Google sfida Apple a colpi di app.  Un rumors di Robert Scoble su Google + rivela la notizia che ben presto vi sarà il lancio di Propeller, un'applicazione capace di trasformare i feed dei vari social network in un magazine completamente personalizzabile.

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Propeller, l'app targata Google che trasforma i social in magazine

Google sfida Apple a colpi di app: questo è quello che trapela da un rumor pubblicato su Google+ da Robert Scoble.

Dopo l’ingresso nel mondo social, a Mountain View si starebbe dunque lavorando ad un’applicazione capace di trasformare i feed dei vari social network in un magazine completamente personalizzabile, diretta concorrente di Flipboard, un’ app per iPad (e presto per iPhone) annoverata, tra l’altro come 2010 App of the Year. Sul web arrivano altre conferme e maggiori dettagli e si vocifera già il nome della novità  made in Google, Propeller, ma non si conosce ancora la data di lancio.

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5 Tools per creare facilmente un sito web!

 

Creare siti web non è esattamente la cosa più facile del mondo, anzi, è un campo in cui la preparazione sia da un punto di vista teorico che pratico è essenziale e indispensabile, bisogna inoltre essere originali e creativi.

Esistono però delle “scorciatoie” soprattutto per chi è alle prime armi, parliamo quindi di principianti che si affacciano allo straordinario mondo del web design e non hanno la minima idea di dove cominciare, certo è che la pratica e lo studio sono la prima cosa se si ha il desiderio di diventare dei professionisti, ma per iniziare a comprendere soprattutto visivamente il come e il perché di ogni elemento esistono strumenti che  possono tornare molto utili, magari anche a coloro che vogliono semplicemente crearsi un sito o un blog senza alcuna pretesa. Abbiamo così creato una raccolta di tool molto semplici da utilizzare!

Tumblr

Tumblr il tumblelog social network, molti ormai lo conoscono, ti permette di condividere tutto senza sforzi. Posta testi, citazioni, link, slideshow, musica e video. Tumblr rende naturale condividere tutto quello che trovi o crei e ti consente di personalizzare lo stile del tuo blog cambiando il codice HTML del tuo tema. Questa opzione è consigliata solo ad utenti avanzati, che non hanno problemi con la codifica manuale del linguaggio HTML. Altrimenti, ci sono centinaia di splendidi temi che puoi scegliere nel Giardino dei temi!

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Jimdo

Jimdo offre la possibilità di creare pagine e siti web operando in maniera visuale direttamente all’interno del browser. La piattaforma è basata su un CMS che permette di gestire sia l’impostazione grafica del sito sia l’inserimento e l’organizzazione dei contenuti. Come altri servizi simili, Jimdo è incentrato sulla semplicità d’uso, e permette di creare un sito web coerente senza ricorrere a linguaggi di programmazione come l’HTML.

La struttura del CMS impiegato da Jimdo predispone i siti web ospitati per una buona indicizzazione sui motori di ricerca. I Feed RSS ed una funzione di e-commerce sono integrati nel sistema. Jimdo permette anche la creazione di post cronologici offrendo quindi alcune funzionalità proprie dei blog. I collegamenti diretti a Twitter e YouTube sono automaticamente gestiti dalla piattaforma che ne mostra il contenuto in anteprima.

Webs

Webs consente agli utenti di creare e gestire il proprio sito, gli utenti possono utilizzare le applicazioni, pagine normali, e molte altre caratteristiche per migliorare la qualità del loro sito web. Webs offre due tipi di web hosting, uno per gli esperti e uno per i principianti. Gli utenti meno esperti possono scegliere tra una varietà di widget e  layout del sito.

Weebly

Weebly è un intuitivo site builder che sta creando milioni di siti web in tutto il mondo. Con la piattaforma di progettazione, gli elementi di contenuto, come testo, immagini, video e slideshow possono essere facilmente aggiunte attraverso una semplice interfaccia, drag & drop. E’ disponibile inoltre il pieno controllo dell’ HTML e del CSS per la massima personalizzazione.

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Wix

Wix è un site builder dinamico che permette la creazione di siti web flash gratis, widget e altri contenuti web attraverso l’utilizzo di un semplice drag & drop editor. Wix ti offre dei siti prodotti divisi per categoria, si ha così la possibilità di scegliere un template già confezionato, modificando solo ciò che ci interessa, oppure possiamo crearlo dall’inizio e avendo carta bianca si può dare modo alla nostra fantasia di creare qualunque cosa come più ci piace.

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E voi conoscete altri strumenti oltre a questi?

Se volete provarli i link qui in basso.

Facebook cambia di nuovo il profilo. Siete pronti? [VIDEO]

Grandi novità al F8, la conferenza dei developer di Facebook. A parte la notizia che Facebook ha più utenti e più engagement che mai (800 milioni di iscritti e 500 milioni di visite al giorno), la novità più significativa è sicuramente rappresentata dalle modifiche al profilo che sarà praticamente stravolto. Vediamo come.

Intanto il vostro profilo sarà più o meno così:

La timeline

Vale a dire un flusso di informazioni, scandite anno per anno, riguardo la tua vita a partire dal momento in cui sei nato. Informazioni che comprendono status update, foto, app e (questa è davvero bella!) i posti che hai visitato. Cosicché se ti va di rivedere le foto o leggere i tuoi stati di due anni fa, non dovrai metterti lì per due ore a cliccare su “post precedenti”.

Inoltre, potrai decidere tu cosa lasciare nella timeline in modo tale che chi visualizza il profilo potrà vedere le foto che ti caratterizzano di più e non, ad esempio, la solita cartolina di Natale in cui siete stati taggati in 30.

Il video che state per vedere renderà le cose molto più chiare:


Dove vanno le informazioni meno importanti?

Vanno dritte nel ticker, non spariscono. E potete aggiungerle alla timeline quando volete.

