Life in a day è stato un “esperimento cinematografico storico“, per citare il claim del manifesto di questo user generated movie nato da un’idea di Ridley Scott e Kevin MacDonald “in colaboraizone con la communty di YouTube”.
Lo scopo dell’iniziativa – a me molto cara, tanto che ne ho anche parlato al Venezia Moviecamp – era quello di consentire a chiunque volesse di caricare un proprio video che raccontasse una parte della giornata del 24 luglio sulla Terra. Se qualcuno in futuro si chiedesse come si viveva nel luglio 2010, cosa potrebbe dare risposta a questa domanda meglio di un film creato con il contributo degli stessi utenti di Internet?
L’idea non è esattamente nuova (in Italia il primo tentativo era stato nel 2006 quello di Nessuno TV con Le mie elezioni, poi presentato anche al Bellaria Film Festival), ma il successo dell’iniziativa è stato straordinario: sono stati effettuati 80.000 uploads da 197 paesi, mentre i tweets che menzionavano il film sono ancora presenti nel profilo YouTube del film, a testimonianza dell’ampia e costante mole di conversazioni intorno all’inziiativa.
Il materiale raccolto è stato poi montato da Kevin MacDonald e, ad inizio gennaio è già stato lanciato il primo teaser, Slim Up, che vedete sotto.
Tutto è pronto per il Sundance Film Festival, a cui Life in a Day parteciperà accompaganto non solo dai produttori ma anche da 20 dei tanti partecipanti all’inziativa selezionati tra tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione del film.
Ma la vera notizia è che finalmente potremo vedere il film terminato in streaming alle 5:00 pm del 27 gennaio (Pacific Time). Eventualmente è programamta anche una replica per venerdì 28 alle 7 pm (Pacific Time).
E non è finita: uno user geenrated movie poteva non avere una grassroots marketing campaign? Se volete partecipare alla sua promozione è sufficiente che inviate una mail a LifeInADayTeam@gmail.com, esprimendo il vostro interesse.
Insomma, YouTube sembra finalmente ingranare anche con questo genere di iniziative (dopo i non felici primi esperiemnti di streaming dello scorso anno): ma voi credete che gli user generetaed movies siano un bel prodotto? O trovate che il lavoro di selezione necessario sia troppo? Avete mai parteciapto ad un’iniziativa simile?
Non siate timidi: be ninja!
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Zatokihhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngZatokih2011-01-26 16:00:332011-01-26 16:00:33Life in a day: lo user generated movie è finalmente sui vostri schermi
In questi giorni è uscito uno studio di Nielsen Group sul "sentiment" della popolazione di circa 52 paesi nel mondo, tra cui anche l'Italia e i dati sono tutt'altro che confortanti. Nonostante ciò si vedono dei segnali di ripresa, lievi ma evidenti. '>
In questi giorni è uscito uno studio di Nielsen Group sul “sentiment” della popolazione di circa 52 paesi nel mondo, tra cui anche l’Italia e i dati sono tutt’altro che confortanti. Nonostante ciò si vedono dei segnali di ripresa, lievi ma evidenti.
Partiamo dalle cattive notizie. Nel quarto trimestre del 2010 c’è stato un calo generale tra i 52 paesi analizzati del Nielsen Consumer Confidence Index, ovvero l’indicatore sintetico di come i consumatori e la popolazione mondiale vedono il proprio futuro e l’attuale situazione economica.
Le cause principali di questo calo sono legate a due fattori principalmente: da una parte il tema della disoccupazione e della precarietà, dall’altro l’aumento dei prezzi dei beni e servizi basilari per la sopravvivenza.
Secondo Venkatesh Bala, Chief Economist del Cambridge Group:
La situazione economico-finanziaria ancora fragile e la mancanza di indicatori positivi nel corso dell’intero anno, hanno messo i consumatori di fronte al fatto che una vera e propria ripresa è ancora piuttosto lontana
Secondo Baia ci troviamo di fronte ad uno stato di “nuova normalità” dovuto al continuo impatto della recessione.
