto, commenti e “mi piace”. Così è nato il nome Instagram, dalla combinazione tra le parole “instant e telegram”.

Per migliorare l’esperienza utente, hanno puntato su un’app minimalista il cui punto forte dovesse essere la semplicità di condivisione. Da lì in poi, è stato un successo continuo: l’applicazione per iOS, lanciata il 6 ottobre 2010, ha raccolto 25.000 utenti in un giorno.

Alla fine della prima settimana, Instagram era stata scaricata 100.000 volte e, a metà dicembre, il numero di utenti aveva raggiunto il milione di iscritti.

L’arrivo di Facebook

mark zuckerberg

Dopo soli due anni, nell’aprile 2012, Facebook ha fatto un’offerta per comprare Instagram al prezzo di 1 miliardo di dollari in contanti e azioni; una disposizione chiave era che la società sarebbe rimasta gestita in modo indipendente.

Mark Zuckerberg ha quindi acquisito la società che è entrata a far parte dell’universo della società di Palo Alto e oggi può contare su un vasto campionario di funzioni e formati: dai più recenti Reels ai video, alle storie, confermandosi come una delle piattaforme sociali più utilizzate al mondo.

>> Vuoi conoscere le funzionalità più avanzate per fare Instagram Marketing, dai Reels alle live? Scopri la Social Media Factory e il Nuovo Master Online in Social Media Marketing di Ninja Academy << 

La storia di LinkedIn

LinkedIn, il social network orientato esplicitamente al business, è stato fondato nel dicembre 2002 da Reid Hoffman e dai membri del team fondatore di PayPal e Socialnet.com (Allen Blue, Eric Ly, Jean-Luc Vaillant, Lee Hower, Konstantin Guericke, Stephen Beitzel, David Eves, Ian McNish, Yan Pujante, Chris Saccheri). Il sito web fu poi lanciato nel 2003.

A differenza di altri social network come ad esempio Facebook, che ha un approccio puramente ricreativo, LinkedIn enfatizza le connessioni professionali delle persone.

linkedin

Gli iscritti creano pagine di profilo che hanno una struttura simile a un curriculum, dove possono riassumere la loro carriera, pubblicizzare le loro skill e rendere pubbliche alcune informazioni rilevanti per gli HR, come l’istruzione e il percorso professionale.

Le connessioni si formano quando un utente accetta l’invito di un altro a unirsi alla sua rete. L’iscrizione è gratuita; tuttavia, è previsto un piano servizio premium che garantisce funzioni più ampliate nella visualizzazione dei profili e nei risultati di ricerca.

All’inizio, la crescita della piattaforma è stata piuttosto lenta, anche se, nel 2003, Sequoia Capital aveva già guidato un investimento di Serie A nella società.

Nel 2005, LinkedIn ha introdotto i servizi che permettevano alle aziende di pubblicare annunci di lavoro e di cercare nella rete potenziali dipendenti.

Oltre a questi servizi professionali, LinkedIn ha introdotto le funzioni pubblicitarie per le aziende, diventando finalmente redditizio nel 2007. Nel febbraio 2008 ha poi lanciato una versione mobile della piattaforma.

A quel punto, LinkedIn poteva contare su più di 15 milioni di membri perfettamente in target, superando i 100 milioni di membri in tutto il mondo nel 2011. L’offerta pubblica iniziale di LinkedIn dello stesso anno ha poi raccolto 353 milioni di dollari.

Le azioni di LinkedIn sono salite fino al 171% nel primo giorno di scambi alla Borsa di New York e hanno chiuso a 94,25 dollari, più del 109% sopra il prezzo di IPO. Poco dopo l’IPO, l’infrastruttura di base del sito è stata rivista per consentire cicli di revisione-rilascio accelerati.

Nel 2011, LinkedIn ha guadagnato 154,6 milioni di dollari solo in entrate pubblicitarie, superando Twitter. Nel quarto trimestre 2011, i guadagni della società sono saliti alle stelle: l’azienda impiegava a quel punto circa 2.100 dipendenti a tempo pieno rispetto ai 500 del 2010.

La svolta con l’acquisto da parte di Microsoft

bill gates

Nel 2016, LinkedIn è stato acquisito da Microsoft per circa 26 miliardi di dollari. L’anno seguente è cresciuto fino a raggiungere più di 500 milioni di membri in circa 200 paesi del mondo.

Nel 2019 ha lanciato a livello globale la funzione Open for Business che permette ai freelance di essere scoperti sulla piattaforma. LinkedIn Events è stato lanciato nello stesso anno.

>> Vuoi imparare a progettare strategie efficaci di LinkedIn Marketing? Scopri la Social Media Factory e il Nuovo Master Online in Social Media Marketing <<

La storia di Facebook

Si tratta forse della storia più conosciuta dal grande pubblico: FaceMash, una versione primordiale di Facebook, fu messo online nel 2003.

Mark Zuckerberg aveva scritto il codice mentre frequentava il secondo anno di college e la piattaforma era poco più di una sorta di gioco per gli studenti di Harvard: il sito permetteva ai visitatori di confrontare le foto di due studentesse una accanto all’altra e di decidere quale fosse più attraente.

FaceMesh fu chiuso pochi giorni dopo dall’amministrazione di Harvard e Zuckerberg rischiò l’espulsione con le accuse (poi ritirate) di violazione della sicurezza, violazione del copyright e violazione della privacy.

mark zuckerberg

Nel gennaio 2004, Mark cominciò a scrivere il codice per un nuovo sito web, noto come “TheFacebook”, investendo 1000 dollari insieme a Eduardo Saverin, un altro studente di Harvard che fece lo stesso.

Le prime grane legali

Appena sei giorni dopo il lancio del sito, tre studenti dell’Università di Harvard, Cameron Winklevoss, Tyler Winklevoss e Divya Narendra, accusarono Zuckerberg di averli intenzionalmente ingannati facendogli credere che li avrebbe aiutati a costruire un social network chiamato HarvardConnection.com, ma di aver invece utilizzato la loro idea per costruire un prodotto concorrente. Alla fine, intentarono una causa che si risolse con un risarcimento.

L’inizio della crescita

Nell’estate del 2004, il venture capitalist Peter Thiel ha investito di 500.000 dollari nel social network  per il 10,2% della società ed è entrato nel consiglio di amministrazione. Si tratta del primo investimento esterno in Facebook.

L’adesione a TheFacebook era inizialmente limitata agli studenti dell’Università di Harvard. Entro il primo mese, più della metà della popolazione universitaria di Harvard era iscritta al servizio.

Gradualmente, raggiunse la maggior parte delle università degli Stati Uniti e del Canada. Nel giugno 2004, Facebook spostò la sua base operativa a Palo Alto, California eliminando il “The” dal suo nome, dopo aver acquistato il dominio facebook.com nel 2005 per 200.000 dollari.

Nell’aprile 2005, Accel Partners ha investito un capitale di rischio di 12,7 milioni di dollari in un affare che ha fatto raggiungere a Facebook la valutazione di 98 milioni di dollari.

Nel dicembre 2005, la neonata Facebook poteva già contare su 6 milioni di utenti.

