Nei giorni scorsi ha fatto molto parlare l’azione dimostrativa di alcuni attivisti americani, che la notte fra il 17 e il 18 settembre hanno cominciato un’occupazione di fronte alla sede americana in Wall Street, New York.
L’azione, rivendicata anche dal gruppo di hacker Anonymous, dopo un iniziale interesse da parte dei media tradizionali, è stata via via tralasciata e dimenticata, facendo passare in primo piano le ultime novità sulla grande crisi economica globale e sulle contromisure adottate dai governi di tutto il mondo per contrastarla.
Questa perdita d’interesse, causata in primis dall’accelerazione del processo informativo, non è passata inosservata agli utenti di Facebook, i quali hanno cominciato a chiedere a gran voce alle grandi testate americane di tornare a raccontare ciò che stava capitando sui marciapiede in Wall Street.
Non solo: molti utenti hanno cominciato a lavorare, attraverso la pubblicazione di post sulle proprie bacheche personali, per organizzare in altre città americane azioni simili, che possano emulare le gesta degli occupanti di New York e avviare un fenomeno sul modello degli Indignados spagnoli.
Un po’ come avvenuto con le grandi rivoluzioni nel Medio Oriente degli scorsi mesi, insomma, la social sfera diventa centrale per comunicare, avviando veri e propri fenomeni sociali.
La democrazia e la partecipazione possono prendere nuovo vigore anche grazie all’aiuto della social sfera? Tante volte ci siamo posti questa domanda: episodi come questo sembrano confermare una volta in più questa ipotesi.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Francesco Gavatortahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFrancesco Gavatorta2011-09-30 11:30:222011-09-30 11:30:22L’occupazione di Wall Street comincia su Facebook
“Nel momento in cui si toccano i diritti fondamentali, non è questione di essere più o meno pessimisti, più o meno critici, ma ci sarebbe veramente un’accelerazione verso la chiusura di quelli che si chiamano spazi di democrazia e libertà”.
La norma che il Parlamento si appresta (con tutta probabilità) ad approvare, e che dispone che
“Per le trasmissioni radiofoniche o televisive, le dichiarazioni o le rettifiche sono effettuate ai sensi dell’articolo 32 del testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177. Per i siti informatici, livi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, e dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono”
contiene in sè un principio che potrebbe rivelarsi liberticida: obbligare chiunque sia titolare/amministratore/responsabile di un ‘sito informatico‘ – definizione quanto mai vaga ed omnicomprensiva – a rettificare entro 48 ore, dietro semplice richiesta, qualsiasi dichiarazione/informazione diffusa o pubblicata, senza alcun previo accertamento della legittimità della richiesta stessa. In mancanza, il soggetto inottemperante può essere calpito da una senzione fino a 12.000 euro.
Il testo, e la disposizione in esso contenuta, erano stati approvati al Senato con modifiche nel giugno dello scorso anno, e quindi trasmessi in seconda lettura alla Camera. Ma anche il web a volte dimentica; e così il testo del Disegno di Legge ed il comma 29 erano stati consegnati ad un temporaneo oblio, lontani dai riflettori.
All’inizio dell’anno, e ancora di più prima dell’estate, in piena crisi economico-finanziaria, improvvisamente ‘l’affaire intercettazioni’ ritorna in cima alla ‘agenda politica’ del Paese. Nuova luce per il disegno di legge, e con esso per le tante polemiche: ‘la norma non si applica ai blog ed ai siti amatoriali’, ‘la norma verrà emandata’, ‘ancora la fabbrica dell’indignazione all’opera’. Tanti ne hanno scritto in questi giorni, illustri editorialisti, esperti di internet, giuristi come blogger. Ogni voce ha espresso opinioni, idee, interpretazioni.
Il problema, che sembra sfuggire a chi dovrebbe guidarci, è che l’informazione online o, meglio, la libertà di manifestazione del proprio pensiero, al di là del principio di responsabilità – per cui ciascuno risponde delle proprie affermazioni, e su cui nessuno discute – non è esattamente la stessa cosa di un giornale online, di una testata, di un sito professionale. Assoggettare blog e siti amatoriali alla medesima disciplina prevista anche per i ‘padroni dell’informazione’ non tiene nella benchè minima considerazione le differenze strutturali, dimensionali e operative tra gli stessi, giocando a loro favore e danneggiando chi ha fatto dell’informazione e della comunicazione semplicemente un (legittimo) hobby.
