In pratica, un grande pentolone in cui condividere idee, valori, best practice, problemi e soluzioni per creare la famosa “intelligenza collettiva”.
I forum
Dieci temi ed obiettivi strategici sui quali poter discutere ed interagire con esperti del settore:
1. Innovazione e internazionalizzazione: Italia degli Innovatori 2. Giovani, talento e merito nella ricerca e nell’innovazione 3. Start up, incubatori, venture capital 4. I ranking dell’innovazione 5. Accessibilità, apps e nuovi canali 6. Digital agenda: open data, cloud computing e banda larga 7. E-commerce & e-tourism 8. Il Codice dell’Amministrazione Digitale 9. Informazione e nuovi canali 10. Le Smart Cities del futuro
Partecipa!
Allora, hai capito che l’occasione è unica?! Bene, allora partecipa, sbrigati, hai ancora alcune ore per “aprire la tua mente” e scoprire un mondo nuovo, diciamo… innovativo! 🙂
Come? Vai a questo link e registrati, scegli il forum al quale vuoi partecipare… ed il gioco è fatto!
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Osakihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngOsaki2011-09-14 13:00:232011-09-14 13:00:23Innovatori Jam 2011: l'innovazione italiana a portata di click! [EVENTO]
Anche quest’anno si sono svolti i Red Bull Minor Threat e lo scenario utilizzato, le Metawai Islands (in Indonesia), ha sicuramente contribuito a rendere ancora più spettacolari i celebri campionati di surf marchiati Red Bull.
Si direbbe che il noto marchio di energy drink non si sia smentito nel suo continuo proporsi come promotore di un vero e proprio life style, giovane e pieno di forti ed intense emozioni come quelle vissute dai suoi atleti che si cimentano in incredibili sport estremi , come quelle suscitate anche negli ammirati spettatori.
Al surfista Bruce Irons, va il merito di aver sperimentato l’impossibile: unire due elementi, l’acqua e il fuoco, per dare vita ad un’incredibile esibizione da togliere il fiato.
Complice la notte indonesiana, il surfista si è esibito su una tavola da surf in grado di creare una suggestiva scia infuocata tra le onde dell’oceano.
… Vedere per credere!
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Tomokohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngTomoko2011-09-14 12:00:282011-09-14 12:00:28Ai Red Bull Minor Threat tavole infuocate! [Viral Video]
Mancano poco più di due settimane all’inizio dell’evento più atteso dai blogger italiani: anche quest’anno – dal 30 settembre al 2 ottobre – torna infatti la Blogfest, nella consueta cornice di Riva del Garda.
L’evento si compone di una serie di incontri – che spaziano dai barcamp ai Dj-set – che costituiscono un’occasione di networking e di incontro “fisico” per tutto quel popolo della Rete che ogni giorno dialoga attraverso i Social e naturalmente i blog.
Proprio ai blog è dedicato l’evento di punta della Blogfest, che vede come main sponsor Telecom Italia. L’1 ottobre, infatti, la serata si svolgerà la premiazione degli attesi Macchianera Blog Awards. La blogosfera italiana – e Vincenzo Cosenza ce l’ha ricordato in un recente post di analisi sul suo status – è viva e vegeta e gli awards ideati da Gianluca Neri aka Macchianera con le loro numerose categorie lo dimostrano.
Dal miglior sito dell’anno al miglior tweeter, passando per il “cattivo più temibile nella rete” e “il miglior sito o blog andato a puttane” le categorie spaziano nel più ampio range di osservazione possibile del nostro Web. Non mancano tematiche specifiche come i blog di cucina, quelli erotici, i blog di viaggio e quelli con tema a sfondo sociale (tra cui emerge al suo esordio AvoiComunicare)…e non manchiamo neanche noi, candidati come miglior Web agency! Ovviamente se volete lanciare uno shuriken a nostro favore siete i benvenuti guerrieri! 🙂
Le nomination sono state tutte rigorosamente user generated, dando forma di fatto ad un premio che parla della rete e nasce nella Rete.
Insomma avete tempo per votare fino al 28 settembre a questo linke se volete venire alla Blogfest personalmente non vi resta che prepararvi a twittare e postare updates tra un evento e l’altro!
