Con questo countdown non voglio mettervi ansia, nemmeno fretta. Ma aggiornarvi sulla situazione degli indirizzi IP mondiali. Che stanno per finire, evidentemente! La notizia era nota (a dirlo proprio Vincent Cerf, uno dei padri della rete e dell’attuale tecnologia IPV4), non sto scoprendo nulla. Ma con alta probabilità finiranno proprio oggi pomeriggio.
I calcoli iniziali avevano previsto l’assegnazione degli ultimi blocchi nel 2010, ma grazie ad alcuni interventi come il “riciclo” di vecchi indirizzi e l’introduzione di nuove tecnologie come il Dhcp, Nat, ecc. si è riusciti ad arrivare fino a febbraio di quest’anno.
Oggi pomeriggio, tra qualche ora, ci sarà l’Arpageddon, ovvero la fine della connettività web che abbiamo sempre conosciuto. In pratica, da oggi pomeriggio non ci saranno più indirizzi IP disponibili per chi vorrà connettersi alla rete mondiale. L’indirizzo IP è il numero identificativo che viene assegnato ad ogni dispositivo che vuole navigare su internet. Data la sempre più crescente richiesta di banda da parte delle sempre più diffuse tecnologie di connessione (PC, smartphone, palmari), questi indirizzi stanno per esaurirsi.
IPV4 e IPV6, cosa cambia?
Il problema sta nella compatibilità dei due protocolli. Il passaggio di testimone è un’impresa tutt’altro che semplice. Cambiare la tecnologia di base sulla quale operano milioni e milioni di reti e computer, infatti, avrebbe portato al caos più totale; per ovviare a ciò, l’ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers, l’ente internazionale che si occupa della gestione di Internet) ha introdotto diverse tecnologie dedicate alla convivenza tra l’IPV4 e l’IPV6, per un passaggio graduale al nuovo sistema (SIT, Simple Internet Transition).
Non voglio annoiarvi troppo (anche perché poi vi aggiungo i link per approfondire il tema) ma in definitiva, non è stata ancora sviluppata una tecnologia che riesca a far dialogare il vecchio e il nuovo con una compatibilità piena.
Anzi, nel lungo periodo potrebbero verificarsi casi di incomunicabilità tra apparecchi dotati di indirizzo IPV4 e altri con indirizzo IPV6. E su questo stanno lavorando molti “grandi nomi” (Google, Facebook, ecc) del web.
La situazione in Italia
Chi sta veramente utilizzando l’IPv6 in Italia? Il RIPE (Regional Internet Registry europeo) ha usato il metodo delle stelle, lo stesso utilizzato per indicare gli alberghi migliori o i ristoranti più raffinati. La classificazione mette in evidenza i LIR, i Local Internet Registry, ovvero operatori di telecomunicazioni, internet service provider, content provider, reti della ricerca, grosse enterprise, internet exchange che non solo mettono a disposizione dei loro utenti indirizzi IPv6, ma che li usano e li propagano correttamente nella rete.
La prima stella è semplice: è assicurata se si è ottenuto un pool di indirizzi IPv6 da RIPE. La seconda stella si guadagna se gli indirizzi sono noti a tutte le altre reti che compongono internet, diventando parte della cosiddetta full routing table, la tabella globale di tutti gli indirizzi dell’internet mondiale che serve ai router per capire dove mandare i pacchetti dei dati per arrivare a destinazione.
In Italia i LIR a 4 stelle sono 27 su un totale di 446. Ma attenzione, il 77% del totale non ha nemmeno una stella, ovvero non ha ancora richiesto indirizzi IPv6!! I nomi dei 27 sono pubblicati sul sito di RIPE e in questa lista mancano tutti i grossi operatori sia fissi che mobili. Si può infatti fare il confronto con l’elenco di tutti i LIR che operano in Italia. Un atteggiamento di attesa non giustificato che potrebbe lasciare l’Italia al palo.
Perché il resto del mondo non resta a guardare. Ed è possibile che noi dobbiamo essere sempre follower??
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Simosokehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngSimosoke2011-02-03 14:30:592011-02-03 14:30:59IPcalypse: oggi la fine degli indirizzi Internet
Rena, Rete per l’Eccellenza Nazionale, sarà presente alla Social Media Week, con un evento esclusivo: OpenData: trasparenza, informazione, coinvolgimento.
Per partecipare basta essere presenti alle 16,30 al Centro Studi Americani, in via Michelangelo Caetani 32, a Roma naturalmente.