La svolta mainstream e il trasferimento in Irlanda

La svolta è arrivata quando Facebook è diventato disponibile per tutte le persone dai 13 anni in su con un indirizzo email valido, il 26 settembre 2006.

Alla fine del 2007, Facebook registrava 100.000 pagine aziendali, che permettevano alle aziende di attirare potenziali clienti e raccontare se stesse. La prima versione del servizio era organizzata come un gruppo, ma presto venne elaborato e diffuso il concetto di pagina aziendale.

Nell’ottobre 2008, Facebook annunciò che avrebbe stabilito la sua sede internazionale a Dublino, in Irlanda.

A febbraio 2011, Facebook è diventato il più grande host di foto online e, a partire da ottobre 2011, oltre 350 milioni di utenti accedevano alla piattaforma attraverso i loro smartphone: ben il 33% di tutto il traffico della compagnia!

Tutto sul nuovo Design del sito di Facebook

L’IPO dell’azienda

Facebook ha presentato un’offerta pubblica iniziale (IPO) il 1º febbraio 2012. Il prospetto preliminare affermava che la società stava cercando di raccogliere 5 miliardi di dollari e il documento annunciava che la società poteva contare su 845 milioni di utenti attivi mensili e il suo sito web presentava 2,7 miliardi di like e commenti giornalieri.

Dopo l’IPO, Zuckerberg ha mantenuto una quota di proprietà del 22% di Facebook con il 57% delle azioni con diritto di voto.

Facebook Lite e Dating

Sulla base dell’aumento del traffico da dispositivi mobile, Facebook ha sviluppato un’altra app per Android chiamata Facebook Lite, che utilizza meno dati e permette l’accesso anche a una grossa fetta della popolazione mondiale che non è servita in modo efficiente dagli operatori di telefonia e internet.

Nel maggio 2018, la società ha anche annunciato il proprio servizio di incontri, chiamato Facebook Dating.

>> Vuoi diventare un Facebook PRO? Scopri la Social Media Factory e il Nuovo Master Online in Social Media Marketing <<

‘Sound Up’: 1° edizione italiana di Spotify a favore dell’uguaglianza

È arrivato in Italia Sound Up, il programma globale di Spotify teso a supportare la produzione di show originali da parte di aspiranti podcaster che fanno parte di categorie sotto rappresentate nel mondo dei contenuti audio.

Mentre continua la crescita di offerta e consumo di podcast nel panorama dell’intrattenimento digitale in Italia, con sempre più utenti che scoprono e ascoltano quotidianamente questi contenuti audio, allo stesso tempo Spotify rileva come siano ancora presenti notevoli disuguaglianze all’interno dell’industria dell’audio

Podcast

I dati Spotify, infatti, mostrano che solo il 22% dei podcast presenti nella classifica top 100 italiana è condotto da donne, mentre il 64% dei titoli di maggior successo sono condotti da uomini. Nel 10% dei casi è invece presente sia una voce femminile che una maschile. Quasi il 60% dei podcast nella top 100 a conduzione femminile appartengono a due sole categorie: Salute e Benessere (32%) ed Educazione (27%), temi particolarmenti amati dal pubblico over 35.

Solo il 14% delle podcaster italiane conduce show su temi più ampi di Società e cultura – in assoluto il genere più seguito dagli utenti italiani – oppure di Attualità e politica. Sono ancora meno le podcaster che raccontano Storie (9,1%) o producono True Crime (4,5%), due generi in forte ascesa, soprattutto negli interessi della Gen Z. Questi dati – meno di un podcast su quattro nella top 100 condotto da una donna e molti dei generi più popolari ancora poco esplorati dalle podcaster italiane – mostrano quanto il gap da colmare sia ancora profondo. 

Sound Up

LEGGI ANCHE: 7 campagne digital di successo per trovare la giusta ispirazione

È dunque necessario muoversi concretamente per rendere l’industria dell’audio ogni giorno più inclusiva, a cominciare proprio dalla presenza femminile. Spotify ha deciso di dedicare la prima edizione italiana di Sound Up a formare e supportare le podcaster, contribuendo così a sviluppare uno spazio per nuove voci e prospettive.

Le candidature al programma sono state inaugurate sul sito da lunedì 13 settembre, e saranno aperte fino a domenica 10 ottobre a chiunque si identifichi come donna e abbia un’idea originale per un nuovo podcast. Verranno dunque selezionate 10 partecipanti per l’ammissione al programma virtuale che si svolgerà nel corso di 4 settimane a partire dal 15 novembre, durante il quale potranno imparare tutto il necessario per creare un podcast, dall’ideazione alla produzione, tramite corsi video live, lezioni registrate, test e incontri individuali con il team di Spotify, tutor ed esperti nel settore. Alle 10 aspiranti podcaster sarà inoltre fornito un registratore, un computer, cuffie e accesso a internet.

Il programma è condotto in collaborazione con Sabrina Tinelli, responsabile dei contenuti editoriali per Chora Media e Rossella Pivanti, producer indipendente, in qualità di facilitatori che affiancheranno le 10 aspiranti selezionate lungo tutto il percorso.

Siamo orgogliosi di lanciare Sound Up finalmente anche in Italia. Sound Up è una importantissima iniziativa tramite cui stiamo cercando di affrontare le disuguaglianze nel mondo del podcasting. Questo programma offrirà a donne creative e di talento le giuste risorse e il supporto per far sentire la loro voce. Abbiamo visto emergere incredibili storie di successo in tutto il mondo da quando Sound Up è stato lanciato nel 2018, e non vedo l’ora di scoprire quanto di buono potrà succedere anche in Italia.

Commenta Eduardo Alonso, Head of Studios, Sud Est Europa di Spotify. “

Il programma

intelligenza musicale

Per partecipare al programma, devi:

  • Identificarti come donna;
  • Avere almeno 18 anni;
  • Essere residente in Italia;
  • Essere appassionata di podcasting e avere una tua idea da sviluppare;
  • Non è richiesta alcuna esperienza precedente – stiamo cercando le idee migliori. Le partecipanti sono tenute a prendere parte a tutte le 4 settimane di durata del programma virtuale, così come a presentare un portfolio finale.

Per verificare tutti i requisiti di ammissibilità,  invitiamo a consultare i Termini e Condizioni del Programma.

Quanto costa

La partecipazione al programma è gratuita.

Cosa comprende

Fase 1 (2021): 4 settimane di formazione virtuale part-time – un mix di lezioni virtuali in diretta, video registrati e compiti a casa. Questa fase occuperà circa 8-10 ore a settimana. Tutte le lezioni programmate si svolgeranno di sera, così da non incidere sulla settimana lavorativa, mentre le restanti attività sono flessibili.

Fase 2 (2022): Fino a 10 partecipanti della Fase 1 saranno selezionate per partecipare insieme a noi ad una seconda fase di formazione, virtuale e in presenza nel corso del 2022, compresa 1 settimana di workshop, panels e attività relative al mondo del podcasting, che si terrà in presenza, con la guida di esperti e professionisti del settore. Il viaggio fino alla località italiana dove si svolgerà il workshop. Qualora dovessimo ritenere che per motivi di sicurezza la Fase 2 non potrà svolgersi in presenza, ci riserviamo il diritto di organizzare la Fase 2 in modalità virtuale.