Il blogger vorrà rischiare? o, invece, per paura di incorrere nella sanzione deciderà semplicmente di rettificare, senza approfondire e valutare la richiesta, considerando anche le poche – 48 -ore a disposizione?
Il web ha fatto risuonare le sue mille voci, con quella libertà che ha trovato la sua massima espansione proprio nel web stesso, in quelli che Rodotà ha definito ‘spazi di democrazia e libertà‘: ciascuno con la possibilità di affermarsi, al di là del denaro, della classe sociale di appartenenza, al di là delle opportunità che la vita a volte ci offre e spesso ci nega. A volte, semplicemente spazi: forum, blog, siti personali, ‘naturali’ amplificatori delle possibilità comunicative di ciascuno di noi.
Non è proprio questa la ricchezza che si vuole salvaguardare?quella che chiamiamo libertà della rete, e che è necessariamente libertà delle persone nella Rete.
E’ corretto, non dico il contrario, prevedere limitazioni alla diffusione delle intercettazioni – e lo dico da avvocato non penalista, quindi pronta ad essere smentita in qualsiasi momento da chi è più esperto di me – ma tale limitazione deve essere realizzata con appositi strumenti normativi, non certo comprimendo la libertà di espressione con modalità simili o analoghe a quelle previste dal comma 29.
Al di là del contenuto di questa specifica norma, della presunta imperizia che vi si legge o della possibile intenzione (censoria) che ne trapela, la chiusura degli spazi di democrazia e libertà non può essere avvallata in alcun modo e per nessuna ragione. Nè da questa, nè dalle norme che, forse, a questa seguiranno. E’ un principio chiaro quanto assoluto.
Ai governi di tutto il mondo, l’arduo compito di interretarlo ed applicarlo.
A noi, quello di farlo rispettare, ove fosse necessario. Dalla piazza vera – come quella di ieri a Roma – o da questa (piazza) virtuale.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Wiki Kinetic-Kindredhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngWiki Kinetic-Kindred2011-09-30 11:00:252011-09-30 11:00:25La norma 'ammazza-blog': quanto c'è di vero [DIRITTI DIGITALI]
Non riuscite a staccarvi dai vostri programmi culinari preferiti? Su iTunes il meglio dell'offerta tv da portare sempre con sé.
Un notevole articolo, uscito alla fine della scorsa estate sul The HuffingtonPost online, riportava un attento studio promosso da Google’s AdMob sulle modalità di utilizzo effettivo che gli utenti fanno del proprio tablet, ma i risultati sembrano tutto sommato scontati.
Le attività più popolari infatti sono il gaming, seguita dalla ricerca di informazioni e dal controllo della posta. Leggermente più distaccati troviamo l’utilizzo del tablet per leggere news, acquistare e leggere libri. Inoltre, viene utilizzato più spesso a casa che a lavoro, e soprattutto nelle ore notturne.
Il “Post-PC World” prefigurato da Steve Jobs insomma, sta prendendo vita. Infatti, sempre secondo i dati della ricerca citata all’interno dell’articolo, un terzo degli intervistati ha affermato passare più tempo con il proprio tablet che davanti alla TV. La spiegazione? E’ in un’altra ricerca, presente in quest’articolo, in cui si afferma che il 50% dei possessori di un tablet lo utilizzano come device primario per vedere tv e video di vario tipo e, cosa ancora più straordinaria, si legge sempre nell’articolo che lo si usa in questo modo tanto fuori casa che in casa.
Non stupisce pertanto la ricchezza di contenuti con cui cresce l’offerta dei TV SHOW di iTunes Store. E allora per tutti gli utenti iOs ecco quali sono 5 tv shows per food lovers che assolutamente non possono mancare sul vostro iPad insieme alle vostre food app preferite.
Cake Boss: Next Great Baker
Probabilmente il cake designer più famoso al mondo. Da quando Buddy Valastro, l’italo americano proprietario della Carlos Bakery nel New Jersey, ha deciso di aprire le porte della sua cucina alle telecamere si è scoperto non solo un grande pasticcere, ma uno straordinario showman. Successo riscontrabile anche su Facebook dove la sua pagina fan conta oltre 3 milioni di MiPiace e centinaia di interazioni al giorno. Assolutamente imperdibile.