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Zatokihhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngZatokih2011-09-14 11:00:072011-09-14 11:00:07Blogfest: aspettando i Macchianera Blog Awards
Moltissimi amministratori di pagine Facebook espongono spesso l’esigenza di unire due pagine fan relative ad uno stesso oggetto. Le informazioni sul web, in questo senso, sono scarse e neanche nel forum degli sviluppatori si trova traccia di una procedura certa in questo senso.
Il problema dell’unione di due pagine Facebook si pone principalmente nel momento in cui, accanto alla pagina fan di cui siamo amministratori, si crea una “Facebook Place Page”, ossia una pagina senza amministratore, generata dai check-in del servizio “Place”.
Il primo passo da fare è reclamare la proprietà del luogo, tramite l’apposito pulsante che si trova sulla colonna sinistra della pagina:
Seguendo la procedura guidata, Facebook ci garantisce la titolarità della Facebook Place Page entro 48 ore.
Ci si troverà ad essere titolari di due distinte pagine da combinare: una Business Page ed una Facebook Place Page. Per questo intento andrà utilizzata la funzione presente nella sezione “Risorse” della pagina fan: “Unisci pagine doppie”.
E’ importante sottolineare che questa funzione potrà essere utilizzata solo con il rispetto di alcuni passaggi chiave, senza i quali la funzione potrà non andare a buon fine con la comparsa del messaggio “you have no pages eligible to merge” / “nessuna pagina da unire”.
I passaggi chiave per far sì che la procedura vada a buon fine sono tre:
1. conferire alle due pagine lo stesso identico nome;
2. creare un account (bisogna aver raggiunto i 25 “likes”) per la Business Page (la pagina principale alla quale si vuole unire la Facebook Place Page);
3. non eseguire la procedura “unisci pagine” dopo essere entrati nella pagina cliccando su “inverti”, ma dal proprio account personale.
Dopo l’operazione, i fan (presumibilmente pochi) della Facebook Place Page saranno aggiunti ai fan già presenti nella Business Page, alla quale si aggiungeranno i dettagli di geolocalizzazione e i check-in degli utenti registrati sulla vecchia Place Page.
La seconda parte della procedura, ossia la semplice unione, può essere utilizzata anche quando siamo gestori di due Business Page differenti che vogliamo unire. L’importante è che le due pagine abbiano lo stesso nome e che la pagina da unire alla principale non abbia superato i 100 fan. In quel caso, l’opzione “unisci pagine” non sarà visibile nel menù “risorse”.
Segnalare una pagina duplicata
E’ possibile che alcuni utenti, nell’indicazione del proprio datore di lavoro o di un interesse, generino una “pagina sociale”, ossia una pagina senza amministratore che si presenta come duplicato della nostra Business Page.
In questo caso, non avendo la possibilità di recuperare la titolarità della pagina (e quindi di utilizzare la funzione “unione”), l’unica opzione consentitaci è la segnalazione di “pagina duplicata” che ci consente di indicare a quale Business Page originale andrebbe unita la “pagina sociale” che si sta segnalando.
Violazione del Copyright
Oltre alla creazione involontaria della “pagina sociale”, potrebbero sorgere casi in cui altri soggetti creino consapevolmente una pagina sociale del nostro brand/marchio, sfruttandone nome ed immagine. In questo caso si configura una vera e propria violazione del Copyright, a cui Facebook sembra essere molto attenta.
Sempre dalla funzione “segnala pagina”, è possibile cliccare su un link indicante la frase “è di tua proprietà intellettuale?”, non presente quando segnaliamo una “pagina sociale” senza amministratore.
Grazie a questo link potremo accedere al modulo DMCA automatico, che rappresenta il modo più rapido per segnalare una violazione di copyright a Facebook. Anche se i legali di Facebook si impegnano ad analizzare i moduli compilati in qualsiasi lingua, i moduli inviati in inglese saranno elaborati più velocemente.
Il modulo va firmato (con firma elettronica) ed impegna colui che lo compila con la seguente dichiarazione:
Inviando questa notifica, dichiari di ritenere in buona fede che l’uso del materiale protetto da copyright sopra descritto, nel modo qui indicato, non è autorizzato dal titolare del copyright, dal suo rappresentante legale o dalla legge. Dichiari inoltre che le informazioni contenute nella notifica sono esatte. Dichiari infine, pena una sanzione per reato di falsa testimonianza, di essere il titolare o di essere autorizzato ad agire per conto del titolare di un copyright esclusivo oggetto della presunta violazione.