Ulteriori dettagli e le informazioni qui

Spotify presenta la seconda edizione di Radar Italia e tutti gli artisti protagonisti

A un anno dalla prima edizione torna in Italia Radar, il programma globale di Spotify nato per supportare i talenti emergenti nei vari paesi.

Da quando la pandemia ha stravolto le nostre abitudini, passiamo molto più tempo online. Ciò ha influito anche sul modo in cui ascoltiamo la musica: siamo passati dalla scoperta dei nuovi artisti dal vivo, attraverso concerti, passaparola e socialità, a quella in streaming, attraverso Spotify.

In questo contesto si inserisce Radar, programma che vuole far conoscere agli utenti la storia e l’essenza degli artisti selezionati dentro e fuori la piattaforma, attraverso una playlist dedicata, i canali editoriali, e un piano marketing personalizzato, dando la possibilità agli ascoltatori di scoprire nuovi talenti e nuova musica.

Il team di Spotify ha combinato considerazioni editoriali con un’ampia analisi dei dati degli ascolti sulla piattaforma, tenendo conto del potenziale di questi giovani talenti di raggiungere un pubblico ampio nei prossimi mesi.

Radar Italia 2020, un anno dopo

Ma iniziamo dando uno sguardo all’edizione del 2020. Spotify ha selezionato una serie di giovani artisti che nei mesi a seguire si sono confermati delle promesse assolutamente mantenute, arrivando in diversi casi anche al successo presso il grande pubblico. 

Alcuni fra i risultati più eclatanti:

  • BLANCO ha registrato in un anno una crescita di oltre il 7.500% degli ascoltatori mensili (+ di 4,5 milioni) e del 30.000% di quelli giornalieri. Il suo primo album “Blu Celeste” conta più di 155 milioni di stream ad oggi e nel giorno d’uscita i 13 brani hanno occupato tutte le prime 13 posizioni nelle chart Spotify.
    Inoltre, da 3 mesi è stabilmente alla #1 posizione tra gli artisti più ascoltati in Italia.
  • ARIETE ha aumentato del 560% i propri follower e ha conquistato il disco di platino con la canzone “L’ultima notte” e 4 dischi d’oro per ‘Diecimilavoci, ‘Mille Guerre‘, Pillole eTatuaggi.
  • Gli ascolti giornalieri su Spotify di Rondodasosa e Il Tre sono cresciuti rispettivamente del 470% e 560% in un anno.
  • Mara Sattei è stata l’artista Spotify EQUAL del mese di settembre 2021 ed è stata la quarta artista donna più ascoltata in Italia nel 2020.
  • Venerus dopo l’uscita del suo album “Magica Musica” ha visto una crescita del 430% degli stream giornalieri.
  • Speranza, Radical e CARA sono gli artisti più “scoperti” negli ultimi 3 mesi con più di 300mila nuovi ascolti  ciascuno.

Radar Italia 2021

La selezione di Radar Italia 2021 è specchio di un momento di grande cambiamento della musica italiana e globale, che avviene nel nome della diversità e dell’inclusione, temi che caratterizzano la nostra epoca. 

Inoltre, i cambiamenti nel mondo musicale hanno evidenziato l’assottigliamento dei confini tra i diversi generi e il ritorno, tra le nuove generazioni, di canzoni del passato, grazie anche alla condivisione online.

Spotify è particolarmente attenta alla crescita degli artisti e Radar Italia 2021 ne è l’ennesima dimostrazione. La nostra priorità sarà sempre quella di aumentare la connessione tra i creator e i loro fan, oltre che aiutarli a conquistare un nuovo pubblico. L’obiettivo del programma è offrire visibilità ai talenti emergenti anche a livello internazionale e valorizzare tutti i generi musicali culturalmente rilevanti in Italia, in quanto Spotify riflette le diverse culture musicali del paese.

Ha dichiarato Melanie Parejo, Head of Music di Spotify per il Sud Europa.

Ecco i 10 artisti coinvolti nella seconda edizione italiana: 

LEGGI ANCHE: TikTok: oltre 1 miliardo di utenti attivi mensili in tutto il mondo

L’unicità di Rhove deriva dal suo stile distintivo, sia nella musica, sia nell’estetica. Il suo suono è fortemente ispirato alla scena rap francese e nei suoi testi mescola francese e italiano, passamontagna e mute da surf completano l’immaginario estetico dell’artista. 

Classe 1998, sangue romano e palestinese, Laila Al Habash cresce con il mito di Raffaella Carrà, di Ornella Vanoni e di Mina, suoi punti di riferimento tanto stilistici quanto musicali, che mescola nelle canzoni con influenze più contemporanee come Kali Uchis, Baustelle e Devendra Banhart. Nel 2021 entra a far parte dell’etichetta Undamento e pubblica il suo primo ep “Moquette”, prodotto da Niccolò Contessa e Stabber. Laila è stata anche la nostra EQUAL AOM (Artist Of Month) di luglio.

Cantante pop-R&B di eccezionale talento, vanta diversi endorsement dal mondo rap, a partire da Rkomi (una delle più grandi storie di successo rap-to-pop crossover degli ultimi anni in Italia), che lo ha sostenuto fin dal primo giorno. Negli ultimi mesi si è confermato come una delle voci più interessanti del momento grazie al nuovo singolo “Come i Grandi” prodotto da Shablo.

Nata a Torino e cresciuta tra Parigi e Bruxelles, Epoque ha dato forma a un suo stile personale con sonorità afro in cui la melodia R’n’B si alterna al rap. Dopo essere stata scoperta da Spotify Italia, che l’ha inserita in New Music Friday con il suo primo singolo “Petite“, ha firmato per Virgin Records (Universal Music Italia), con cui ha pubblicato il suo secondo singolo “Boss (Io & Te)”. 

BigMama, nome d’arte di Marianna Mammone, nasce nel 2000 ad Avellino e dal 2019 vive a Milano. All’interno di una scena Urban fortemente dominata dal genere maschile, solo pochi artisti non conformi riescono a diventare nomi noti. BigMama spera di essere una di loro: le sue canzoni si distinguono per un carattere forte, anche quando tratta argomenti intimi e spicca la padronanza che ha nel rap tra flow, wordplay e storytelling.

Tenth sky è un giovane artista romano classe 2005. Inizia il suo percorso cominciando a registrare i primi brani nel 2016 e pubblicandoli a partire dal 2017. Nel corso degli anni ha sperimentato vari generi fino a giungere a sonorità Gen Z pop. È stato scelto dall’artista di RADAR 2020 Ariete per aprire i concerti del suo tour estivo.

Caffellatte è il nome d’arte di Giorgia Groccia, classe ’94 cantautrice, attrice, scrittrice e speaker di origini pugliesi, trapiantata a Roma. Rappresenta la scena R&B emergente in Italia. Ha esplorato anche suoni più indie in passato, ma le sue pubblicazioni future sono destinate a consolidarla nel mondo R&B.

Fondato nel 2019 a Villanova, una frazione in provincia di Firenze, bnkr44 è un collettivo di menti dedite all’arte in ogni sua forma. La forte necessità di esplorare e scoprire le sonorità dei tempi moderni e futuri ha fatto sì che le musiche prendessero vita in maniera spontanea, mescolando in modo omogeneo i vari stili di provenienza degli artisti.

