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  • Guida all’utilizzo dei social media per il non profit

    Come sfruttare il fattore emotivo attraverso i social

    4 Novembre 2022

    I social media sono ormai parte integrante della nostra quotidianità, utilizzarli rappresenta una delle attività più popolari a livello mondiale, già a partire dalla pre-adolescenza. Gli utenti social nel mondo sono più di 4 miliardi: nel 2021 erano esattamente 4,26 miliardi, entro il 2027 si prevede che il numero salirà fino a 6 miliardi. La diffusione degli smartphone ha aumentato le possibilità di utilizzo dei social media, in qualsiasi posto, a qualsiasi ora. Il tempo medio trascorso dagli utenti sui social è di 144 minuti, il dato più alto si registra in America Latina. L’Asia orientale, invece, si posiziona al primo posto nella fruizione di social media su dispositivi mobili, seguita dalle Americhe e dall’Europa del Nord. Con una popolarità in continua ascesa, dunque, i social rappresentano un’opportunità sostanziosa, non solo per le aziende con fini di lucro.

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    I motivi per cui una non profit dovrebbe usare i social media

    Attraverso i social media si possono pubblicare contenuti coinvolgenti, aumentare la visibilità e generare di conseguenza più donazioni, l’obiettivo principale di un ente o di una onlus. Pubblicare sui social permette di migliorare la fiducia nei followers perché mostra la vera essenza dell’organizzazione, tanto da nutrire una vera e propria community online di riferimento. L’aumento del numero degli utenti può trasformarsi in un ipotetico aumento di soci e donatori. Sui profili social possono essere evidenziati i dettagli di eventi fisici (attività fondamentali per un ente non profit), ma anche ospitare eventi virtuali e gruppi di discussione, consentendo così la partecipazione dai luoghi più disparati. Questo permette un maggiore coinvolgimento nella causa, favorendo un’eventuale raccolta fondi e una maggiore sensibilizzazione sui temi specifici portati avanti dall’ente non profit. Il 55% di coloro che si impegna con una non profit dichiara di intervenire con piacere sui social. Il 59% di questi aggiunge di effettuare un’azione concreta, come donare denaro. social media non profit La comunicazione sui social media deve raccontare la storia, le azioni e i valori della onlus, con il fine di instaurare un rapporto di fiducia che si converta in possibili donazioni. Sono lo strumento idoneo per mostrare il vero volto dell’ente: i followers vogliono essere coinvolti, sentirsi parte della mission portata avanti. Il donatore non vuole essere considerato uno fra tanti, ma qualcuno che, seppur con poco, può fare la differenza.

    Quale piattaforma scegliere

    Ogni social network ha delle peculiarità e si rivolge ad un target specifico.
    • Facebook: coinvolge un pubblico dai 25 anni in su, offre numerosi strumenti, quali campagne di raccolta fondi, video in diretta di eventi e condivisione di contenuti visivi e testuali;
    • Instagram: cattura un target 18-34 anni, essendo un app per la condivisione di foto e video, si presta particolarmente per proporre contenuti visivi, ma offre anche la possibilità di creare raccolte fondi e video in diretta;
    • Twitter: è il social adatto per la condivisione di aggiornamenti rapidi, un tweet ha infatti solo 280 caratteri a disposizione. È l’ideale per avviare delle discussioni, oltre che le campagne di raccolta fondi;
    • LinkedIn: è orientato al mondo dei professionisti, l’età media degli utenti è tra 46 e 55 anni, si tratta di potenziali partner, donatori e volontari. Consente la condivisione di articoli più approfonditi sul lavoro dell’organizzazione, che possono essere commentati dando vita a discussioni pertinenti. La funzione LinkedIn Live permette di trasmettere video in diretta;
    • TikTok: il più amato dalla Generazione Z, registra un numero minore di promozione non profit rispetto ai social precedenti, ma permette la collaborazione con giovani influencer su temi sensibili per i giovanissimi, puntando sull’ironia e il divertimento.
    LEGGI ANCHE: 5 esempi di campagne di raccolta fondi di successo per non profit