L’evento sarà dedicato ai progetti “Free As The Web“, inclusa l’iniziativa FreeAsTheData, e “Il dato è tratto” – con la presenza di Morena Ragone, Daria Santucci e Giuseppe Ragusa.
Trasparenza – Il dato è tratto
Mediante l’analisi dei dati e della loro provenienza, il progetto promosso da Rena mira a verificare ed accertare il loro eventuale uso distorto nel nostro Paese, nonché a ricostruire i criteri con i quali tv, stampa, giornali e radio utilizzano e fanno affidamento su ricerche e studi proposti da associazioni e centri di ricerca indipendenti. Tramite tale ricostruzione, il Dato è Tratto vuole allargare la consapevolezza dei cittadini nei confronti dei dati statistici, così da tornare ad essere strumento esaustivo di trasmissione di informazioni.
Informazione – FreeAsTheData
Freedata Labs, sponsor tecnico della Social Media Week, propone una ricerca di social intelligence, basata sull’ascolto della conversazioni nel web, sulle tendenze della rete nel 2011. I temi studiati sono quelli del video calling, mobile blogging, f-commerce, cyberbullism e della netiquette per comprendere come gli utenti “vivono” e comunicano questi argomenti.
Coinvolgimento – Free As The Web
Un osservatorio dedicato ad approfondire il tema della libertà e neutralità della Rete. Un luogo di dibattito e riflessione per difendere il web dagli attacchi della cattiva informazione. Un presidio attivo per tenere i riflettori puntati su tematiche che riguardano sempre di più i diritti fondamentali dei cittadini digitali. Il tutto per garantire a tutti gli internauti – cittadini, istituzioni, aziende – la possibilità di continuare a sfruttare al massimo le potenzialità di Internet. Senza ledere i diritti di nessuno.
I’m free as… Liberi di ragionare Liberi di esprimere Liberi di condividere
Essere liberi, liberi come la rete. Perché la libertà della e nella rete è una sfida di impegno civico, una prova per cittadini attivi e consapevoli.
Il dibattito è aperto.
Per chi fosse interessato al tema degli open data Ninja Marketing aveva già esplorato l’argomento in un’intervista di qualche settimana fa!
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Ninja Guesthttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNinja Guest2011-02-03 14:00:512011-02-03 14:00:51Rena alla Social Media Week per una Rete libera e neutrale [EVENTO]
E’ “The Daily” il primo news App per l’iPad, nato dai due tycoons, Steve Jobs e Ruper Murdoch, che hanno rivoluzionato i loro settori e cambiato il nostro lifestyle. Il progetto è seguito per Apple da Eddy Cue e per la testata “The Daily” dai tre direttori responsabili, Jesse Angelo, John Miller e Greg Kleinman.
Noi europei non possiamo ancora scaricarlo dall’Apple Store (possiamo farlo solo usando e creando ad hoc un account per lo Store USA).
The Daily è innovativo su più fronti. Come spesso accade in casa Apple, è usata la logica di sviluppo design-driven innovation. E’ un’evoluzione di design+marketing per il settore News: – ha un’impaginazione dashboard più avanzata rispetto alle sperimentazioni fatte da alcuni giornali pubblicati per MobileWeb Oriented e APP; – si può acquistare “in-app Subscription” (innovazione rispetto a “in-app Purchases”); – è stata creata una struttura e una redazione ad hoc con giornalisti transmediali.
Ecco il link per chi ha creato l’account USA
In attesa del’edizione x-lingual, alcune APPS delle testate dei neswspapers storici.
apps quotidiani
alcune apps quotidiani specialistici
dimenticata qualche apps? vuoi che venga aggiunta nel nostro database per i prossimi post?
segnalacela su mobile[@]ninjamarketing.it 😉
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Kunaihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngKunai2011-02-03 13:58:052011-02-03 13:58:05"The Daily Revolution": tutte le Apps dei quotidiani su iPhone
Se non conoscete Angry Birds, vi state perdendo una storia di eccellenza a metà tra mondo mobile e reame del branded entertainment. Si tratta, semplicemente, di uno dei videogiochi mobile più diffusi ed addicting di sempre. Ne parliamo perché il suo sviluppo commerciale si sta facendo ogni giorno più interessante ed è probabile che diventerà un case study di cui sentiremo spesso parlare.