Il progetto “chiamamifaro” ha il volto di Angelica Gori, 19 anni appena compiuti, bergamasca ma con una forte passione per i luoghi esotici, i cactus, la ginnastica ritmica e lo yoga.  Uno dei pochi artisti della Gen Z i cui testi e il cui sound si ispirano profondamente al cosiddetto “it-pop”, un’era di successo per la musica indie in Italia iniziata nel 2015.L’artista ha ricevuto anche il supporto di Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari per la produzione dei suoi brani.

Federica Ferracuti aka Hu (classe 1994), è una cantante, producer e polistrumentista italiana la cui musica scorre fluida attraverso nette definizioni di genere. Nell’estate del 2020 esce “Neon” il singolo che apre il nuovo percorso musicale di Hu che, nel settembre dello stesso anno, entra a far parte di Warner Music Italy. Musicista il cui talento è ampiamente riconosciuto all’interno dell’industria musicale italiana, vanta già un tour con Emma Marrone, una delle più grandi cantanti pop italiane.

Radar in 3D a Milano

In occasione del lancio di Radar Italia è stata realizzata uno speciale video in 3D presso i Navigli di Milano. Grazie a un accordo con Urban Vision, la media company concessionaria dello spazio digital out of home, e in collaborazione con BCN Visuals, ha preso vita il Cubo Radar. Il cubo è un simbolo che unisce  semplicità e complessità, celebrando la curiosità umana e la gioia di giocare con infinite combinazioni. I dieci protagonisti di Radar 2021 rappresentano i vari lati del cubo che ruota e si sporge fuori dallo schermo in un effetto 3D.

Ascolta la playlist Radar Italia 2021 per scoprire le migliori canzoni degli artisti inclusi nel programma. La playlist verrà aggiornata periodicamente con nuove uscite.

TikTok: oltre 1 miliardo di utenti attivi mensili in tutto il mondo

La mission di TikTok è ispirare creatività e portare allegria.

Celebrazione per la community globale di TikTok

Oltre 1 miliardo di persone in tutto il mondo arrivano ogni mese su TikTok per divertirsi mentre imparano, ridono o scoprono qualcosa di nuovo. L’azienda si dice onorata di essere diventata una vera casa per la community così estremamente variegata e diversificata, composta da famiglie, piccole imprese e creator che sono diventati le nostre star preferite.

TikTok è entrato nella vita di tantissime persone in tutto il mondo grazie alla creatività e all’autenticità dei creator. Alla community globale della piattaforma va il grande merito di essere riuscita a raggiungere milioni di persone, di tutte le generazioni.

@tiktok_it✨1 miliardo✨di persone su TikTok! Grazie alla nostra community globale ?♬ original sound – TikTok Italia

Che si tratti di musica, cibo, bellezza, moda, arte, cause sociali o qualsiasi altro tema, la cultura inizia su TikTok.

Che tu sia a Singapore, San Paolo, Stoccolma o Seattle, si celebra TE – i creator che ci ispirano, gli artisti che presentano nuovi album e scalano le classifiche, i brand che ci permettono di scoprire e connetterci con i prodotti che amiamo, le community che  sostengono e tutte le persone che continuano a farci ridere e ballare.

Twitter estende Tips a tutti gli utenti: chiunque potrà finanziare i content creator

A partire da oggi, Twitter aprirà a tutti la possibilità di finanziare il lavoro dei content creator sulla piattaforma. La funzione delle “mance” – precedentemente conosciuta come Tip Jar – si chiamerà Tips, e da oggi verrà estesa a tutti gli utenti, offrendo maggiori modalità di pagamento criptovalute incluse. 

Le persone su Twitter inseriscono già nelle bio e nei loro Tweet i link ai rispettivi profili di pagamento per richiedere denaro, ma con Tips questa attività sarà più comoda e semplice. Sul profilo di ogni utente, infatti, ci sarà uno spazio apposito in cui inserire i link ai propri account Cash App, Patreon, Venmo e ad altre piattaforme per poter effettuare pagamenti e donazioni

Con Tips sarà possibile inviare una piccola somma di denaro per finanziare un account particolarmente apprezzato, manifestare il proprio sostegno ad un comico emergente per i suoi Tweet divertenti, aiutare un piccolo imprenditore in un momento difficile, donare per una causa importante e sostenere qualsiasi persona o progetto si voglia. 

LEGGI ANCHE: Mini guida step by step per l’advertising su Facebook

Inizialmente disponibile solo su Twitter per iOS, Tips verrà esteso agli utenti Android nel corso delle prossime settimane.

Come funziona Tips?

Gli account che hanno attivato Tips visualizzeranno un’icona accanto al pulsante “Segui” sul proprio profilo. Cliccando sull’icona verranno elencati i servizi o le piattaforme di pagamento che l’utente ha attivato, potendo così scegliere quale utilizzare per la donazione. Qui di seguito, i servizi di pagamento attualmente disponibili:

  • Bandcamp 
  • Cash App 
  • Chipper 
  • Patreon 
  • Razorpay 
  • Wealthsimple Cash 
  • Venmo

Twitter sta aggiungendo alcuni metodi di pagamento alla lista: GoFundMe, una piattaforma di raccolta fondi online e PicPay, una piattaforma di pagamento da mobile brasiliana.

Una volta scelto il servizio che si desidera utilizzare, l’utente sarà reindirizzato da Twitter all’app selezionata per il pagamento. Con questo servizio Twitter non tratterrà alcuna percentuale.

Fare una donazione in Bitcoin sul Lightning Network

Oltre ai servizi attualmente abilitati per Tips, le persone potranno ora inviare una piccola somma di denaro senza soluzione di continuità in Bitcoin usando Strike, un’applicazione di pagamento basata sul Lightning Network che permette alle persone di inviare e ricevere Bitcoin. Strike assicura pagamenti istantanei e gratuiti a livello globale. 

Strike è disponibile per gli utenti in El Salvador e negli Stati Uniti – Hawaii e New York esclusi. Le persone nei mercati registrati dovranno avere un account Strike e aggiungere il loro nome utente Strike per ricevere mance in Bitcoin sul Lightning Network. È possibile utilizzare qualsiasi portafoglio Bitcoin Lightning per inviare donazioni agli altri utenti Strike. 

L’obiettivo di Twitter è di fare in modo che tutti sulla piattaforma abbiano la possibilità di ricevere pagamenti. Le valute digitali – incoraggiando sempre più persone a partecipare all’economia globale e aiutando le persone ad inviare pagamenti internazionali senza attriti – sono un ulteriore strumento utile per raggiungere questo obiettivo.

Aggiungere il proprio indirizzo Bitcoin su Tips

Dopo aver abilitato Tips, l’utente potrà aggiungere anche il suo indirizzo Bitcoin. Le persone, quindi, copiandolo e incollandolo in un portafoglio Bitcoin a loro scelta, potranno effettuare direttamente un pagamento. 

È possibile consultare il centro assistenza di Twitter per la guida step-by-step su come attivare la nuova funzione Tips e come inviare le mance. 

