Poco tempo fa avevamo parlato della protesta di Officine Grafiche, i quali avevano ideato la campagna social #maipiùgratis per recriminare i loro diritti ad una giusta retribuzione. Abbiamo quindi contattato Marco Toscano (portavoce di Officine Grafiche) per farci raccontare i dettagli della protesta dei designer che ha ottenuto molte approvazioni nel settore.
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Officine Grafiche. Perché un collettivo per i designer?
Siamo un'Officina. Da queste parti mettiamo molto le mani in pasta. I nostri nonni ci hanno insegnato che 4 mani sono meglio di due, che non esistono i tuttologi e che valorizzare le esperienze lavorative, settorializzando al massimo, significa vittoria. Vendiamo fumo? Traduciamo il “bla bla” da designer in un linguaggio da comuni mortali?
Abbiamo deciso di fondare un collettivo perchè pensiamo che il lavoro di ognuno vada valorizzato. Tutte le persone che lavorano per noi o con noi sono persone che hanno una conoscenza specifica. A volte queste figure vanno necessariamente unite, formando un buon team, altre volte invece è necessario dividerle. Facendole lavorare separatamente. Un po' come accade in un'officina. C'è il momento per i lavori duri in cui è necessario lo sforzo di tutti e momenti in cui è necessario un lavoro più di precisione, magari lento e fatto con pazienza che solo in pochi sanno fare. Graphic Design Collective vuol dire questo secondo noi.
La campagna nasce da un lavoro collettivo o da una intuizione personale?
Dopo aver visto lo stesso comune fare la stessa cosa per la seconda volta, mi sono sentito preso per i fondelli. Dovevamo per forza prenderli in giro. Ne andava del nostro onore. Come ogni progetto siamo partiti dalle parole chiave: tirchieria, fame, vergogna, soldi. Ma come rappresentarli? Senza usare pulcinella, la pizza e tante altre figure che non centravano nulla col messaggio che volevamo passasse. Qual è l'unico comune denominatore per queste figure. L'hanno inventato loro stessi, sto parlando della smorfia, ed è geniale. 46 “il denaro”, tiè.
Dopo #coglioneNO arriva #maipiùgratis. Ma poi si rimane sempre su Facebook o si traduce in una effettiva azione?
Questa volta non crediamo, almeno ci speriamo. Per questo è nato #maipiùgratis e per questo anche grazie al vostro supporto vorremmo lanciare una mini campagna per rispondere in maniera più efficace a quello che è successo con la Città Metropolitana di Napoli.
La percezione del lavoro del designer, in un mondo pure fatto di comunicazione, fatica a guadagnarsi lo spazio meritato. È un problema solo del mercato italiano?
È un problema laddove ci sono delle lacune culturali che impediscono di capire e metabolizzare che dietro il lavoro di un copywriter, pubblicitario o web designer c’è un pensiero, uno studio, delle problematiche che devono essere risolte. Non possiamo dire con certezza che sia solo un problema italiano. Sicuramente, tornando sul tema del “city branding” e prendendo in esame quello estero, ci rendiamo conto che c’è una differenza abissale con quello che viene prodotto in casa nostra. Molto probabilmente questo avviene perché da noi, non dico che non verrebbe apprezzato, ma forse non verrebbe “compreso”.
Questo tipo di protesta dei designer ha bisogno, innegabilmente, dell'attenzione dei media e della diffusione del messaggio. Come ti senti con i riflettori puntati addosso?
Indubbiamente siamo molto contenti perché nel nostro piccolo siamo riusciti a dar voce a quel piccolo o grande gruppo di indignati che la pensa come noi, che poi sono gli stessi che hanno abbracciato e condiviso, in tutti i sensi, la nostra protesta. Sta di fatto che il nostro gesto è stato soprattutto una provocazione e sinceramente ora ci aspettiamo di riscontrare un feedback da parte del comune di Napoli. Siamo ben felici di sapere quale sarà la loro risposta/giustificazione.
Dopo aver letto i dettagli della protesta dei designer di OFFICINE GRAFICHE, sembrerebbe che il riferimento alla loro iniziativa, #maipiùgratis, riassuma esattamente la situazione di tutti quei lavoratori, giovani e non, costretti a subire il disagio di ingiuste retribuzioni. In sostanza questa protesta non è esclusivamente dei designer ma degli innumerevoli lavoratori italiani che vivono la medesima situazione.