Nuove app per condividere le tue esperienze

Facebook aggiungerà delle nuove app, che potranno essere aggiunte nella timeline, per comunicare in modo più efficace cosa stai facendo e vedere cosa stanno facendo gli altri. Ad esempio, potrei scoprire che la mia amica Carmen sta guardando l’ultimo episodio di How I met Your Mother e quindi correre a vederlo anch’io.

La novità che farà forse storcere il naso a qualcuno è che una volta che avrai autorizzato un’app, quest’ultima potrà postare sul tuo profilo in ogni momento senza chiedere ulteriori permessi.

Il nuovo profilo con timeline sarà pronto nelle prossime settimane, preparatevi a nuovi grandi cambiamenti!

12 strategie di customer experience per fare la differenza

E’ risaputo, ci ritroviamo oggi a dover fronteggiare un consumatore sempre più evoluto ed esigente, che si aggrega in tribù, discute, sceglie e valuta in maniera sempre più complessa e sofisticata.

Le aziende sono costrette quindi a fornire più livelli di valore ai propri prodotti e servizi, avendo davanti un consumatore disincantato che va alla ricerca del contenuto simbolico dei prodotti.

La cosa importante è quindi fornire uno stock di fiducia al cliente andando ad agire sulla sua percezione del prodotto/servizio e sui costi di transizione (o switch), relativi cioè al passaggio con un nuovo fornitore, e di transazione, ovvero quelli connessi all’acquisto. Il contenuto simbolico dei prodotti diventa la leva fondamentale per fornire esperienza al consumatore e renderlo oggetto di processi di loyalty.

Da questo punto di vista, GLUE è la parola da ricordare: Giving Little Unexpected Extras. Ovvero offrire dei piccoli e inaspettati extra.

Ecco quindi una mini guida per poter creare valore aggiunto e conquistare un vantaggio competitivo: la prima cosa importante da chiedersi è: stiamo facendo qualcosa di eccezionale per i nostri clienti? Molte aziende offrono elementi aggiuntivi basandosi sulla matrice value/maintenance, che si dipana su alto e basso valore e alto e basso “mantenimento” del cliente.

Il valore concerne il cosa e il quando viene prestato l’elemento aggiunto, e il mantenimento concerne il come e a chi è offerto per raggiungere un vantaggio competitivo.

1 – Gli extra

Si possono offrire extra inclusi nel prodotto/servizio per emergere nella massa di concorrenti: ad esempio Southwest Ailinesoffre nel prezzo il bagaglio a zero costi aggiuntivi rispetto al prezzo del biglietto.

2 – Surprise!

E’ possibile offrire un extra sotto forma di sorpresa, un qualcosa che il cliente non si aspetta e che lo impressione in maniera favorevole: ad esempio ordinando un piatto di pasta al ristorante Maggiano’s se ne riceverà uno aggiuntivo da portarsi a casa!

3 – Campioni

Il sampling è da sempre un modo per poter avvicinare i clienti a prodotti che probabilmente non proverebbero o che, anche se curiosi di provare, non acquisterebbero per paura di esserne delusi. Ad esempio: ordinando una scatola di The Bigelow, incluso è possibile trovare un sampling di altri gusti da provare.

4 – Accesso ed inclusione

Una cosa fondamentale è far sentire considerato il cliente con cui ci si relaziona: importante è quindi fare in modo che una volta varcata la soglia del negozio/azienda esso si senta parte del team e della performance. Hard Rock Cafè da la possibilità al cliente di provare l’emozione di suonare una chitarra Gibson, trasmettendo fiducia e… rock!

5 – Per sempre

Cosa c’è di meglio nel dimostrare al cliente che il prodotto della propria azienda è il migliore in circolazione? Offrendo l’extra della “garanzia a vita” il consumatore si sentirà ben disposto nei confronti dell’azienda e sicuro del suo acquisto. LL Bean – azienda che produce scarpe e stivali, offre una garanzia a vita sui propri stivali ed arriva a sostituire il vecchio e usurato paio senza che il cliente debba sborsare nulla.

6 – Social

Spesso per dimostrare ai clienti il proprio valore bisogna puntare ad elementi social, che possono migliorare il rapporto con la comunità di consumatori e non. Plaza Cleaners è una catena di lavanderie che offre un servizio di lavaggio gratis a coloro che non hanno un lavoro e che devono sostenere un colloquio. Un buon modo per dimostrarsi generosi e rispettosi verso i propri clienti o verso coloro che, un giorno trovato un lavoro, si ricorderanno di quando Plaza Cleaners offrì un vestito pulito ed in ordine per aiutarli a raggiungere il proprio obiettivo.

7 – Dare seguito

Il follow-up dopo la vendita o prestazione di servizio è una cosa abbastanza comune, ma cosa succede se è il farmacista a chiamarci per chiederci come procede con la nostra salute?
Rite Aid è una farmacia che si occupa di chiamare i propri clienti per assicurarsi che il loro aiuto sia andato a buon fine e per dare consigli su come gestire la malattia.
Questo rappresenta un modo creativo di utilizzare uno strumento noto e diventato troppo spesso una scocciatura.

8 – Easy

Rendere più semplice l’utilizzo, l’acquisto, lo smaltimento di rifiuti e il mantenimento di un prodotto rende la vita più facile al consumatore e questo rappresenta un valore aggiunto a cui spesso è difficile rinunciare. Non di rado ci si ritrova a dover “litigare” per l’apertura di un pacco, a dover smistare i diversi materiali per la raccolta ecologica e il tutto diventa un allegato frustrante al prodotto: Amazon ha creato “l’imballo a frustrazione zero”, facilissimo da aprire anche senza cutter, è un involucro per gli svariati prodotti che permette anche la spedizione senza imballaggi aggiuntivi.
“Un minor sacrificio del cliente trasforma un servizio ordinario in un evento memorabile” [Pine&Gilmore, 2000]

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9 – In attesa

Spesso un cliente per ottenere il prodotto/servizio che desidera è costretto ad aspettare. Un’attesa che, alimentata dal desiderio di possedere la cosa o di usufruire del servizio, diventa estenuante. Importante è quindi prendersi cura del consumatore in questi momenti difficili e dimostrare una certa cura e comprensione verso di esso. Anche la sola e semplice esperienza di fare la spesa, cosa che rappresenta un peso nel 90% dei casi, può diventare qualcosa di unico e piacevole. Bristol Farms Gourmet Speciality Food è una catena di supermercati che fa funzionare i propri negozi come se fossero teatri. Musica, scenari accattivanti, performance dal vivo, guest star e grande coinvolgimento. La fila alla cassa in un luogo come questo diventa tutt’altro che noiosa!