Per attivare Tips o inviare una donazione a qualcuno bisogna essere maggiorenni e accettare la nuova General Tipping policy di Twitter, pensata per garantire la sicurezza delle persone che utilizzeranno il servizio. Questa policy guiderà le azioni esecutive di Twitter e, come per tutte le regole sulla piattaforma, verrà rinnovata continuamente e in modo pubblico man mano che più persone in tutto il mondo useranno Tips.

WPP inaugura il suo nuovo campus a Milano

WPP questa mattina ha inaugurato ufficialmente il suo nuovo Campus di Milano, un hub innovativo e moderno che riunisce in un’unica sede più di 35 agenzie e oltre 2.000 dipendenti. Il WPP Campus di Milano mette a disposizione spazi di co-creazione unici ed è stato progettato proprio per favorire e incoraggiare maggiore collaborazione e creatività trasversali a tutti i team a beneficio dei suoi clienti. 

Situato all’interno dello storico quartiere di San Cristoforo, il WPP Campus di Milano rappresenta un importante progetto di riqualificazione urbana di un’area industriale dismessa in cui, un tempo, sorgeva una delle più importanti fabbriche della città: la ex Richard Ginori, rinomata produttrice di ceramiche. Il Campus si estende per una superficie complessiva di 27.000 metri quadri (1,4 volte superiore a quella della Torre Velasca; 1,6 volte quella di Piazza Duomo e pari a quattro campi da calcio) e la sua costruzione ha mantenuto, recuperato e valorizzato uno dei patrimoni storici e identitari del quartiere meneghino. 

Mark Read, CEO di WPP, ha commentato: 

Il Campus di Milano è stato ideato per le persone che vogliono lavorare nel futuro e progettato per inspirarle a fare al meglio il loro lavoro, a collaborare e imparare gli uni dagli altri. È dotato delle ultime tecnologie e degli standard ambientali più elevati. Il nostro più recente Campus in Europa ha riqualificato una ex area industriale di Milano, trasformandola in un luogo di eccellenza e di attrazione per il talento creativo in Italia, consentendo ai clienti di accedere più facilmente alle nostre migliori idee e tecnologie.

LEGGI ANCHE: Instagram lancia “Cerca sulla mappa”: scopri ristoranti e location di tendenza

Durante la conferenza stampa di inaugurazione del Campus, a cui hanno partecipato Mark Read, CEO di WPP, Simona Maggini, WPP Country Manager in Italia, e Massimo Beduschi, WPP Chairman in Italia, è stata presentata la ricerca condotta da The European House – Ambrosetti che mette in luce il contributo di WPP all’economia italiana.

Sono orgogliosa che un edificio simbolo dell’industria milanese sia diventato la nuova casa dei tanti talenti che lavorano nelle agenzie WPP. Il Campus rappresenta un progetto ambizioso di riqualificazione volto a valorizzare un’importante area urbana che, grazie all’investimento WPP, creerà nuove opportunità e avrà un significativo impatto a livello economico, occupazionale, sociale e ambientale.

Commenta Simona Maggini, WPP Country Manager in Italia. 

La riqualificazione del Campus, ideato dallo studio di architettura e di design BDG (del Gruppo WPP) e creato dal partner locale 967arch, mette la sostenibilità al centro mantenendo l’impronta architettonica unica dell’edificio esistente e migliorando le sue performance di impatto ambientale. Precedentemente dislocate in nove diverse sedi, le agenzie avranno accesso a spazi innovativi di lavoro e socialità, dotati delle tecnologie di ultima generazione e di numerosi servizi – tra cui un ristorante, un supermercato, un bancomat e una farmaci dinamica. 

Hub della creatività

La sostenibilità è uno dei fiori all’occhiello e dei principi ispiratori del Campus, in linea con l’impegno di WPP a raggiungere emissioni zero di CO2 entro il 2025 per tutto il Gruppo e, per tutta la catena di fornitura entro il 2030. Riqualificando un edificio già esistente, WPP eviterà l’emissione di carbonio incorporato, equivalente a più del 30% delle emissioni prodotte dall’edificio stesso nel corso della sua vita.

La nuova sede, oltre ad essere plastic free e paper less, si caratterizza per una illuminazione LED con un approvvigionamento energetico che proviene completamente da fonti 100% rinnovabili. Su base annua, ci si aspetta che la riduzione dell’impatto ambientale sia di 12.000 MWh di energia risparmiati, 6.900 tonnellate di CO2 evitate, 15 tonnellate di rifiuti in meno e un risparmio di 13 milioni di litri d’acqua. In linea con i WPP Campus di tutto il mondo, il nuovo headquarter ambisce ad ottenere la certificazione BREEAM – metodologia di valutazione ambientale ideata per monitorare, valutare e certificare la sostenibilità degli edifici – ad oggi riconosciuta a meno di 50 stabili nella città di Milano.  

La giornata dedicata all’opening del nuovo Campus si concluderà con un evento serale dove il CEO di WPP Mark Read ospiterà il sindaco di Milano Giuseppe Sala, rappresentanti delle istituzioni regionali e cittadine, clienti e partner di WPP. 

La realizzazione del WPP Campus a Milano conferma ancora una volta la nostra competitività internazionale e la capacità di attrarre investimenti e lavoro. Nonostante la pandemia questa attitudine non è cambiata e ci ha portato oggi a celebrare qui, in questo complesso che si affaccia sul Naviglio Grande, il trasferimento di tutte le agenzie del Gruppo e un nuovo grande segnale di ripresa. In questi spazi totalmente ripensati, pur mantenendo la struttura originaria della vecchia fabbrica, si lavorerà bene e ad altissimi livelli nel campo della comunicazione, del marketing e della pubblicità. Il WPP Campus come altri importanti headquarters nati su aree ex industriali sta cambiando il volto della Milano produttiva, ma non la sua attitudine a essere sempre il centro di ciò che accade nel nostro Paese.

Ha dichiarato il Sindaco di Milano, Giuseppe Sala.

I 4 pillar della ricerca condotta da The European House Ambrosetti: 

La ricerca condotta da The European House – Ambrosetti, in occasione dell’evento di inaugurazione del WPP Campus di Milano, mette in risalto il contributo di WPP in Italia nella creazione di valore per la città di Milano e per il sistema Paese. Il focus della ricerca si focalizza su quattro pillar principali: 

  • CAPITALE ECONOMICO: il WPP Campus di Milano rappresenta un nuovo polo della creatività e della cultura per Milano, un’operazione di social impact in grado di attrarre e generare valore economico e finanziario a beneficio non solo della città ma per tutto il Paese. 
  • CAPITALE AMBIENTALE: dal punto di vista della sostenibilità il WPP Campus di Milano adotterà delle politiche che consentiranno la riduzione delle esternalità ambientali negative, permettendo di mantenere l’integrità del territorio e dell’ecosistema (riduzione consumi di acqua ed energia, riduzione emissioni inquinanti, ottimizzazione dei rifiuti, etc.…). 
  • CAPITALE SOCIALE E CULTURALE: WPP in Italia, già uno dei principali employer del settore con una quota di dipendenti con contratto a tempo indeterminato superiore ai benchmark, continuerà a contribuire in termini di occupazione. Inoltre, l’azienda pone crescente attenzione alla valorizzazione dell’occupazione femminile, anche nei ruoli di vertice, (basti pensare che 6 occupati su 10 sono donne) e ai giovani under-35. La company, infine, si impegna alla conciliazione tra vita e lavoro dei suoi dipendenti di Milano e al benessere delle loro famiglie (es.70% lavoro in presenza, 30% smart working, servizi interni al Campus).
  • CAPITALE COGNITIVO: il WPP Campus genererà importanti ricadute positive a livello cognitivo non solo per il business del Gruppo ma anche per l’attrattività della zona (es. insediamento di nuove attività). Inoltre, lo sviluppo dell’hub creativo darà vita a nuove sinergie strategiche tra le diverse agenzie del Gruppo, abilitando la cross-contaminazione di idee, know-how e creatività. 
smart working e neuroscienze

