In occasione di Halloween, Sortable ci accompagna in un incredibile viaggio attraverso alla scoperta di ciò che temiamo di più con l'aiuto di un' infografica realizzata ad hoc. The anatomy of Fear, questo il suo nome, parte dalla semplice analisi di quello che accade ad una persona quando è spaventata e finisce con l'elencare le fobie più note o curiose

'>

Chi ha paura del Papa? [INFOGRAFICA]

In occasione di Halloween, Sortable ci accompagna in un incredibile viaggio alla scoperta di ciò che temiamo di più con l’aiuto di un’ infografica realizzata ad hoc. The anatomy of Fear, questo il suo nome, parte dalla semplice analisi di quello che accade ad una persona quando è spaventata e finisce con l’elencare le fobie più note o curiose. Tra queste, potrete anche non crederci, troviamo anche la paura delle parole lunghe – Sesquipedalofobia -, quella del burro di arachidi attaccato al palato – Arachibutyrofobia -, e quella del Papa – Papafobia.

Le peggiori pubblicità del mese di ottobre [TOP HORROR]

Nei nostri post di solito cerchiamo di mostrarvi le idee più belle trovate in rete, le più interessanti o quelle stilisticamente realizzate meglio.

Ma spesso nelle nostre ricerche ne vediamo anche altre veramente brutte, schifose e stupide e siccome non vogliamo privarvi di nulla, ecco la Top Horror di ottobre, la classifica con gli orrori del mese.

Se non avete paura dei pubblicitari, beh dovreste averne!

Ogilvy e il coniglietto inquietante per l’Anim’Est film festival

Vi scappa la pipì e vi dirigete verso il bagno, entrate e vi preparate a liberarvi del peso che vi affligge. Spalancate la porta e vi trovate davanti questo “simpatico” coniglietto: ve la fareste addosso per lo spavento o riuscireste a cambiare cabina? E se il coniglietto spuntasse alle vostre spalle mentre siete nell’atto? Fatto sta che per un festival di film horror hanno scelto proprio un bel testimonial.

Conigliette e pecorelle per Air New Zealand

Ancora conigli, anzi conigliette, di Playboy però. Le gemelle Shannon, ex fidanzate di Hugh Hefner, si prestano come testimonial per la linea aerea Neozelandese, ma la loro presenza viene oscurata dai due tizi vestiti da pecora, tanto inguardabili quanto idioti. E nel terzo video c’è anche David Hasselhoff, il mitico ex-bagnino di Baywatch. Cosa non si fa per i soldi eh?

Doppio testimonial e tante idee poco originali per il nuovo spot di Ferrarelle

Dopo una gara estenuante e contestatissima, l’agenzia che si è aggiudicata il contratto ha fatto davvero un ottimo lavoro: un copia-incolla creativo (ma non troppo) da altre pubblicità e due testimonial d’eccezione, Gianluigi Buffon e la sua consorte Alena Seredova, per comunicare l’italianità del marchio Ferrarelle. Ma siamo sicuri che la Seredova seduta in mezzo alle confezioni da sei di acqua minerale sia un simbolo dell’italianità?

State attenti agli zombie venditori di contratti telefonici quando riprendete l’auto nel parcheggio

A chi non è mai capitato di sentirsi seguiti da qualcuno o qualcosa? Specialmente quando siete da soli e dovete andare a riprendere l’auto nel parcheggio dopo aver fatto la spesa al supermercato… potrebbe esserci davvero qualcuno che vi segue, ad esempio una bambina fantasma che vi obbliga a sottoscrivere un contratto telefonico! Cioè, va bene che i giovani precari dei call center fanno la fame, ma far lavorare addirittura una già morta mi sembra un po’ esagerato. No?

La boy band che elogia la bontà dei prodotti caseari

Dalle mie parti “fare la ricotta” è un’espressione che indica tante cose, ma non credo contemplasse anche il pubblicizzare l’azione del produrre prodotti caseari in senso letterale. Mi hanno smentito invece i Churned, presunta boy band assunta dalla BBH per cantare i prodotti West Country. Un verso-perla della canzoncina (che ho ascoltato una volta e già odio) recita “Family farming has been the driving factor/Plow into the future aboard a shiny tractor”. Lo spot va in onda durante X-Factor, vi avviso se vi trovate per caso in Inghilterra ed avete paura di beccarlo in tv.