10 – Ad hoc

Molti consumatori con esigenze “speciali” spesso si ritrovano a doversi sacrificare per mancanza di offerte ad hoc. Stanchi di doversi accontentare di beni e servizi standardizzati, vanno alla ricerca di un qualcosa che sia esattamente come desiderano.
I problemi alimentari rappresentano una delle tante esigenze speciali emerse negli ultimi anni: Rainforest Cafè, che già di per se coinvolge i consumatori in modo memorabile grazie ai suoi arredamenti in tema forestale, aggiunge alla sua offerta una cura extra a coloro che soffrono di allergie alimentari stimolando fortemente e positivamente le persone affette da questi problemi.

11 – Saper chiedere scusa

Sbagliare è umano e questo un cliente è in grado di capirlo, ma solo se si attuano strategie di contenimento del malcontento in maniera celere ed efficace. Troppo spesso le aziende non ammettono i loro errori, perdendo irrimediabilmente credibilità verso i propri clienti. Nurse Next Door, un servizio di assistenza sanitaria a domicilio, è solita addolcire eventuali piccoli disservizi portando al cliente una torta di mele, per scusarsi dell’inconveniente subito.

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12 – Quel qualcosa in più

Spesso basta usare un pò di creatività per accompagnare il proprio prodotto/servizio a qualcosa di speciale: American Express ad esempio, offriva ai suoi soci un foto-safari in Costa Rica, per far vivere ai propri consumatori un’esperienza difficilmente dimenticabile.

Questi sono solo alcuni esempi di come certe aziende, grazie alla creatività sono riuscite a distinguersi dai loro concorrenti fornendo un’esperienza memorabile ai propri clienti.
La cosa importante da ricordare è che “inscenare esperienze non significa intrattenere, ma coinvolgere e capire”, quindi Si alla partecipazione attiva e al coinvolgimento emotivo, mentale e fisico del consumatore.

Voi che ne pensate? Avete qualche altra azione intelligente da segnalare?

Il venture capital in Italia. Analisi, critiche e suggerimenti [INTERVISTA]

Oggi pubblichiamo parte di un’intervista a Nicola Redi, CTO di TT Ventures, realizzata i primi di agosto in occasione della presentazione della 10 to 6, l’international seed capital competition organizzata da Fondamenta SGR, M31, Vertis e Università dell’Aquila. Durante il nostro colloquio abbiamo approfittato del tempo gentilmente concessoci da Nicola Redi, per effettuare una breve panoramica sulla situazione del Venture Capital in Italia. Per correttezza nei confronti del lettore, ci teniamo a precisare che l’intervista, in alcune sue parti, non tiene conto delle operazioni di venture effettuate nei primi giorni di settembre e nemmeno del piacevole fermento culturale e di eventi registrati in questo inizio di autunno.

Buongiorno Nicola e benvenuto su Ninja Marketing, puoi darci un giudizio sullo stato di salute del VC italiano?

Dal punto di vista macro è oramai indubbio che lo scenario del venture capital in Italia è, in termini relativi uno tra i meno sviluppati in Europa oltre che nel mondo. Questo non significa però che non esistono opportunità interessanti anche in Italia perché di operatori che lavorano in questo ambito ce ne sono e sono tra l’altro operatori molto seri. Peraltro in Italia si registra la presenza di attori che operano su più livelli. A tal proposito vorrei rimandarvi ad un articolo del Sole 24 Ore, pubblicato ad aprile, all’interno del quale veniva effettuata la mappatura dei fondi di seed e venture capital regionali (estratti da una ricerca dell’ AIFI, ndr) dove si parlava di 508,45 milioni di euro stanziati per il finanziamento a startup e spinoff nell’anno 2011. Tutto questo a dimostrazione che se un problema esiste non è sicuramente attribuibile alla quantità di denaro a disposizione, soprattutto se teniamo conto che la ricerca dell’AIFI fa riferimento esclusivo ai finanziamenti pubblici.

Purtroppo però, in Italia, si registra un panorama ancora poco maturo per lo sviluppo delle attività di venture. La maggior parte delle agenzie di venture infatti, hanno un carattere generalistico che copre differenti aree tecnologiche. Questa condizione costringe i gestori a occuparsi contemporanemente di settori che spesso hanno poco a che vedere tra di loro come: cleantech, biotech, medical device, ICT ed altri campi. Nonostante ciò ogni operatore ha le sua caratteristiche, ed esistono delle specificità delle quali dover tener conto ogni qualvolta si decide di rivolgersi ad un venture capital.

A proposito del rapporto tra venture capital e startupper cosa ti senti di consigliare a tutti coloro che sono alla ricerca di un finanziamento?

Ciò che mi sento di consigliare alla comunità degli startupper nel momento in cui intendono rivolgersi ad un venture capital è un pò la stessa cosa che accade quando si va alla ricerca di un lavoro.  Se io sono un laureato in scienza della comunicazione è inutile che faccio domanda per un posto dove stanno cercando un direttore della produzione. Prima di rivolgersi ad un operatore di VC è sempre bene cercare di capire quale fondo può rispecchiare al meglio le proprie esigenze

Veniamo al rapporto tra classe dirigente e venture capital, puoi darci una valutazione su quanto la politica sta facendo per favorire l’attività del VC?

