Incontriamo Vito Flavio Lorusso - technical evangelist Microsoft - già tra i protagonisti della prima edizione de La Battaglia delle Idee. Quest'anno il suo speech è intitolato "Cosa non fare assolutamente sul cloud!". Abbiamo fatto alcune domande a Vito prima del suo intervento alla #BattleSA, programmato per la giornata di sabato 5 luglio alle ore 15.45.
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Il cloud, questo (s)conosciuto: le startup commettono ancora molti errori su questo tema?
Se ci sono delle aziende che possono trarre beneficio dal Cloud, queste sono proprio le startup per il tipo di vantaggi che offre nel non richiedere investimenti precedenti.
Nonostante questo aspetto sia chiarissimo a chi segue la parte business, quando una startup digitale si trova a progettare la sua soluzione sul Cloud tende invece a non sfruttarlo a dovere, ma a pensare ancora in maniera troppo disgiunta all’utilizzo di servizi già fatti in modalità pay per use e on demand (posta, unified communication, crm) e a progettare il cuore digitale della propria idea in maniera opposta, sfruttando solo la possibilità di avere nuove risorse quando servono, ma non sfruttandole in maniera efficiente né dal punto di vista dei costi, né dal punto di vista della riduzione del lavoro di manutenzione dell’infrastruttura.
Spero con il mio intervento alla Battle di dare proprio dei consigli utili per riuscire ad essere più maturi nel “costruire” e non solo nell’”utilizzare”
Un tuo giudizio sulla formazione IT italiana (università, spin off, corsi di specializzazione etc)
Ad essere onesti non ho un quadro così completo da poter dare un giudizio sul sistema formazione in Italia. Sicuramente c’è molto fermento, molta voglia di fare e inventiva, ma mi sembra che la creazione di imprese moderne e la preparazione del talento imprenditoriale siano indirizzate molto meglio da “spin-off”, cioè da contesti come NaStartup o InnovactionLab dove, pur con una forte connessione con l’ambiente universitario, si ha sufficiente libertà di azione per liberarsi da certi schemi dottrinali che il nostro sistema universitario è ancora obbligato a seguire.
Nei miei confronti con realtà fuori dall’Italia, ho notato che questo ecosistema è più organico e strutturato e la distanza tra l’ordinamento universitario e le realtà imprenditoriali è ridotta. Ma, è un fatto, a noi Italiani gli schemi piacciono poco e l’iniziativa personale è percepita da noi stessi come il più valido acceleratore della creatività. In un’economia globale, però, con questo ecosistema è più difficile emergere.
Uno scatto della prima edizione de La Battaglia delle Idee (2012)
Raccontaci la giornata tipo di un tech evangelist :)
Viaggio, giro, faccio cose vedo gente (interessante) (cit.) Sotto la punta dell’iceberg c’è tanto studio, un costante approfondimento sulle tecnologie esistenti e su quello che sembra avere una prospettiva futura, alzarsi presto, andare a dormire tardi e non smettere mai di imparare. Ogni anno per me è un nuovo anno, nuovi obiettivi sempre più ambiziosi, un budget e un team con cui collaboro su cui fare affidamento e la possibilità di riuscire clamorosamente o di fallire miseramente. In fondo ogni anno mi sento un po’ startupper anche io.