La storia
Tutto iniziò nel 2003, quando 3 studenti della Helsinki University of Technology – Niklas Hed, Jarno Väkeväinen e Kim Dikert – partecipano ad un concorso di programmazione di videogiochi mobile sponsorizzato da Nokia ed HP. La loro vittoria, con il gioco “King of the Cabbage World”, è la scintilla imprenditoriale che li convince ad aprire una società. Attraverso successive acquisizioni ed espansioni di staff, Rovio produce giochi per Electronic Arts, Nokia, Vivendi, Namco Bandai e Mr. Goodliving/Real Networks.
A dicembre 2009 esce ufficialmente Angry Birds sull’App Store, cui seguono diversi adattamenti come quello per Mac/Pc e Palm. La versione ad-supported del gioco per Android è stata scaricata più di 7 milioni di volte a partire dal suo lancio ad ottobre 2010. Mentre sulle piattaforme iOS il gioco continua ad essere un app bestseller, con più di 10 milioni di download (oggi la sua versione in HD per iPad costa 3,99 euro). Bene contro male, uccellini vendicativi le cui uova vengono rubate da un gruppo di maialini. Obiettivo del gioco è gestire questi piccoli team di uccellini (ogni specie ha un super-potere) per distruggere i maialini barricati dietro improbabili strutture di vetro, legno e pietra per avanzare di livello.
Una trama semplice e breve, effetti sonori soddisfacenti ed un gameplay a stento difficile, ma è esattamente quanto basta per far immedesimare il giocatore che a quel punto è motivato a vincere ogni livello di gioco. Un gioco in grado di innescare lo stato di flusso (Csikszentmihàlyi, 1990): uno stato di coscienza in cui la persona è completamente immersa in un’attività caratterizzata da totale coinvolgimento, focalizzazione sull’obiettivo, motivazione intrinseca, positività e gratificazione nello svolgimento del compito. Persino David Cameron e Salman Rushdie sono addicted ad Angry Birds.
Il Wall Street Journal si addentra nello spiegare i diversi elementi di valore presenti nei cosiddetti “casual games“, cioè quelli pensati per essere giocati in brevi momenti e flash della giornata. A tal punto da definire quest’attività “entertainment snacking“, così diffusa che è ormai normale vedere adulti tirar fuori il proprio cellulare e giocare intensamente per pochi minuti, quasi a prescindere dal luogo. E’ l’architettura del sistema incentivante di questi giochi a far rilassare gli utenti: uno studio del 2008 ha dimostrato che i casual game rappresentano una distrazione cognitiva in grado di abbassare notevolmente il livello di stress dei giocatori.
Ad ottobre 2010, Electronic Arts acquista il publisher di Angry Birds, Chillingo, per 20 milioni di USD in contanti. In contemporanea, nasce una linea di peluche dedicata agli uccellini arrabbiati (e chissà se faranno anche i maialini?)
Gli sviluppi crossmediali
Il mobile game, seppure nelle sue diverse implementazioni per diverse piattaforme di cellulari, costituisce il cosiddetto grand master (Fleischner, 2007) Cioè: il prodotto primario concepito come capostipite di un grappolo, reticolo o sciame dei prodotti connessi, adatti a un qualunque terminale d’uso dell’utente finale. Le conseguenze positive che possono scaturire da un Gran Master e dal progetto crossmediale sotteso sono quindi la creazione di sinergie editoriali, l’attuazione di economie nel processo industriale e la pianificabilità di strategie di cross-marketing. Proprio com’è avvenuto per Angry Birds. A novembre 2010, esce la notizia secondo la quale Angry Birds diventerà un gioco anche per Xbox 360, Nintendo DS, Wii e PlayStation 3. Il CEO Peter Vesterbacka ha dichiarato che i giochi sarebbero usciti nel corso del 2011, insieme ad una versione mobile rinnovata, Angry Birds 2. Non un sequel ma un gioco completamente nuovo con i protagonisti invariati (ma con maialini ancora più incattiviti). E per non perdere le opportunità di branding&business durante le feste, nasce una versione spin-off del gioco, Angry Birds Seasons, in cui la scenografia dei livelli si veste di zucche e pipistrelli per Halloween, di neve e regali per Natale. Prossimo aggiornamento? A San Valentino. E il management Rovio sa creare bene anticipazione per queste uscite grazie al tempestivo uso di Twitter.
Ma la casa guarda ben oltre l’orizzonte degli schermi mobile e tablet. Tanto per iniziare, Rovio ha indetto l’Angry Birds Day per l’11 dicembre: un giorno per far incontrare i fan del gioco in stile flash mob in più di 200 città del mondo.