Arriva la "YouTube TV"

Non è il suo nome ufficiale ma è quello principalmente usato sul web. Il lancio della “YouTube TV” è stato annunciato finalmente venerdì scorso sul YouTube Blog: “Today we’re announcing that even more talented creators and original entertainment will soon join YouTube’s existing channel lineup, including channels created by well-known personalities and content producers from the TV, film, music, news, and sports fields, as well as some of the most innovative up-and-coming media companies in the world and some of YouTube’s own existing partners”.

Il primo di questi canali che trasmetteranno contenuti originali sarà online a partire da novembre, mentre altri (circa un centinaio) se ne aggiungeranno nel corso del 2012, e saranno disponibili su qualunque device dotato di connessione a internet.

Una pagina di anteprima mostra alcuni dei “TV show” che sono in programma, insieme a coloro che ne saranno i protagonisti: celebrità come Madonna con DanceOn, Jay Z con Life and Times, Ashton Kutcher con Trash Lab, Shaquille O’Neal con The Comedy Shaq Network, ma anche brand come Red Bull, protagonisti del mondo dell’informazione come Thomson Reuters e The Wall Street Journal, oltre a canali dedicati a scienze, educazione, musica, sport e fumetti, come lo Stan Lee’s World of Heroes.

Secondo il Wall Street Journal la “YouTube TV” offrirà circa 25 ore di programmazione inedita al giorno. La cifra investita da Google nel progetto invece pare essere superiore ai 100 milioni di dollari.

Riuscirà YouTube a competere con i network televisivi tradizionali? Staremo a vedere!

Ubuntu sarà il prossimo SO per Smartphone [Breaking News]




Ubuntu sarà presto il nuovo sistema operativo per Smartphone e tablet

 

Mark Shuttleworth fondatore dell’azienda che gestisce il sistema operativo desktop Open Source per eccellenza, ha confermato che presto Ubuntu raccoglierà la sfida lanciata dal mondo mobile.

“Questa è una naturale espansione della nostra idea di Ubuntu come  – Linux for human beings – Come le persone si sono mosse dal desktob a nuove forme di computing, è importante per noi raggiungere la community su queste piattaforme. Dunque, accetteremo la sfida di come usare Ubuntu su smartphone, tablet e smart-tv”

Shuttleworth da poi l’idea di avere una precisa strategia di mercato in merito a questa novità, individuando come maggiore competitor ovviamente Android, ma sottolineando che dopo l’acquisto di Motorola alcuni produttori sono “turbati” e vorrebbero considerare alternative. Non  solo:

Il mondo dei device è altamente competitivo e dinamico, mentre Android e iOS dominano i devices più piccoli (smartphone) elementi di rottura potrebbero ancora avere peso: Ubuntu e Windows possono essere ancora una vera forza sul mercato.

Sarà il primo competitor dalle caratteristiche open source che si andrà a confrontare con Android, riuscirà a cambiare lo scenario attuale? 

 

Pizza a 100 euro per i deputati e il viral DNA: #occupyfood

Alla pizzeria Sorbillo a Napoli il prezzo della pizza per deputati e senatori è di 100 euro. Non stiamo parlando di un semplice cartello: ieri pomeriggio il deputato del PD D’Antoni ha dovuto effettivamente sborsare la cifra di cui sopra per la sua pizza.

Nella mossa della pizzeria Sorbillo è insito un viral DNA. Cerchiamo di capire perché.

Innanzitutto cos’è viral? Mirko Pallera, direttore di Ninja Marketing ed autore di “Create! Come progettare un’idea contagiosa (e rendere il mondo migliore)” – edito da Sperling & Kupfer –  suggerisce “Viral is about social sharing of emotions“.

Non c’è viral senza emozione. Le emozioni più virali analizzate dalla Kelly Business School dell’Indiana sono: gioia, rabbia, tristezza, paura, sorpresa. E c’è da dire che gli italiani sono piuttosto arrabbiati in questo periodo in cui è sempre più diffusa l’opinione che a pagare per la crisi siano sempre i soliti, gli onesti, sì, insomma quelli che già pagavano abbastanza.

E se coloro che sono considerati i privilegiati per eccellenza, vale a dire deputati e senatori, pagano molto meno del resto dei comuni mortali per mangiare, come dimostra lo scontrino della mensa del Senato, anche lui divenuto viral, grazie ad un’ampia condivisione, appunto la “social sharing” cui si riferiva Mirko, su Facebook (non mi dite che non l’avete mai beccato sulla vostra homepage di Facebook!), allora la rabbia continua a salire.