L’area geografica più “ottimista” è l’America, mentre il paese più che ha registrato il più alto grado di fiducia è il Brasile con un indice di fiducia pari a 108 punti. L’Europa al contrario è la regione più pessimista. Per quanto riguarda l’Italia l’indice è in rialzo rispetto al trimestre precedente a quello su cui è basato lo studio Nielsen, quando l’indice aveva toccato il minimo storico del 2005, ma i dati non ci dicono in ogni caso nulla di positivo, soprattutto se ci mettiamo a confronto con le altre situazioni.
Questa situazione si ripercuote prima di tutto sui consumi. In particolare si continua ad avere in generale uno stile di vita basato piuttosto attento a risparmiare sui consumi. Ciò blocca la domanda interna e si pone un freno al miglioramento della situazione globale nel breve termine. Nel nostro Paese addiritura viene registrata una forte pressione anche sulle spese dei cellulari, settore in cui gli Italiani sono stati da sempre tra i maggiori utilizzatori.
Una provocazione, ma è davvero così la situazione? O qualcosa tra i giovani si sta muovendo?
Nonostante ciò voglio lanciare una provocazione. Io vedo in Italia, come in altri paesi del mondo, dei lievi segnali di ripresa, che probabilmente sono impercettibili dalla maggioranza della popolazione. In particolare mi riferisco al settore dell’innovazione e dell’imprenditoria giovanile. Ultimamente fioccano le iniziative e le proposte a questo riguardo e forse pecco di troppo ottimismo, ma sono secondo me la prova che qualcosa si sta muovendo, o quanto meno che ci siano tutte le potenzialità per cui questo succeda.
Impossibile citarle tutte però il punto è che se fino a qualche anno fa concetti quali venture, capitali di rischio e startup erano solo per gli addetti ai lavori, ora si inizia a parlare di questi argomenti anche durante eventi pubblici, gruppi su Facebook e anche sui media tradizionali.
Sono profondamente convinto che il futuro di questo paese dipenda dalle iniziative imprenditoriali dei giovani. Certo non tutti potranno fare gli imprenditori, ma basterebbe anche iniziare a rivalutare il ruolo dell’imprenditore anche nel nostro Paese. Credo che con il tempo ci siamo fatti un’idea davvero sbagliata di cosa vuol dire fare impresa, forse perchè sono mancati dei modelli positivi a cui ispirarsi.
Per chi volesse toccare con mano quello che sto dicendo può seguire un gruppo da poco nato su Facebook, Italian Startup Scene, che è riuscito a raccogliere in poco tempo un gruppo di persone che ci stanno provando sul serio a dare una direzione nuova al loro futuro e a quello del nostro Paese.
Si spera che prima o poi si muova qualcosa anche a livello istituzionale perché i segnali di cui parlo provengono soprattutto dal settore privato e forse è questo uno dei motivi per cui non ci si accorge di ciò che sta accadendo. E’ di oggi la notizia che il Governo ha stanziato un piano da un miliardo per i giovani di cui però non si sa molto al momento. Non ci resta che aspettare e vedere che succede anche su questo fronte.
Cosa ne pensate e riguardo?
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Sputnikhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngSputnik2011-01-26 14:00:502011-01-26 14:00:50L'indice Nielsen ci vede tutti più pessimisiti, ma una parte dell'Italia ci sta provando
Lo ripetiamo da un po’, ne abbiamo avuto la conferma anche nel nostro ultimo corso nell’Academy: la realtà aumentata è uno dei trend che va per la maggiore. Il 2010 per emergere, il 2011 per sfondare definitivamente? La domanda potrebbe essere quella da un milione di dollari. Un articolo potrebbe suggerirci la risposta, come sempre con dei numeri che ci vengono in aiuto.
Una ricerca ABI (New York) prevede che il mercato della realtà aumentata tocchi i 350 milioni di dollari nel 2014.
Samsung ha usato Layar (browser per l’AR) come caratteristica principale per molte sue pubblicità del Galaxy S. Compagnie come Adobe, Apple, Google, Intel, Nokia, Qualcomm e la stessa Samsung credono nell’augmented reality e stanno sviluppando strategie basate su questa tecnologia. Alla fine del 2010 Intel ha investito su Layar circa 13 milioni di dollari.