E il 2011 inizia col piede giusto: Mattel svilupperà un gioco da tavola basato su Angry Birds. Nel gioco, presentato al CES 2011, i giocatori dovranno pescare delle carte raffiguranti o strutture di mattoni o maiali – ricreati poi come segnalini di plastica – e dovranno sfidarsi nella distruzione totale con la fionda proprio come nel gioco mobile. Il play-set uscirà a maggio 2011 e costerà intorno ai 14.99$.
Come se non bastasse, la settimana scorsa è girata per la prima volta l’indiscrezione di un probabile cartone animato. Rovio ha così commentato a C21media.net: “Ci stavamo pensando già da un po’ e direi che è una delle nostre principali aree d’attenzione ora – lavorare su contenuti broadcast di Angry Birds”. Per non parlare di un vero e proprio sviluppo cinematografico, di cui Hed parlava ad agosto 2010 su Variety, molto probabilmente in stile stop-motion come i più celebri cartoni di Aardman Animation (quelli di Wallace&Gromit). Senza dimenticare però gli interrogativi d’obbligo: come mantenere l’interesse dell’audience potenziale durante la fase di produzione? Il brand sarà ancora rilevante?
Una trasposizione sui grandi e piccoli schermi potrebbe davvero essere l’ultimo tassello mancante per evolversi da passatempo a icona della pop culture. Gli spettatori americani del Super Bowl dovranno tenere gli occhi aperti durante lo spot di “Rio“, nuovo cartone animato prodotto dalla Fox. All’interno sarà infatti embeddato un codice che, inserito dai giocatori in Angry Birds, permetterà di accedere ad un nuovo e segreto livello. Una mossa intelligente che dimostra la volontà dell’industria dell’entertainment di capitalizzare anche sull’audience delle app più popolari e creare esperienze aggiuntive al loro interno. In più, ecco a voi il trailer di Angry Birds Rio, l’app che Rovio ha sviluppato in collaborazione proprio con 20th Century Fox e che uscirà a marzo 2011: ci saranno 45 livelli di gioco dedicati ed ispirati al film in uscita il 15 aprile.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Aikohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngAiko2011-02-03 12:00:242011-02-03 12:00:24La storia di Angry Birds, un caso crossmediale di successo [CASE STUDY]
Blomming è il binomio tra e-commerce e social network, un binomio, tra l’altro, molto interessante, protagonista di quello che viene ormai definito il nuovo periodo d’oro delle dot.com.
A farne da padrone sono ormai le nuove start up. Alcune, tra le più interessanti in ambito europeo, sono state scelte per il Seedcamp London 2011. Tra queste troviamo Blomming.
Di cosa parliamo?
L’idea è di Nicola Jr. Vitto e Alberto D’Ottavi, e nasce e si sviluppa a partire dal 2009. La piattaforma è rivolta a designer, artisti ed artigiani che voglio vendere e soprattutto condividere i propri prodotti attraverso la rete. Da qui il concetto di social e-commerce.
Avete presente quella comunità di creatori di gioielli che circola già da anni su Facebook? Ora quegli artisti possono: Publish, Share and Sell tramite Blomming, una piattaforma embeddable, generatore di HTML da condividere in rete per far conoscere il proprio prodotto. Ci si iscrive gratuitamente, si caricano le foto dei propri prodotti, le informazioni, i prezzi ed il gioco è fatto. Chi è poi interessato all’acquisto, attraverso il magico click, si ritrova sulla piattaforma e può acquistare in sicurezza, attraverso pagamento con carta di credito, bonifico bancario e pay pal. L’artista avrà quindi tutte le informazioni per inviare il prodotto all’acquirente. Al momento Blomming è solo in inglese.
L’aspetto, a mio parere, più importante è il concetto di “gruppo”, la creazione di relazione, che si cerca di attivare attraverso Blomming. Infatti, il progetto è accompagnato da un magazine, questo invece solo in italiano, LikePicasso– non ti senti un artista anche tu?
Il magazine ha proprio il ruolo di comunicatore/scopritore di nuove tendenze, nuovi creator, nuovi maker ed artisti che cercano di farsi spazio attraverso la rete con le proprie produzioni artigianali.
Insomma, creativi di tutto il mondo unitevi… ma soprattutto condividete!