Anthony Bourdain – No Reservations
Meno famoso nel Belpaese ma altrettanto strepitoso è certamente No Reservations di Anthony Bourdain, chef franco-americano divenuto celebre grazie al best seller Kitchen Confidential, il suo libro più venduto in cui eviscera con un tono tra l’ironico e il sanguinario, vita morte e miracoli di uno chef newyorkese. Questa serie però è stata estratta da un altro suo libro, anch’esso bestseller, Viaggio di un cuoco in cui, con tanto di troupe al seguito, si è girato mezzo mondo culinario, dalla raffinata cucina kaiseki giapponese a quella portoghese conviviale e sostanziosa.
Kitchen Nightmares e MasterChef
Parlando di programmi culinari non si può fare a meno di citare quelli che vedono protagonista Gordon Ramsey. Lo stesso Bourdain (si, lo chef sopracitato) non ha potuto esimersi nel citarlo nel suo Viaggio di un cuoco, come uno dei più importanti chef del panorama internazionale, in grado di far rivalutare la cucina inglese da sempre sottovalutata, quando non snobbata. Inoltre, anche nel suo caso parliamo di un personaggio capace di bucare letteralmente lo schermo. Di essere sistematicamente prima odiato e poi letteralmente amato tanto dal pubblico che dai malcapitati protagonisti delle puntate. E per chi vuole proprio chiudere il cerchio, oltre ad acquistare il tv show può scaricare la versione videoludica di Hell’s Kitchen, tanto per sapere cosa si prova ad essere sotto il comando di Ramsey.
Chefs vs City
Se ancora non lo conoscete, Chef vs City lo troverete geniale. Può essere considerato uno dei programmi di punta della scorsa stagione televisiva di Food Network, il canale televisivo statunitense completamente dedicato al cibo. Lo show è basato sulle avventure in giro per gli States delle due star del programma, gli chef Aaron Sanchez e Chris Cosentino, che vagano di città in città sfidando vari chef locali in gare da cucina davvero poco convenzionali. È un reality ma sembra una vera e propria serie tv. Da tenere sempre a portata di mano.
Ecco i link per reperire facilmente gli show citati nel post:
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Kato Sushihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngKato Sushi2011-09-30 10:30:482011-09-30 10:30:48I migliori 5 Tv Show per Food Lovers da gustare su iPad e iPhone
In un mondo sempre più veloce, social e interconnesso a volte sono ancora i libri a stupire e a darci le dritte giuste per capire meglio quello che ci circonda. Quasi un paradosso, insomma: ci facciamo guidare dalla carta – un supporto da molti considerato troppo statico per riuscire a fermare i mutevoli meccanismi della rete – per andare alla scoperta delle linee guida del mondo virtuale e mutevole della rete per eccellenza.
Una delle ultime fatiche letterarie di Susan M. Weinschenk – Neuro Web Design. L’inconscio ci guida nel web, Apogeo – non è solo un libro conciso e illuminante, ma anche una vera e propria guida per chi utilizza la rete per promuoversi o promuovere qualcosa. Il punto su cui questo libro si focalizza, infatti, è proprio quello della promozione e del marketing attraverso la rete. Nodo cruciale dei nostri tempi, troppo spesso sottovalutato o preso alla leggera.
Il punto di partenza di Neuro Web Design è essenzialmente scientifico. Dalle più recenti ricerche in campo neuroscientifico e della psicologia sociale si passa a spunti applicativi, che suggeriscono ad esempio come rendere lo spazio web appetibile al cervello dei lettori, oppure come riuscire a motivare l’acquisto. Susan non parla solo a coloro che gestiscono portali, blog o attività e-commerce ma anche ai consumatori.
Come convincere online: 11 punti chiave per riuscire a parlare a tutti.