Lo scontrino incriminato:

Mirko Pallera ha proposto la formula del viral DNA:

Tensione psico-sociale -> emozioni -> catarsi

Quindi, come fare per creare un’idea contagiosa?

1. Identificare la tensione psico-sociale.

2. Dargli voce.

Il brand, in questo caso la pizzeria Sorbillo, agisce proprio da”sense provider” per dare voce alla tensione psico-sociale, portando con sé un “progetto di senso (per migliorare il mondo)” che in questo caso è rappresentato dal tentativo (seppur simbolico) di colmare un’ingiustizia sociale, punendo, una pizza alla volta, i “privilegiati”.

Inoltre, sempre a proposito di “social sharing”, su Twitter si sta diffondendo l’hashtag #occupyfood, accompagnato da link di articoli che riportano la notizia di D’Antoni e della sua costosa pizza, la cui differenza tra il prezzo effettivo della pizza di 3,30 euro e il prezzo speciale per deputati e senatori va in beneficenza alla ONG Laici Terzo Mondo.

Senza indugiare ulteriormente in spiegazioni, penso che sia ormai ampiamente dimostrato il viral DNA della pizza a 100 euro. Ora, ditemi voi chi è che non muore dalla voglia di mangiare una pizza da Sorbillo.

Per approfondire, nell’attesa dell’uscita del libro che sarà pubblicato da Sperling&Kupfer, vi suggerisco di dare un’occhiata alla pagina Facebook di “Create! Progettare idee contagiose (e rendere il mondo migliore)”  e alle slide di “Il Viral-DNA, ovvero il codice genetico del marketing virale“.

Top 5 Mobile Phone Brands per distribuzione

Quando parliamo di Mobile Devices quali sono i nomi che vi vengono subito alla mente? I primi ad essere citati sono Samsung ed Apple (per ordine di preferenza), seguiti da Blackberry per la sua originalità “business”, ed infine da Nokia e Windows Phone che, più che giocarsela alla pari, si stanno integrando a vicenda.

Non tutti sanno, però, che mentre Samsung ed Apple sono i brand più riconosciuti per quanto riguarda i mobile devices di fascia alta, in realtà chi detiene la leadership di vendita per il settore della telefonia mobile (compresi anche i classici cellulari) è proprio la Nokia. Scopriamolo insieme attraverso un interessante analisi portata avanti da IDC, “Worldwide Mobile Phone Market Experiences Slower Growth as Smartphone Purchases Soften in the Third Quarter, According to IDC”, pubblicata il 27 ottobre di quest’anno.

Analizzare le vendite attraverso le spedizioni

Shipment

La ricerca che vi stiamo per proporre è stata effettuata sui paesi emergenti Asia/Pacfico (a parte il Giappone, dove regnano i produttori domestici), sull’area ovest-europea e sugli Stati Uniti. Si tratta di identificare le leadership di produzione attraverso le unità di prodotto finito che vengono spedite ai clienti; ad un livello di analisi abbastanza dettagliato permette di capire anche quali tipologie di prodotti vengono acquistate ed in quali mercati.
Non aspettiamo oltre, dunque, e confrontiamo i dati relativi alle spedizioni nel settore dei Mobile Devices:

Statistiche IDC

Attraverso questo semplice schema possiamo monitorare la situazione dello “shipment” dal 2009 al 2011, rendendoci conto di quanto la situazione economica per il mondo mobile sia stata dinamica negli ultimi due anni!

Nokia

Nokia Lumia 800

Nokia ha sempre detenuto una solida leadership di diffusione e spedizione per numero di prodotti (intesi come ogni tipo di mobile device). I dati dell’ultimo anno sono però in calo del 3,4% rispetto all’anno scorso, sebbene il mercato mobile sia cresciuto in totale del 12,8%; la strategia di Nokia è sempre stata quella di vendere in regioni chiave (Europa occidentale ed Asia) con prodotti ben scaglionati ed una buona gestione delle rimanenze di magazzino. Le condizioni per il lancio del nuovo Nokia 800 Lumia sono buone, e ci si aspetta andamento positivo del trend.

Samsung

Samsung Galaxy S 2

La crescita di volumi di quasi un quarto rispetto al 2010 è dovuta soprattutto alla vendita di smartphone di fascia medio/alta come il Galaxy S II. Complici anche gli Android economici e l’inaspettato incremento qualitativo, Samsung si è guadagnata un posto di rilievo anche nei mercati emergenti, come la Cina. La distanza che separa la leader da Samsung è ancora abbastanza (intorno al 5%), ma Samsung si è guadagnata una buona posizione all’interno dei concorrenti.