Gli analisti che si occupano di tecnologia in Forrester vedono nell’AR un potenziale talmente forte che la porterà a cambiare il modo di comportarsi delle persone. Vi chiederete, e come?
Per esempio un’applicazione ci viene da Ikea: la casa svedese ha sviluppato un’app che permette ai clienti di trasportare un elemento di arredo dal catalogo all’interno della propria abitazione. Ma volete qualche altro esempio? Eccoli qui:
ARDefender, il primo Augmented reality game
Per il lancio di “Iron Man 2”: occhiali Howard Stark “aumentati”
Dr. Jekyll e Mr. Hyde Book
L’italianissimo progetto REFF, Roma Europa Fake Factory (di cui vi avevamo parlato in questo post)
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Simosokehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngSimosoke2011-01-26 11:00:022011-01-26 11:00:02Realtà aumentata: the next big thing?
Ecco la Parigi che non ti aspetti! La città riconosciuta da tutti come una delle più romantiche al mondo viene trasformata in pochi giorni in una piacevole trasgressione colorata. E’ stata questa l’ultima trovata unconventional di Ray Ban che, grazie ad un po’ di buona creatività, ha regalato occhiali da sole adesivi a tutta Parigi.
L’azione è davvero molto semplice, al limite del banale: bastano un metro, una stampante, carta adesiva e…voilà come direbbero i francesi, il gioco è fatto.
Con questo piccolo escomatage un gruppo di ragazzi ha tappezzato la città di coloratissimi occhiali. Monumenti, statue, cartelloni pubblicitari, addirittura Rihanna. Nessuno è stato tralasciato nella città dell’amore, suscitando così curiosità ed interesse tra i passanti parigini.
Non è di certo nuova Ray Ban a queste tipo di campagne: ricordiamo, tra tutte, l’indimenticabile video virale (Sunglasses cath, visibile sotto) che qualche anno fa aveva fatto registrare qualcosa come 5 milioni di visualizzazioni.
Un riconoscimento, quindi, a questo Brand, sicuramente uno dei pionieri del Marketing non convenzionale, capendo in anticipo che, anche con investimenti economici davvero minimi, si possono raggiungere ottimi risultati. In molti casi poi, specie se il target è costituito da giovani ormai impermeabili all’advertising classico (come nel caso di Ray Ban), l’efficacia di un’azione unconvetional è molto maggiore rispetto alla comunicazione tradizionale.
Chissà se a breve Ray Ban sarà di nuovo in grado di stupirci. Io credo di sì. E voi che ne pensate?
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Hirokumihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngHirokumi2011-01-26 10:00:132011-01-26 10:00:13Ray Ban firma la trasgressione di Parigi [AMBIENT MARKETING]
Soffrire di pressione alta può essere un pericolo, soprattutto per le persone anziane. Il controllo giornaliero è una prassi comune per evitare ictus e altri problemi cardiaci. La tecnologia, oltre a regalarci prodotti bellissimi (ma a volte senza un fine “concreto”), questa volta ci viene in aiuto e lo fa con un accessorio davvero interessante ed utile alla causa.
Al CES di Las Vegas è stato infatti presentato da Withings il primo misuratore di pressione che funziona con iPhone, iPad e iPod Touch.
Quindi in qualsiasi posto e con semplicità le persone potranno avere sotto controllo la loro pressione sanguigna, senza portarsi dietro il kit apposito ma solamente collegando il “Withings Blood Pressure” al proprio device Apple.
Il prezzo? 129 euro! Presto ci sarà anche l’app disponibile nello store. Ottima idea a mio parere!
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Simosokehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngSimosoke2011-01-25 16:00:392011-01-25 16:00:39Anche la pressione sanguigna è sotto controllo. Ecco a voi il misuratore per i device Apple!