1 – Susan M. Weinschenk parla chiaro: comunicare in modo efficace attraverso la rete può essere semplice ed alla portata di tutti, ma ci sono comunque delle regole da rispettare. Improvvisare non è mai la scelta migliore. 2 – Cercare di parlare a tutti le tre tipologie di cervelli: antico, intermedio e recente. Sono proprio i primi due, più emotivi ed irrazionali, a prendere le decisioni per primi. Il concetto è abbastanza semplice: gran parte delle nostre scelte sono dettate dalla pancia, non dalla testa. 3 – Per quanto ognuno di noi punti ad essere originale ed unico, il desiderio di appartenenza e validazione sociale fanno si che le opinioni altrui, così come le recensioni, i dettagli e le storie personali rivestano un ruolo importante nella scelta di prodotti e servizi. 4 – Concessione e condivisione: se si regala qualcosa a qualcuno, questi sarà più propenso ad ascoltare. Il principio, forse un po’ subdolo, è quello che alle persone non piace sentirsi in debito. 5 – Sfruttare la paura della scarsità. Più che informazioni che cerchiamo sono difficili da trovare, più il loro valore cresce. Questo vale anche per i prodotti: la scarsità infatti è percepita come un fattore che indica maggiore qualità e giustifica un prezzo più alto. 6 – Immediatezza: il primo prodotto presentato ha un vantaggio sugli altri, indipendentemente dalla qualità. Bisogna inoltre tenere conto del fatto che troppe possibilità, invece di favorire la scelta, riducono la nostra capacità di ragionamento e ci fanno sentire spaesati. 7 – Pericolo, cibo e sesso sono le chiavi per sfruttare al massimo il potenziale del viral marketing. Questi tre argomenti, che rispondono ai bisogni primari per garantire la sopravvivenza, sono proprio quelli che richiamano maggiormente la nostra attenzione. 8 – Proporre storie che rispecchino quello che persone si raccontano di loro stesse. Il sostanza, è importante essere coerenti sia per quanto riguarda gli acquisti – della stessa marca oppure dallo stesso sito – che le recensioni – inserendo dati reali che dimostrino un impegno reale da parte dell’utente. 9 – Non dimenticare i punti cardine della pubblicità tradizionale: somiglianza, fascino e bellezza. 10 – Paura della perdita, diversa dalla paura della scarsità presentata al punto 4. Se acquistiamo un certo livello, non amiamo perderlo. 11 – Più immagini e meno parole. Le immagini evocano mondi e storie, le parole annoiano. In particolare, le storie risultano essere il modo migliore per elaborare e immagazzinare informazioni, soprattutto se possiamo dividerle in blocchi più piccoli con informazioni limitate e facili da assimilare. 12 – Diventare social.
Se tutto questo non vi è bastato, sappiate che il lavoro di Susan M. Weinschenk non si ferma qui. L’autrice, infatti, ha messo la sua esperienza trentennale nel campo della psicologia a disposizione degli utenti, delle aziende e-commerce e di tutti coloro che desiderano approfondire i temi trattati dai suoi libri.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Kumikohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngKumiko2011-09-30 10:00:392011-09-30 10:00:39Neuro Web Design: anche l'inconscio ci guida nel web, non sottovalutiamolo
E’ già successo per gli smartphone, ora finalmente anche i tablet hanno un prodotto accessibile a una larga fascia di pubblico. Kindle Fire di Amazon è stato lanciato da pochissimo e ha già ottenuto una risonanza notevole sul web, qualcuno lo ha definito iPad killer, ma c’è molto di più da dire. Facciamo intanto una carrellata sul prodotto.
Kindle Fire
7 pollici, processore Texas istrument dual core da 1 GHZ, 8 GB di spazio e connessione WI-Fi, Androd 2.3 (a fondo pagina trovate tutte le specifiche), ma essere low cost ha un prezzo: il tablet infatti non ha né fotocamera né possibilità di connettersi in 3G. Nonostante la grave mancanza della connessione in mobilità, il tablet rimane il miglior prodotto per il rapporto fra qualità hardware e prezzo. Sono già aperte le prevendite, ma per ora limitatamente agli USA
Il cuore spezzato di Android
Il tablet ha al suo interno una versione fortemente modificata di Android 2.3 ma la cosa più interessante è che Amazon abbia di fatto deciso di non avere sul suo prodotto il market di Android. Nessun accesso sarà dunque presente al market e c’è già chi pensa a un effettivo Jailbreak. Ecco perchè la nuvola di Amazon diventa, secondo noi, sempre più nera. In tutto il progetto Kindle Fire, non c’è nessun riferimento a Google né a livello di App né a livello di SO.
