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  • È virale e fa divertire i social, ma nessuno sa dove vanno le nostre foto. Parliamo di FaceApp

    L'app del momento usa l'Intelligenza Artificiale per invecchiare le nostre foto. È diventata virale, ma ci sono alcune ombre sulla privacy

    17 Luglio 2019

    È l’app del momento, nonostante sia nata due anni fa. È stata sviluppata da una società russa. Il suo nome è Wireless Lab, una compagnia fondata da Yaroslav Goncharov. Sì, ormai lo sanno tutti, utilizza strumenti e tecnologie di Intelligenza Artificiale per applicare un filtro che ti invecchia, ti aggiunge barba e baffi, e altri vezzi. Si chiama FaceApp, da qualche giorno è il passatempo preferito di politici, calciatori, vip di ogni tipo. Un po’ di tutti insomma. Perché? Fa divertire. Dopo due anni passata inosservata, è diventata virale grazie ad un giochino. Si chiama #FaceAppChallenge. È bastato questo per il solito effetto valanga. Tutto ok? Insomma. LEGGI ANCHE: Nel Regno Unito vogliono capire come TikTok gestisce i dati dei bambini

    Qualche problema sul tavolo

    Non si vuole essere a tutti i costi dei guastafeste, ma la domanda è: una volta che abbiamo scattato la nostra bella (!) foto, che ci siamo invecchiati o camuffati a dovere, e condiviso la nostra creazione, ebbene, quella foto che fine fa? Non solo. L’app ha accesso al nostro album di fotografie? Se sì, anche in questo caso, che fine fanno i nostri dati? Il sospetto è che FaceApp sia sicuramente in grado di accedere alla nostra library (anche se Photos Permission è impostato su “mai”?).  Sui server dello sviluppatore. Se il nuovo tormentone social coinvolge nuovi utenti ogni minuto che intasano i flussi dei social con la loro foto da vecchi, più di qualcuno inizia a interrogarsi sulla questione privacy: come per ogni app, infatti, è bene ricordare che potenzialmente ogni scatto potrebbe essere archiviato nei server dello sviluppatore. 

    Informativa intrinsecamente vaga

    Secondo alcuni utenti l’app in questione violerebbe la privacy perché  una volta elaborata l’immagine del nostro volto, la foto viene memorizzata nei server della società russa e non è ben chiaro che fine fanno questi dati. Rileviamo che i giornalisti del sito 9to5mac.com hanno provato a contattare FaceApp per un commento ma non hanno ancora ricevuto risposta e “l’ informativa sulla privacy della app è intrinsecamente vaga”, ha fatto notare il magazine.

    Il filtro Hotness

    Nel 2017 FaceApp era stata criticata a causa di un suo filtro. Si chiamava Hotness e prometteva di rendere più sensuale il nostro aspetto nelle foto. Il problema è che l’algoritmo basava l’idea di bellezza su un aspetto caucasico, caratterizzato quindi da una pelle bianca. Se una persona di colore provava a usare questo filtro, il risultato che otteneva era uno schiarimento della sua carnagione. Ai tempi Goncharov si era scusato direttamente con gli utenti spiegando che era un effetto collaterale del set di foto utilizzato per allenare la rete neurale alla base dell’applicazione.

    Come funziona

    FaceApp può essere un’opzione interessante per capire come staremmo con un’acconciatura diversa (barba e baffi inclusi) o con un make-up o un tatuaggio particolare, ma permette anche di recuperare foto venute male permettendo ad esempio di sostituire un muso lungo con un sorriso smagliante. Offre anche alcune opzioni per aggiungere una sfocatura, un filtro particolare o per sostituire lo sfondo con uno diverso.

    DiCaprio, Buffon e i politici

    Leonardo DiCaprio, Tommaso Paradiso, Gigi Buffon, Silvio Berlusconi e altri personaggi noti hanno risposto alla challenge con i loro visi trattati con l’effetto invecchiamento. Altri come Donald Trump hanno fatto l’opposto, mostrandosi ringiovaniti. Tra i famosi che hanno iniziato a usarla, trasformandola nell’app del momento, ci sono anche i calciatori. Petagna e il Papu Gomez l’hanno già sperimentata dando spettacolo sui social. Paulo Dybala ha postato il cambiamento tra le storie di Instagram aggiungendo la didascalia “Tra qualche anno così”.

    Quindi…

    Alla fine è sempre consigliabile fare un passo indietro quando app come FaceApp diventano virali. Anche se sono spesso popolari e possono fornire contenuti divertenti, spesso potrebbero esserci conseguenze non volute e problemi connessi alla privacy.