    3 step per una strategia social non profit vincente

    Dopo aver scelto i social network più adatti, occorre individuare una strategia da seguire. 1. Determina gli obiettivi SMART, acronimo di:
    • Specifico: scegliere degli obiettivi specifici relativi ad un determinato periodo in una precisa area
    • Misurabili: misurare i progressi nel corso del tempo
    • Raggiungibili (Attainable): fissare degli obiettivi che effettivamente possano essere raggiunti in termini di budget e risorse
    • Rilevanti: devono riflettere veramente la missione di lungo periodo dell’organizzazione
    • Tempo: fissare delle scadenze e dei termini per valutare l’andamento della strategia
    2. Crea un calendario dei contenuti, pianificare in anticipo la frequenza di pubblicazione, giorni e orari di ogni post ed evento. 3. Usa degli indicatori di prestazione (KPI), per valutare la crescita dell’attività, ad esempio facendo riferimento al ROI (return on investment) e al livello delle donazioni. Analizza il numero di “like”, dei commenti, delle condivisioni, oltre che i dati demografici degli utenti, gli orari delle interazioni e il numero di account raggiunti. social media

    I consigli per una buona attività social

    • Scegli il “tone of voice”, una voce riconoscibile che comunichi la personalità dell’organizzazione, la missione condivisa e i valori portati avanti. Ad esempio, una voce formale, informale, umoristica…alla quale devono conformarsi anche i dipendenti/volontari che si occupano della gestione dei contenuti social e delle risposte ai commenti;
    • Ringrazia chi effettua donazioni, con un post o un contenuto personalizzato, dimostra attenzione nei confronti del donatore che si sentirà gratificato dal semplice gesto;
    • Pubblica contenuti condivisibili, che possano spingere i followers a postarli a loro volta nelle proprie bacheche online, ciò aumenterà in modo gratuito la visibilità della missione dell’organizzazione;
    • Avvia una conversazione, poni delle domande sulla causa, senza avere paura di spingere i followers a prendere posizione;
    • Lancia hashtag innovativi, creativi e facilmente memorizzabili;
    • Interagisci con gli utenti, mettendo like, taggando, scegliendo reazioni ai commenti, ri-condividendo i contenuti. Una serie di azioni che farà capire al pubblico quanto sia importante la loro partecipazione;

    3 esempi di fortunate campagne non profit social

    WWF L’associazione ha invitato, nel 2016, gli utenti di Twitter a donare 10 centesimi per ogni condivisione di uno dei 17 animali dichiarati in via di estinzione, presente tra le emoji. Il tweet di lancio è stato condiviso 36 mila volte, ha ricevuto 11 mila like e 38 mila commenti. La campagna ha registrato più di 1 milione di #EndongerdEmoji, oltre 200 mila nuovi iscritti nel periodo, e circa 59 mila donazioni nei primi 2 mesi della campagna. Petco Love L’organizzazione, attiva nelle adozioni degli animali domestici, ha lanciato #PetcoFamily, incentivando gli utenti dei social a condividere le foto delle loro esperienze di adozione degli amici pelosi, spingendo a fare donazioni per il benessere degli animali. NICE Il National Institute for Health and Care Excellence, organismo del Ministero della Salute del Regno Unito, è stato, nel 2017, il primo ente di sanità pubblica ad utilizzare Snapchat. Per promuovere il contatto con i giovani, ha condiviso sul social piccoli fatti quotidiani, sfruttando le emoji, per spiegare la facilità con la quale si possono trasmettere le infezioni. In aggiunta, attraverso la creazione di un filtro, ha incoraggiato i cittadini londinesi a condividere i selfie con lo slogan “combattere l’infezione a Londra”. LEGGI ANCHE: Social Media Marketing: come farlo nel 2022