Probabilmente qualcosa si sta muovendo nel senso che ad esempio nell’ultima bozza circolata relativamente alla manovra finanziaria, l’art.31  propone una detassazione per gli investitori in fondi di VC per il quale l’attuale limite di tassazione sui proventi da investimenti in fondi di VC parrebbe azzerato (la manovra ha poi previsto anche incentivi fiscali per gli operatori che investono in fondi di venture capital dedicati a società innovative costituite da non più di tre anni e controllate da persone fisiche oltre che alla detassazione dei proventi derivanti dalla partecipazione, ndr). L’art 31 che c’è adesso sulla bozza della legge finanziaria è già una prima proposta molto interessante perché sostanzialmente va ad azzerare il regime di tassazione per gli investimenti in fondi di Vc quindi se questa è una proposta che viene approvata ben venga.

Si possono fare degli appunti sulla definizione di investimento in VC perché l’art. 31 cita imprese con meno di 36 mesi di vita e con meno di 50mln di fatturato e la cosa fa un po’ ridere perché in Italia quando si parla di 50 mln di fatturato non è proprio un’ operazione di VC. Mentre magari paradossalmente 36 mesi potrebbero essere pochi nel senso che ci sono tanti spinoff universitari che magari vivacchiano per i primi tre anni e poi gli ultimi due cambiano modello di business e li fanno un salto. Quindi si potrebbe anche pensare di abbassare a 10 mln il limite per l’operazione di VC ed estendere a 5 anni la vita della società.

C’è anche un’altra proposta sicuramente perfettibile perché ha, secondo me, degli aspetti tecnici che richiedono di essere rivisti però diciamo è molto interessante come dimostrazione di volontà ed interesse per il mondo della nuova impresa. Questa è la proposta di legge a firma Mosca-Lorenzin sulla costituzione di una banca per l’innovazione. L’idea del fondo dei fondi potrebbe essere un’idea interessante anche se però probabilmente in questo momento non servono altri soldi bensì un lavoro che tenda a migliorare l’esistente.

Qual è la tua opinione sul disegno di legge a firma Mosca-Lorenzin ed in particolare sull’istituzione di un fondo dei fondi?

Innanzitutto non credo che la prima azione debba essere incentrata sulla messa a disposizione di altri capitali per il VC. Probabilmente tra gli aspetti più deboli del disegno di legge vedo una certa confusione nell’impostazione, ovvero non si capisce se il fondo dei fondi lavora in una logica di prestito ai fondi o se invece stiamo parlando di un fondo vero e proprio.

L’altro aspetto non molto chiaro è che si parla di SGR e poi si definiscono gli advisor. A mio avviso non ha senso pensare che gli advisor siano beneficiari del finanziamento da parte della cassa depositi e prestiti perché il gestore del fondo è l’SGR e non l’advisor e quindi l’advisor non potrebbe e non avrebbe senso che ne fosse beneficiario perché non è lui a gestire il fondo. Questo è un altro elemento di confusione. Per
cui diciamo che quantomeno se l’idea è quella di fare un fondo dei fondi ben venga, ma andrebbe riscritta in maniera un po’ più conforme a quelle che sono le modalità operative di un fondo.

L’altro tema fondamentale che si pone quando si parla di fondo dei fondi è chi lo gestisce e quali sono le modalità di assegnazione dei fondi. Questo è un tema assai spinoso, soprattutto nel nostro paese, perchè si rischia di fare un grosso buco nell’acqua. In primis è spesso capitato che alcuni fondi si sono visti venire aggiudicati capitali pubblici dei quali poi non ne hanno saputo sfuttare l’utilizzo, mentre altre sgr sono state più reattive ed hanno saputo mettere a punto i fondi che lo Stato ha messo loro a disposizione. Questo solo per accennare al tema che poi chi gestirà questo fondo dei fondi non sarà questione marginale, ma dovrà essere adeguatamente presentata.

La mia impressione è che non avrebbe senso andare a trovare un operatore o comunque un gestore per un motivo molto semplice,  perchè sarebbe una scelta antieconomica. Se la politica intende istituire un fondo dei fondi e poi chiedere ad una sgr di diventarne il gestore e lasciare a questa sgr, in una logica privatistica, la decisione su quale altro fondo di VC dovrà erogare questi capitali non è scelta efficiente perché di fatto si andrebbe a pagare due volte le commissioni di gestione (perché le commissioni le prenderebbe la sgr che gestisce il fondo dei fondi e poi le prenderebbero le sgr che gestirebbero il fondo dei VC).

Che tipo di miglioramenti possono essere apportati al disegno di legge in particolare e quali azioni in generale suggerisci per lo sviluppo del settore del VC?

Un approccio possibile, invece, potrebbe essere la costituzione di una cassa depositi e prestiti guidata da un comitato di VC internazionali, selezionati per settori e massa di capitali investiti, ai quali verrà delegata la facoltà di decidere su quali progetti investire o meno.

Oltre a questa ci sono altre azioni che non sono in cantiere ma che sono altrettanto importanti e che vanno più nella prospettiva della creazione di una filiera. La prima sarebbe quella di potenziare l’intera filiera dell’imprenditorialità innovativa a partire dalla ricerca e dalle università. Ritengo infatti  che la ricerca accademica debba avere come finale inevitabilmente anche il tessuto industriale.

E qui vedo due direttrici sulle quali oggi, a mio avviso, bisognerebbe lavorare. Il primo punto è ad esempio quello di creare una nuova categoria di persone che siano si delle persone con grandissime competenze tecniche a livello di dottorato di ricerca, ma che abbiano anche una forte propensione imprenditoriale. Su questo punto per esempio si potrebbe pensare di introdurre elementi di formazione all’imprenditorialità negli attuali corsi di dottorato. Dei percorsi di dottorato che sappiano mescolare, in maniera equilibrata, elementi di ricerca tecnologica a competenze per l’avviamento di una startup. Questo sarebbe un approccio abbastanza innovativo a un dottorato di ricerca che potrebbe dare un notevole impulso a quella che è la generazione di idee imprenditoriali basate su nuove tecnologie portate avanti anche da persone che oltre ad essere ricercatori lo fanno già nello spirito imprenditoriale.