Sarete poi voi a decidere le sorti della fan page. La Coca-Cola, ad esempio, contattò i due ragazzi californiani che avevano creato la fan page proponendogli di collaborare nella sua gestione. Un metodo efficace per risolvere seccanti controversie.
Se avete visto di recente il film di Rob Letterman con Jack Black, I viaggi di Gulliver, e siete rimasti affascinati dai piccoli lillipuziani forse queste foto vi faranno trasalire. Tranquilli, non siete impazziti e nemmeno finiti a Lilliput ma semplicemente vi trovate di fronte al The little people project di Slinkachu, un’idea che a partire dal 2006 ha riscosso notevole successo in tutto il mondo, contagiando una città dopo l’altra. Dietro a tutto questo c’è un artista londinese a cui piace giocare con le proporzioni per stupire i passanti e tutti coloro che si trovano di fronte – ad una mostra, per strada oppure in un parco cittadino – alle sue installazioni. Creazioni fuori dalle righe, che sottolineano come alle volte l’abilità artistica sia inversamente proporzionale alle dimensioni dell’opera stessa.
Sugar High, King Cross, London, 2011
The Last Resort, Wandsworth, London, 2011
Le piccole persone di Slinkachu non sono solamente una trovata divertente, ma prima di ogni altra cosa personaggi in cui ognuno di noi può riuscire a rivedere una parte di se stesso, che servono a ricordarci l’altra faccia della medaglia; quel velo di malinconia e di solitudine a cui abbiamo tristemente finito per abituarci, che accompagna le nostre frenetiche vite di tutti i giorni. Il suo può dirsi a tutti gli effetti una sorta di studio, dai toni umoristici e a volte provocatori, che si diverte a condurre a spasso tra case, grattacieli, metropoli e marciapiedi, da Londra a New York, senza trascurare le altre capitali della civiltà occidentale.
Fame Festival, Grottaglie, 2010
House of God,136 W Broadway, New York, 2011
Slinkachu – classe 1979 – può essere fatto rientrare nella tanto discussa generazione digitale, anche se i new media sono stati per lui una scoperta dell’adolescenza e non dell’infanzia. È pertanto naturale per lui usare ogni mezzo a sua disposizione, dalla musica all’arte senza dimenticare molteplici altri universi di significato, per mettere in evidenza se stesso e la sua individualità. Nei suoi progetti c’è un po’ di tutto, dalla Street art passando per la fotografia e la scenografia, tanto che dargli un nome è difficile: micro-sculture, micro-installazioni o magari micro-fotografie?
Quello che si può affermare con certezza, ad ogni modo, è che durante il suo peregrinare l’artista londinese ha raccolto molti success tanto che nel 2008 il suo lavoro è stato raccolto in un libro, Little People in the City: The Street Art of Slinkachu, edito da Boxtree.
Nuart Show, 2010
Ed infine, una piccola curiosità. Se arrivati a questo punto morite dalla voglia di vedere dal vivo questi piccoli capolavori tenete presente che tra i tanti luoghi toccati da Slinkachu, da Londra a Manchester, passando per Stavanger, Amsterdam, Rotterdam, Barcellona, Atene e Marrakech, a sorpresa, c’è anche l’Italia con Grottaglie. La città pugliese, infatti, ha accolto questo eccentrico artista in occasione del Fame Festival del 2010 che da quattro anni a questa parte accoglie quello che in assoluto può dirsi uno degli eventi italiani più importanti per quanto riguarda il mondo della Street Art.
Spilt Milk, Fame Festival, Grottaglie, 2010
Che dire, quindi, se non: occhio a dove mettere i piedi quando camminate nelle vostre città!
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Kumikohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngKumiko2011-09-14 10:00:562011-09-14 10:00:56La Street Art di Slinkachu invade marciapiedi, parchi e metropoli
David Ogilvy aveva 35 anni quando decise di comprare una fattoria in Pennsylvania, di portarci sua moglie e di mettersi a fare l’allevatore in una comunità Amish. Era il 1946. Cinque anni dopo sarebbe diventato il pubblicitario più famoso del mondo.