Perché affidarsi alle neuroscienze nella scelta tra smart working e ufficio

In questi infiniti mesi di pandemia, il fenomeno smart work è stato studiato da molti punti di vista, dall’efficienza aziendale all’adeguamento dei contratti.  Raramente si è approcciato il tema partendo dalle differenze tra le persone nel “lavorare da remoto”, valorizzando l’immensa ricerca neuroscientifica a disposizione.

Due premesse sono necessarie. Il tema smart work non va affrontato con pregiudizio da tifoseria. Alcune persone sono più adatte e produttive quando lavorano da remoto, altre funzionano meglio in ufficio, a parità di impiego.

work from home before and after covid

Il miglior funzionamento non riguarda unicamente i risultati, ma anche il benessere psicofisico, condizione essenziale per mantenere l’efficacia lavorativa nel lungo periodo.

Il secondo aspetto riguarda le scelte delle imprese ad epidemia conclusa. Molte aziende adotteranno un modello ibrido.

Al lavoratore sarà richiesto di scegliere se e quanto smart working fare nella settimana lavorativa. Questa libertà impone la responsabilità, ad ogni persona, di riflettere su di sé. Dove funziono meglio? Sono più produttivo in smart work o in ufficio? Dove mi sento a mio agio?

Gli studi di neuropsicologia sono utili per capire le caratteristiche che predicono produttività e benessere in smart work. Individuando, al contrario, le persone a cui consigliare di rientrare in ufficio il più possibile e prima possibile.

Due caratteristiche sono fondamentali: la tendenza alla procrastinazione e la socievolezza.

La procrastinazione

Il professor Pychyl, della Carleton University, ha confermato studi iniziati nel lontano 2012, agli albori del “telelavoro”. La prima ricerca, firmata da Clark, Karau e Michalisin, è stata pubblicata sul “Journal of Management policy and practice”. Il titolo: Telecommuting and personality.

L’obiettivo era studiare il rapporto tra efficacia nel “tele-lavoro”, così si chiamava nel 2012, e configurazioni di personalità. L’ipotesi dimostrata è che l’ufficio agisca come un ascensore.

Quando siamo dentro, tutti seguiamo un protocollo non detto. L’ufficio definisce orari di arrivo e partenza, prevede codici di comportamento che dettano il tempo fuori e dentro l’attività. Le persone che tendono a procrastinare lo fanno meno all’interno di un ufficio, rispetto a quando lavorano da casa.

Chi fa fatica ad organizzarsi, tende a distrarsi o rimanda i lavori più frustranti, è meno efficace da remoto.

Al contrario chi non procrastina, non ha necessità di scrivanie e orari.

Ogni lavoro, anche il più bello del mondo, prevede compiti noiosi e stressanti. Se tendi a procrastinare, lo smart work non fa per te. Se fai quasi sempre quello che devi, tollerando bene la frustrazione, l’ufficio non serve.

La socievolezza

In una recente dissertazione, il professor Davis della Leeds University ha ripreso un’ampia metanalisi del 2018, pubblicata sull’European Journal of psychology, dal titolo: “Stress in remote work”. Lo scopo della ricerca era capire quali soggetti soffrivano maggiormente il lavoro da remoto.

Tutti i dati convergono sul fatto che le persone estroverse tendono ad avere difficoltà quando lavorano da casa. Coloro che fanno affidamento sull’ambiente sociale per godersi la professione e ricercano motivazione nel confronto, si trovano svantaggiati da remoto.

Le videocall non hanno il calore delle chiacchere davanti alla macchinetta del caffè. Una telefonata non è come un pranzo tra clienti o colleghi. Le persone socievoli traggono energia nell’essere immersi in un mondo di relazioni.

Se sei una persona socievole, dopo un certo periodo in smart work, ti troverai con alti livelli di stress ed insoddisfazione, al di là degli incarichi lavorativi. Se il calore della relazione ti manca, ti conviene rientrare in ufficio.

Se invece sei una di quelle persone che sta bene anche sola e non coltiva rapporti di amicizia sul lavoro, allora lo smart work è la soluzione ideale.

 Share of employees 18+working from home during the COVID-19 pandemic

Il rapporto tra lavoro a distanza e salute mentale

Un’altra questione interessante riguarda il rapporto tra lavoro da remoto e salute mentale.

Un  recente studio del 2020, uscito su LSE Business review, realizzato dal dott. Ogbannaya e dal suo team, ha risposto in maniera esaustiva.

Il titolo dell’articolo di ricerca: “Remote working is good for mental health?”. Il target del lavoro era confermare o falsificare le asserzioni sentite sui media riguardo l’impatto positivo o negativo del lavoro da remoto.

Le conclusioni sono solide in quanto si basano sulla raccolta dei principali sintomi di malessere psicologico, realizzate su campioni enormi di persone in tutta Europa. Nel 2020, moltissime professioni sono andate in smart work, il covid ha generato l’opportunità di avere una base dati amplissima. Mai nella storia così tante persone avevano lavorato da remoto e per un tempo così lungo.

A cosa giunge questa ricerca?

In pratica lo smart work non genera alcun problema di salute mentale, né tanto meno riduce i sintomi se considerato come variabile a sé stante.

L’idea quindi che migliori o peggiori lo stato di salute mentale, ottimizzando l’equilibrio famiglia-lavoro oppure peggiorando la qualità della vita per la continua necessità di essere connessi non è confermata dai dati empirici.

Tuttavia, nel caso di persone che mostravano una bassa stabilità emotiva, ovvero che già prima del Covid, avevano una storia di malessere emotivo, lavorare da remoto acuisce la situazione.

L’aumento nel consumo di psicofarmaci legati alla regolazione dell’umore e le richieste di supporto psicologico per la gestione dell’ansia sono state maggiori da parte di chi soffriva di disturbi mentali, con una diagnosi acclarata, prima del covid.

Gli studi mostrano come lo smart work possa essere per alcuni soggetti psicologicamente meno stabili, o comunque più fragili, un fattore precipitante che peggiora la salute mentale. Sulla popolazione generale non si notano associazioni statisticamente significative in senso positivo o negativo.

L’approccio neuropsicologico allo smart working dimostra l’inutilità di ogni ideologia preconfezionata. Ogni scelta dipende dalla personalità del soggetto, da come sta e cosa fa la persona quando lavora da casa.