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00keirahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngkeira2011-02-03 11:00:402011-02-03 11:00:40Publish, Share and Sell: le tre parole magiche di Blomming.com
Che ci piaccia o no, siamo in pieno inverno. Guanti/guantini/manopole monocromatici o variopinti sono stati anche quest’anno uno dei regali più venduti a Natale.
Il problema con questi, molte volte, è la poca praticità: così come gran parte degli accessori che utilizziamo quando fa freddo o brutto tempo, non siamo abituati a portarli e tendiamo a lasciarli ovunque. Oppure, viste le dimensioni, molte volte ci scivolano dalle tasche dei giubbotti. E che fastidio ricomprarli!
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Alberto Maestrihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngAlberto Maestri2011-02-03 10:00:582011-02-03 10:00:58Hai perso un guanto per strada? Nessun problema, ci pensa il web!
Insieme per ricordare, chi non può più aspettare: la società americana dell'Alzhaimer invoca, ed evoca solidarietà! '>
L’agenzia Rethink di Vancouver, città costiera della provincia canadese della Columbia Britannica, lancia la nuova campagna sociale per l’incontro annuale sulla memoria per le vittime dell’Alzheimer.
Su una parete vengono appiccicati dei promemoria personali nei riguardi della situazione socio-sanitaria che molti dimenticano, e per ricordare anche il lavoro del Group Walk for Memories nel cui sito si possono trovare tutte le iniziative (convenzionali e non) che la società canadese realizza anche grazie ai tanti volontari (http://www.alzheimerbc.org/).
Un’azione ammirevole per dimenticare sempre di meno, e far ricordare sempre di più…in nome di un forte, globale sostengo! E proprio un anno fa la DraftFCB di Amburgo ha creato una mappa della città priva dei nomi delle strade e distribuita presso bar, hotel, ristoranti e punti informativi, per sensibilizzare sui problemi causati dall’Alzheimer (CLICCA QUI).
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Guglielmo Rubertihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngGuglielmo Ruberti2011-02-03 09:00:012011-02-03 09:00:01Il muro della memoria per ricordare l'Alzheimer
Sembra proprio che Groupon, il colosso mondiale specializzato nella vendita online di coupon e sconti, stia facendo scuola. E’ recente la notizia dell’ennesimo rifiuto di Groupon all’offerta di acquisto lanciata da Google. Ma questi big non si arrendono tanto facilmente, infatti da Mountain View hanno prontamente lanciato la sfida. Pare, infatti, che Google stia mettendo in atto il setting di Google Offers, una sorta di clone di Groupon. Al momento Google Offers è in fase di test e non sono stati divulgati particolari. Quello che si sa è che Google sta sondando l’interesse di una serie di piccole e medie imprese commerciali, studiando nuovi programmi legati all’offerta di sconti e coupon, proprio per il lancio di questo suo nuovo esperimento.
Cos’è e come funziona Buy with Friends
Ma la filosofia alla base di Groupon sta attirando l’interesse anche del “social network per eccellenza”, Mr. Facebook. Dallo scorso week end, infatti, è cominciata a diffondersi la notizia che il social network di Mark Zuckerberg stia testando una nuova funzione, chiamata “Buy with friends”. Tutto fa perno, come sempre, sulla condivisione. Si tratta di “gruppi d’acquisto” che, per il momento, sono solo virtuali; “buy with friends”, infatti, permette di usufruire di sconti sui beni virtuali acquistati dagli amici. La valuta corrente del pianeta Facebook è, ovviamente, costituita dai credits ed è con questi che sarà possibile effettuare gli acquisti. L’applicazione funziona in modo molto semplice: un utente fa un acquisto e lo condivide nel suo newsfeed.
In questo modo (esattamente come accade ogni volta che mettiamo il like su un post che ci piace che, in questo modo, viene consigliato a tutti i nostri amici) gli amici vedono l’acquisto e potranno così acquistare a loro volta lo stesso articolo a un prezzo scontato, direttamente dal newsfeed . Secondo quanto hanno riferito la settimana scorsa, nel corso di una conferenza a San Francisco, i grandi capi di Facebook, dai primi test effettuati è emerso che più della metà degli utenti ha scelto di condividere gli acquisti con i propri amici. Il successo sembrerebbe, quindi, certo.
Da qui ai gruppi d’acquisto di beni fisici il passo non sembra essere poi così lungo. Questo prototipo potrebbe, dunque, essere il modo di Facebook per entrare a tutti gli effetti nel mondo del social shopping, magari anche geolocalizzato, e sfidare apertamente colossi come Groupon, LivingSocial e, perché no, il nuovo Google Offers. Non ci resta che stare a vedere come porteranno avanti questa sfida i grandi del web.
