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  • Anche quest’anno per Amazon è arrivato il Prime Day

    Il primo Prime Day è stato subito un successo tra i consumatori, crescendo di anno in anno in termini di numeri di iscrizioni al servizio e di fatturato

    15 Luglio 2019

    Anche quest’anno l’Amazon Prime Day sta arrivando: due giorni di affari epici, più di un milione di prodotti in vendita e per la prima volta la linea di cosmetici di Lady Gaga in preordine sulla piattaforma. Insomma, un appuntamento da non perdere per qualsiasi tipologia di consumatore. Per chi ancora non lo sapesse, l’Amazon Prime Day è l’evento annuale del gigante occidentale dell’eCommerce dedicato allo shopping. Amazon diede il via a questo appuntamento per la prima volta nel 2015, per promuovere le membership al suo servizio Amazon Prime, in occasione dei vent’anni dell’azienda. E la corsa allo sconto – tipica della cultura americana – è negli anni diventata un evento fisso, al pari del Black Friday, ma all’insegna di un solo colossale brand. Un modo insomma anche per rafforzare l’equazione eCommerce = Amazon. Il primo Prime Day è stato subito un successo tra i consumatori, crescendo di anno in anno in termini di numeri di iscrizioni al servizio (che nel frattempo è stato esportato in tutto il mondo) e di fatturato. E intanto anche altri retailer come Target, Best Buy e Walmart, si sono lanciati alla disperata rincorsa, dedicando sconti speciali ai loro clienti proprio negli stessi giorni. LEGGI ANCHE: Amazon Prime Day 2019 c’è la data. Ecco come possiamo prepararci

    Qualche numero

    Secondo le stime 63 milioni di famiglie statunitensi aderiscono a Prime, l’abbonamento che per 119 dollari negli Stati Uniti (36 euro all’anno in Italia) include la spedizione gratuita in due giorni, musica in streaming e streaming video, tra gli altri vantaggi. Più di due terzi di queste famiglie abbonate a Prime hanno in programma di acquistare su Amazon durante il Prime Day 2019, secondo la società di ricerche di mercato The NPD Group, rispetto al 15% che ha intenzione di verificare le offerte sia da Amazon che da altri rivenditori.

    Il Prime Day serve ancora ad Amazon?

    Secondo eMarketer la società controlla il 47% delle vendite al dettaglio di eCommerce solo negli Stati Uniti, circa otto volte la quota di eBay, il concorrente più prossimo. E mentre gli altri rivenditori online cercano ancora di raggiungere lo standard della consegna in due giorni, Amazon punta già a vincere la sfida della spedizione entro un giorno garantita. Da quando Amazon ha lanciato il suo primo Prime Day, le sue vendite trimestrali sono più che raddoppiate e lo shopping (e le vendite) sulla piattaforma non sono legate al giorno speciale di sconti, ma sono la norma durante tutto l’anno, proprio grazie alla politica che ha voluto puntare sulla membership e sui vantaggi (reali o percepiti) che questa garantisce sempre. LEGGI ANCHE: Amazon Prime Day story: tutti i numeri delle prime due edizioni

    Non è tutto oro quello che luccica, ma Amazon non sta a guardare

    Non per tutti però il Prime Day coincide con festa della convenienza. Proprio in occasione dell’appuntamento marchiato Amazon, infatti, i lavoratori di diversi magazzini negli Stati Uniti e in Germania hanno pianificato scioperi per chiedere condizioni di lavoro più sicure e salari più equi, come accaduto già lo scorso anno. Ai lavoratori si sono uniti anche gli ingegneri del gruppo Amazon Employees for Climate Justice, che chiedono al CEO azioni concrete per la crisi climatica da parte della società. Nessuno ha invitato i clienti a boicottare il Prime Day, ma se gli operai dovessero sostenere in massa gli scioperi dovessero la consegna in due giorni potrebbe rischiare di essere messa in forse. Amazon intanto ha reso noti i suoi nuovi piani proprio in fatto di dipendenti: ha deciso che nei prossimi sei anni riaddestrerà per nuove mansioni e con nuove skill oltre un terzo dei propri dipendenti negli Stati Uniti, circa centomila persone. Si tratta di un’operazione di riqualificazione, chiamata “Upskilling 2025” tra le più grandi mai tentate da una società nel tech, con un investimento previsto di settemila dollari per ciascun lavoratore, per un totale di 700 milioni di dollari entro il 2025. Jeff Wilke, chief executive global per i consumatori, ha spiegato che il progetto è una risposta necessaria alla “tecnologia che sta cambiando la nostra società e certamente sta cambiando il lavoro”. Le nuove competenze potranno essere utilizzate dai lavoratori all’interno dell’azienda ma anche per trovare nuovi impieghi al di fuori.

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