LG

LG Windows Phone

Per diffusione e distribuzione di è mantenuta al terzo posto; tuttavia la domanda è contenuta per tutti i periodi presi in esame dalla tabella precedente; ci toccherà aspettare la fine dell’anno per verificare le strategie per il rilancio di Windows Phone e vedere come influiranno anche su LG, che al momento era uno dei pochi produttori di Windows Phone.

ZTE

ZTE Blade

ZTE è la sopresa della classifica; ha praticamente soppiantato BlackBerry; ciò è stato possibile in parte sfruttando la difficile condizione dovuta alle ultime difficoltà della mora, ed in parte affrontando un sistema di distribuzione strategico, con prodotti differenziati da lanciare in diverse aree geografiche del mercato. In questo senso, mentre in Cina la ZTE ha raddoppiato la sua produzione di Smartphone, in Nord America ha stretto accordi con la AT&T per vendere dei cellulari basic, e la cosa ha funzionato bene.

Apple

iPhone 4s

Rispetto all’anno scorso, Apple è scesa di una posizione nella top 5. Un’ipotesi è che alcuni fattori, come la vicenda di Steve Jobs (che già in un primo momento lasciò la carica di CEO) e l’uscita dell’iPhone 4S invece del 5, abbiano contribuito ad abbassare i livelli richiesti e dunque la produzione distribuita. Un’altra ipotesi è che i pre-ordini degli iPhone 4S non sono ancora stati contabilizzati, e quindi ci sarebbe una sottostima delle quantità. In ogni caso, non c’è da preoccuparsene, perchè da sempre Apple adotta una tattica di vendita basata sull’esclusività oltre che sull’efficienza, quindi ha dei margini di guadagno alti.

Se in Italia è così difficile fare business

Puntualissimo come tutti gli anni il rapporto Doing Business della World Bank ci ricorda quanto sia difficile avviare una startup in Italia. La ricerca, pubblicata ogni anno a partire dal 2003, ci fornisce attraverso l’analisi della legislazione in materia, alcune  misure oggettive finalizzate alla pubblicazione di uno studio-classifica che quest’anno è riuscito ad analizzare ben 183 Stati. L’obiettivo del rapporto è quello di elaborare una base oggettiva di dati utili a migliorare l’ambiente normativo delle imprese in tutto il mondo. Nonostante tutti i suoi limiti metodologici la ricerca ci offre degli ottimi spunti di riflessione. Di seguito apriremo delle piccole finestre sui 5 stati more business friendly con un focus sulla situazione italiana e su alcune iniziative da tenere in degna considerazione. Una volta selezionato il parametro “Ease of Doing Business Rank” lo scenario delle top five si presenta così:

5. Danimarca

Starting a business: 31

Registering Property: 11

Getting Credit: 24

Protecting Investors: 29

Resolving Insolvency: 9

RIforme di rilievo: La Danimarca ha introdotto nuove norme in materia di riorganizzazione aziendale, che hanno portato alla sospensione del regime di pagamento tra giugno 2010 e maggio 2011.

4. United States

Starting a business: 13

Registering Property: 16

Getting Credit: 4

Protecting Investors: 5

Resolving Insolvency: 15

Riforme di rilievo: Nessuna riforma di rilievo è stata introdotta nel periodo di riferimento.

3. Nuova Zelanda

Starting a business: 1

Registering Property: 3

Getting Credit: 4

Protecting Investors: 1

Resolving Insolvency: 18

RIforme di rilievo: La Nuova Zelanda ha ridotto la sua aliquota dell’imposta sul reddito e tasso di beneficio marginale d’imposta.

2. Hong Kong

Starting a business: 5

Registering Property: 57

Getting Credit: 4

Protecting Investors: 3

Resolving Insolvency: 16

RIforme di rilievo: Sono state introdotte facilitazioni per l’avvio di un’attività introducendo servizi di registrazione online.  E’ stata inoltre migliorata l’efficienza delle utility pubbliche.

