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  • Il "Made in China" diventa "Innovated in China"

    3 Settembre 2014

    Il made in China è sempre stato sinonimo di innovazione. Le invenzioni dei cinesi hanno influenzato la storia dell’umanità: dalla carta alla stampa a caratteri mobili, dalla bussola alla polvere da sparo. Nell’attuale epoca della produzione globale la Cina si è contraddistinta per la capacità di produrre rapidamente e a basso costo, spesso a discapito della qualità dei prodotti. Se da una parte la Cina è il luogo di assemblaggio di prodotti d’eccellenza Package and Product Designed in Occidente, dall’altra lo è anche per quei prodotti low-cost che vengono realizzati localmente sfruttando un basso costo del lavoro, che hanno pian piano portato a screditare il “Made in China” agli occhi di consumatori sempre più informati.

    La sfida dal Made in China all’Innovated in China

    La Cina è uno dei mercati più importanti al mondo, ma questo non le basta, e così si è posta un obiettivo preciso: diventare Innovation Nation entro il 2020. Come raggiungere tale risultato? Abbandonando il concetto di “Made in China” per sostituirlo con “Innovated in China“. Il paese dispone di una massiccia forza lavoro ed il governo offre forti finanziamenti per l’innovazione. Tuttavia le grandi scoperte tecnologiche continuano ad avvenire nei centri Ricerca & Sviluppo delle grandi imprese straniere. Le aziende cinesi stesse sono convinte che per crescere abbiano bisogno di integrare al proprio interno uno specialista straniero, come ha fatto Xiaomi nel 2013 soffiando Hugo Barra a Google. Da cosa ripartire? La maggior parte delle compagnie cinesi ritiene che innovazione sia la capacità di riprodurre gli stessi prodotti dei competitors, ma più semplici ed economici: la ricerca è focalizzata su prezzi, produzione e distribuzione. Ma i tempi stanno già cambiando, e con l’altissimo livello di competitività del mercato alcune aziende cominciano ad investire in un ciclo di Ricerca & Sviluppo a medio-lungo termine.

    Le case histories dell’eccellenza “Innovated in China”

    Nella lista The World’s Most Innovatives Companies stilata da Forbes troviamo ben sei società con Head Quartet in Cina: Henan Shuanghui Investment (al 24° posto in classifica), Tingyi Holding (25°), Hengan International Group (26°), Baidu (31°), Tencent Holdings (37°) ed Inner Mongolia Yili (80°). Le firme tecnologiche come Xiaomi, Tencent e Baidu hanno trovato il loro punto di forza non nel replicare i prodotti dei competitors occidentali ma nel partire dalle idee di questi per costruirvi sopra innovativi business model. L’applicazione WeChat, fondata dalla cinese Tencent nel 2011 e competitor di WhatsApp, non si è limitata alla messaggistica istantanea ma ha creato una piattaforma mobile in grado di offrire contenuti e servizi, in aggiunta ad un sistema di comunicazione all-in-one. Tra i primati di questa App vi è quello di essere stata la prima ad inserire nella propria piattaforma il tasto push-to-talk.

    La rivoluzione digitale alla base del processo di “Innovated in China”

    La Cina vanta 632 milioni di utenti online, attivi su 700 milioni di smart devices. Nel 2013 le vendite e-tailing hanno raggiunto quota 300 miliardi di dollari. Ogni giorno l’e-commerce Taobao effettua transazioni per un valore superiore ai 36 milioni di RMB (circa 6 miliardi di dollari), su Baidu vengono effettuate circa 5 miliardi di ricerche mentre centinaia di miliardi di comunicazioni avvengono su WeChat. La conseguenza diretta di questa rivoluzione digitale è la creazione di nuovi mercati cui destinare sia prodotti che servizi, ampliando l’offerta di lavoro per chi possiede le competenze digitali. L’aumento della produzione digitale guiderà la Cina attraverso una rapida crescita economica.

    Un’economia che si genera online

    L’economia generata online nel 2013 ha costituito il 4,4% del PIL della Cina (un valore percentuale superiore a quello di Stati Uniti e Germania) e gli esperti prevedono che entro il 2025 la produttività derivata da internet possa raggiungere il 25% del PIL. I settori su cui la rivoluzione digitale andrà ad impattare maggiormente sono: – l’elettronica di consumo, attraverso la creazione di nuovi mercati per smart devices e l’implementazione della banda larga  l’industria automobilistica, un mercato che sta ancora prendendo forma e che già si interfaccia col web. Skoda e Volkswagen stanno sperimentando la vendita delle auto attraverso i loro portali ufficiali e sono già nate piattaforme come BitAuto e AutoHome, dedicate al commercio verticale delle vetture – l’industria chimica, in questo settore internet è in grado di veicolare la catena del valore ed ottimizzare i processi produttivi al fine di sviluppare prodotti sofisticati in modo rapido e con costi contenuti i servizi finanziari, la scelta di usare il web comporterà per le aziende una riduzione dei costi associata all’espansione in nuovi mercati. Come ? Attraverso l’invio di un’ingente numero di dati in tempo reale alle banche che saranno così in grado di valutare gli investimenti riducendo assai il margine di rischio – il settore immobiliare“dal mattone al click”, un passaggio obbligato non solo per chi cerca casa ma anche per costruttori ed agenti immobiliari. Le nuove tecnologie impatteranno anche nel settore alberghiero: i viaggiatori saranno sempre più in grado di mettersi in contatto con privati che affittano le proprie abitazioni a discapito degli hotel. – l’assistenza sanitaria – internet renderà il sistema sanitario più efficace fornendo tecnologie in grado di migliorarne la gestione, la telemedicina ed il monitoraggio remoto. La qualità delle cure migliorerà anche grazie alla possibilità che verrà data agli utenti di votare e revisionare ospedali e medici. Perché tutto ciò sia possibile il governo e le aziende dovranno però affrontare questioni di rilievo quali la tutela della privacy, la gestione della condivisione dei dati, la liberalizzazione dei mercati, lo sviluppo di forza lavoro altamente qualificata e l’espansione della rete di infrastrutture internet.