Ciò che però è chiaro è che Amazon ha voluto rimuovere ogni riferimento a tutto l’universo Google. Si potrebbe sostenere che questo prodotto non sia dunque un problema per Apple, ma un rischio molto più grosso per l’ormai confermato sistema Android. L’Amazon experience, con tutti i vantaggi di un cloud integrato potrebbe soppiantare la google experience? Google si muoverà in questo senso in futuro?
La nuvola (nera) di Amazon
Una delle caratteristiche di questo tablet, è la perfetta integrazione con tutti i servizi di Cloud computing. Con il nuovo browser Amazon Silk, Kindle fire sarà praticamente il centro di Amazon Appstore, Kindle Store, Amazon Cloud Storage e Whispersync. Le funzionalità sono molto interessanti, purtroppo però vedremo il primo caso di Android non “open” essendo il passaggio dai sistemi Amazon di fatto obbligatorio. Sia chiaro, non parliamo di Apple, ma sarà necessario passare per forza da Amazon per procurarsi contenuti, che faranno perno sul cloud, tecnica simile a quella che usa Apple con iPad e iPhone.
Amazon sta creando di fatto un suo ecosistema, esattamente come la mela morsicata sta facendo da anni, ma su base Android. E’ un triste giorno per i fan del carattere open del robottino verde.
Nuovi scenari
L’uscita del primo tablet low – cost è di certo da ricordare a prescindere dalle decisioni prese su Android. Basta lasciare correre la fantasia solo per un attimo per vedere una diffusione altissima dei tablet con tutto ciò che ne consegue. Non di meno, altri produttori si potrebbero lanciare nel produrre tablet con prezzi simili, senza dimenticarci poi delle interazioni con tutti i contenuti editoriali di Amazon. Forse il Kindle fire riuscirà a fare quello che i vari ebook reader non sono mai riusciti a fare, portare la stampa digitale a vette di diffusione ancora inesplorare?
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Fukibarihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFukibari2011-09-30 09:15:382011-09-30 09:15:38Kindle Fire, il Tablet low cost ingabbia Android
Vorrei introdurre questo articolo riportandovi una citazione di un uomo che è stato il simbolo del passaggio alla modernità. Marinetti scriveva : “La massima originalità, la massima sintesi, il massimo dinamismo, la massima simultaneità e la massima portata mondiale. Ecco che cos’è la pubblicità”. Queste parole sembrano rappresentare esattamente la raccolta dei migliori annunci su carta stampata che abbiamo deciso di proporvi. E voi, siete d’accordo?
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Makan-huekahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMakan-hueka2011-09-30 09:00:202011-09-30 09:00:20Una raccolta di Adv per trovare ispirazione
Periodo di grande esaltazione per le fashion victim di tutto il mondo: New York, Londra, Milano e Parigi presentano le collezioni primavera estate 2012 ed è tutto un fiorire di streaming, foto di streetstyle e celebrity che vanno alle sfilate.
Ma c’è di che gioire anche per i social media startegist, i blogger e i marketer, perché la virata digitale della moda sembra inarrestabile. Ecco due nuove manie e due iniziative del digital fashion.
Il fenomeno: Instagram
Per chi ancora non la conoscesse, Instagram è l’app di photosharing del momento, che consente di condividere velocemente, applicando dei filtri, le fotografie. Sono già 10 milioni gli utenti attivi: prima sono arrivati i “narcisi”, poi gli artisti e i fotografi, infine le maison di moda. Che durante le settimane della moda in particolare, hanno condiviso in real time backstage e sfilate attraverso questa app.
Instagram ha un grande pregio: oltre a generare dipendenza emotiva per chi la usa, ha il potere di conferire un’allure particolare a ciascuno scatto. Se a questo aggiungete il fascino naturale che la moda ha per gli appassionati… il gioco è fatto. I brand più attivi, neanche a dirlo, sono Dolce&Gabbana, Gucci e Burberry, ma anche riviste italiane come Donna Moderna, che durante la settimana della moda milanese ha lanciatoInstaglam e il contest #accessoriami, che ha coinvolto moltissimi di igers, che hanno scattato foto agli accessori più particolari in giro per la città.