A valle, lato industria invece, io farei una riflessione che pochi fanno. Si pensa sempre all’uscita del fondo di VC nella forma dell’IPO. Se vai a vedere invece quelle che sono le statistiche in Eu e negli USA, scopri che l’IPO non è il primo motore dell’uscita del VC e se si deve pensare a un ritardo tra Eu e Usa questo ritardo non è tanto sull’IPO ma è enormemente più alto nelle uscite industriali, quelle che si chiamano trade sales.  Ecco questo percorso in Eu è più limitato che negli Usa ed è questo che negli Usa fa stare in piedi l’intero sistema delle uscite del VC. Quindi il vero motore della filiera del VC sarebbe quello di favorire le uscite perché le uscite sono quelle sulle quali i fondi fanno rendimento e che successivamente attraggono investitori, ancora più dei fondi pubblici.

Un altro suggerimento lo farei verso delle politiche che siano a supporto dell’acquisizione da parte di grossi gruppi multinazionali delle imprese che sono state oggetto di investimento da parte dei fondi di VC. A patto che a quest’azione di supporto sia vincolata  la permanenza della startup sul territorio italiano per un determinato numero di anni. Ad esempio l’istituzione di un fondo di garanzia che possa permettere alla multinazionale di fare un’acquisizione abbastanza vantaggiosa permettendole, utilizzando la leva del debito, di effettuare un investimento a basso costo. La permanenza sul territorio italiano della startup e della tecnologia stessa permetterebbe una ricaduta di competenze, oltre che di ricchezza economica, non indifferente nei confronti dell’ecosistema italiano.

Spesso negli ultimi mesi si è sentito parlare di bolla del settore ICT, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti in early stage, cosa ne pensi al riguardo?

A mio avviso non è che stiamo andando verso una nuova bolla perchè da un lato mi verrebbe da dire che sicuramente chi ha effettuato questi finanziamenti l’abbia fatto seguendo tutti i criteri del caso, non parliamo di signori digiuni della finanza. Dall’altro lato sicuramente c’è un effetto di moda intorno al settore dei social network (vedere anche l’ultimo vincitore del Techcrunch SF disrupt 2011, ndr) che secondo me stanno correndo per andare in borsa al fine di sfruttare questo effetto moda, e su questo potrei essere d’accordo che ci sia una potenziale bolla.

Personalmente io non ho un osservatorio privilegiato su web, media e ict perché non faccio investimenti su questo settore, (ma li faremo a breve). Però quello che vedo, in questo settore, è che ci sono tante iniziative abbastanza effimere anche da un punto di vista societario come per esempio delle società che prendono e che vivono intorno un’applicazione per iphone o poco più.

MAXXINWEB: questa sera l'arte entra a casa vostra! [EVENTO]

Vi starete chiedendo cos’è? vero?
MAXXINWEB è il ciclo di incontri organizzato da Telecom Italia e MAXXI- Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo – in cui sarà possibile incontrare i protagonisti della creatività!!!
State già infilando le scarpette da corsa per raggiungere lo show? Bhè, tranquilli rimanete in poltrona, questo evento è disponibile per il popolo della rete gratuitamente in streaming e on demand sul sito www.telecomitalia.com.
Pensate che si tratti di un evento a senso unico e vi immaginate catatonici a guardare lo schermo? Niente affatto!
Durante lo streaming sarà possibile interagire con gli ospiti attraverso l’utilizzo della livechat disponibile qui, e attraverso i presidi su facebbok e twitter…ragazzi questa è l’era dell’interattività, ed è arrivata anche per l’arte!
Il primo dei nove ospiti previsti per le altrettante serate è….il poliedrico pittore Luigi Ontani!

           

E questo non è che il fischio di inizio! I successivi incontri vedranno la partecipazione di numerosi interpreti dell’arte contemporanea…siete già curiosi?
bene il calendario completo lo trovate qui.
Allora vi siete nuovamente rilassati in poltrona? Perfetto, ma ricordatevi stasera alle 21.00 l’appuntamento è con MAXXINWEB!

Pocket Sommelier: una nuova sezione dedicata ai wine lovers sull'App Store!

Chi lo avrebbe mai detto che dopo anni di diete controverse, spesso sconsiderate, effetti di una cultura del benessere fisico esasperata e tesa alla continua ricerca di una linea perfetta, avremmo attraversato un periodo così florido per il settore Food&Beverage! Oggigiorno pare siano tutti interessati ad apprendere le ultime novità dal mondo enogastronomico. Accendendo la Tv (sono circa 20 i programmi esplosi quest’anno a tema culinario. Fonte Repubblica) si incappa ogni giorno in un nuova puntata in cui c’è quasi sempre un baldo giovane beccato con le mani in pasta. Come se le persone non avessero altra esigenza che sapere cosa mangiare di veloce a pranzo, o qual è il piatto che assolutamente non possono perdersi quando visitano le Langhe, oppure come preparare in modo perfetto uno spaghetto con la bottarga (sarà meglio quella di muggine o quella di tonno?), e poi quale sarà il vino perfetto da abbinarci? Domande che cercano risposte continue ad un bisogno perpetuo, come la fame e la sete.

In questo contesto, il mercato Mobile ha cercato di interpretare al meglio le esigenze e caratteristiche di questo nuovo tipo di domanda. In particolare all’interno di questa sezione, noi di Ninjamarketing ci siamo occupati nel recente passato di segnalare le più importanti novità nel campo del beverage applicato al mobile, parlando ad esempio delle migliori cinque apps per wine lovers disponibili per gli utenti iOs. Oggi scopriamo che su iTunes è nata una sezione completamente dedicata alle app per sommelier, chiamata Sommelier Tascabili.