Foursquare, ancora Foursquare, ancora geo-social networking. Adesso ne parlano tutti, sembra che tutti siano improvvisamente impazziti per quello che fino a pochi mesi fa sembrava uno dei tanti giochini destinati a fare successo per qualche mese tra pochi geek. Per chi ancora non lo conoscesse, noi Ninja ve l’avevamo presentato qui e approfondito qui. Ma se preferite un rapido start-up, mettetevi comodi e gustatevi il video in italiano.
Il suo successo è ormai largamente affermato e continua ad aumentare inesorabilmente. Dal suo lancio nel 2009, Foursquare è diventato una certezza raggiungendo numeri da capogiro:
− Da 0 a 5 milioni di utenti in meno di un anno
− 62% ha il profilo Facebook collegato
− 82% ha il profilo Twitter collegato
− Oltre 1.4 milioni di check-in al giorno in tutto il mondo
Adesso è cresciuto, sono caduti i dentini da latte e si concentra alla sfida sul fronte business. Non c’è dunque da meravigliarsi se è già riuscito ad accaparrarsi la fiducia di molti brands: top-list qui, e attività commerciali: promozioni italiane qui.
Bene, allora cerchiamo di approfondire proprio il lato business, quella parte dei Social Media che tanto ci piace.
Foursquare ha rinnovato completamente la sua pagina dedicata alle attività commerciali: Foursquare for Business. Al di là dei contenuti finalmente dettagliati, la pagina adesso mostra esplicitamente l’interesse dell’azienda a diventare il gate di accesso a sconti, offerte, promozioni e servizi esclusivi nel mondo.
Adesso, non ha più solo indicazioni inerenti alla dashboard per commercianti con metriche e statistiche sulle venues.
La novità adesso è la guida step-to-step, chiaramente distinta in attività commerciali e brands, su come beneficiare dei vantaggi offerti utilizzandone gli strumenti di engagement:
Nel caso delle attività commerciali chiarisce perfettamente che tutti i suoi strumenti sono perfetti per aiutare i gestori ad attirare nuovi clienti e mantenere la fedeltà di quelli vecchi.
Nel caso dei brands il core concept è la Fanpage, di cui strumenti di engagement sono: Badges e Tips. Queste leve potentissime, sono da utilizzare in proiezione di un duplice obiettivo: rafforzamento della brand identity e story-telling. Se siete andati nella pagina, avrete sicuramente notato che, giustamente, Foursquare non perde occasione di promote itself, mostrando la lunga lista di partnership attive: Gucci, New York Times, NASA, MoMA, MTVe tantissimi altri.
Quindi perché non cogliere questa opportunità di marketing? Scusate, alle volte parlo troppo. Allora forse è meglio che sfogliate la guida completa su Foursquare:
Adesso dobbiamo salutarci, ma vi lascio con una considerazione critica e costruttiva.
I geo-social networks si rivelano particolarmente adatti all’interazione tra online e offline (una novità nel panorama del web marketing) e possono essere utilizzati sia dalle grandi imprese (esempio di Jimmy Choo e Vodafone) che soprattutto dai piccoli business (Osteria Brunello e Sarah Key) per esempio nel turismo, nella ristorazione, nei trasporti, nell’organizzazione eventi.
Detto questo dobbiamo anche dire che potrebbe rivelarsi solo essere uno dei fenomeni del momento, quindi prima di gridare al miracolo markettaro bisogna sicuramente attendere, soprattutto la reale esplosione in ambito business. In fondo, ricordiamoci che, sia users che brands/attività commerciali devono ancora familiarizzare del tutto con questo nuovo modo di comunicare:
1) Dal lato users… fuori dalla nicchia geek, pochi utenti hanno realmente compreso tutte le varie funzionalità che offre al momento foursquare, accontentandosi di un semplice utilizzo standard: un check-in ogni tanto.
2) Dal lato brands… si sta ancora studiando come sfruttare al meglio i marketing tools offerti dalla piattaforma, considerandone anche gli aspetti negativi, come il problema dei “falsi check-in” o di una lettura errata degli stessi, come nel caso McDonald’s.