Era stata una mossa tipica del suo lato eccentrico, quello un po’ dandy e provocatorio, quello che a 20 anni gli aveva fatto mollare Oxford o che al ristorante lo spingeva ad ordinare un piatto “di solo ketchup”, per il semplice gusto di impressionare gli altri commensali. Era una parte del suo carattere sempre molto viva e legata in profondità a quella più assennata e rigorosa, bisognosa di regole e dedita al lavoro. Un britannico ben vestito, affascinante, super-professionale, che di tanto in tanto si sfila la pipa di bocca e ne pensa una incredibile. Quella volta lì aveva pensato ad una fattoria.
Nelle interviste Ogilvy diceva che l’esperienza bucolica tra gli Amish gli era comunque servita, per lo meno a fargli capire che per il bestiame proprio non era tagliato. Gli era servita esattamente come tutto quello che era riuscito a combinare nella sua vita pre-advertising, una vita camaleontica di identità e mestieri diversi. Come chef all’Hilton di Parigi aveva sbucciato torri di patate e imparato il valore del lavoro in team; in Gran Bretagna aveva fatto il venditore porta-a-porta di forni Aga, scoprendo innanzitutto che vendere gli piaceva e poi che era pure bravino. Trasferitosi in America era diventato un ricercatore della Gallup grazie alla sua particolare passione per i dati statistici. Dopodichè era stato al servizio dell’ambasciata inglese durante la Seconda Guerra Mondiale in qualità di spia britannica in territorio americano.
Fino a quel momento l’unico Ogilvy pubblicitario era il fratello, Francis, più grande di 8 anni e in forza all’agenzia londinese Mather & Crowther. Ed è a lui che David scrive quando si rende conto di averne ormai abbastanza degli animali e della Pennsylvania. Ha 38 anni, nessuna carriera alle spalle o davanti, ma in testa una gran quantità di idee su come vendere. Propone al fratello di aprire un’agenzia negli States, in un mercato che verso la fine degli anni ’40 cominciava a crescere e ad affollarsi di piccole agenzie dirette da giovanissimi creativi.
Se c’è una cosa che David Ogilvy ha sempre saputo fare è convincere: il fratello alla fine accetta, si aggiungono due soci e l’agenzia nasce nel 1949 a New York, sulla Madison Avenue, col nome Hewitt Ogilvy Benson & Mather. Per un po’ sbanda: i costi di gestione sono difficili da sostenere, i clienti importanti sembrano tutti già impegnati e così ad un certo punto si teme addirittura il fallimento. E invece proprio come succede nei film, all’ultimo secondo, l’agenzia riesce comunque a chiudere un accordo con la Guinness: è allora che Ogilvy tira fuori dal cilindro la sua prima grande campagna. In particolare suggerisce di associare, tramite materiale stampato ad hoc, la corposa birra scura a tutta una serie di piatti tradizionali e alle rispettive ricette. L’operazione si rivela un successo strepitoso, rende la Guinness una delle birre più famose al modo, da respiro all’agenzia e inaugura un lungo filone di campagne fortunate, centrate su quelle che lui stesso definiva “Big Ideas”.
Ancora oggi la più famosa di tutte è quella de “L’uomo in camicia Hathaway”: Ogilvy mette una benda su un occhio di George Wrangell per trasformare un oscuro marchio d’abbigliamento in un simbolo superiore di fascino ed eleganza. Poi venne la Schweppes e l’idea coraggiosa di piazzare proprio il fondatore dell’azienda sulle locandine come testimonial. Non s’era mai visto, eppure la sua barba rossastra divenne ben presto famosissima in tutta America.
Le cose per la giovane agenzia cominciano a mettersi bene e prendono sempre più velocità nel corso degli anni ’50 e ’60. Le richieste dei clienti si moltiplicano e Ogilvy continua a soddisfare un brief dietro l’altro, con delle trovate che restano in piedi per decenni e che entrano agilmente nella storia della pubblicità. Per General Foods convince Eleonor Roosvelt a fare da testimonial, per Dove conia l’immortale formula della “crema detergente” mentre con American Express fa realizzare una serie di divertenti video con Karl Malden che sottolineano come viaggiare con una carta di credito sia più comodo e assai meno rischioso. Lo slogan della campagna, che divenne un autentico tormentone negli States, era: “Don’t leave home without it“.
