Per ogni anno trascorso Oxford Dictionaries sceglie una parola che si è distinta come novità nel modo di comunicare, e che molto probabilmente sarà una delle più gettonate nell’anno a venire, come è già capitato per “selfie” nel 2014 e poi esploso l’anno successivo come termine e come fenomeno.
Quest'anno per la prima volta la scelta non è caduta sul linguaggio alfabetico ma bensì su quello iconico, e la parola dell’anno è: ? o meglio l'espressione con le lacrime di gioia che rappresenta la categoria degli emoji. Secondo i dati riportati dall’Oxford Dictionaries l’uso di questi simboli è triplicata quest’anno, e alcuni esempi di comunicazione online ci fanno pensare che sarà anche una delle prossime tendenze social del 2016. A crederci è anche la Finlandia che per promuovere il turismo ha creato ben 30 emoji che descrivono le attività e la storia paese, come la tipica sauna, l'hard rock e il nokia 3310.
Il termine emoji viene dal giapponese, dall’unione del concetto di ‘immagine’ (e) con ‘lettera’ (moji), e ha sostituito il suo antecedente inglese emoticon non solo nella lingua ma anche nella pratica: mentre con questi ultimi si rappresentavano le emozioni attraverso espressioni del volto, l’ultima evoluzione si propone di includere molti oggetti, gesti e categorie che possono incorrere nelle nostre conversazioni. Decide e regola l’introduzione degli emoji un’organizzazione specifica, l’ Unicode Consortium, che si occupa di mantenere un comune sistema di scrittura dei caratteri e che dal 2011 - quando Apple ha introdotto gli emoji nella sua tastiera - ha visto un progressivo aumento delle attività legate a queste particolari icone.
Insomma, gli emoji sono una cosa seria e non riguarda solo i teenager, ma chiunque abbia la necessità di aggiungere un’intonazione, una sfumatura, al testo scritto che precisa il significato del messaggio o comunica in maniera rapida ed efficace le proprie emozioni. Ed è per questo che gli emoji non solo sono uno strumento fondamentale per analizzare il sentimento delle conversazioni, ad esempio Instagram ha introdotto la possibilità di creare (e cercare) hashtag con gli emoji, ma rappresentano anche un’ opportunità da esplorare per avvicinarsi al modo di comunicare del nostro pubblico, trovando un modo nuovo per coinvolgerlo.
Fra i primi esempi c’è la Chevrolet che a giugno 2015 ha lanciato un comunicato stampa completamente redatto con gli emoji chiedendo agli utenti di cimentarsi nella traduzione fino alla pubblicazione del testo ufficiale. L’idea di utilizzare gli emoji come rebus è già abbastanza frequente da incontrare nella sfera anglofona, mentre c’è chi ne ha fatto un simbolo per sostenere pubblicamente un causa e allo stesso tempo fare beneficenza. È la campagna #EndageredEmoji con cui il WWF ha invitato le persone a donare semplicemente twittando una fra le 17 emoji che rappresentano una specie in pericolo. Queste piccole icone sono in tutto e per tutto parole, con cui fare anche acquisti comuni come ad esempio ordinare una pizza da Domino attraverso un tweet.
Interessante anche l’esempio che viene dritto dal profilo Twitter di Hilary Clinton, la quale ha chiesto ai suoi follower di esprimere attraverso gli emoji il proprio atteggiamento verso il debito rappresentato dai prestiti universitari. Allo stesso modo si potrebbe ingaggiare gli utenti in argomenti dove le emoji possano rappresentare le loro idee sul mondo o su se stessi, senza temere di cadere necessariamente in un linguaggio esclusivamente giovanile. Sono moltissime le creatività che possono essere realizzate provando anche solo a immaginare come far vivere gli emoji nei propri video - come nell’esempio di Lerdammer qui sotto - o come personaggi calati nella nostra realtà quotidiana.
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Stufi delle solite emoji? Sbizzarritevi con il nuovo set di golosissime faccine Leerdammer… ce n’è una per ogni spuntino! Qual è la vostra preferita? ;) #provacigusto
Posted by Leerdammer on Sabato 12 settembre 2015
Negli ultimi mesi la creazione di emoji personalizzate per i brand è stata sicuramente la novità sul tema, introdotta prima da Coca-Cola e più recentemente anche da Durex con la campagna #condomEmoji prendendo al balzo la polemica sull’uso degli emoji melanzana - in America, un riferimento al pene - scatenata soprattutto a seguito della censura di Instagram considerandola a tutti gli effetti una forma di sexting.
Un episodio che ci fa riflettere sull’effettiva universalità di questo linguaggio, che decodificato alla luce delle culture locali può portare a significati diversi dalle intenzioni originali, o semplicemente può consolidarsi in maniera diversa nell’utilizzo comune: sapevi ad esempio che questo emoji ? avrebbe dovuto rappresentare una faccia corrucciata, non una triste? E tu hai mai pensato ad usare gli emoji come strategia social? Cosa ne pensi, sarà un fenomeno passeggero o una tendenza in crescita? Dicci la tua!