Il giudizio su Foursquare resta in tutti i casi positivo. Intanto scaricatevi l’app e fate check-in 😉
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Kirahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngKira2011-01-25 14:00:112011-01-25 14:00:11Dai testi sacri dei Ninja: la guida completa su Foursquare
Chi di voi NON conosce o NON ha mai sentito parlare di Dropbox? Nessuno vero? In questo articolo vedremo quali sono i segreti del successo di questo utilissimo servizio che ha rivoluzionato il modo in cui conserviamo e condividiamo i nostri file on line.
1. Qualche parola sul contesto in cui si è sviluppato Dropbox
Nel 2006, quando i ragazzi iniziarono a scrivere le loro prime linee di codice, il mercato del cloud storage era già piuttosto affollato, anche da grandi player mondiali. Questo però non è stato un limite, anzi. Come mai? In questo articolo cercherò di spiegarvi alcune motivazioni. A questo proposito è interessante una celebre conversazione avvenuta tra Drew Houston e un venture capitalist:
VC: There are a million cloud storage startups! Drew: Do you use any of them? VC: No Drew: …
Morale: non vi preoccupate se qualcun’altro ha avuto la vostra stessa idea perchè spesso si può offrire quello stesso servizio in modo più funzionale, veloce e immediato. A questo proposito è indispensabile leggere il libro “Do more faster” di Brad Feld e David Cohen.
2. La ricerca del giusto “product/market fit”
Se deciderete di avviare una vostra startup una delle prime cose che vi diranno gli esperti è: trova il prima possibile il tuo “product/market fit”. (per capire di cosa si tratta leggere qui). Come?
A questo proposito Drew Houston dice:
“The biggest risk is make something no one wants” “Not launching is painful, but not learning is fatal” “Weak product-market fit cannot be fixed by good marketing”
Facile no? Niente affatto, probabilmente è una delle cose più’ difficili, ma allo stesso tempo più importanti da fare quando si avvia una startup.
Il motto dei ragazzi di Dropbox (ma in realtà di tutti i sostenitori del lean startup) è “Learn early, learn often“. Con questa frase si intende che la cosa più’ importante quando si avvia una startup è imparare continuamente come migliorare il proprio prodotto. Come? Semplicemente rivolgendovi al vostro target di utenti! Saranno loro infatti le prime persone che potranno darvi continui feedback e consigli su come migliorarlo.
L’aspetto interessante è che tutto ciò può essere fatto senza spendere nemmeno un euro (ovvio ci vuole tempo e il tempo ha un valore, ma rimane in ogni caso il miglior investimento che potreste fare). Ricordatevi che in giro per la Rete ci sono tante persone curiose che saranno molto felici di darvi la loro opinione senza chiedervi nulla in cambio! Siate creativi nel cercare i vostri interlocutori!
L’unica cosa che probabilmente pretenderanno da voi è che li ascoltiate veramente e seguiate i loro consigli! (N.B: allo stesso tempo dovrete capire ciò che è veramente necessario modificare e cosa tralasciare). Non abbiate paura di parlare del vostro progetto con le altre persone, non porterà assolutamete a nulla e potrebbe essere questa la causa del vostro fallimento.
3. La gestione del lancio del prodotto
Il prossimo punto che vorrei analizzare è come è stata gestita la fase di lancio del servizio, o meglio quali strategie sono state attuate per raggiungere un numero così ampio di utenti registrati: – Una landing page semplice e immediata. Essa conteneva il logo, una descrizione sintetica delle funzioni di Dropbox e un form in cui inserire la propria email. Ciò ha permesso loro di catturare l’interesse degli utenti fin da subito in maniera semplice e immediata. – Il lancio di una beta privata attraverso un video che ha ricevuto più’ di 12000 diggs da persone di tutto il mondo. Questo video ha generato una lista d’attesa di utenti che chiedevano di accedere alla versione beta del servizio di oltre 75.000 persone in un giorno.