Che dire? Prepariamoci a fare acquisti! 🙂
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Eukikohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngEukiko2011-02-02 16:00:522011-02-02 16:00:52Buy with friends: Facebook e le ultime frontiere del social shopping
Avete letto bene cari lettori di ninja marketing, anche le campagne di adozioni iniziano a muovere i primi passi nel marketing virale.Si tratta di una bellissima iniziativa portata avanti da Terre Des Hommes, uno dei più grandi movimenti mondiali dei diritti dei bambini, e più precisamente da Terre Des Hommes Italia, nata nel 1989 e divenuta fondazione nel lontano 1994.
La fondazione in questione si è lanciata in una promozione completamente innovativa e fuori dagli schemi, con l’obiettivo di raggiungere nuove adozioni a distanza grazie ad una gara sul web.
Ma andiamo con ordine e vediamo di cosa tratta.
In cosa consiste la gara?
Il contest è rivolto agli esperti di comunicazione, blogger, editori online, web marketers e web agency. I partecipanti si sfideranno nella raccolta di fondi per Terre Des Hommes. A ciascun partecipante verrà assegnato un obiettivo quantificabile: convincere il maggior numero possibile di persone ad adottare un bambino a distanza, attraverso qualsiasi mezzo di comunicazione online, dai blog alle mail, dai social network all’advertising.
Non manca di certo il premio finale, come tutte le gare che si rispettino! Il primo classificato, ovvero colui che riuscirà a produrre il maggior numero di adozioni, partirà per il Mozambico in visita ai progetti di Terre Des Hommes insieme ad una macchina fotografica digitale Nikon Coolpix.
La gara (per iscrizione e maggiori dettagli andate qui) avrà inizio il 10 Febbraio e terminerà il 10 Maggio 2011.
Noi di ninja marketing, in qualità di pionieri dell’informazione non convenzionale, ci siamo sentiti in dovere di partecipare a questa gara. Ciò che vi chiediamo è un piccolo aiuto, e quindi di prendere parte a questa splendida iniziativa, donando 150 euro per l’adozione a distanza di un bambino del terzo mondo per sei mesi. Con 83 centesimi al giorno potrete cambiare la vita di un bambino, garantendogli il diritto al gioco, alla formazione, all’istruzione e soprattutto alla salute.
Per la donazione potete cliccare qui, oppure utilizzate il QR code qua sotto. Entrambi garantiscono un sistema di pagamento sicuro tamite PayPal.
Se non volete partecipare, vi chiediamo almeno di condividere questo post con il maggior numero di persone possibili, in modo da creare un’efficace effetto buzz sulla rete.
I ninja vi ringraziano per l’attenzione con cui avete letto questo post e vi ricordano che un piccolo aiuto può cambiare la vita di questi bambini.
Doniamogli un sorriso!
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Hirokumihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngHirokumi2011-02-02 15:00:572011-02-02 15:00:57Terre des Hommes e le adozioni a distanza diventano virali
Instancabile innovatore, autentico spirito hacker, nonché vivace animatore della scena startup nostrana e internazionale, Stefano Bernardi è il founder di Italian Startup Scene, gruppo Facebook che riunisce più di mille rappresentanti dell’ecosistema startup italiano. Una community decisamente eterogenea, fatta di imprenditori, investitori, sviluppatori, designers, giornalisti, docenti, studenti e semplici curiosi, tutti impegnati in un incessante dibattito che ogni giorno genera conoscenza, cultura di settore, opportunità di crescita; è così che in breve tempo Italian Startup Scene è diventato un punto di riferimento per cogliere la vitalità e la voglia di emergere che caratterizzano la scena startup italiana.
Nelle prossime righe Stefano, 24 anni appena compiuti, ci racconterà di più sulla sua iniziativa per poi proseguire in una conversazione che toccherà molti punti vitali del fare startup.
Ciao Stefano, e benvenuto su Ninja Marketing. Per prima cosa vorrei chiederti di presentarti ai nostri lettori: oltre alla paternità di Italian Startup Scene, quali sono gli altri tasselli che compongono la tua identità digitale?