Via via che si susseguono i trionfi professionali Ogilvy mette a punto una sua personale concezione dell’advertising, una filosofia di lavoro che descriverà in “Confessioni di un pubblicitario”, il suo grande best-seller. Per quanto sregolato e ribelle nella vita relazionale, Ogilvy sviluppa paradossalmente un approccio rigoroso, quasi scientifico, alla professione pubblicitaria. Segnato a fondo dall’esperienza giovanile di venditore a domicilio, preferisce una comunicazione diretta, chiara, che enfatizzi immediatamente i plus del prodotto senza perdersi in frizzi e calembour (“Nondevi far ridere, devi vendere. Nessuno comprerebbe nulla da un clown“). Si inventa di fatto il concetto di brand image ed è il primo a riporre grande fiducia nell’importanza della ricerca di mercato sui consumatori, statistiche la cui efficacia aveva potuto apprezzare negli anni trascorsi alla Gallup.
Anche il suo modo di organizzare il lavoro e gestire l’agenzia ebbe del rivoluzionario. Impose un codice di condotta ai suoi dipendenti, una sorta di stile-Ogilvy ispirato al rispetto dei tempi, dei colleghi, dei clienti e del pubblico (“Fingi di scrivere per tua moglie. Non racconteresti balle a tua moglie“). Cambiò a fondo la contrattualistica standard delle agenzie, ottenendo per primo dai suoi clienti una commissione fissa al posto della solita percentuale sul totale investimenti. (“Così chiedere un acquisto di nuovi spazi non genererà sospetti. E’ moralmente più giusto“). Osteggiava apertamente festival e premi che avevano, a suo modo di vedere, la colpa di distogliere l’attenzione dei creativi dall’unico obiettivo reale della pubblicità: vendere. E considerava l’attitudine all’intrattenimento un vero e proprio “morbo” che infettava il lavoro di tanti creativi delle agenzie.
Oggi che la pubblicità aspira ad essere qualcosa in più che semplice pubblicità – creatività e spettacolo, appunto – le sue idee suonano probabilmente un po’ obsolete, come di un insopportabile trombone senza scampo. Eppure di un trombone che credeva, al tempo stesso, in una dimensione sociale della comunicazione di massa, in una funzione civile che andasse al di là degli aspetti strettamente commerciali. In vecchiaia il lavoro di cui più andava fiero era quello svolto anni prima per il governo portoricano, con il quale si spingevano gli investitori a considerare le ricchezze ed i vantaggi dell’isola centro-americana. Una campagna che aveva permesso, così spiegava, “ad alcuni bambini poveri di quelle zone di crescere, almeno, un po’ meno poveri.“
Nel 1973 Ogilvy & Mather è ormai una multinazionale con sedi in tutto il mondo, David Ogilvy ha superato da un po’ i 60 e decide improvvisamente di ritirarsi. Con la sua terza moglie si trasferisce in un castello a Touffou, in Francia, da cui per oltre 25 anni avrebbe continuato a scrivere note, saggi e pubblicazioni con le quali metteva in guardia contro i rischi di una cattiva pubblicità. Nel frattempo agli occhi del mondo era diventato il vero prototipo del pubblicitario ideale: le sue bretelle, il suo gusto superiore, l’intelligenza brillante e una sicurezza che negli ultimi anni sfumava in spocchia beffarda. Invitato un pomeriggio nel suo chateau francese, un giovane collega si era fermato davanti alla grande piscina ricavata in mezzo alle vigne: “E’ qui dentro che ti alleni a camminare sulle acque?” gli chiese accennando un sorriso. Risposta secca, da grande copy: “Io non mi alleno“, e alzò lo sguardo verso il cielo: “Mai avuto bisogno.“
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Buckhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngBuck2011-09-14 09:00:122011-09-14 09:00:12La storia e gli spot di David Ogilvy
Ieri 12 settembre nella sede della Virgin Active classic di Milano si è tenuta la cerimonia di presentazione della Elephant Parade, campagna di sensibilizzazione che invaderà Milano dal 16 settembre al 15 novembre.