La sezione al momento è ancora lontana da essere completata, ma già presenta una decina di ottime app che gli appassionati bevitori troveranno di sicuro interessanti. Oltre alle ottime e già ampiamente diffuse HelloWine, Wine Enthusiast Guide, Slow Wine e Vini d’Italia, ecco le 4 migliori riportate

iWinery (3,99 €, iOs)

Sarà indubbiamente gradita a tutti i professionisti, ma anche solo appassionati, che vogliono avere sempre con sé e a portata di mano tutte le etichette presenti nella propria cantina personale. Per ogni bottiglia può essere creata una scheda molto dettagliata, in cui è possibile inserire tutte le informazioni utili per creare catalogazioni personalizzate.

AG Wine Guide (2,99 €, solo iPad)

È come avere in pratica 20 libri sul vino tutti in una singola applicazione. Tutte le etichette presenti sono ottimamente recensite. Se sentite in bocca il sapore del vino che volete, ma non riuscite a trovarlo, date un occhiata qui. Se siete amanti del vino e volete sapere quale vino acquistare quando vi trovate in un negozio e al ristorante, grazie alla sua facilità di utilizzo questa app sarà davvero di ottimo aiuto.

WineStein (free)

Si caratterizza per due fattori importanti: è pratica e gratuita. Il suo motore di ricerca interno è davvero notevole, permette di “matchare” qualsiasi vino con la ricetta giusta. Sia partendo dai piatti, che dai vini. Informa sulla temperatura giusta a cui servire il vino, e il bicchiere migliore da utilizzare. Davvero un’app notevole da tenere a portata di mano per ogni occasione.

Cheese Wine (1,59€, solo iPad)

Per tutti coloro che amano trascorrere le proprie serate in compagnia di amici, buon vino e ottimo formaggio, Cheese & Wine prodotta da Max Allen e Will Studd la troverete geniale. Design molto accattivante, recensioni video con uno stile semplice ma al tempo stesso divertente,  articoli molto approfonditi sulle varie tipologie di prodotto. Trovare il giusto accoppiamento tra vino e formaggio non è davvero più un problema con questa app.

Ecco il link per scaricare le app direttamente dall’App Store online:

7 modi per gestire la reputazione del vostro brand online

Riprendiamo dal blog di Jeff Bullas un interessante articolo a firma di Nickolay Lamm (7 Ways to Protect Your Brand’s Online Reputation) sulla “brand reputation online”, e sui mezzi che le aziende possono concretamente utilizzare per difenderla.

Certamente, ognuno di noi ha provato almeno una volta a “googlare” il proprio nome. Dai risultati che tale ricerca genera possiamo farci un’idea della nostra “personal brand reputation”, ossia della reputazione che gli altri potranno farsi del nostro nome sulla base dei contenuti trovati. Chiunque abbia provato a gestire, modificare o migliorare quelli che sono i risultati prodotti dalla ricerca, ha sviluppato un’attività di “on-line reputation management”, e potrà essersi reso conto di quanto complessa sia quest’attività.

Una complessità ancora più significativa quando la gestione della brand reputation è legata ad un’azienda, che dovrà fare i conti con i contenuti ad essa legati diffusi da consumatori, clienti, ex dipendenti e la rete di contatti con la quale si relaziona giorno dopo giorno. Molti consumatori, oggi, si affidano proprio alla rete come fonte principale per le informazioni sui prodotti e i servizi da acquistare, potendo consultare le opinioni di altri consumatori che hanno espresso soddisfazione o delusione.

Nel difficile mare da navigare per le aziende, vengono in soccorso diversi strumenti che possono aiutare nella gestione della brand reputation. Ovviamente, è impossibile cancellare i contenuti negativi dal web, ma è possibile effettuare una “pulizia” dei contenuti, esaltando le esperienze positive della clientela soddisfatta e presentando un’immagine dinamica e vicina alla clientela. Vediamo quali sono questi metodi:

1. Utilizzo del Web 2.0

In pratica, si tratta di rispondere alle difficoltà generate dalle recensioni negative con la stessa arma. Alcune aziende invogliano il cliente soddisfatto a lasciare la propria esperienza positiva su siti specializzati, che hanno alto riscontro nei motori di ricerca; altre possono optare, ad esempio, per la creazione della pagina ufficiale di Wikipedia, con l’obiettivo di diffondere contenuti più specifici circa l’attività svolta. Bisogna però sempre tenere a mente che, nel caso di Wikipedia, la compilazione dei contenuti è libera e lasciata agli utenti, e in caso di effettive esperienze negative passate potrebbe rilevarsi un’arma a doppio taglio.

2. Youtube / Flickr

Oltre alla alta visibilità che i due servizi hanno nei motori di ricerca, caricare video ed immagini della propria azienda può generare un passaparola positivo tra i clienti, rilevandosi allo stesso tempo sia uno strumento di “bran reputation management”, sia uno strumento di pubblicità efficace. Ovviamente, è fondamentale per l’indicizzazione nei motori di ricerca che la scelta di un titolo del video e delle immagini recante il nome del brand.

3. Comunicati Stampa on-line

La diffusione di comunicati ufficiali on-line consente di gestire le notizie contraddittorie e spesso poco pertinenti che si susseguono nel web. Il comunicato ufficiale rappresenta una fonte di riferimento autorevole dalla quale trarre informazioni, così da proteggere il proprio brand, facendo scivolare in basso tra i risultati delle ricerche siti web e pagine poco autorevoli legate alla propria attività.

4. Social Network

La gestione corretta delle “pagine di profilo” sui diversi social network (come LinkedIn, Facebook o Foursquare) rappresenta oggi un elemento di forza fondamentale per le aziende più moderne, ma è anche un utile mezzo per la gestione della brand reputation, in quanto le pagine create saranno ben indicizzate sui motori di ricerca.

5. Citazioni su blog di successo

Legare il proprio brand ad un blog di primo piano, anche se non consentirà di eliminare dalle ricerche le recensioni negative, sarà fondamentale per incrementare la conoscenza e la reputazione del brand, generando visite e traffico sulle pagine ufficiali dell’azienda. Ottenere articoli o recensioni su blog di grande seguito, ovviamente, non è semplice e richiederà un’accurata gestione delle pubbliche relazioni sul web.