Burberry e il live twitting della sfilata
Durante la Settimana della moda di Londra, Burberry – brand da considerare vero e proprio pioniere digitale – oltre a trasmettere l’ormai classico streaming ha lanciato il live twitting della sfilata: pochi minuti prima che i look sfilassero in passerella, foto e descrizione venivano lanciati online sul profilo ufficiale del brand. In genere sono i blogger invitati ai fashion show a fare cose del genere. Burberry vuole forse lasciarli disoccupati?
Un esperimento originale, che conferma la naturale evoluzione del brand da semplice marchio di moda a media company 3.0, in grado di parlare alla testa, al cuore e alla mente suoi fan/follower, con il potere dell’immagine e – aspetto non trascurabile – della parola.
Tumblr e la New York Fashion Week
Tutto ha inizio con la Settimana della moda di Febbraio 2011, quando lo staff di Tumblr chiama a raccolta i fashion blogger americani per raccontare le sfilate su Tumblr. L’iniziativa ha avuto successo, tanto da essere ripetuta durante la settimana della moda Primavera Estate 2012, che ha portato con sè non poche polemiche.
La piattaforma di social blogging ha stilato un vero e proprio tariffario che ha sottoposto ai brand: dai 150.000 ai 350.000 dollari per sponsorizzare la pagina di tumblr dedicata alla moda (tumblr.com/tagged/fashion) e 10.ooo dollari per eventi con blogger selezionati da Tumblr non solo per l’ampiezza della loro audience, ma per la capacità di creare contenuti.
I brand, però, hanno risposto picche – anche perché Tumblr non fornisce statistiche, e ciò rende un investimento di tale portata non monitorabile fino in fondo.
Come nella scorsa stagione, infine, Tumblr ha garantito copertura mediatica attraverso 20 blogger selezionati che hanno postato sul canale tumblr.com/NYFW, arricchito anche dai contributi provenienti dai Tumblr di magazine come Vogue, GQ e Glamour.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Kahimi Shimahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngKahimi Shima2011-09-29 18:18:532011-09-29 18:18:53Fashion e social network, 3 storie che potresti esserti perso
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Immagine concessa da Hemera
Hai presente quelle giornate grigie in cui vedi proprio tutto nero perché sei rosso dalla rabbia? Quelle in cui hai bisogno di uscire a far shopping per tirarti un po’ su ma non puoi perché sei al verde? Puoi sventolare bandiera bianca e tornartene a letto oppure… puoi provare a cambiare colore.
I colori influenzano inconsciamente molti aspetti della nostra vita, condizionando la nostra percezione della realtà. Questo fenomeno, caro alla psicologia dei colori, descrive un significato psicologico oggettivo.
Secondo i teorici della materia, il cervello umano percepisce ed elabora i colori in meno di un secondo, catalogando istantaneamente una sensazione come positiva o negativa. Lo stimolo-colorato e la risposta-emozionale si suddividono in due grandi macrocategorie, gradevole e sgradevole, che sono capaci di condizionare comportamenti e scelte successive. Per questo selezionare il colore adeguato al proprio progetto di comunicazione e pubblicità (sia esso un sito internet, un packaging o una pagina stampa) è un passo importantissimo che va assolutamente ponderato per bene.
Dai un’occhiata a questa carrellata di significati trasmessi dai colori principalmente usati in comunicazione, e scegli la tonalità giusta per parlare al tuo target.
Nero
Immagine concessa da iStockphoto
Il nero si lega imprescindibilmente ai concetti di eleganza, formalità, e – nella nostra cultura occidentale – anche alla morte. É un colore che può ricordare le tenebre e quindi per i piccoli fa rima con mistero e paura.
Usato opportunamente dà la sensazione di prospettiva e profondità, ecco perché è molto usato da artisti visivi e fotografi. I web designer lo usano volentieri per mettere in luce (per contrasto) le sezioni della pagina a colori, poiché ne evidenzia i particolari talvolta a discapito della leggibilità. In combinazione con colori caldi conferisce al design più aggressività.