1. Singapore

Starting a business: 4

Registering Property: 14

Getting Credit: 8

Protecting Investors: 2

Resolving Insolvency: 2

RIforme di rilievo: Non sono state introdotte riforme di rilievo

87. Italia

Starting a business: 77

Registering Property: 84

Getting Credit: 98

Protecting Investors: 65

Resolving Insolvency: 30

RIforme di rilievo: L’Italia ha introdotto politiche di ristrutturazione del debito e la riorganizzazione delle procedure sui procedimenti di bancarotta.

Ora è facile fare della facile ironia dicendo che prima dell’Italia si attestano nazioni come: le Isole Mauritius (23°), la Colombia (42°), il Botswana (54°) e la Mongolia (86°). Se invece consideriamo la classifica limitando il campione ai 32 paesi occidentali ad alto tasso di sviluppo, l’Italia si piazza al 31° posto, ultima la Grecia (ironia della sorte). Ma in realtà c’è davvero poco da scherzarci su. La situazione è drammatica e la necessità di riforme strutturali che favoriscano lo sviluppo di una forte cultura imprenditoriale sono indispensabili in un momento di crisi economica e di stallo dell’azione politica.

Cose Fare?

Vi segnaliamo l’iniziativa ideata da David Welton: SrlFacile.org. Si tratta di una petizione che ha l’obiettivo di indurre il legislatore a ridurre costi e burocrazia per la costituzione di una società a responsabilità limitata. Firmare non costa nulla e si impiega poco più di un minuto. Un’iniziativa lodevole da tenere in considerazione, da suggerire agli amici, da twettare e postare dovunque.

Cari lettori attivatevi perchè l’obiettivo è quello di raggiungere 50.000 firme al più presto possibile!

Samsung: in arrivo smartphone flessibili [Breaking News]

Samsung conferma: smartphone a display flessibile nel 2012

E’  Robert Yi a confermare che Samsung immetterà effettivamente sul mercato smartphone a display flessibile  a partire dalla prima parte del 2012

“Stiamo cercando di far uscire i display flessibili nel 2012, sperando nella prima parte piuttosto che nella seconda dell’anno. Inizieremo con dispositivi più piccoli per poi migrare ai tablet pc e altri device”

Quali saranno i prossimi usi di questo nuovo tipo di device? Già si parla di particolari fasce adattabili a “smartphone da polso” (Ben diversi dai recenti smartwatch). Di concept in rete ne abbiamo già visti molti, cosa ci presenterà Samsung?

 

 

 

Novità Google SSL, cosa cambia per i sistemi di analytics

Google blocca le queryGoogle ha recentemente annunciato un cambiamento che non farà piacere a molti SEO e markettari.

Di cosa stiamo parlando?:

“When a signed in user visits your site from an organic Google search, all web analytics services, including Google Analytics, will continue to recognize the visit as Google “organic” search, but will no longer report the query terms that the user searched on to reach your site. Keep in mind that the change will affect only a minority of your traffic. You will continue to see aggregate query data with no change, including visits from users who aren’t signed in and visits from Google “cpc”.”

Questo significa che, un utente autenticato in uno dei servizi di Google (Google Plus, Gmail ecc…) , quando effettuerà una ricerca verrà mandato alla versione HTTPS di http://www.google.com/.  In tal modo sarà ancora possibile risalire al referrer, ma non alla query che verrà omessa (il comportamento esatto verrà illustrato a breve).

Attenzione!: Questa modifica influirà tutti i sistemi di analytics.

Nota: In parole povere: supponiamo che un utente sia autenticato con Gmail ed effettui una ricerca in Google (la modifica annunciata sarà completamente attiva nei prossimi mesi), ad esempio “pastore belga”. Compariranno, ovviamente, un elenco di pagine web inerenti alla parola chiave ricercata. Cliccando su uno dei risultati presenti nella SERP, al sito di destinazione (in base alle casistiche che vedremo nei test), non verrà passata la query di ricerca. Questo vorrà dire che conosceremo l’url di “partenza” ma non sapremo per quale keyword l’utente ci ha cercato. Un problema non di poco conto per i sistemi di analisi dei dati web.

Query Google con e senza SSL
Esempio “minimale” di casistica generale del risultato del referer in due situazioni distinte

Attualmente, pare, che il comportamento sia leggermente diverso per gli utenti che giungono dal servizio da https://encrypted.google.com/:

  •  nel caso il sito di destinazione utilizzi il protocollo HTTP viene omessa non solo la query di riferimento ma anche il referrer.
  •  nel caso il sito di destinazione utilizzi il protocollo HTTPS  viene passato sia il referrer sia la query.