6. Richieste di rettifica

Forse è il metodo più diretto ed efficace per rimuovere i contenuti negativi dal web. In pratica, quando una recensione negativa appare eccessiva, o non corrispondente alla realtà, sarà possibile chiedere direttamente all’amministratore del sito la rimozione del contenuto, o al limite l’aggiunta di un articolo che si ponga in contraddittorio rispetto a quello già esistente, per bilanciare o rispondere alla critica.

7. Corporate blog

In pratica, l’evoluzione commerciale dei blog personali, con i quali pubblicare e diffondere informazioni e notizie inerenti l’azienda in generale, oppure uno specifico prodotto. Avere un blog ottimizzandone i contenuti contribuirà all’aumento della popolarità del brand, avvicinando gli utenti e dando importanza alla loro voce. Inoltre, essendo legato al dominio originale genererà traffico automatico, trovando un’immediato riscontro anche in termini di posizione nei motori di ricerca.

Risposta rapida ed efficace alle critiche, contenuti ufficiali, partecipazione e condivisione con i consumatori sono le chiavi del successo di un brand e della sua reputazione sul web, un elemento che è sempre più determinante per la crescita e lo sviluppo di un’azienda moderna.

Read Write Reality – Report dal workshop

Esplorazione teorica e pratica

Si è concluso venerdì scorso il workshop READ/WRITE REALITY, dedicato all’esplorazione delle possibilità dell’ubiquitous publishing e presentato da FakePress Publishing e Art is Open Source in collaborazione con noi di Ninja Marketing, Centro Studi Etnografia Digitale e l’Ostello Borgo Scacciaventi.

Realtà Aumentata, customizzazione di contenuti dinamici, ubiquitous publishing e relative tecnologie e metodologie sono stati i focus della 3+1 giorni di (intensa) attività sperimentale, coordinata da Oriana Persico e Salvatore Iaconesi. Questi concetti, che fanno parte dello stesso ambito tecnologico e pertanto vengono spesso confusi, utilizzano strumenti diversi per arricchire l’ambiente circostante con altri livelli di realtà che vanno concretamente a sovrapporsi a ciò che vediamo normalmente con i nostri occhi.

Io e un’altra trentina di persone, tra cui Laura Alessandrini ed Alessandro Sabatucci del Centro Studi Etnografia Digitale (che hanno collaborato nella stesura di questo post), abbiamo avuto modo di toccare con mano e, ancora meglio, di pubblicare realmente qualcosa per “aumentare” il territorio di Cava de’Tirreni.

Un film in Realtà Aumentata

La fase sperimentale del progetto ha prodotto un vero e proprio film in realtà aumentata contestualizzato e geolocalizzato a Cava de’Tirreni. Il filo conduttore assegnatoci era la rappresentazione degli ultimi attimi prima della fine del mondo (che, a detta dei Maya, avverrà nel dicembre 2012), con la presenza del caffè come elemento di continuità con il territorio.

Per avere più punti di vista simultanei, e quindi i livelli multipli di realtà, abbiamo formato dei gruppetti da 6 o 7 persone per realizzare dei piccoli cortometraggi, che poi sono stati pubblicati successivamente sulla piattaforma apposita.

Passeggiando nelle vicinanze (o all’interno) dell’Ostello Borgo Scacciaventi è possibile rintracciare i contenuti “aumentati” che abbiamo disseminato in giro con l’app dedicata Read Write Reality, che dovrebbe già essere disponibile sull’App Store.

Il workshop ha avuto anche un approfondimento antropologico/etnografico: un’esperienza di babà aumentato alla Pasticceria Leone di Calvanico.

Gli strumenti utilizzati

Le unità fondamentali sono stati i QR Code e Fiducial Marker. I QR Code sono codici a barre bidimensionali, che possono contenere diverse tipologie di informazioni (link, testi, indirizzi email) con l’obiettivo di facilitarne l’accesso tramite uno smartphone dotato di fotocamera. I Fiducial Marker sono oggetti bidimensionali utilizzati come segnaposto per elementi di realtà aumentata (volendo anche veri e propri oggetti tridimensionali). Utilizzando ad esempio una webcam ed un software adatto sarebbe possibile visualizzare l’anteprima di un prodotto direttamente sul suo packaging.

Per poter lavorare con QR e Marker abbiamo utilizzato una semplice piattaforma WordPress, dalle possibilità opportunamente “aumentate” (è proprio il caso di usare questo termine) con tre plugin: I primi due sono stati realizzati dallo staff di FakePress stesso, il terzo è stato scritto e sviluppato anche con alcuni partecipanti al workshop.

1- MACME, acronimo di “Multi Author Cross Medial Ecosystem”, è una piattaforma open source che trasforma un semplice blog WordPress in un sistema di publishing cross-mediale. Grazie a questo strumento, chiunque può produrre la propria pubblicazione cross-mediale in realtà aumentata e distribuirla autonomamente attraverso un sito, un ebook, un’app (per iPhone e iPad e a breve Android).

Una volta installato, il plugin consente al suo utilizzatore di inserire i propri contenuti come normali post di WordPress e, grazie a modifiche e funzionalità aggiuntive, di esportare output differenti; una particolare funzionalità specificamente dedicata alla realtà aumentata consente inoltre di generare automaticamente i QRcode e i Fiducial Marker desiderati, per rendere fruibili contenuti multimediali, in realtà aumentata ed esperienze interattive (video, foto, link, oggetti tridimensionali).

2- NeoReality è invece un browser per l’augmented reality (cioè un’applicazione che consente la visualizzazione degli elementi) completamente gratuito ed open source che usa siti costruiti in WordPress come CMS. Il suo obiettivo è, inoltre, quello di permettere di gestire, esprimere ed essere proprietari dei dati (invece di puntare su piattaforme che si basano su servizi esterni), ed avere così la giusta libertà di espressione, di informazione e di comunicazione.

3- Acquisite le conoscenze basilari dei plugin già citati, è stato sviluppato un nuovo plugin con l’ausilio del linguaggio di programmazione PHP.