Bianco
Immagine concessa da iStockphoto
Contiene tutti gli altri colori, esprime bene la totalità. É ideale per parlare di un nuovo inizio, di un passaggio verso qualcosa di nuovo. É associato alla calma, purezza e verginità. Col suo antagonista, il nero, simboleggia la dualità: l’eterna lotta tra bene e male.
Ci parla di sicurezza, purezza e pulizia. Suggerisce semplicità nei prodotti tecnologici. É un colore appropriato per organizzazioni di volontariato. E’ associato ad ospedali, dottori e sterilità, quindi si può usare anche per suggerire sicurezza e conoscenza. Nei siti web il suo utilizzo è aumentato notevolmente soprattutto come sfondo. Favorisce la leggibilità dei testi, esprime rigore e da risalto ai contenuti.
Rosso
Immagine concessa da iStockphoto
E’ passione e vita. È il colore del sangue che ci scorre nelle vene. E’ uno stimolante sia fisico che emotivo e rappresenta bene desiderio e amore. Viene spesso a simboleggiare la forza, la potenza, l’energia o il pericolo e, immancabilmente, l’erotismo (basti pensare alle pubblicità di rossetti con carnose labbra rosso ciliegia).
Nei siti web viene usato per la sua capacità di evidenziare e portare l’attenzione su testi o immagini, stimola le persone a prendere decisioni solerti e precise. È il colore perfetto per i pulsanti tanto cari al marketing “call to action” o per messaggi del tipo “ACQUISTA ORA”.
Giallo
Immagine concessa da iStockphoto
E’ il colore del sole, non a caso dona sensazioni di radiosità e calore. E’ associato a gioia, vitalità, allegria e abbondanza. Cattura facilmente l’attenzione, ed è indicato in cromoterapia per le persone apatiche con profonde insicurezze da sciogliere.
Si consiglia l’uso del giallo per suscitare sentimenti positivi. Viene percepito come colore infantile quindi meglio evitarne l’uso associandolo a prodotti di lusso o se bisogna evocare stabilità e sicurezza. Nel web è davvero efficace per promuovere prodotti per la tenera età, o comunque in contesti ludici. Utile, come altre tonalità chiare, a evidenziare elementi specifici della pagina web, facendo però attenzione a combinarlo unicamente con tonalità molto più fredde e scure.
Blu
Immagine concessa da Hemera
Richiama alla mente cielo e mare, universo e abissi. Esprime con immediatezza concetti complessi come profondità e stabilità. Esprime fiducia, saggezza, intelligenza e costanza. E’ un colore molto amato dagli uomini, ma anche le donne ne subiscono il fascino.
Spesso associato a sentimenti di tranquillità e calma, il blu lo si trova spesso in siti dove è necessario ottenere la fiducia degli utenti, dove è indispensabile evocare benessere e serenità. Questo colore può suggerire precisione quando si parla di prodotti high-tech. Il blu scuro simboleggia l’esperienza: è adatto per veicolare informazioni attinenti l’insegnamento, le vendite di prodotti elettronici, l’arte e il lavoro di gruppo.
Viola
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Miscela la stabilità del blu alla grinta del rosso: è il colore del mutamento, dell’ambiguità e della magia. Simboleggia regalità, lussuria e ambizione. Il viola è anche associato alla sobrietà, è amato dai bambini e dalle donne.
Nel web veste a pennello progetti di design al femminile. E’ ideale per promuovere prodotti per l’infanzia o abbigliamento. Colore mistico e spirituale, ma allo stesso tempo molto erotico, indica l’unione degli opposti e la suggestionabilità.
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https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Luigi Ferrarahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngLuigi Ferrara2011-09-29 15:00:002011-09-29 15:00:00Il tuo target pensa a colori. Sai che tonalità preferisce?
Il 16 giugno 2011 la nota casa di informatica ha compiuto 100 anni d’attività, un secolo di storia dell’informatica e di innovazioni tecnologiche di cui l’azienda statunitense può vantare di aver scritto le pagine più importanti, fin dalla progettazione dei primi calcolatori elettronici ai più recenti computer.