Una mostra open air, patrocinata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano e dalla Camera Nazionale della Moda, di 80 elefanti che coloreranno le strade della città: un progetto che vede impegnata la Virgin Active Italia in prima linea a supporto della Asian Elephant Foundation, con l’obiettivo di coinvolgere la città con un’ondata creativa di arte, cultura, design, moda e business.
Holly Branson, Special Project Manager di Virgin e figlia di Richard Branson é stata la madrina dell’evento di presentazione ed ha spiegato i motivi per cui il brand ha scelto di scendere in campo. Afferma di essere una assidua frequentatrice del continente asiatico e ha potuto vedere di persona quanto gli elefanti abbiano bisogno di protezione e salvaguardia, quindi ha deciso di mettere al servizio della Elephant Foundation l’esperienza e la forza del gruppo da lei rappresentato.
Holly al termine del suo discorso ha scoperto il telo che copriva l’elefante creato da Stefano Pallito per la Virgin Active Italia, una statua di colore rosso, ispirata al mondo del fitness e ai valori aziendali del divertimento e dell’innovazione.
Mike Spits, Direttore Generale di Elephant Parade alla domanda sul perchè avesse scelto proprio il gruppo Virgin, ha risposto affermando che la forza del brand e i suoi valori sono in perfetta sintonia con l’idea creata e progettata da suo padre, coFondatore della fondazione.
All’evento era presente anche Kiki Van Ejik, designer internazionale rinomata per le sue istallazione alla Biennale di Venezia e al Salone del Mobile di Milano, che ha presentato il suo elefante di colore verde che vuole porre l’attenzione sulla degradante situazione che l’animale subisce all’interno dei circhi di tutto il mondo. Le altre statue presenti in città saranno dipinte da artisti del calibro di Carla Tolomeo, Karim Rashid, Rabarama, Alessandro Mendini e Barnaba Fornasetti.
Al termine dei due mesi di campagna, gli ottanta elefanti saranno messi all’asta ed i proventi andranno sia alla Elephant Foundation sia a Telethon che impegnerà questi fondi nella lotta contro le malattie genetiche.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Kensakuhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngKensaku2011-09-13 17:30:282011-09-13 17:30:28Virgin Active porta l'Elephant Parade a Milano
Problemi di di cuore? Avete bisogno di una spalla su cui poter piangere? Ci pensa l'uomo cerotto a consolarvi! '>
Amore finito? Tradimento? Singletudine perpetua? Insomma, avete qualche pena d’amore che non vi fa pensare ad altro? Se le vostre amiche non ne possono più dei vostri sfoghi non preoccupatevi, è finalmente arrivato l’uomo-cerotto!
L’idea di creare il sitohommepansement.comnon poteva che nascere nella romantica Parigi, e sta spopolando sia sul web sia sulla carta stampata.
L’idea è semplice: uomini disponibili 24 ore su 24 a consolare donne col cuore infranto.
Basta iscriversi, compilare il proprio profilo e scegliere l’uomo-cerotto di cui si ha bisogno. Si impostano l’età, gli interessi, la disponibilità ed ecco apparire una vasta scelta di “cerotti” per le nostre necessità!
Gli uomini-cerotto si rendono disponibili per consolarci, accompagnarci a fare una passeggiata, bere qualcosa, pranzare, andare al cinema, andare a ballare o solamente chattare, senza secondi fini! Ognuno di loro pubblica la propria disponibilità e i giorni in cui può offrire il proprio servizio e il gioco è fatto.
Il cerotto ha funzionato? Bene! Possiamo consigliarlo alle altre ragazze dal cuore infranto con un semplice click.
Il sito francese per ora ospita uomini-cerotto d’Oltralpe o di paesi di lingua francese (Canada, Belgio, Svizzera, Lussemburgo), quindi a noi italiane toccherà attendere la versione italiana. Per coloro che sanno il francese, però, resta pur sempre la chat e, non si sa mai… da cosa nasce cosa, e da una chat ad un volo per una passeggiata sotto la Torre Eiffel con un bel parigino pronto a consolarci il passo potrebbe essere breve 😉 Provare non costa nulla.