– Il giusto bilanciamento tra la fretta di lanciare il servizio tra gli utenti e la realizzazione di un servizio che non fosse totalmente inutile o non funzionante (evitare il fenomeno Marimba). – “Hook the user first, educate over time”. L’obiettivo iniziale era aver utenti interessati al servizio a cui spiegare in una fase successiva tutte le varie funzioni offerte da Dropbox (attraverso una newsletter di consigli, il tour guidato alla scoperta del servizio,…) – Il lancio del servizio è avvenuto in due fasi: inizialmente era solo rivolto ad una nicchia di utenti e in una fase successiva è stato aperto a tutti. – Lancio pubblico nel 2008 basato su quattro attività: presentazione del servizio durante l’evento “TechCrunch 50“, pianificazione di un piano di Web Marketing 2.0, l’acquisto di keywords rilevanti su Adwords e il coinvolgimento di alcuni esperti di Marketing.
4. Come generare il passaparola rendendo virale il proprio servizio/prodotto
– Referral program. E’ un meccanismo utilizzato da molte web startup e consiste nel trasformare gli utenti in veri e propri evangelist, offrendo loro un incentivo a suggerire ai propri amici il servizio. Questo ha incrementato le iscrizioni di circa il 60%.
– Rendere il piu’ semplice possibile la condivisione del servizio. Ci sono diversi modi per farlo, ma il piu’ comune, tra l’altro utilizzato anche da Dropbox è sfruttare in modo intelligente i social network e le liste dei contatti email degli utenti. – “Do a few things really well instead of a lot of things poorly”. Questo è un errore molto comune tra chi avvia una startup. Secondo Drew Houston rendere il proprio servizio piu’ semplice del 10% porta ad un aumento della propria audience pari al 50%. – “Generate word of mouth with scarcity”. Molto spesso le persone sono attratte dall’esclusività ed è pratica comune, almeno sul Web, mettere dei limiti al numero di persone che è possibile invitare all’utilizzo del servizio. Ovviamente questo non può prescindere dalla necessità di creare un buon prodotto, ma una volta fatto ciò giocare sulla scarsità aumenta senza dubbio la desiderabilità del vostro servizio. – “Go where your early adopters hang out”. In parte l’abbiamo già detto, ma un aspetto molto importante è sicuramente individuare i luoghi in cui bazzicano gli early adopters del vostro mercato. Saranno prima di tutto loro le persone che vi aiuteranno a diffondere il vostro servizio. Ciò avverrà automaticamente nel momento in cui riuscirete a conquistare la loro fiducia e ammirazione.
6. Alcuni dati sui risultati ottenuti da Dropbox
– Settembre 2008: 100,000 utenti registrati – Gennaio 2010 (15 mesi dopo il lancio della beta): 4,000,000 utenti registrati – 1 milione di utenti registrati 7 mesi dopo il lancio – Il 35% delle iscrizioni al servizio sono avvenute grazie al “referral program” – il 20% delle iscrizioni sono avvenute grazie alle caratteristiche virali di Dropbox (per es: la condivisione delle cartelle) – Da quando è stato lanciato c’è un incremento mensile costante degli utenti iscritti pari al 15-20% – Sono adorati dalla loro community di utenti.
Per chi volesse approfondire quest’argomento consiglio la visione di queste o queste slide.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Sputnikhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngSputnik2011-01-25 12:00:302011-01-25 12:00:30Da zero a milioni di utenti: sveliamo i segreti del successo di Dropbox [UNITED STARTUP!]
Il progetto è interessante: creare una vera e propria social web radio, così come la definiscono gli ideatori. E i numeri delle persone coinvolte e dei canali social attivati per creare e gestire la community di appassionati stanno dando loro ragione: Continua a leggere
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Alberto Maestrihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngAlberto Maestri2011-01-25 11:00:422011-01-25 11:00:42Spreaker: la social web radio che dà la parola a tutti! [SOCIAL TRENDS]
Asa Bailey, CEO di Viral Agency Inc., sta attualmente lavorando al primo progetto di ARE (Alternate Reality Entertainment) con The Wrach, una sorta di film 2.0 la cui uscita è prevista per i primi mesi del 2011.Vediamo di che cosa si tratta.