Per 100 anni IBM ha contribuito al progresso tecnologico e umano, per render omaggio a questa fetta di storia ha allestito la mostra “IBM Centennial Think Exhibit” al Lincoln Center di New York. La mostra interattiva sarà aperta al pubblico dal 23 settembre al 23 ottobre e consente ai visitatori di vivere un’esperienza davvero unica ed emozionante. I visitatori potranno vedere come 100 anni di tecnologia hanno modificato l’umanità grazie ad un minifilm della durata di 12 minuti.
Piaciuto il film? Una volta terminato, i pannelli diventano dei touchscreen interattivi e i visitatori potranno toccare con le proprie mani le scienze e le tecnologie che hanno cambiato il mondo, orologi, microscopi, chip e sensori biomedici.
IBM ha sempre valorizzato il lavoro degl’ uomini e delle donne che lavorano in azienda e per questo ha deciso di spiegare al mondo la lezione che ha imparato in un secolo, sapendo che un mondo migliore è possibile.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Kensakuhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngKensaku2011-09-29 14:30:422011-09-29 14:30:42THINK Exhibit di IBM, una mostra su 100 anni di progresso tecnologico
La diffusione dei social media, lo ripetiamo sempre più spesso, è un fenomeno importante e in rapida ascesa. Blog, social network ed altre piattaforme vengono continuamente creati e utilizzati, tanto che il SM guru Eric Qualman ha recentemente parlato di Socialnomics, scrivendo le sue tesi in un manuale recensito da Ninja Marketing poche settimane fa.
Non è un caso dunque se i report e le analisi sull’argomento si sono moltiplicati: dopo quello sullo stato dell’industry 2011 (di cui vi avevamo parlato in un recente post), Nielsen ha appena pubblicato un rapporto relativo all’evoluzione dei social media in USA alla fine del 2011, aggiungendo anche alcuni dati di interesse mondiale.
I principali risultati
Il tempo su internet degli utenti statunitensi è dedicato per la maggior parte dall’utilizzo dei social network e dei blog (22,5% del tempo totale trascorso online), più del doppio della seconda e terza categoria (rispettivamente giochi online al 9,8%, email al 7,6%).
Le donne risultano le più assidue “consumatrici” di social network e blog; le eccezioni sono in questo caso rappresentate da LinkedIn e Wikia, maggiormente utilizzati dagli uomini; in generale, gli utilizzatori più attivi sono concentrati soprattutto nella fascia di età 18-34 anni. Un bel caso riportato nel report è quello di Tumblr, di cui avevamo già riferito il sorpasso nei confronti di WordPress e che è cresciuto molto negli Stati Uniti negli ultimi 2 anni, tanto da diventare l’ottavo sito di social networking per grandezza.
Ecco qualche dato generale: tra questi spicca sempre più Facebook, il social network diventato nell’immaginario USA (e non solo) sinonimo dell’intero mondo web.
Per molti inoltre (almeno 2 social media addicted su 5), gli strumenti preferiti per accedere ai social sono diventati quelli appartenenti al mondo mobile, grazie soprattutto alle app.
Infine, alcuni dati sull’utilizzo dei social per fini commerciali: l’analisi rivela come il 60% degli utenti ha fatto almeno una recensione/menzione a un prodotto/servizio utilizzati. Le piattaforme 2.0 si stanno sempre più rivelando potenti strumenti di social media sponsorship, anche grazie alla credibilità delle recensioni peer-to-peer.
La diffusione dei social network nel mondo
La parte finale del report si concentra sull’uso dei social network nel mondo, in cui l’Italia si posiziona come quinto mercato globale sorpassata solo da Australia, Brasile, Francia e Germania.
Questi dati possono essere incrociati con quelli più specifici dell’infografica riportata da Mashable, che mostra e quantifica le ‘preferenze’ delle popolazioni mondiali per le diverse piattaforme. In altre parole, come il mondo utilizza i social.
Conclusioni
Tutti i dati e le informazioni non fanno che sottolineare un fatto: i social media sono sempre meno una moda e sempre più una realtà ben strutturata e che produce valore. Wikinomics, Socialnomics: far finta di nulla non solo è inutile, ma può anche far perdere importanti occasioni!
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Alberto Maestrihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngAlberto Maestri2011-09-29 14:00:382011-09-29 14:00:38Nielsen Social Media Report: ecco come ci siamo evoluti [RICERCA]
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