Al momento lavoro presso dPixel, piccola società di venture capital italiana, dove gestisco il dealflow. Attività collaterali includono il mio blog theStartup.eu, scrivere articoli riguardanti startup italiane per TechCrunch Europe, scrivere codice per Equeety e SaveMyInbox, e fare da advisor a qualche promettente startup. Altre realtà a cui dedico il mio tempo sono HackFwd, UpStart Roma, Sandbox Network ed HackItaly. Per il resto, ho fatto un po’ di tutto… dallo sport alla politica, dal DJ e produttore all’associazionismo.
Tornando a Italian Startup Scene, quale esigenza ti ha portato a creare il gruppo e quali erano le tue aspettative? Giunti ad oggi, che te ne pare del risultato?
Sinceramente, non c’era nessuna aspettativa. Ho creato il gruppo quando Facebook ha rilasciato la nuova funzionalità, per provarla. Pensavo che non c’era un punto unico di conversazione su questi temi, e che i blog non fossero uno strumento abbastanza potente per la quantità di informazioni ed opinioni da condividere. Facebook Groups si è dimostrato uno strumento veramente potente e semplice da usare. Il risultato è sbalorditivo, sia per il numero di iscritti, ma soprattutto per la qualità dei contenuti condivisi e dei commenti postati. C’è molta gente che sa perfettamente di quello che parla, e questo è abbastanza raro. Inoltre lo spirito d’iniziativa trovato nel gruppo è un ottimo auspicio per il futuro di questo ecosistema.
Approfondiamo il tuo ruolo in dPixel. Potresti spiegare di cosa esattamente si occupa la società e raccontarci la tua giornata tipo?
dPixel è una società di advisory per un fondo di venture capital che investe in startup internet. Il mio ruolo è quello di gestire il dealflow, e quindi incontrare gli imprenditori che vengono a proporre la loro idea. Sfortunatamente, data la mole di business plans e proposte ricevute, il mio lavoro potrebbe quasi riassumersi con un “dire no”. Per il resto, dPixel è anche molto impegnata ad aiutare l’ecosistema e quindi altre attività che svolgo rientrano perfettamente negli scopi dell’azienda.
Spesso gli acceleratori d’impresa come Ycombinator o H-farm emanano delle linee guida indicando su quali trend (p.e. deals, social shopping, social curation, etc) sono più interessati a investire. Da addetto ai lavori, il tuo punto di vista è privilegiato; quali sono oggi i filoni che più attirano l’attenzione di dPixel?
Non abbiamo preferenze. L’aspetto più importante per noi è il team, il mercato ed il trend vengono in un secondo momento.
Parliamo di startup in Italia: quali sono secondo te le reali difficoltà che il contesto italiano riserva a questo particolare tipo di imprenditoria? E parallelamente quali sono, se esistono, i vantaggi?
Di problemi se ne possono elencare fin troppi, cito quelli che secondo me sono più importanti:
– trovare sviluppatori giovani, che abbiano conoscenze delle tecnologie usate in questo mondo e che non aspirino a diventare dei consulenti. – creare un piano di opzioni. – il mercato delle exit. Su questo punto ci si potrebbe scrivere un libro.
Indica tre caratteristiche di una startup vincente.
1. Uno sviluppatore geniale. 2. Uno sviluppatore geniale. 3. Un founder visionario con un innato senso del prodotto.
Indicaci velocemente le best practices che ogni startupper dovrebbe seguire nell’approcciare un investitore.
Un imprenditore dovrebbe andare dagli investitori quando non ha bisogno di tirare su un round. Dovrebbe cercare di sviluppare una relazione e far capire all’investitore come lavora nel tempo. Investire su un imprenditore che hai visto per 6 mesi mentre sviluppava il prodotto in una stanzetta senza pagarsi è molto diverso che investire su un business plan arrivato via email.
Nella tua carriera credo si imponga come costante un certo pragmatismo virtuoso, una spiccata tendenza al “passare ai fatti”. Come sintetizzeresti il tuo modus operandi traendone un insegnamento per gli aspiranti startuppers che ci leggono?
Su questo devo ancora migliorare sinceramente, faccio tante cose e una critica che mi faccio è di essere poco focalizzato. Però una cosa che ho sempre fatto e cerco di trasmettere a tutti è il “JFDI” (acronimo per “Just Focus and Do It” o “Just Freakin’ Do It”, NDR). Se hai un’idea che ti sembra interessante e divertente, invece di andare a bussare da tutti gli investitori della terra chiedendo soldi per tirare su un’azienda, falla. Scrivi un prototipo di notte. Impara a programmare, o vai nelle università e negli user groups a cercare un co-fondatore. Non andare a fare l’aperitivo ma fai dei mockups. Spendi 500€ per farti fare una UI da qualcuno trovato su Dribbble. E soprattutto, non ti lamentare quando 6 mesi dopo esce una cosa identica dicendo “eh, ma io l’avevo pensata prima”. Eh, mentre tu pensavi loro lavoravano tutte le notti per farla.
