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  • Anche Google potrebbe cambiare i suoi piani sulla pubblicità politica

    In Google si discute di modifica della policy sulla pubblicità politica, soprattutto in vista di Usa 2020. Appena poche settimane fa la scelta di Twitter

    8 Novembre 2019

    A meno di un anno dalle prossime elezioni presidenziali del 2020, anche Google sta pensando di apportare modifiche alla sua policy riguardante gli annunci pubblicitari politici. L’indiscrezione è arrivata dal Wall Street Journal, secondo cui Google avrebbe tenuto riunioni interne su possibili modifiche e prevede di condividere ulteriori informazioni con i propri dipendenti già questa settimana: tutto questo avviene a circa un anno dalle elezioni presidenziali USA del 2020 e a pochi giorni dal ban completo di Twitter per quanto riguarda le pubblicità politiche. LEGGI ANCHE: Jack Dorsey: Twitter vieterà la pubblicità politica (tutta) sulla piattaforma

    Search e YouTube

    Non è al chiari quali siano nello specifico i cambiamenti che Mountain View avrebbe deciso di apportare: le due decisioni più probabili, stando a quando scrive il Wsj, sarebbero il divieto totale di inserzioni pubblicitarie politiche oppure alcune limitazioni per gli inserzionisti, come ad esempio l’impossibilità di scegliere un pubblico specifico a cui destinare l’annuncio. Qualsiasi sia l’opzione scelta da Google, le modifiche potrebbero essere correlate all’individuazione del pubblico a cui sono destinate. E interesserebbero sia il motore di ricerca sia YouTube, la piattaforma video di proprietà della società californiana.

    Così Twitter, così Facebook

    Il dibattito interno a Big G si è scatenato mentre altri due giganti del web, Twitter e Facebook, hanno affrontato la questione in modo opposto. A fine ottobre Jack Dorsey, numero uno di Twitter, ha deciso di bloccare tutte le inserzioni pubblicitarie perché “comporta significativi rischi politici” e può “essere usata per influenzare voti”. La piattaforma di Mark Zuckerberg ha continuato a difendere invece la sua linea: il social blu è nato per dare voce a tutti e si schiera dalla parte della libera espressione. Non siamo arbitri. Zuckerberg ha dichiarato apertamente che tutto ciò che verrà pubblicato da profili politici sarà permesso e non sarà sottoposto a fact-checking, ad eccezione di contenuti che incitano alla violenza o rappresentano un rischio per la sicurezza. Facebook ha scelto questa linea poiché, secondo l’azienda, tutto ciò che viene pubblicato da un politico va ritenuto di pubblico interesse e perché “non crediamo sia appropriato per noi fare da arbitri dei dibattiti politici e impedire al discorso di qualcuno di raggiungere la propria audience e essere sottoposto allo scrutinio del pubblico” Con Twitter. Nei giorni scorsi Hillary Clinton ha dichiarato: “Twitter ha fatto bene. Facebook dovrebbe fare la stessa cosa. Durante la campagna del 2016 sui social c’erano pubblicità da più fonti e poi hanno rivelato che le pubblicità pagate in rubli erano parte di quelle”. L’ex candidata democratica ha detto che Zuckerberg “dovrebbe pagare un prezzo” per quello che sta facendo alla democrazia e ha espresso dubbi sul fatto che ci possano essere elezioni libere ed eque con la della decisione di Facebook di non controllare la pubblicità politica.