Uno shooting agrodolce, con un intento a metà tra l'ironico e il provocatorio, sicuramente creativo.
Il fotografo tedesco Michael Wolf ha giocato, nel vero senso della parola, con la sua ultima serie di scatti fotografici, a farci riflettere su quello che sta dietro lo scaffale dei giocattoli, così colorati, appealing e luccicanti.
Wolf nel suo progetto, "The Real Toy Story", è entrato fisicamente dentro una fabbrica di giocattoli in Cina e ha immortalato i lavoratori durante la produzione. Ne è emersa una suite di immagini sospese, irreali, a metà tra l'intento documentale e informativo e la provocazione tagliente.
Si crea una profonda dissonanza, una realtà spiazzante ma freddamente ironica. Dietro ai sorrisi o alle espressioni a volte anche complici dei lavoratori si nasconde la spietatezza dell'atomizzazione e della produzione in serie.
Quelli che dovrebbero essere oggetti personali, che ognuno di noi ricorda come assolutamente unici e insostituibili nella propria infanzia, sono denudati di tutta la loro aura emozionale per essere invece fotografati in maniera quasi clinica, smembrati, sezionati, visti a pezzi, pronti ad essere assemblati in combinazioni perfettamente intercambiabili: di unico hanno solo il viso di chi li produce.
I visi dei lavoratori tradiscono una leggera inconsapevolezza, anche in questo caso l'entusiasmo e la curiosità dell'obiettivo stridono con l'attitudine sempre dimessa e low profile dei soggetti. Una sorta di complicità con il fotografo senza però staccarsi dalla dura realtà vissuta quotidianamente.
Gli scatti appaiono ironici e a tratti con qualche vena di irriverenza velata, geniale appunto perché grottesca.
Per l'allestimento della mostra Wolf ha collezionato innumerevoli piccoli giocattoli trovati nei mercatini dell'usato e li ha incollati sui pannelli espositivi, posizionandoli uno vicino all'altro in un mosaico asfissiante, senza vuoti.
In mezzo a questa miriade di piccoli giocattoli ecco comparire come isole gli scatti fotografici, che sono quasi "incastonati" tra gli oggetti, ottenendo un effetto ansiogeno e claustrofobico.
Sul suo sito internet, Michael Wolf ha documentato la fase di "collecting" di questi oggetti, ma è andato anche più in là, con lo shooting del "backstage", delle "factories", ovvero di tutto quello che sta dietro alla realtà produttiva e all'obiettivo fotografico, immortalando momenti e condizioni lavorative molto intense sotto tutti i punti di vista.
Circa il 75% dei giocattoli nel mondo sono "made in China": questo shooting offre una visione completamente diversa dell'unicità del giocattolo, mettendo a nudo le condizioni di innumerevoli lavoratori ridotti in condizioni di semischiavitù per assemblare pile di giocattoli in plastica.
Un viaggio tra i toy workers cinesi da una prospettiva insolita, sicuramente in grado di colpire l'animo in profondità e far riflettere andando oltre il cinismo della quotidianità.