Dalla sua storia pregressa, dalla sua rete di relazioni, da come vive il lavoro, dal senso che assume nella sua vita. Il resto sono idee che ignorano la più grande certezza sugli esseri umani: nessun cervello è uguale all’altro.

Instagram lancia “Cerca sulla mappa”: scopri ristoranti e location di tendenza

Oggi Instagram ha lanciato la funzione “Cerca sulla mappa” per aiutarti a scoprire nuovi luoghi da visitare, come ristoranti, caffè e parchi, in base alla tua posizione.

La funzione “Cerca sulla mappa” è stata implementata sulla base dei comportamenti di molti utenti, che utilizzano Instagram per condividere le foto dei luoghi che visitano attraverso gli hashtag, ad esempio ristoranti e destinazioni di viaggio, così come per cercarne di nuovi.

LEGGI ANCHE: Al via “Donne Connesse”, la nuova serie di podcast firmati Samsung Italia

La funzione “Cerca sulla mappa” può essere utilizzata seguendo due diverse modalità:

  • dalla tab di navigazione. Premendo sulla nuova icona della mappa nell’angolo in alto a destra della tab di navigazione, vengono mostrati luoghi popolari con hashtag di varie categorie, come ristoranti, caffè e destinazioni turistiche vicino alla tua posizione attuale.
  • usando la ricerca degli hashtag. Ad esempio, quando un utente fa una ricerca utilizzando l’hashtag #ristorante per trovare consigli, nei risultati appariranno le attività commerciali nelle vicinanze pubblicate con quell’hashtag.

Funzione innovativa

Gli utenti possono quindi scoprire luoghi di diverso tipo attraverso due modalità e, visitando i relativi account Instagram, possono poi ottenere maggiori informazioni.

La funzione “Cerca sulla mappa” sarà disponibile inizialmente in alcuni paesi selezionati, tra cui Italia, Spagna, Grecia e Portogallo. In futuro la funzione verrà estesa ad altri paesi.

“Cerca sulla mappa” è una funzione innovativa pensata studiando attentamente i modi in cui Instagram viene utilizzato dai diversi utenti che, ad esempio, cercano attivamente aziende e servizi vicini ai loro interessi, e condividono immediatamente le proprie recensioni.

La nuova funzione “Cerca sulla mappa” di Instagram è uno dei tanti sforzi per rendere più semplice per gli utenti trovare prodotti e servizi a cui sono interessati e interagire con i brand che amano. Ricerca su Mappa rappresenta anche un’opportunità per i proprietari di piccole imprese che vogliono raggiungere e coinvolgere potenziali nuovi clienti ed è un modo ancora più facile per gli utenti di scoprire nuovi luoghi nelle proprie comunità.

Al via “Donne Connesse”, la nuova serie di podcast firmati Samsung Italia

Samsung Electronics Italia annuncia il lancio del podcast Donne Connesse, disponibile su Spotify e su tutte le principali piattaforme di streaming a partire dal 20 settembre.

Sviluppato in 6 episodi, Donne Connesse è il progetto dedicato all’universo femminile che racconta cosa si nasconde dietro lo schermo di 14 protagoniste, tra cui imprenditrici digitali, creator ed influencer, svelando come la tecnologia ogni giorno le supporti nel conciliare passioni, lavoro, affetti, vita sociale e privata e rivelando i segreti del loro approccio ‘always on’ sempre accompagnato da una buona dose di ironia. 

Donne Connesse

Le creator coinvolte nel podcast sono Rossella Migliaccio, I Trentenni, Lea Cuccaroni, Lavinia Biancalani, L’Armadio di Grace, Diletta Secco, Michela Coppa, LaSabri, Ludovica Pandolfo, Martina Pinto, Kessy e Mely. 

LEGGI ANCHE: Upskilling e reskilling: come aggiornarti in Social Media Marketing

6 episodi, 14 protagoniste

I racconti delle protagoniste sono moderati da una madrina d’eccezione, la conduttrice televisiva e radiofonica Melissa Greta, che grazie a un mix di abilità e grande senso dell’umorismo, guida l’ascoltatore in un percorso di “chiacchiere digitali” in cui tutti, almeno una volta, possano riconoscersi.

“Proseguiamo il nostro percorso nel mondo del podcasting con un nuovo progetto in cui è la vita connessa a rappresentare il fil rouge con il podcast di successo Elio e le storie Tech dello scorso anno”, ha dichiarato Francesco Cordani, Head of Marcom di Samsung Electronics Italia.

Un viaggio interamente al femminile, emozionale e coinvolgente, in cui abbiamo voluto dare voce a 14 creators che insieme alla presenter Melissa Greta ci hanno raccontato le loro priorità nella vita di tutti i giorni, evidenziando come i devices tecnologici possano valorizzare le loro esperienze. Abbiamo affrontato 6 macro-temi, dal gaming all’empowerment passando per il wellness. Una forma di comunicazione molto diretta, naturale e semplice che attraverso idee e ispirazioni vuole ingaggiare, ma soprattutto intrattenere chi ascolta. 

La playlist Donne Connesse si apre con un contenuto che non conosce età, razza e genere: Love&Relationship’, argomento di cui è testimone il trio digital de I Trentenni, che riporta la generazione dei Millenial ai mitici anni ’90, raccontando come attraverso la tecnologia, le relazioni odierne siano mantenute salde e bilanciate… ma niente spoiler, sicuramente non mancheranno spassosi aneddoti.

Il secondo episodio che introduce un’altra tematica senza tempo è dedicato al ‘Beauty’. I segreti della bellezza non potevano che essere svelati dalla famosa esperta d’immagine, Rossella Migliaccio. Il guru dell’armocromia si confronta con Lea Cuccaroni, content creator di riferimento per tutte le ragazze della Gen Z, evidenziando che così come i canoni estetici si sono evoluti nel tempo, lo stesso è accaduto per i prodotti tecnologici, i quali, in certi casi, diventano oggi dei veri e propri oggetti di design.

A seguire una puntata focalizzata su un tema molto attuale, in cui la maggior parte delle ascoltatrici e degli ascoltatori si riconoscerà: Job’. Lavinia Biancalani, social media expert e fondatrice di un’agenzia creativa milanese specializzata in progetti digitali, dialoga con la professional organizer Erika, meglio nota come L’armadio di Grace, confermando quanto i dispositivi tecnologici siano stati fondamentali recentemente per consolidare il lavoro smart e di come gli strumenti digitali possano supportare talenti emergenti e progetti di responsabilità sociale.

Il viaggio del podcast Donne Connesse prosegue parlando di un elemento centrale alla vita di tutti i giorni: ‘Health&Wellbeing’. Diletta Secco, giovane food creator appassionata di cucina e in particolare di alimentazione sostenibile, racconta come sia possibile concedersi qualche sgarro senza rinunciare alla salute (anche grazie alla tecnologia in cucina). Presentatrice tv, conduttrice televisiva e radiofonica, maestra di yoga ed esperta di cucina salutare, Michela Coppa svela quanto sia semplice impostare una routine di benessere quotidiano grazie al supporto della tecnologia.

