Quella dell'uomo con lo spazio è una storia d'amore che dura da una vita. L'esplorazione dell'ignoto e la ricerca dell'infinito sono, da sempre, al centro dell'attenzione dei ricercatori, da quelli ante litteram agli scienziati della NASA.
Anche l'arte, a modo suo, ha sempre subito il fascino dello spazio, ricercandone gli aspetti più ignoti e descrivendoli con una chiave quasi romantica. A testimonianza di ciò, l'opera del fotografo americano Michael Benson ci ha lasciati tutti a bocca aperta.
Quello che più ci incuriosisce di un viaggio nello spazio è sicuramente la vista: come saranno davvero le stelle e i Pianeti?
Michael Benson ha provato a rispondere a queste domande, rielaborando i dati grezzi delle missioni spaziali di NASA e ESA. Con questo materiale, il fotografo americano crea dei collage che illustrano il vero aspetto dei corpi celesti, così come li vedremmo ad occhio nudo.
Il processo creativo
L'arte di Michael Benson non si limita a mixare le immagini che provengono dalle varie missioni sullo spazio.
"Mi sembra che questi luoghi siano così alieni per le nostre esperienze dirette che dovrebbero essere colorate come si vedrebbero", dice Benson in riferimento al suo processo di creazione delle stampe a colori.
Dato che le telecamere a bordo di navi spaziali come New Horizons e Cassini catturano immagini che mostrano la luce visibile (rossa e blu) e la luce invisibile (ultravioletti e infrarossi), la maggior parte delle immagini disponibili online non sono nel colore reale.
Benson dà vita, con la sua arte, a nuove e inedite tonalità di colore, adatte ad essere percepite dall'occhio umano, sulla base delle foto scattate attraverso filtri a luce visibile.
Eclipse of the Sun by Earth -
NASA, Solar Dynamics Observatory, 2 April 2011. 2012 - @michael-benson.net
Quando aggiunge il colore e crea i collage, Benson cerca di rimanere il più fedele possibile alla realtà. Alcune tonalità appaiono un po' più saturate di come sarebbero nella vita reale, ma il risultato finale è sempre molto accurato.
"Utilizzo le tecniche standard in camera oscura - anche se adesso uso Photoshop - per rendere le immagini come stampe d'arte, ma non vado oltre un certo livello soggettivo dove si rischia di falsificare le cose", ha dichiarato il fotografo newyorkese in un'intervista.
"Penso che sia importante per questo tipo di lavoro perché non abbiamo mai sperimentato nessuno di questi luoghi e siamo al di là del regno dell'esperienza umana diretta - ha continuato Benson - quindi sto provando a trasmettere come potrebbero apparire se potessimo andare lì".
Night side of Saturn - NASA Cassini, October 28, 2006, 2011 - @michael-benson.net
Sfumature spaziali
Oltre ai coloratissimi collage di Terra, Marte e Sole, Michael Benson ha lavorato anche su materiale molto raro, come alcune splendide immagini radar di Venere.
Radar image NASA, Magellan, Sept. 15, 1990 – Sept. 14, 1992 , 2003 - @michael-benson.net
In questo caso, le linee in bianco e nero sembrano quasi scolpite e mostrano una superficie contrassegnata da crateri e vulcani. Queste immagini fanno parte del repertorio della missione Magellan degli Stati Uniti negli anni '90, quando un'onda è stata spedita per orbitare il pianeta dall'alto.
Grazie a questa operazione, sono state raccolte immagini circa 10 volte più chiare di quelle raccolte nelle missioni sovietiche precedenti. Venere ha una copertura nuvolosa molto densa ed è molto difficile cogliere sfumature di questo tipo.
In quest'opera, invece, l'artista ci mette davanti ad uno scenario stupefacente, che ritrae Io, la più grande luna di Giove, con due eruzioni visibili.
Volcanic Io with two eruption visible - NASA
Galileo, July 3, 1999, 2010 - @michael-benson.net
Per trovare il materiale, Benson passa al setaccio centinaia di archivi, oltre a seguire le missioni spaziali correnti. Tutte le immagini lavorate dall'artista sono datate dagli anni Sessanta ad oggi. Se oggi si parla addirittura di turismo spaziale e basi su Marte, a quei tempi era difficile anche riuscire a produrre immagini: spesso questi scatti sono stati ricomposti a partire da strisce di materiale fotografico, il top di gamma per la tecnologia di quegli anni.
La passione per lo spazio di Michael Benson ha radici molto profonde.
"Nel 1968 - ha raccontato Benson alla stampa- quando ero un ragazzo, mia madre mi portò a vedere 2001: Odissea nello Spazio. Mi ha rovinato assolutamente. È stata la mia prima esposizione a un capolavoro in una forma d'arte che mi ha parlato veramente. Un anno dopo, avevamo i primi atterraggi e la luna piena. La combinazione di quel film e di Kubrick mi ha dato la mia personale chiave di lettura del nostro posto nell'Universo".