Oggi ti racconto una storia. Come ogni mattina, inizio la giornata scorrendo la feed news di Facebook e un post tra tutti cattura la mia attenzione, il lancio è davvero allarmante. Vergognoso! L'insalata finta che ci fanno mangiare!
Uno dei miei amici ha condiviso il video che incastrerebbe le terribili 'lobby delle insalate', produttori che per fare più soldi arriverebbero a intossicarci. Nella clip si vede una persona che con un mestolo versa in un contenitore, colmo di acqua, uno strano materiale (apparentemente cera), lo modella fino a ricavarne un ciuffo di lattuga iceberg. Mi fermo un istante, colpita dal video-denuncia, perché come molti anche io mangio spesso quel tipo di insalata, hanno fregato anche me, ho ingerito plastica e non me ne sono mai accorta?
Incuriosita vado a fondo, c'è qualcosa che non mi torna.
La verifica della fonte
La mia amica di Facebook che ha condiviso il video è una persona molto colta, una vera professionista. Insomma, non certo 'lo scemo del villaggio', anzi: nel suo campo per me è lei stessa fonte di informazioni, quindi "se ha condiviso il video vuol dire che è vero", penso tra me e me. Ma cerco di capire di più.
Cliccando sulla fan page che ha diffuso la notizia noto che il video ha avuto 8,9 milioni di visualizzazioni e più di 167 mila condivisioni. Il post, inoltre, è molto commentato e mi basta leggere il pensiero di qualche fan per scoprire l'arcano: la lattuga è un modello per esposizione, nessuno se l'è mai mangiata. In pratica, in Giappone è tipico esporre nelle vetrine dei ristoranti cibo finto fatto di plastica per attirare l'attenzione dei clienti, convincerli a consumare.
Si tratta di una vera e propria arte, la Sampuru art, e i modelli sono realizzati in cloruro di vinile. Insomma, non esiste la notizia ed è sempre la stessa storia: anche la persona più colta davanti a un video virale diventa 'utonto' o secondo Mentana definizione 'webete'!
Come me, anche il mio amico e gli altri 167 mila che hanno condiviso il post potevano leggere i commenti, in pochi secondi avrebbero capito che si trattava di una notizia falsa, di una bufala. Ma sul web domina la sconvolgente smania dello share, non si ha tempo per verificare né per andare a fondo. Per non parlare poi del fatto che sarebbe bastato scorrere la home della pagina Facebook che ha condiviso il video virale per accorgersi che non è forse una fonte tanto attendibile, le notizie condivise non sono poi così tanto notizie, il tono usato è spesso ingiustificatamente sensazionalistico e soprattutto a dominare ovunque è il click baiting: lanci che hanno come semplice scopo attirare click sul post ma che certo non svelano arcane verità!
L'incrocio delle fonti
Da giornalista sono convinta che chi lavora nella comunicazione ha un compito preciso: fare da gatekepper cioè aprire e chiudere i cancelli dell'informazione, selezionare le notizie in base alla regola cardine della veridicità. Una notizia può essere diffusa solo se è stata verificata e risulta vera. Ma non possiamo però nasconderci davanti alla realtà dei fatti: con l'avvento del web e dei social media la mediazione giornalista è quasi crollata. Oggi tutti hanno la possibilità di diffondere informazioni, non solo i professionisti e gli esperti della comunicazione, ma anche 'lo scemo del villaggio'.
La questione genera problemi come le fake news che possono essere risolti proprio grazie alla potenza del web che se da un lato è creatrice dall'altro diventa distruttrice: insomma, la pluralità riesce a dare sempre voce alla verità.
L'esempio lampante è proprio il nostro video Facebook sull'insalata di plastica e la potenza del web si chiama precisamente incrocio delle fonti online. Basta digitare su Google 'video insalata finta' per avere in pochi secondi il responso: decine di articoli che raccontano come la notizia sia una bufala. Laddove la viralità di un video genera una fake news il web scatena la sua forza per far venir fuori la verità.
Distruggere la bolla informativa
Nell'epoca in cui tutti possono essere fonte di informazioni, l'utente web prima di condividere un post o di fare un'affermazione pubblica online deve verificare lui stesso la notizia. Solo così il fenomeno della bolla informativa che vede le persone confrontarsi unicamente con chi la pensa come loro può essere distrutto. E se tutto ciò non avviene, prendetevela non solo con chi ha messo in giro la notizia ma anche con chi ha fatto l'utonto!