Voi uomini italiani sareste disposti a consolarci? Soprattutto, che ne direste di una donna-cerotto? 😛
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Ida Perrihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngIda Perri2011-09-13 17:00:112011-09-13 17:00:11Cuore infranto? Ci pensa l'uomo cerotto
Potevate non sapere fino a questo momento l’advert-iter (vocabolo coniato in questo istante) della globalissima Apple, ma scorrendo questo articolo avrete una preparazione quasi accademica sugli spot fondamentali e caratteristici degli “anni Jobs”.
1984
Apple entra in scena con il suo geniale personal computer Macintosh proprio nel 1984 (chiaro è il riferimento al romanzo di Orwell). Lo spot vuole palesemente comunicare il valore creativo alla base della vision aziendale, quel tocco di anticonformismo in grado di sorvolare le costrizioni del mercato.
Silhouettes
Altra geniale mossa di Apple è avvenuta al lancio dei lettori di musica digitale (l’ormai vecchio fratello Ipod). Il tripudio di sagome danzanti è ormai divenuto un’icona della cultura pop.
Mac vs. Pc
Se avete un Mac potete immaginare quanto sia difficile rispondere alla domanda: “Ma perchè preferisci Macintosh a Windows?”. La prima cosa che vorreste dire è: “Questo non ha mai visto un Mac e non può capire” ma non potete farlo e quindi cominciate il monologo della praticità, velocità, intuitività bla bla bla.
Presumo che Steve Jobs si sia posto il problema seriamente e abbia trasferito le caratteristiche del prodotto ai due protagonisti.
http://www.youtube.com/watch?v=Rxf-NV9-8oA
Te lo fa vedere il piccolino
Presentazione dell’ Ipod Nano
http://www.youtube.com/watch?v=8qP79rRzzh4
Citazioni
Colpisce ancora “Mac vs PC”: Apple in questo annuncio fa sì che l’occhialuto “PC” si arrampichi su una scala per apporre un preistorico “non” alla notizia. La metafora rende chiaramente il positioning.
Calamari
Non è uno spot, è semplicemente quello che puoi fare con un Iphone. La nostra mente è ipertestuale, e l’Iphone lo sa.
Ecco cosa avete segretamente pensato guardandoLo; “OMG”, nient’ altro.
http://www.youtube.com/watch?v=XKLx1ikNBvg
Il manifesto del pensiero “differente”
Last but not least.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Kiyoshihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngKiyoshi2011-09-13 16:00:122011-09-13 16:00:12I 10 spot Apple più belli dell'era Steve Jobs
Il prossimo 16 settembre si chiuderanno le iscrizioni per candidarsi all’ International Green Awards™ 2011!
Ebbene, iniziamo col dire cos’è questo International Green Awards™: è un programma di premi dedicati all’ambiente ed accreditati dalla Royal Society of Art, volti ad individuare in tutto il mondo le persone, le imprese, i governi che hanno realizzato le migliori iniziative green, che si sono distinte per l’innovazione, la creatività e l’effettiva sostenibilità.
E quindi per partecipare? Per partecipare basta seguire le indicazioni sul sito!
Le candidature potranno dirigersi verso ben 20 categorie differenti ( lista delle categorie disponibile qui), e non solo, altre 3 saranno dedicate alle celebrità più green, e quindi di miglior esempio; tra i vip nominati: Cameron Diaz, Gisele Bündchen, Leonardo DiCaprio, Miguel Bosè, Paul McCartney, Sting, …
Le candidature saranno scelte da un corposo panel di giudici internazionali – lista disponibile qui – che, il 5 ottobre annunceranno i semifinalisti, mentre i vincitori saranno annunciati durante la cena di galà che si il 24 novembre a Londra, presso il Museo di Storia Naturale.
Lo scopo finale dell’evento, ormai arrivato alla sua sesta edizione, è quello di far conoscere al mondo le storie di successo basate sul concetto di sostenibilità ed innovazione, così da ispirare tutti a fare lo stesso, sia nel piccolo delle singole persone che all’ interno delle imprese.
” The really important thing about the INTERNATIONAL GREEN AWARDS for me is that it highlights shining examples. It’s not about sustainability as a boring minimum standard to creep towards, but about soaring leaps of the imagination that can take us all forward.”
by John Grant , Sustainability Consultant & autore ‘Co-opportunity’.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Osakihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngOsaki2011-09-13 15:30:502011-09-13 15:30:50International Green Awards™: le iscrizioni chiudono il 16 settembre!
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