Data actor, chiamato così perchè è un vero e proprio attore del nostro film in realtà aumentata, pur non essendo umano partecipa attivamente al progetto. E’ stato concepito specificamente per aggiungere un ulteriore livello di informazione sulla realtà aumentata, visualizzando a 5 metri di altezza tutti i tweet relativi ai tag di interesse (nel nostro caso quindi caffè e fine del mondo), con la possibilità inoltre di geolocalizzarli.

Conclusioni

Una visione più ampia delle potenzialità dell’augmented reality ci lascia immaginare uno scenario in cui qualunque elemento affianca alla propria funzione originaria quella di spazio per la comunicazione. I molteplici punti di vista che si possono correlare con la realtà aumentata sono la base fondamentale dell’aspetto etico dell’ubiquitous publishing, ovvero la sua democraticità. Chiunque può lasciare il suo segno, la sua impronta in qualsiasi luogo, con uno sforzo relativamente basso e costi risibili grazie all’open source.

Se vi interessa, potete scaricare il software kit del workshop qui.

NB: il babà aumentato è opera di Marius Mele.

Le 12 citazioni più belle di Steve Jobs sul business

Tra cuori spezzati e cali in borsa causati dal passaggio del testimone a Tim Cook come nuovo amministratore delegato della Apple, abbiamo deciso di continuare a tributare l’icona planetaria Steve Jobs, dimissionario da ogni carica operativa dall’azienda, con un post che raccoglie le sue parole che hanno fatto la differenza!

Vi proponiamo quindi le dodici citazioni migliori in fatto di business di colui che “ha colto la prima mela”.

Il motivatore

“Non perdete tempo a vivere la vita di qualcun altro. Siate affamati, siate folli”. “Don’t waste time living someone else’s life. Stay hungry. Stay Foolish”.

Il realista

“Non puoi semplicemente chiedere ai consumatori cosa vogliono e poi provare a darglielo. Non appena l’avrai costruito, loro vorranno qualcosa di nuovo”. “You can’t just ask customers what they want and then try to give that to them. By the time you get it built, they’ll want something new”.

Il buon imprenditore

“Le persone che lavorano sono la forza motrice che sta dietro al Macintosch. Il mio lavoro è creare uno spazio per loro, per pulire il resto dell’organizzazione e tenere tutto sotto controllo”. “The people who are doing the work are the moving force behind the Macintosh. My job is to create a space for them, to clear out the rest of the organization and keep it at bay”.

L’onesto

“Qualche volta quando innovi fai degli errori. E’ meglio ammetterli velocemente e continuare migliorando le altre innovazioni”.
Sometimes when you innovate, you make mistakes. It is best to admit them quickly, and get on with improving your other innovations“.

L’innovatore

“Accendi il cervello. Le nuove idee nascono guardando le cose, parlando alla gente, sperimentando, facendo domande e andando fuori dall’ufficio!”.
Kick-start your brain. New ideas come from watching something, talk to people, experimenting, asking questions and getting out of the office!

Il marketer

“Il sogno dei vostri clienti è una vita migliore e più felice. Non muovere prodotti, arricchisci le loro vite”. “Your customers dream of a happier and better life. Don’t move products. Enrich lives“.

Il modesto

“Noi pensiamo che il Mac venderà zillioni, ma non abbiamo costruito il mac per qualcun altro, l’abbiamo costruito per noi stessi. NOI eravamo il gruppo di persone che avrebbe giudicato se fosse stato grande o meno. NOI non saremmo andati fuori a fare ricerche di mercato. Volevamo solo costruire la cosa migliore che si potesse costruire”. “We think the Mac will sell zillions, but we didn’t build the Mac for anybody else. We built it for ourselves. WE were the group of people who were going to judge whether it was great or not. WE weren’t going to go out and do the market research. We just wanted to build the best thing we could build“.

Il decisore

“E’ solamente dicendo ‘no’ che puoi concentrarti sulle cose veramente importanti”. “It’s only by saying ‘no’ that you can concentrate on the things that are really important“.

Il profetico

“Questo  è uno dei miei mantra: concentrazione e semplicità. Il semplice può essere più forte del complesso. Devi lavorare duro per pulire il tuo pensiero e renderlo semplice. Ma alla fine ne vale la pena perché una volta ottenuto ciò, puoi spostare le montagne”. “That’s been one of my mantras – focus and simplicity. Simple can be harder than complex: You have to work hard to get your thinking clean to make it simple. But it’s worth it in the end because once you get there, you can move mountains.

Il non convenzionale

“Ai folli. Agli anticonformisti, ai ribelli, ai piantagrane, ai pioli rotondi nei buchi quadrati, a tutti coloro che vedono le cose in modo diverso – non amano le regole… perché solo coloro che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo lo cambiano davvero”. “Here’s to the crazy ones. The misfits, the rebels, the troublemakers, the round pegs in the square holes, the ones who see things differently – they’re not fond of rules…because the ones how are crazy enough to think that they can change the world, are the ones who do“.

L’ottimista

“Ci sono voluti tre anni per costruire il computer neXT. Se avessimo voluto dare ai consumatori ciò che dicevano di volere avremmo costruito un computer con cui sarebbero stati felici per un anno, ma non qualcosa che vorrebbero adesso”. “It took us three years to build the NeXT computer. If we’d given customers what they said they wanted, we’d have built a computer they’d have been happy with a year after we spoke to them – not something they’d want now”.

L’ingegnoso

“Il design non è come sembra o come appare. Il design è come funziona”. “Design is not just what it looks like and feels like. Design IS how it works“.

Dodici attributi per l’uomo che ha saputo conquistare la fiducia di milioni di persone proprio grazie all’amore incondizionato verso il proprio lavoro, quell’amore stesso che l’ha portato a ritirarsi in sordina con un’accorata lettera agli azionisti . E con questo “nuovo inizio” noi abbiamo scelto di chiudere: “I più brillanti e innovativi giorni di Apple siano davanti a noi e io guardo avanti per contribuirne al successo in un nuovo ruolo”.