Sappiamo che dietro la facciata da nascente celebrity del mondo startup pulsa un purissimo spirito hacker: raccontaci della tua ultima impresa, SaveMyInbox.
Volevo solamente imparare ad usare API di terzi, visto che all’università ho sempre e solo imparato roba veramente inutile. Ho usato le tecnologie più facili ed immediate esistenti ed ho quindi tirato su in pochi giorni un’applicazione con:
– Ruby e Sinatra – Haml e Saas – jQuery – API di Dropbox – API di Gmail
L’applicazione è molto semplice, scorre tutte le ultime email ricevute su Gmail, se trova degli allegati li salva sul server, li carica sulla Dropbox dell’utente e poi li cancella dal server. Ci sono decine e decine di feature che devo ancora implementare, ma le vacanze di natale sono finite troppo presto.
Sempre proseguendo sul sentiero dell’hacking, dicci la cosa più geek che ti viene in mente in questo istante.
Ecco se poteste aiutarmi sarebbe fantastico. Sto cercando una sveglia che svegli solo me, senza svegliare la mia fidanzata. Sto provando a svegliarmi presto per poter lavorare sui miei progetti, ma la sveglia alle 6 non è proprio digerita dalla mia dolce metà. Per ora ho trovato solamente il Lark Up ma sono finiti…
Ancora hacker culture. Una delle tue ultime imprese, concepita insieme a Max Ciociola (fondatore di Musixmatch) è l’evento HackItaly. Di cosa si tratta, a chi è rivolto e qual è la sua missione?
HackItaly è un evento che cercherà di promuovere gli sviluppatori italiani nel mondo. Vogliamo scovare i veri hacker italiani e far conoscere loro l’ecosistema delle startup, vogliamo che creino mashups e piccoli hacks che siano pronti in un giorno. Vogliamo celebrare il ruolo dello sviluppatore come punto fondamentale dell’ecosistema. Ecco, dopo questo manifesto possiamo parlare dell’evento 🙂 Il primo sarà a Milano il 5 febbraio ed è praticamente sold out. Vedrà moltissime aziende portare le loro API ed i loro evengelist per aiutare i 70 sviluppatori presenti nella giornata, e diversi sponsor di peso tra cui Nokia e Microsoft che regaleranno smartphones ai migliori hacks.
Startupper si nasce o si diventa?
Si nasce. Ti posso dire chi dei miei compagni di classe probabilmente diventerà un imprenditore.
Quanto vale nel mondo startup una “buona idea”?
Se non eseguita, zero. Mettiamola così: vale di più un’idea mediocre eseguita benissimo, che non un’idea geniale eseguita male. A proposito cito un passaggio di Getting Real
Il primato nel mondo startup rimarrà americano o vedi altre nazioni farsi avanti?
Secondo me l’America è abbastanza difficile da battere in questo ambiente, non vedo altri contendenti in gara al momento.
Sei un under-30 che ha già concretizzato molto. Che consigli vuoi dare ai tuoi coetanei che ci leggono per raggiungere i propri obiettivi ed essere protagonisti del proprio futuro?
Il consiglio è il solito, fate quello che vi piace. Vedo troppi giovani che si lamentano “eh, ma io vorrei fare questo, però…“ La vita è una e non c’è tempo per perderla appresso ai desideri di altri. Non è facile, ma la soddisfazione non è lontamente paragonabile.
Stefano, grazie per essere stato con noi su Ninja Marketing. Per i lettori: ora è il vostro turno. Quali sono le vostre domande per Stefano Bernardi? Scrivetele nei commenti!
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Takeshi Mifunehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngTakeshi Mifune2011-02-02 14:13:412011-02-02 14:13:4110+ domande a Stefano Bernardi, fondatore di Italian Startup Scene
Vuoi fare Carriera nel Digital Business?
+100.000 professionisti e 500 grandi aziende hanno incrementato i loro Affari grazie a Ninja.
Non aspettare, entra subito e gratis nella Ninja Tribe per avere Daily Brief, Free Masterclass e l’accesso alla community di professionisti.