ARE è una forma d’intrattenimento che unisce Internet al mondo reale. Negli USA sono tanti gli esempi di questa tecnica di marketing, usata soprattutto per i videogiochi, gli ARG (Alternate Reality Game), celebre è il caso del viral video I love bees per promuovere Halo2. The Wrach (che è la parola gallese per strega) è un film che unisce digital game a rompicapi, indovinelli, indizi ed esperienze fisiche reali in cui l’utente affronta delle vere prove. Ma ogni utente ha la facoltà di decidere come approcciarsi a The Wrach, può andare a un evento reale dedicato al film, ascoltare delle tracce musicali, scaricare delle applicazioni, collaborare allo sviluppo del film comunicando tramite i social media con l’agenzia di Asa Bailey.
Collegandosi al sito di The Wrach, la homepage mostra vari filmati, tra cui quello di un ragazzo intrappolato in quella che sembra essere una cantina, la poca luce proviene da una torcia appesa al muro. Ad un tratto il ragazzo si infila in un buco nel muro, forse per sfuggire a qualcosa o qualcuno…
Gli indizi, visibili su Youtube si chiamano IOUIDO, sono molto sibillini e sta agli utenti risolvere gli enigmi.
Su Twitter è possibile mandare dei suggerimenti su come far proseguire la storia: Shall we give him something to play with? Make your suggestions @thewrach. Attenzione però, c’è un conto alla rovescia prima che il Destino abbia il sopravvento!
La filosofia che sta dietro a The Wrach è riassunta in queste poche frasi:
Così stiamo inventando, collaborando e producendo su base live con gli utenti. Non si tratta di stare di fronte alla folla; noi vogliamo che gli utenti facciano parte del processo creativo, non si tratta di noi e loro, ma di noi.
Asa Bailey si definisce viral director, un regista che accompagna la sua crew attraverso varie forme di media: film, videogiochi, siti web, applicazioni, smartphones, TV.
Allora, siete pronti a partecipare anche voi? 🙂
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Irene D'Agatihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngIrene D'Agati2011-01-25 10:00:542011-01-25 10:00:54The Wrach sei anche tu. Follow if you dare: l'horror 2.0 [VIRAL]
Che cosa accade quando un personaggio di fantasia esce dalla pellicola e inizia a girare per le piazze italiane, a tenere comizi, a chiedere voti, con tanto di volantini, gazebo, signorine ammiccanti e slogan come ‘prima voti, poi rifletti‘, o ‘i have no dream, ma mi piace u pilu‘?
Accade con ‘Qualunquemente‘, l’ultima opera di Antonio Albanese, prodotta dalla Fandango di Domenico Procacci, dove Cetto La Qualunque, politico malato di ‘pilu’, si materializza tra di noi per lanciare i suoi slogan politici, tra satira e stretta attualità.
Un’idea vincente e nuova per quello che il mondo del diritto e del marketing conoscono comeproduct placement inverso. Nel mondo della cinematografia si parla spesso di product placement, una interessante tecnica di marketing che prevede il posizionamento di un prodotto – e/o del marchio ad esso collegato – all’interno, generalmente, di un’opera audiovisiva (ma anche all’interno di un videogioco, di una piece teatrale, di un brano musicale, di un programma televisivo o radiofonico) a scopo pubblicitario. La cinematografia ne è piena: che sia visivo, verbale, o integrato, il product placement negli ultimi anni sembra trovare sempre maggior spazio, sia per la sempre crescente apertura del mercato ai film statunitensi – dove si utilizza sin dagli anni quaranta – sia per le recenti previsioni legislative, europee ed italiane, che negli ultimi anni hanno iniziato a regolamentarlo.
In Italia, il product placement è stato introdotto dal Decreto Legislativo n. 28 del 2004, la cosiddettaLegge Urbani sul Cinema, che all’art. 9, comma 3, prevede che
“Fatte salve le disposizioni contenute nella legge 10 aprile 1962, n. 165, per i film che contengono inquadrature di marchi e prodotti, comunque coerenti con il contesto narrativo, e’ previsto un idoneo avviso che rende nota la partecipazione delle ditte produttrici di detti marchi e prodotti ai costi di produzione del film. Con decreto ministeriale, sentito il Ministero per le attività produttive, sono stabilite le relative modalità tecniche di attuazione”.