Test SEO sui risultati organici:

Grazie a Giacomo Pelagatti ed al suo schema possiamo fare chiarezza su quanto realmente accade e sulle implicazioni che potranno esserci [lo schema si riferisce solo ai risultati organici]:

Test SEO Google protocolli HTTP e HTTPS

SEO encrypted google SSL

Test per le campagne ADWords:

Per i risultati a pagamento,provenienti da Google AdWords la situazione è completamente diversa; per testare il comportamento abbiamo prodotto due annunci ADWords in grado di fornirci il referer:  http://myfanpage.it/test.php  e https://myfanpage.it/test.php

test-ad-words

Dai test effettuati, per i risultati a Pagamento otteniamo tale schema:

AdWords SSL Google

AdWords SSL encrypted

Questa mossa, forse, è dovuta dal fatto che Google non può mettere limitazioni ad un servizio offerto a pagamento ai propri clienti.

Nota: Dobbiamo precisare come il comportamento di un client su encrypted.google.com (sia per i risultati organici che a pagamento) relativamente al non-invio di Referer da HTTPS ad HTTP è quello standard, previsto dalla specifica del protocollo HTTP:

“Clients SHOULD NOT include a Referer header  field in a (non-secure) HTTP request if the referring page was transferred with a secure protocol.

Precisazione: Per quanto concerne l’analisi dei “grafici” sopra illustrati: la dicitura “Not  provided” si applica alle parole chiave, mentre la scritta “Traffico
diretto” è inerente il segmento nel quale, in assenza di un  referer, confluiscono le visite da sorgenti non tracciate; (discorso riferito  a Google Analytics).

Da quando saranno attive queste modifiche?

Sul post sul blog ufficiale di Google si legge inoltre che:
“Over the next few weeks, many of you will find yourselves redirected to https://www.google.com (note the extra “s”) when you’re signed in to your Google Account.”

Quante saranno, in percentuale, le visite che non riusciremo a tracciare?

Si presuppone quindi, che nelle prossime settimane, tutti gli utenti autenticati verranno mandati sulla versione HTTPS di www.google.com e quindi si applicheranno le regole mostrate nei grafici soprastanti.

Attualmente su un’analisi a campione su alcuni siti web si è constatato come la percentuale dei risultati “marchiati” Not provided si aggirino tra il 2% e il 4%. Percentuale coerente con quello che si sa fino ad ora a proposito della percentuale di query effettuate da utenti Google autenticati: Matt Cutts ha parlato testualmente di una “percentuale a cifra singola“.

Matt Cutts dichiarazione twitter

Questa situazione, almeno per il momento, sembrerebbe quindi essere “poco influente” per l’analisi dei dati SEO. Altra ipotesi circolata in rete in questi giorni stava nel fatto che:questa modifica non potrebbere essere una trovata da parte di Google per vendere meglio Google Analytics “Premiun” ?

È quello che inizialmente molti avevano pensato; ipotesi poi smentita da Avinash Kaushik. La modifica interessa “all web analytics services, including Google Analytics“, quindi anche la versione Premium.

Alla fine quindi cosa possiamo affermare?

Google ha un ruolo dominante, piccole modifiche possono impattare in modo positivo o negativo sull’interno mercato del web. Si può solo sperare che ogni azione intrapresa da questo colosso venga presa con cognizione di causa.. per tutti gli operatori nel settore: “stay up” …

Online Checkout in Real Life, l'e-commerce nella realtà [VIDEO]

Lo shopping online è nato per facilitare i consumatori, nel processo di scelta così come d’acquisto. Quante volte però ci capita di voler comprare un prodotto e tuttavia abbandonare il processo poiché troppo lungo, lento, e noioso? La fase di checkout a volte può essere talmente fastidiosa da indurci quasi a preferire le lunghe file del supermercato!

Per rendere meglio l’idea Google ha ben pensato di creare questo video dove tutti gli inghippi tecnologici e burocratici dell’e-commerce diventano realtà. Il risultato è uno spot brillante, sicuramente ben progettato per colpire nel segno: snervare il cliente è controproducente, perché alla fine se ne va, e non acquista nulla. La soluzione? Google Analytics, ovviamente, lo strumento per capire dove il tuo sito va migliorato per renderlo più user friendly e non far cliccare ai visitatori la tanto temuta crocetta rossa.

Al di là dell’evidente fine promozionale, il video è carino e divertente. Non credete? Vi ricorda qualche brutta esperienza?