LEGGI ANCHE: Shopping online, PayPlug: cresce l’uso del mobile, vincendo in estate e durante il Black Friday

Nonostante la posizione in scaletta, le due protagoniste del quinto episodio sono senza dubbio meritevoli di podio: una piacevole chiacchierata per tutti i gamer, in cui LaSabriGamer, che spopola sul web tramite i video dei suoi giochi preferiti, in coppia con Ludovica Pandolfo, la giovane gamer del team Samsung Morning Stars, condividono da una parte il ruolo divulgativo nei confronti dei follower, dall’altro l’approccio femminile verso il mondo del Gaming.

La setlist del podcast si chiude con una puntata dedicata al mondo ‘Family di cui si sono fatte portavoce Martina Pinto, attrice di diverse fiction italiane che si trova a dover conciliare il nuovo ruolo di mamma con tutti quelli che già ricopriva. Insieme a lei, le giovanissime gemelle milanesi di origine peruviana, conosciute sui social come Kessy e Mely che devono il loro successo alla digitalizzazione. Per motivi diversi, le protagoniste di questo episodio sono forti sostenitrici del supporto che la tecnologia può fornire in vari contesti.

La versione integrale dei primi 3 episodi del podcast è disponibile su Spotify.

upskilling e reskilling

Upskilling e reskilling: come aggiornarti in Social Media Marketing

L’adozione del digitale ha registrato una incredibile accelerazione nell’ultimo anno e con questa è cresciuta anche la necessità di upskilling e reskilling per professionisti, manager e imprenditori. La proliferazione di social media di ogni tipo, l’ascesa dell’eCommerce e l’avanzamento sempre più inarrestabile di tecnologie come il machine learning, l’AI e la VR hanno visto i consumatori passare più tempo che mai sui loro dispositivi. Una connessione internet e uno smartphone sono diventati ancora più essenziali.

Lo spostamento verso il digitale da parte dei consumatori ha riscritto, quindi, anche il ruolo del marketer. Le aziende guardano al team di marketing per capire le ultime tendenze e tradurle in strategie di business rilevanti ed essere in grado di sfruttare i dati e le intuizioni per guidare la crescita.

Ma stare al passo con i rapidi progressi non è qualcosa che può avvenire in automatico. Non basta dotarsi di strumenti digitali per dare nuovo slancio al business. è essenziale dotarsi di competenze digitali per raggiungere il massimo potenziale dell’impresa.

upskilling social

Upskilling e reskilling: colmare il divario di competenze

Per costruire competenze e capacità all’interno di un team è necessaria:

  • chiarezza sulle priorità di sviluppo chiave;
  • condivisione degli obiettivi con la squadra.

Spesso, infatti, la pianificazione dello sviluppo è intrapresa a livello individuale, ma se si vuole intraprendere davvero un approccio verso il digitale e verso il data-driven, è importante considerare le competenze e le capacità che devono essere costruite in un contesto più ampio.

In questo senso, la formazione sul lavoro è vitale per costruire le competenze, ma upskilling e reskilling non sono una soluzione “one and done”. Si tratta di un vero e proprio addestramento per riqualificare il team, o per riqualificare le proprie competenze, che soprattutto in alcuni settori sono continuamente in aggiornamento.

upskilling social media

Social Media Bootcamp: 6 Technical Masterclass gratuite con i migliori guerrieri

Per far alzare il livello delle competenze strategiche e tecniche, di processo e di tool per permettere ai digital marketer di fare la differenza, Ninja Academy sta lanciando il suo Social Media Bootcamp, un nuovo ciclo di incontri ancora più specifici e più pratici con alcuni dei migliori esperti di Social Media Marketing in circolazione.

 

Il 27 e 28 settembre troverai su Ninja Academy un vero e proprio concentrato di competenze Social rivolte a studenti e imprenditori, manager e freelance che hanno la necessità di essere sempre aggiornati e fare upskilling ricevendo nuovi input da grandi professionisti del settore.

Obiettivo finale: costruire un mini-percorso per misurarsi con le proprie competenze attuali nel Social Media Marketing e con quelle da integrare per essere un professionista a 360°.

In questo percorso ti aiuteranno i migliori guerrieri Ninja:

  • Mariano Tredicini, Head of Social Communication & Web Analysis TIM
  • Cristiano Carriero, Storyteller & Brand Journalist
  • Veronica Gentili, Facebook Marketing Expert & Influencer
  • Alessandra e Maria Rosaria Gallucci, WhatsApp Marketing Expert
  • Mario Di Girolamo, Growth Marketer Zero
  • Orazio Spoto, Instagram Expert & Presidente di Instagramers Italia

Ognuno di questi professionisti si dedicherà alla community Ninja per 6 Free Masterclass di altissimo profilo, con un approccio fortemente orientato all’operatività, attraverso esempi pratici e approfondimenti.

Cosa imparerai durante le free masterclass

Alla fine delle 6 Free Masterclass saprai:

  • Impostare una Social Media Strategy efficace
  • Scrivere contenuti ingaggianti per LinkedIn
  • Creare Facebook Lead ADS vincenti
  • Vendere via WhatsApp con il conversational commerce
  • Sfruttare i Reels per crescere su Instagram
  • Fare lead generation con Telegram

upskills social media

I Social Media si evolvono: è tempo di upskilling

Un tempo i social media erano qualcosa di proprietà esclusiva dei team di marketing. Gradualmente, però, le aziende hanno capito che i social sono più di una piattaforma per diffondere contenuti, e come Mark Zuckerberg afferma continuamente, Facebook è un’azienda fondamentalmente tecnologica. Facebook, insieme a Twitter, Instagram e altre piattaforme, sono diventati canali importanti per i team di relazioni con i clienti, ma anche per i dipartimenti di fidelizzazione, per i  team di vendita, per i dipartimenti IT e persino per i team di sicurezza.

Per quale motivo? Oggi i social media non sono una singola entità che deve essere gestita. Sono le campagne e i contenuti che devono essere gestiti, insieme ai clienti e alle community. Le aziende che vogliono soddisfare le aspettative dei clienti di oggi devono quindi assicurarsi che ci siano membri del team in tutta l’azienda che siano capaci e formati su come usare i social media per la loro funzione lavorativa.

I benefici dell’aggiornamento in Social Media Marketing sono molteplici e comprendono:

  • maggiore efficienza
  • capacità di condividere la responsabilità dei compiti
  • la consapevolezza dei dati e la formazione sulla sicurezza per mitigare il rischio
  • una migliore gestione delle richieste dei clienti
  • tempi di risposta più rapidi per i clienti
  • risparmi sui costi portando le attività digitali all’interno dell’azienda piuttosto che affidarsi ad agenzie esterne

Ma la capacità di utilizzare in più direzioni i social media non riguarda solo il team. Anche la leadership deve essere competente e consapevole della loro importanza. Secondo uno studio di Hootsuite, condotto in Australia qualche anno fa, le aziende guidate da CEO che sono attivi sui social media sono percepite il 23% più positivamente rispetto alle aziende senza CEO socialmente attivi.

Solo adottando i social media e la tecnologia digitale nelle diverse aree funzionali le aziende possono essere più agili, più reattive e più centrate sul cliente.

>>> Scopri quali sono le competenze che dovresti aggiornare e inizia a dare un nuovo boost alle tue skill con il Social Media Bootcamp di Ninja Academy, il 27 e 28 settembre!