Attualmente, il posizionamento di prodotto è disciplinato anche dal Decreto Romani (eh si, ancora lui!) n. 44 del 2010, che lo ha esteso anche ai programmi televisivi, nell’ambito del recepimento della Direttiva sui Servizi Media Audiovisivi, prevedendo, con l’art. 15, l’inserimento di prodotti come articolo 40 bis del Testo unico della radiotelevisione – decreto legislativo 177 del 2005.
Il product placement inverso funziona esattamente al contrario: non più un prodotto reale che appare a scopo pubblicitario all’interno di un prodotto audiovisivo, ma un prodotto della ‘finzione scenica’ che si materializza nel mondo reale.
Ad oggi, l’esempio più conosciuto dai cinefili era quello della Birra Duff: chi non ricorda le colossali bevute di Homer e compagni, appassionati sostenitori della birra più amata di Springfield? nata come fake brand nel cartoon come una parodia della Dab, in Usa la Duff divenne così ricercata e richiesta, da spingere un imprenditore messicano, tal Rodrigo Contreras, a produrla realmente, e commercializzarla, tale e quale a quella pensata da Matt Groening e soci nei mitici Simpsons.
Ma anche il lungimirante Renzo Arbore aveva capito quanto osmotica potesse essere la finzione rispetto alla realtà: nell’87, il suo Cacao Meravigliao – perfetto esempio di fake brand – divenne uno dei prodotti più ricercati nei supermercati. Peccato che non fosse mai stato messo in commercio.
Ecco, finora il product placement inverso è stato questo. Quello di ‘Qualunquemente’ realizzato tramite il personaggio di Cetto è qualcosa di più: qui non è più un prodotto che fuoriesce dallo schermo, ma tutto il film, il suo personaggio principale, il protagonista, con tutto il suo mondo, con le sue caratteristiche, le manie, le sue contraddizioni; un product placement dove il personaggio di fantasia esce dalla pellicola e colonizza le piazze, occhieggia dai muri, riempie le nostre orecchie con la sua ‘Onda Calabra’ –scaricabile dal sito del Partito du Pilu – strizza l’occhio al (mal) costume del popolo italiano e sembra dire ‘sono uno di voi’. Fino a diventarlo.
In settimana, un sondaggio della Lorien Consulting– anticipato dal Riformista, dal Corsera e qualche altro quotidiano – ha indagato le potenzialità elettorari del Partito, qualora Cetto fosse un vero candidato: ebbene, il Partito du Pilu risulta attualmente al 2,3% – con percentuale di penetrazione tra la popolazione del 23%. Cosa succederebbe se fosse conosciuto dal tutti gli italiani? il sondaggio parla del 9% potenziale dei voti, con elettori trasversali strappatialla Lega, all’IDV, al PD, ai comunisti, ai radicali, ai grillini e anche agli astensionisti. Il sondaggio evidenzia come Cetto perderebbe solo con i tre grandi partiti – PDL, PD e Lega – ma sarebbe nettamente davanti agli altri. Un ulteriore elemento su cui riflettere.
Cetto vive!
Un po’ La Rosa Purpurea del Cairo – Woody Allen è sempre maestro – Cetto esce dallo schermo per diventare di carne ed ossa come emblema di ciò che siamo. Da parodia di una società persa nella deriva qualunquista, a esponente di una realtà che ha superato anche la trama del film più paradossale.
Un’idea di marketing eccellente e di grande respiro: un’idea che, al di là del meccanismo promozionale, farà riflettere sui Cetto che sono intorno a noi, e che non è possibile, come nella magia del cinema, far sparire restituendoli al grande schermo….
Oppure si?
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Wiki Kinetic-Kindredhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngWiki Kinetic-Kindred2011-01-25 09:00:512011-01-25 09:00:51'Qualunquemente': ovvero, del product placement e di come Cetto invase le piazze.
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